Studio della Lettera agli Efesini cap. 5

EFESINI CAP. 5

In Efesini 4 abbiamo letto il comandamento di spogliarci del vecchio uomo e di rivestirci dell'uomo nuovo. Che immenso privilegio è quello di essere stati liberati dal peccato in modo da poter fare questo! Nei versetti successivi a quel comandamento, ci sono varie applicazioni specifiche su come realizzare concretamente ciò.

Vers. 1-21 Spogliarsi del vecchio uomo e rivestirsi dell'uomo nuovo (continua)


-v.1- "Siate dunque imitatori di Dio" È da notare che all'inizio del versetto troviamo la parola “dunque” che quasi sicuramente fa riferimento al verso 4:31, in cui riconosciamo che Dio è benigno e che ci perdona. Ogni comandamento è fondato sulle benedizioni che abbiamo ricevuto da Dio. Noi dobbiamo imitare Dio perché siamo figli amati da Lui. In cosa dobbiamo imitare Dio? Non nelle sue opere di infinita saggezza e potere onnipotente, il che è impossibile; ma in atti di giustizia e santità, e particolarmente in atti di misericordia, bontà e beneficenza; come nel perdonare ingiurie e offese, e nel distribuire liberamente alle necessità dei santi, in pratica imitarlo nella sua santità. Chiaramente, per poter imitare Dio dobbiamo conoscerLo sempre di più. Dobbiamo leggere la Bibbia considerando il carattere di Dio e come Egli vede il peccato. Imitare qualcuno è la reazione naturale che si ha quando si ama e si stima quella persona. Un aspetto dell'essere veri figli di Dio consiste nell'imitare Dio! Quando i nostri cuori sono fissati su Dio, quando siamo presi dal Suo amore per noi, quando siamo colpiti dalla Sua gloria e dalla Sua grazia nei nostri confronti, sarà naturale imitarLo.
"perché siete figli da lui amati" La ragione per la quale dobbiamo essere imitatori di Dio è perché siamo figli da Lui amati o come traduce il Diodati "carissimi". In altre parole, è in quanto siamo figli di Dio, carissimi a Lui, che dobbiamo imitare Dio, nostro Padre in cielo! Siamo figli amati da Dio stesso, non con un amore umano che vacilla o può cambiare, ma piuttosto con l'amore divino di Dio, un amore perfetto, un amore che non cambierà mai Romani 8:31-39. Essere amati da Dio vale più di qualunque altra cosa nella vita! Non esiste benedizione terrena, né privilegio o piacere del mondo che è minimamente paragonabile ad essere amati da Dio! Questa è la base sulla quale è fondato il comandamento di imitare Dio. Non dobbiamo imitare un Dio lontano da noi, un Dio estraneo a noi, piuttosto dobbiamo imitare Colui che è il nostro Padre celeste, Colui che ci ama con un amore infinito.

-v.2- "Camminate nell'amore" Arriviamo ad un secondo comandamento, quello di camminare nell'amore, cioè in modo tale da rispecchiare il modo in cui Cristo ha amato noi. In altre parole, questo è un comandamento che ci esorta ad imitare l'amore di Gesù Cristo. Tutta la legge è riassunta nell'amore Marco 12:28-33. La vera vita cristiana è una vita che si fonda sull'amare veramente gli altri, iniziando con quelli di casa, continuando con quelli in chiesa e infine raggiungendo anche tutti gli altri. Tutto il nostro impegno per Dio non vale nulla se non amiamo veramente come Cristo ha amato noi. Certo, è importante impegnarci, è importante spenderci per il regno di Dio e per il bene degli altri. Però, se non abbiamo vero amore, tutto il nostro impegno non ci giova a nulla Corinzi 13:1-3 Filippesi 2:1-8.
"Come anche Cristo vi ha amati" Cristo Gesù ci ha amati andando alla croce per noi, sacrificando ogni Suo diritto e ogni Suo bene per procurarci una redenzione eterna in luogo dell'eterna condanna e separazione da Dio di cui eravamo meritevoli in virtù dei nostri peccati. Noi dobbiamo camminare nell'amore, ovvero dobbiamo amarci gli uni gli altri, perché Cristo ha amato noi, dando la Sua vita per salvarci Giovanni 15:12-13. Camminare nell'amore vuol dire, perciò, seguire l'esempio di Gesù e perciò significa dare la nostra vita per gli altri, nel senso di farlo giorno per giorno nel modo in cui viviamo. Questo non è un semplice sentimento, ma rappresenta un sacrificio. Gesù Cristo ha dato se stesso, non solo sacrificandosi sulla croce, ma anche, come descrive Filippesi 2:5-11, spogliandosi della Sua gloria. Molto più del solo offrire un dono, Gesù ha dato Se stesso! O che possiamo essere colpiti dalla grandezza di questa verità incredibile! Colui che ha creato il mondo, Colui che sostiene ogni cosa, Colui davanti al quale ogni ginocchio si piegherà, EGLI ha dato la Sua vita per salvarci dai nostri peccati. Che immenso, infinito e meraviglioso atto di amore per noi!
"in offerta e sacrificio a Dio" Efesini 5.2 continua e dichiara che Cristo ha dato Se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave. Il Padre ha accettato la Sua offerta, dato che, essendo Gesù Cristo assolutamente santo e senza peccato, il Suo sacrificio era gradito a Dio perché era un sacrificio perfetto, un sacrificio senza macchia alcuna. Perciò esso era come un profumo di odore soave per il Padre. Perciò la nostra salvezza è sicura, perché è fondata sul sacrificio di Gesù Cristo e quel sacrificio è sicuro, pienamente accettato da Dio.

