domenica 29 luglio 2012

ENTRARE NEL RIPOSO DÌ DIO



                  
 Ebrei 4:1-16 
1 Stiamo dunque attenti: la promessa di entrare nel suo riposo è ancora valida e nessuno di voi deve pensare di esserne escluso. 2 Poiché a noi come a loro è stata annunziata una buona notizia; a loro però la parola della predicazione non giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che l'avevano ascoltata. 3 Noi che abbiamo creduto, infatti, entriamo in quel riposo, come Dio ha detto: «Così giurai nella mia ira:"Non entreranno nel mio riposo!"» E così disse, benché le sue opere fossero terminate fin dalla creazione del mondo. 4 Infatti, in qualche luogo, a proposito del settimo giorno, è detto così: «Dio si riposò il settimo giorno da tutte le sue opere»; 5 e di nuovo nel medesimo passo: «Non entreranno nel mio riposo6 Poiché risulta che alcuni devono entrarci, e quelli ai quali la buona notizia fu prima annunziata non vi entrarono a motivo della loro disubbidienza, 7 Dio stabilisce di nuovo un giorno - oggi - dicendo per mezzo di Davide, dopo tanto tempo, come si è detto prima: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori
8 Infatti, se Giosuè avesse dato loro il riposo, Dio non parlerebbe ancora d'un altro giorno. 9 Rimane dunque un riposo sabatico per il popolo di Dio; 10 infatti chi entra nel riposo di Dio si riposa anche lui dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue. 11 Sforziamoci dunque di entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza. 12 Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.
13 E non v'è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto. 
<Gesù, nostro sommo sacerdote>
14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

Scorrendo lungo il capitolo appena letto, due versetti hanno catturato la mia attenzione e precisamente il v. 10 e 11 che parlando di un riposo sabatico per il popolo di Dio, dice che “chi entra nel riposo di Dio si riposa anche lui dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue”  e ancora incitandoci ad entrare in questo riposo dice: “Sforziamoci dunque di entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza”. Pertanto è importante entrare in questo ristoro “il riposo di Dio” perché non solo attesta la nostra completa ubbidienza al Padre, ma ci da inoltre la possibilità di riposarci dalle nostre opere.

IL RIPOSO DELL’UOMO E IL RIPOSO DÌ DIO
Prima di entrare nell’argomento, è bene chiarire che riposo vuol dire dare uno stacco per un periodo di tempo dal lavoro e da tutte le sue conseguenze. Un detto mondano dice che il lavoro è una maledizione, e in realtà se proprio non vogliamo chiamarla maledizione, possiamo chiamarlo punizione di Dio. Infatti se andiamo un po’ indietro nel tempo, al momento del peccato dei nostri progenitori Adamo ed Eva, notiamo alcuni versetti che dicono: “Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall'albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l'erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai»” Genesi 3:17-19.  L’affanno del lavoro, le spine e i triboli del terreno, essere abbassato al rango di animali mangiando l’erba dei campi, il sudarsi il tozzo di pane per nutrirsi, sono tutto frutto del peccato. Il giorno che l’uomo ha peccato, si è allontanato da Dio, scacciato dal paradiso terrestre per entrare nell’affanno della quotidianità, ha sperimentato e tramandato alla propria discendenza cosa vuol dire ribellione a Dio e schiavitù del peccato.  Dio, al popolo di Israele da per la prima volta l’ordine di riposarsi il settimo giorno, il cosiddetto   “Shabbat”, ordine perentorio che troviamo tra i dieci comandamenti, il trasgressore veniva punito con la morte. Perché Dio ha voluto il riposo per l’uomo? Certamente per dare uno stacco dalla fatica, anche per far si che in quel giorno di riposo si potesse studiare la legge di Dio e riflettere bene sugli insegnamenti che Dio ha impartito, ma c’è un altro motivo ben più importante e lungimirante, perché se è vero che la legge è l’ombra dei futuri beni, il riposo a cui Dio mira è sicuramente bel più previdente, l’obbiettivo a cui Dio vuole arrivare è farci conoscere il riposo che Gesù ci offre, donandoci la salvezza per grazia Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” Matteo 11:28, come dire: venite a me tutti voi che siete stanchi e oppressi dalla situazione e dagli effetti del peccato, e io (Gesù, il redentore, il Figlio di Dio) te ne trarrò fuori dandoti un altro  Eden, non terrestre ma spirituale ed eterno, in cui potrai gustare il vero riposo o vero stacco dalle fatiche che il peccato ha introdotto.

