mercoledì 30 novembre 2011

"LA CASA DÌ DIO"

ALCUNE COSE CHE LA SCRITTURA CI INSEGNA INTORNO AL NOSTRO COMPORTAMENTO NE
"LA CASA DÌ DIO"

Una parte importante dell'educazione spirituale del cristiano dovrebbe essere l'insegnamento della volontà di Dio in riguardo alla Sua casa. Oggi si nota chiaramente che questo soggetto è stato per lo più trascurato da molti. Non pos­siamo dire la stessa cosa dell'apostolo Paolo, il quale lo teneva invece nella dovuta considerazione e ne scriveva a Timoteo « affinché tu sappia come bisogna comportarsi nella casa di Dio » (1 Timoteo 3: 15),
Per non essere mal compreso, desidero far rilevare che questa traduzione del ver­so biblico è un po' errata. Parlando de « la casa di Dio », Paolo non si riferiva ad un fabbricato di legno o di pietra. Una traduzione più appropriata potreb­be essere « la famiglia spirituale di Dio ».
L'apostolo esortava Timoteo al suo do­vere verso un'assemblea dì figliuoli di Dio. Quando parliamo della casa di Dio,perciò, ci riferiamo ad un'assemblea di credenti, siano essi radunati in un tem­pio o in una tenda; in un sontuoso edi­ficio o in una cantina. E' la congregazione dei credenti, i figliuoli di Dio riu­niti insieme, che formano « la casa di Dio».
Il nostro « comportamento » in qual­siasi luogo, dipende dal concetto che ab­biamo della natura e dello scopo del luogo stesso. Per esempio, il comporta­mento di un uomo in un'osteria non è lo stesso del suo comportamento in una galleria d'arte; semplicemente per il fat­to che nella sua mente i due luoghi sono affatto diversi nella natura e nello scopo.
Quanti ignorano la vera natura ed il vero scopo della casa di Dio! Alcuni la considerano un club religioso; altri un mausoleo ammuffito; mentre vi sono di quelli che la considerano un rifugio per i disperati.
Ai giudei che possedevano una conce­zione erronea della natura e dello scopo della casa di Dio, Gesù disse: «La mia casa sarà una casa d'orazione, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladroni»
(Luca 19: 46). Notiamo le parole; « voi ne avete fatto... ». Sono i membri di una chiesa o assemblea che formano la casa di Dio. Se una chiesa sì trova in uno stato felice e prosperoso, di dolce comu­nione fraterna, caratterizzata dalla pre­ghiera, dalla devozione e dalla libertà spirituale, ciò è dovuto al fatto che i membri di essa manifestano queste ca­ratteristiche. Se al contrario una chiesa si trova in uno stato d'inimicizia, di ste­rilità e dì morte, ciò si deve ai suoi membri.
La formula divina per le benedizioni collettive è stata stabilita in maniera imI­peritura: « Ecco, quant'è buono e quant'è piacevole che í fratelli dimorino assie­me!... poiché quivi l'Eterno ha ordina­to che sia la benedizione, la vita in eter­no » (Salino 133). Iddio non può bene­dire una congregazione in cui regnino il disaccordo, l'amarezza e l'odio fra i membri. Le contese portano alla sterilità; le divisioni alla morte. La Parola deci­samente ci avverte « dove sono invidia e contenzione, quivi è disordine ed ogni mala azione » (Giacomo 3: 16). In altre parola, il clima determina il prodotto. Come gli aranci non possono crescere nell'Alaska, cosi i frutti dello Spirito non possono crescere in una chiesa carnale.
Consultiamo le Sacre Scritture intorno alla natura ed allo scopo della casa di Dio, in modo che possiamo comportarci in essa nella maniera convenevole.