-v.3- "Come si addice ai santi" Il versetto 3 ci parla di imitare Dio attraverso un cammino di santità, evitando la fornicazione, l'impurità e l'avarizia. Agli occhi di Dio, noi siamo santi per mezzo di Cristo. Pertanto dobbiamo comportarci in modo santo perché, per grazia, siamo stati fatti santi. La parola santo è una delle parole più importanti della Bibbia. Dio è santo, separato dal peccato e, per mezzo di Gesù Cristo, noi siamo santi, ragion per cui dobbiamo camminare come santi, in modo conveniente ai santi. La parola santo qui vuol dire separato dal peccato e dedicato a vivere per Dio e a servirLo. Dio ci ha eletti a salvezza per farci arrivare a stare per tutta l'eternità nella Sua presenza, santi ed irreprensibili. La santità è fondamentale per ogni vero figlio di Dio Efesini 1:3-4.
"La fornicazione" La fornicazione, insieme all'impurità ed anche all'avarizia, non deve essere nemmeno nominata nella vita di un credente. Essa non deve esistere in alcuna forma. Che cos'è la fornicazione? La parola fornicazione nel Nuovo Testamento è traduzione della parola Greca “porneia” da cui deriva la parola “pornografia” in Italiano. In greco questa parola ha un significato molto ampio e descrive qualunque atto o desiderio sessuale al di fuori del matrimonio. Comprende perciò quello che in Italiano viene chiamato con i termini di "adulterio, fornicazione, incesto, omosessualità, rapporti lesbici, rapporti con animali, eccetera". Comprende non solo un atto in sé, ma anche il desiderio, perché Dio guarda non solo agli atti, ma anche al cuore. Comprende atti fra fidanzati e fra qualsiasi coppia. Comprende anche i desideri che uno può avere dentro. Quindi la fornicazione è cercare al di fuori del matrimonio quello che Dio ha riservato esclusivamente al rapporto matrimoniale. Come quasi per ogni peccato, anche nel caso della fornicazione il praticarla vuol dire prendere qualcosa che Dio ha creato buona e pura, in questo caso il sesso, e usarla in modo sbagliato, in modo da renderla peccato. Parlando dell'adulterio che è una forma della fornicazione, Gesù rende chiaro che la fornicazione comprende non solo un atto, ma anche il desiderio che un uomo può avere guardando una donna Matteo 5:27-28 2Pietro 2:14, desiderio che inevitabilmente porta a peccare Giudici 16:1 2 Samuele 11:1-4. Un punto importante che voglio menzionare ancora è il seguente: possiamo avere un comportamento santo ma un cuore impuro. Dio guarda il cuore. Quindi la santità non è il risultato di un comportamento esterno, ma è una condizione del cuore che poi produce un comportamento santo. Si può avere un comportamento esterno santo senza un cuore santo, ma non si può avere un cuore santo senza avere un comportamento santo.
"L'Impurità" L'impurità comprende azioni e comportamenti impuri, ma anche pensieri e parole impuri Romani 1:24-31 Galati 5:19-21. Ogni impurità nasce nel cuore dell'uomo. Dio è Santo e dobbiamo tenere il nostro cuore puro affinché sia una dimora santa per Lui Marco 7:20-23. Dio comanda ad ogni vero figlio di Dio di tenersi puro da ogni forma di impurità, non solo con le sue azioni, ma anche con le sue parole e con i suoi pensieri, Di natura il nostro cuore è attirato dall'impurità, così come il ferro da una calamita. Senza l'opera di Dio nel frenare l'uomo, opera che lo Spirito Santo