lunedì 2 dicembre 2013

LA PRESENZA DÌ DIO

   
            

     Atti 4:23-31 
31 Rimessi quindi in libertà, vennero ai loro, e riferirono tutte le cose che i capi dei sacerdoti e gli anziani avevano dette. 24 Udito ciò, essi alzarono concordi la voce a Dio, e dissero: «Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; 25 colui che mediante lo Spirito Santo ha detto per bocca del tuo servo Davide, nostro padre:
"Perché questo tumulto fra le nazioni, e i popoli meditano cose vane? 26 I re della terra si sono sollevati,
i principi si sono riuniti insieme contro il Signore e contro il suo Cristo".
27 Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d'Israele, 28 per fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero. 29 Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua Parola in tutta franchezza, 30 stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù».  31 Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti, tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunziavano la Parola di Dio con franchezza.

Leggendo questo passo, penso che a ogni cristiano viene la voglia di poter essere presente a quelle riunioni dei primi cristiani in cui la presenza di Dio era così tangibile che veramente si sentivano tremare i luoghi dove erano radunati. A pensarci bene, ancora oggi un vero cristiano dovrebbe desiderare che la presenza di Dio fosse così intensa e viva da far comprendere che il nostro Dio è presente. Un credente veramente impegnato si può raffigurare a un uomo veramente affamato che non si accontenta dell’odore del cibo, ma vuole sedersi a tavola e mangiare abbondantemente fino a saziarsi, una vita apatica e priva della presenza dello S. Santo non si addice a un vero credente. I cristiani del primo secolo avevano gustato la vera presenza dello S. Santo in loro e per loro era naturale vederlo all’opera, molto probabilmente si meravigliavano quando Egli non si manifestava che quando si manifestava tangibilmente come abbiamo letto nel passo di Atti. Tre aspetti del passo letto ci fanno comprendere cosa è importante realizzare come cristiani per gettare le basi per far si che lo S. Santo si manifesti come allora.

         1)      ESSERE CONCORDI
Al verso ventiquattro leggiamo “…, essi alzarono concordi la voce a Dio ..”, vorrei che ci soffermassimo su questo primo aspetto dello stare insieme, “erano concordi”. La parola concordi viene dal latino  concordare "essere concorde" e cioè armonizzarsi, coincidere, collimare, dimostrare accordo di idee, pertanto quando dice che alzarono concordi la voce a Dio, comprendiamo che la loro invocazione andava ben aldilà di una semplice preghiera corale, ma era la vera realizzazione di unità. Pertanto essere concordi vuol dire:

    a)      Pari consentimento, Gesù ha pregato a questo scopo per la chiesa, infatti leggiamo in Giovanni 17:11 “Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi”.
   b)      Unione di intenti che va aldilà di essere uniti sotto uno stesso tetto. In  Marco 3:24-25 leggiamo: “Se un regno è diviso in parti contrarie, quel regno non può durare. Se una casa è divisa in parti contrarie, quella casa non potrà reggere”.
   c)      Unione di scopi, che ci fa comprendere che abbiamo degli obbiettivi comuni da raggiungere e da combattere. Dobbiamo sempre ricordarci che il vero nemico nostro è unicamente il diavolo, infatti leggiamo in Luca 22:31 “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano …”

          2)      METTERE DIO AL PRIMO POSTO.
Sempre al verso ventiquattro, continuando lo scritto, leggiamo: “Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi …”, in queste semplici parole comprendiamo che quando pregavano, la prima cosa che facevano era mettere Dio la primo posto perché Egli era e continua ad essere il principio di ogni cosa. Dio li benediceva perché il metterLo al primo posto non era soltanto una formula di preghiera ma era una dimostrazione quotidiana di vera sottomissione e vero timore riverenziale a Lui, all’IDDIO Eterno. È importante comprendere e riconoscere che nella nostra vita Dio vuole sempre e unicamente il primo posto, nella nostra famiglia di continuo e soltanto il primo posto, nella nostra adunanza esclusivamente e perennemente il primo posto. Il secondo posto è già lontano dai suoi obbiettivi perché Lui si aspetta e vuole da noi vera riverenza e reale timore, in Ebrei 12:28 è scritto “Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore!”.
Giobbe dovrebbe insegnarci che fino a quando non ci umiliamo davanti a Dio, tutto ciò che possiamo avere di spirituale è solo apparenza, infatti Dio permette la sua prova per far si che comprendesse e dicesse quelle belle parole che pronuncia al capitolo 42:1-6 “Allora Giobbe rispose al SIGNORE e disse: «Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno. Chi è colui che senza intelligenza offusca il tuo disegno? Sì, ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco. Ti prego, ascoltami, e io parlerò; ti farò delle domande e tu insegnami! Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere»”.

         3)      DESIDERARE FRANCHEZZA E POTENZA
Al verso 29 leggiamo: “Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua Parola in tutta franchezza …”.  Dio ci vuole uniti (concordi) e vuole che mettiamo Lui al primo posto, ora vuole insegnarci l’importanza di parlare di Lui (annunziare la parola) con tutta franchezza, dove per franchezza dobbiamo intendere genuinità, lealtà, onestà, schiettezza, sincerità, e come se ciò non bastasse aggiunge al v. 30 stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù”, come dire “avvalora il nostro parlare con le opere potenti che solo Tu puoi fare nel nome di Gesù” . l’apostolo Paolo in 1Corinzi 2:3-5 afferma: “Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”. Il mondo è pieno di filosofi che hanno detto belle parole e esternato pensieri intriganti, ma Dio vuole che il vero credente parli quanto basta, con franchezza e poi faccia parlare Dio con la sua potenza. C’e un momento che è bene comprendere che le parole da sole non bastano, c’è bisogno di qualcosa di più, sempre l’apostolo Paolo in 1Corinzi 13:1dice: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo”. Senza l’amore ma anche la potenza di Dio, il nostro parlare risulta vuoto, privo di sostanza, appunto un risuonante cembalo.

      CONCLUSIONE
“Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti, tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunziavano la Parola di Dio con franchezza”.
Quanti ancora oggi desiderano che Dio si manifesti con potenza? Certamente Dio l’ha fatto e può farlo ancora oggi, ma Lui lo farà solo quando troverà le condizioni giuste per poterlo fare . noi siamo quelli che devono porre le basi per far si che Dio possa manifestare la sua gloria. Quando saremo veramente uniti, quando saremo veramente sottomessi a Lui, quando in noi si troverà veramente desiderio di franchezza e di potenza di S. Santo, allora aspettiamoci che ii luogo ancora oggi tremi per la presenza e la potenza di Dio.

A Dio sia la gloria
                              
                                                      GIACOMO ACETO