UN LUOGO DOVE INCONTRIAMO DIO
Al tempo del Vecchio Testamento esi­steva il luogo Santissimo, chiamato « il Santuario », che era un luogo d'in­contro fra Dio e l'uomo. « Quivi io m'in­contrerò teco; e di sul propiziatorio ti comunicherò tutti gli ordini » (Esodo 25: 22). La casa di Dio, oggi, dovrebbe essere un luogo d'incontro fra Dio e l'uomo: e questo pensiero dovrebbe pre­dominare nel concetto che si ha della casa di Dio. Non che Iddio abiti e sia ristretto in determinati luoghi sacri, co­me pensava il popolo di Dio del Vec­chio Testamento; Gesù infatti distrus­se tale idea nella conversazione che ebbe con la donna samaritana al pozzo di Sicher: … né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre... i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità » (Giovarmi 4: 21-23). Con ciò Gesù spazzò via ogni idea intor­no alla santità dei luoghi e degli edifici e mostrò che ciò che interessa maggior­mente Iddio è la santità del popolo.
Di quali potenti manifestazioni divine potremmo essere spettatori; quali ore di celestiale benedizione potremmo realiz­zare; quali vittorie gloriose nel campo dello spirito e della materia se ci racco­gliessimo in chiesa per incontrare Iddio!

UNA BARCA SPIRITUALE
La barca è per il pescatore il centro d'operazione, un mezzo che gli facilita la pesca. Gesù fece un uso proficuo della barca di Pietro; senza di essa, probabil­mente, non avremmo mai sentito parlare della pesca miracolosa. Uno degli scopi principali per cui Gesù ha fondato la Chiesa è quello di renderla una barca spirituale, in cui attivi lavoratori sia­no costantemente occupati nel pescare uomini per Cristo. Se le nostre reti, os­sia i nostri altari, restano costantemente vuoti, come possiamo dichiarare di asso­migliare alla Chiesa primitiva, di cui è scritto: « Il Signore aggiungeva alla chiesa giornalmente»?
Una barca peschereccia per poter es­sere utile allo scopo in maniera effetti­va deve essere tenute scostata dalla riva. E' la pigrizia che più di ogni altra cosa mantiene vuote le reti. Una chiesa priva di zelo è una chiesa stazionaria. Gesù poté far uso della Sua potenza miracolosa per riempire la rete di Pietro (Lu­ca 5:1-11), soltanto dopo che questi «si fu scostato un po' da terra» . Una vera chiesa è una chiesa che lavora; non una torre per filosofi teologi, neanche un mo­nastero per languidi sognatori.
Un pescatore deve sempre vigilare affinché l'acqua rimanga fuori della barca. E' perfettamente naturale che la barca sia nell'acqua, ma quando l'acqua pe­netra in essa è pericoloso. Similmente, Iddio desidera che la Sua Chiesa stia nel mondo, ma se permettiamo al mondo di entrare nella Chiesa allora le conseguen­ze saranno disastrose,

UNA CASA SPIRITUALE
La casa è il luogo in cui si vive con la propria famiglia. La Chiese è la « casa » dei credenti.
La famiglia umana non è che una miniatura dell'immensa famiglia di Dio: le regole che esistono per una famiglia felice valgono anche per una chiesa fe­lice. Qui dovrebbero regnare amore e stima, comprensione e considerazione, perdono e sopportazione. Ciascun mem­bro della famiglia spirituale dovrebbe
saper comprendere i problemi degli al­tri: questo è il segreto della felicità sia nella casa che nella chiesa. Il poeta nell’esclamare: «Benedetto sia il legame che lega i nostri cuori nell'amore cristiano », non vaga in un'immagine poe­tica, ma dichiara accuratamente un prin­cipio cristiano in cui i credenti dovreb­bero vivere.
Se spesso siamo portati a deplorare le innumerevoli famiglie disunite in tutte le nazioni, quanto maggiore dovrebbe es­sere il nostro rammarico per le ancor più numerose chiese disunite! Quale benefica trasformazione avverrebbe in molte chiese se i membri di esse incominciassero ad osservare le semplici regole dell'uni­tà! E' impossibile avere comunione con i fratelli se ci troviamo continuamente in contesa con loro. Ogni cristiano, nelle sue relazioni con i1 prossimo, può usare o la spada di Saulo o l'arpa di Davide. La prima arreca ingiuria, offesa e distruzione; la seconda amore, pace ed armonia.
Ogni chiesa è una casa felice se i com­ponenti di essa vivono nella legge dell’amore, perché « l'amore non arreca al­cun danno al prossimo».