fa solitamente in una certa misura nella società, gli uomini vivrebbero totalmente immersi nell'impurità. Sembra che siamo in un'epoca in cui Dio abbia abbandonato gran parte della società ad un livello profondo di impurità. O che possiamo camminare come luce in questo mondo malvagio! Il punto importante è capire che qualunque cosa che non è santa e pura, è impura e fa parte di quelle impurità che dobbiamo assolutamente eliminare dalla nostra vita, anzi, come dice il nostro versetto, che non devono nemmeno essere nominate fra noi che siamo santi.
"L'avarizia" Oltre alla fornicazione e all'impurità, dobbiamo togliere completamente anche l'avarizia dalla nostra vita. L'avarizia è un peccato che la nostra società innalza come un pregio. Infatti tanti credenti hanno difficoltà a capire quanto certe forme di avarizia rappresentino un grave peccato perché essa è talmente accettata nella nostra società che difficilmente la si riconosce come tale. Che cos'è l'avarizia? Nella nostra società la definizione di avarizia fa riferimento ad un eccessivo attaccamento al denaro, cioè, secondo il metro della società, un avaro è colui che è molto attaccato al denaro. Però, per noi credenti, in questo come in ogni altro caso, ciò che importa davvero è il metro di Dio, non quello della società. Infatti, il significato biblico di avarizia è molto più profondo. La parola greca che è tradotta qui come avarizia è una forma di un sostantivo che è composto da due parole: “avere” e “più”; quindi, come radice, questa parola significa avere di più ed arriva poi ad indicare pure il desiderare di avere di più di un qualcosa. Detto semplicemente, l'avarizia è il forte desiderio di avere di più. In sé, questo non vuol dire voler tanto, ma indica il semplice voler più di quello che uno già possiede. Certamente il denaro è l'oggetto di molta avarizia, ma l'avarizia non è limitata al desiderio di avere sempre più denaro. L'avarizia riguarda principalmente il tipo di cuore che uno ha quando desidera qualcosa. È un forte desiderio di avere di più, a prescindere dal fatto che quello che si desidera serve o meno. Non sempre è possibile ottenere quello che uno desidera, perciò l'avarizia non è sempre visibile agli altri. Essa può restare nascosta nel cuore ma non nascosta agli occhi di Dio. Per il mondo volere sempre di più non è un qualcosa di negativo, Dio invece mette l'avarizia insieme alla fornicazione e all'impurità. Quindi è un peccato estremamente grave voler di più di quanto si ha già. Non è difficile capire perché la fornicazione è un grave peccato e nemmeno comprendere perché lo è l'impurità. Però, ci si potrebbe domandare, per quale motivo l'avarizia è un peccato così grave? L'avarizia è un peccato grave perché essa implica un fissare il proprio cuore sulle cose del mondo anziché su Gesù Cristo. Quindi essa porta a mettere qualcosa nel nostro cuore al posto di Gesù Cristo 1Giovanni 2:15-17. L'avarizia è una condizione del cuore che produce un frutto nella vita che è un grave peccato agli occhi di Dio. Teniamo in mente che la nostra società stimola l'avarizia vivamente e fortemente. Basta pensare alle pubblicità e all'enfasi che viene messa sulle cose del mondo, per avere chiaro in mente che evitare ogni forma di avarizia ci porterà necessariamente a vivere in modo diverso del normale.
 