L’IMPORTANZA DÌ ENTRARE NEL RIPOSO DÌ DIO
Al verso 11, lo scrittore dice: Sforziamoci dunque di entrare in quel riposo..”, affermando cosi quanto è importante per l’uomo entrarvi, nel caso di caduta, incredulità o di continua ribellione a Dio, il risultato è un allontanamento totale e definitivo dal riposo eterno che è stato preparato nel regno di Dio.
Lo scrittore pone enfasi su ciò che è capace la parola di Dio, essa è paragonata ad una spada a doppio taglio, così affilata da poter penetrare tra la giunzione dell’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla, l’unica capace di giudicare i sentimenti e i pensieri del cuore. Nessun uomo che non faccia di tutto per entrare nel riposo di Dio, troverà scampo, e nessuno potrà accampare scuse per la propria pigrizia, il risultato sarà solo uno   “Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!” Matteo 25:41.  (Es. ANANIA E SAFFIRA)

FIDUCIA TOTALE IN GESU’
Come abbiamo accennato prima, solo Gesù può darci il vero riposo, infatti al verso 16 è scritto: Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”. Chiaramente quando dice di accostarci con piena fiducia al trono della grazia, ci sta dicendo di accostarci a Gesù, il nostro sommo sacerdote, che ora è alla desta del Padre e che è assiso sul suo meraviglioso trono, simbolo di regalità e di potere, oggi anche di grazia. L’atto di accostarci al trono di grazia, mette in evidenza il sottomettersi umilmente e volontariamente alla perfetta volontà di Dio, chiedendo perdono e indulgenza per una vita di ribellione. Ciò che prima era impossibile oggi è una realtà certa, il vero riposo è ora a nostra disposizione e ciò ci produrrà misericordia, grazia e soccorso, onde per misericordia dobbiamo intendere quel sentimento di compassione per la miseria altrui, compassione che ha avuto Gesù per noi peccatori vedendoci aggravati e stanchi; la grazia e da intendere come quell’abbuono che si fa a un condannato a morte, infatti dice la scrittura “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”- Romani 3:23, agli occhi di Dio ogni uomo è reo di peccato (ribellione) e quindi degno di morte, ma Gesù ha messo in campo l’arma per eccellenza contro la morte La grazia. In ultimo otteniamo soccorso, e qui mi viene in mente la parabola del buon samaritano, l’unico che prestò soccorso al povero derelitto viandante assalito dai briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Gesù in questa parabola sta presentando se stesso che ha misericordia del povero viandante e gli presta necessari e vitale soccorso anche a costo di rimetterci di tasca sua Luca 10:25-37.

CONCLUSIONE

Arrivando alla fine e dovendo concludere, è bello rimarcare l’inizio dello scritto Stiamo dunque attenti”, infatti lo scrittore sapendo l’importanza del soggetto che tratterà, cerca di catturare l’attenzione di quanti leggeranno, affinché possano mettere attenzione e alla fine attuare e realizzare quanto viene enfatizzato. È bello capire della grazia di Dio, ma non basta comprenderla, dobbiamo farla nostra e  vegliare di non scadere da essa, ma restare fedele a Dio fino alla fine.
Dio ci benedica!

                                                                             ACETO GIACOMO