UNA CLASSE UNICA
Gesù c'invita: «Prendete il mio giogo ed imparate da me»; e per aiutarci in questo compito « Iddio ha dato... nello chiesa … dottori ». Questa scuola dura tutta lo vita del credente e non ri­chiede edifici o classi particolari, ciò nonostante, è nella chiesa che riceviamo l'educazione spirituale.
Una mente ricettiva è il requisito basi­lare per qualsiasi istruzione; diversamen­te nessun beneficio può derivare dall'in­segnamento, per quanto dotato possa es­sere l'insegnante. Molto dipende dall'at­titudine degli ascoltatori! Se desideriamo trarre il maggior beneficio da ogni pre­dicazione e lezione spirituale che ascol­tiamo nella casa di Dio, dobbiamo coltivare una mente aperta, uno spirito puro, e «ricevere con umiltà la parola che ci viene somministrata .»
Sotto certi punti di vista, la chiesa è simile ad una classe unica, perché ad ogni riunione prendono parte persone di differente livello spirituale e di differen­te conoscenza; il ministro si trova a do­ver insegnare a più classi in una. Egli deve con saggezza mescolare l«atte» e «carne», in maniera da alimentare sia i deboli che i forti, i bambini in Cristo e gli adulti. Questo non è di sicuro un compito facile, e se i membri della chie­sa considerassero questo particolare pro­blema del pastore farebbero a meno alle volte di mormorare ingiustamente. La tendenza dei lattanti è di lagnarsi che il messaggio è troppo elevato e profondo e che il predicatore nutre le giraffe in­vece delle pecore. Coloro invece che sono maturi in Cristo, trovano alle volte che il messaggio è troppo elementare. Tutti e due i gruppi di persone dovrebbero
ri­cordare che nella riunione è presente ogni classe d'individui e che tutti deb­bono essere nutriti.

UNA CASA DÌ PREGHIERA
Sopra ogni cosa, se realmente deside­riamo rendere la nostra chiesa conforme al volere di Dio, dobbiamo costantemen­te ricordarci del suo scopo supremo: «La mia casa sarà una casa d'orazione». E' impressionante constatare quanto po­co si prega nelle nostre chiese oggi. Le riunioni di preghiera sono state ridotte ed in alcune chiese finanche soppresse. La responsabilità di ciò ricade maggior­mente sui conduttori, perché l'insegna­mento del popolo di Dio è nelle loro mani.
La cruda verità è che í cristiani pre­gano poco nelle loro case; per questa ra­gione nella chiesa dovrebbe essere mag­giormente esercitata la preghiera. In mol­te chiese si spende molto tempo nel can­tare, nei testimoniare e nel predicare. Sembra strano che il lato più importan­te del volere di Dio per la Sua Chiesa venga ignorato o dimenticalo!
La Parola è stabile in eterno: «La mia casa sarà da tutte le nazioni chia­mata una casa di orazione»!
La prossima volta che entrato nella casa di Dio pensate a quel luogo come ad un luogo dove v'incontrate con Dio, una barca peschereccia spirituale, una casa spirituale, una classe unica, una casa di preghiera. Se farete questo conoscerete «come bisogna comportarsi nella casa di Dio»

Da «The Pentecostal Evangel »
Trad. SARA GORIETTI

Brano tratto dal CD Risveglio Pentecostale storico1946-1960 (R.P. 1954 – N°11 Novembre)

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