-v.4- "Né oscenità, né parole sciocche o volgari" nel versetto precedente lo S. Santo, tramite l'apostolo Paolo,mette l'accento su come si esterna il peccato che è dentro il cuore dell'uomo tramite comportamenti sconvenienti e peccaminosi, ora, in questo versetto mette l'accento su come il peccato si esterna tramite il prezioso dono che Dio ci ha fatto che è il linguaggio Giacomo 3:1-12.
"Né oscenità" Il primo peccato menzionato è tradotto con il termine “oscenità” nella traduzione Nuova Riveduta e con “disonestà” nella traduzione Nuova Diodati. La parola greca che ritroviamo nel testo originale si trova solo in questo verso nella Bibbia e vuol dire moralmente sporco. Quindi, in realtà, essa comprenderebbe la disonestà ed anche l'oscenità, ma il suo senso è più ampio di quello espresso da queste due parole. Esso individua infatti un parlare che davanti a Dio è vergognoso, anche se il mondo non lo considera tale. Nel mondo, ormai, poco è considerato vergognoso. Anzi, nel mondo è quasi un vanto parlare e scherzare con un linguaggio volgare e scurrile. Tuttavia, come sempre, il metro che viene tenuto in considerazione non è ovviamente quello adottato dal mondo, bensì la santità di Dio, ciò che gli ebrei chiamano "sporcizia della bocca".Esso è la base di tante barzellette e comprende ogni forma di bestemmia e di parola volgare, nonché il parlare volgarmente di argomenti a sfondo sessuale. Questo modo di parlare è il contrario della santità. Come veri credenti dobbiamo evitare completamente e assolutamente questo modo di parlare!
"Né parole sciocche" Viviamo in un'epoca in cui il parlare sciocco riempie molte delle conversazioni di tante persone. Riempie anche la radio e la TV e caratterizza tanta musica e molto di quello che si trova in Internet. Riempie anche moltissimi dei messaggi sms che solitamente vengono scambiati tramite i telefonini cellulari tanto diffusi ai giorni nostri. Ma qual è il significato biblico di quello che in questo verso viene definito parlare sciocco? Biblicamente, il parlare sciocco descrive qualsiasi modo di parlare che non ha uno scopo serio o che non edifica o che non produce buon frutto. Per esempio, è il parlare che si fa quando non si sa cosa dire e serve solo per avere qualcosa da dire. È il modo in cui uno parla per cercare di essere il centro dell'attenzione, anche se non ha nulla di concreto e serio da dire. È un parlare che si usa per cercare di fare ridere o per cercare di sembrare in gamba secondo il metro del mondo. Oggi vediamo questo anche nel dire tante cose stupide, tante cose che non servono. Spesso si sente questo parlare tendenzialmente fra ragazzi, ma non solo Colossesi 3:17 Matteo 12:36. Ricordiamoci che ogni nostra parola deve essere detta nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. In altre parole, vogliamo che tutto quello che diciamo glorifichi Cristo, edifichi il Suo popolo e mostri la luce a chi è ancora nelle tenebre. Quindi, evitiamo totalmente il parlare schiocco. Questo ci farà camminare contro corrente, ma ci aiuterà a restare più vicini a Dio.
"O volgari" o buffoneria come traduce il Diodati. Il terzo peccato menzionato nel nostro versetto è l'essere volgari o la buffoneria, bella è la traduzione inglese che traduce con "scherzi volgari". In greco, la parola usata qui vuol indicare un modo di parlare in cui uno è molto bravo ad usare le parole per far ridere, magari a spese di qualcuno meno bravo in quest'arte. Questo modo di parlare è considerato colto, intrigante. È quello che spesso si sente in certi programmi TV e sovente anche in certe compagnie di amici. In un certo senso, mentre la prima parola che viene tradotta come “disonestà” è un parlare non puro, un parlare grezzo e volgare, questo parlare si contraddistingue invece per un linguaggio non puro espresso con parole non volgari o potremmo dire colte. Per poter parlare così, uno deve essere abile con le parole. Però, parlare così vuol dire usare le capacità che uno ha ricevuto da Dio per se stesso e non per Dio. Gesù era la persona più abile nel parlare che sia mai vissuta, ma non parlava mai così. L'Apostolo Paolo era estremamente abile nel parlare, ma non parlava mai così. Il fatto che questo modo di parlare è considerato colto dalla società, non cambia il fatto che esso è invece considerato malvagio da Dio. Evitiamo totalmente questo modo di parlare, evitiamo anche la disonestà, ovvero un parlare moralmente sporco, ed evitiamo pure le parole sciocche. Non parliamo così e non ascoltiamo questi modi di parlare. Viviamo in modo che questi modi di parlare non siano nemmeno nominati fra di noi.

-v.5- "Perché, sappiatelo bene" Quella esposta nei versi cinque e sei è una realtà che ogni vero credente sa perché, quando Dio salva una persona, rivela a quella persona il giudizio e che l'uomo peccatore non eredita il regno di Cristo, ovvero la salvezza. Sappiamo questo perché è questa verità che ci spinge a credere in Cristo come Salvatore e Signore. Possiamo non pensarci, ma lo sappiamo. E dobbiamo pensarci, perché è la realtà che riguarda l'eternità delle persone intorno a noi. Notiamo quanto questo versetto è categorico. Nessuno che pratica questi peccati andrà in cielo. Nessuno! Non ci sono eccezioni 1Corinzi 6:9-11. Grazie a Dio, chi si ravvede e crede non è più quello che era. C'è vero perdono e quindi salvezza eterna anche per il peccatore più malvagio che veramente si ravvede e crede in Gesù Cristo. Ricordiamo che chi fa queste cose non erediterà il regno di Dio, ovvero passerà l'eternità nel tormento, nel lago di fuoco. Tutto ciò sarà veramente terribile! Quindi un vero credente deve assolutamente evitare questi peccati.

-v.6- "Nessuno vi seduca" Viviamo in un periodo in cui tante persone credono, o almeno presumono, che Dio sarà misericordioso secondo il loro metro di misericordia e salverà la maggioranza, se non tutte, le persone, nonostante che queste siano rimaste nei loro peccati. Non dobbiamo lasciarci sedurre da questo falso ragionamento! Non dobbiamo lasciarci sedurre dai loro ragionamenti perché sono vani ragionamenti. Sono vani perché la realtà è quella che abbiamo appena letto. Il giudizio finale sarà estremamente severo e tutti coloro che non avranno ricevuto il perdono per mezzo del ravvedimento e della fede in Cristo saranno condannati al tormento eterno. Notate che questo versetto ci dichiara che un avaro è un idolatra. Quello che egli desidera è un idolo per lui, perché desidera quella cosa più di quanto desidera Cristo. Ogniqualvolta abbiamo un forte desiderio per qualcosa, quella cosa è un idolo per noi. Quindi il v.5 è una forte dichiarazione della severità del giudizio di Dio. Chi commette i peccati elencati, se non si ravvede e crede in Gesù Cristo, non andrà in cielo.
"L'ira di Dio viene sugli uomini ribelli" Consideriamo l'ira di Dio. Non c'è nulla nel mondo di così terribile quanto lo è l'ira di Dio. Non c'è scampo dall'ira di Dio se non solo in Gesù Cristo. È giusto temere Dio per la Sua l'ira, proprio come Gesù dichiara in Matteo 10:28. Quando la Bibbia descrive la situazione di coloro che subiranno l'ira di Dio, la descrizione è veramente terribile. Sono terrorizzato da tali descrizioni e da quello che sarà il destino eterno di queste persone, ma non esiste né scampo né sollievo per loro. Leggendo il racconto del ricco e di Lazzaro nel Vangelo di Luca, il ricco si trova a subire l'ira di Dio e il suo tormento è terribile e non finisce mai. Satana stesso è destinato a subire l'ira di Dio e ad essere tormentato giorno e notte, insieme a tutti i demoni, per tutta l'eternità. Il nostro brano ci dichiara che l'ira di Dio cadrà su coloro che commettono i peccati elencati nei vv.3-4. Perciò non dovremmo mai credere a qualunque ragionamento che insegna che questi peccati non sono così gravi. Ogni peccato è gravissimo, perché ogni peccato suscita l'ira di Dio nel giudizio Romani 1:18; 2:5.

-v.7- "Non siate dunque loro compagni" Dio ci comanda di non essere compagni dei figli della disubbidienza, cioè di quelle persone che commettono uno o più di questi peccati qui elencati. Essere compagno di qualcuno vuol dire scegliere di condividere qualche esperienza con quella persona. Un collega di lavoro non è necessariamente un mio compagno; il fatto che lo sia o meno dipende dal rapporto che stabilisco con lui. Nel mondo in cui viviamo, evitare questo tipo di compagnia vuol dire necessariamente evitare contatto con molto che la società considera normale. Per tanti credenti ciò vuol dire non continuare a frequentare certi amici. Vuol dire non guardare tanti dei film e dei programmi di prima, vuol dire cambiare modo di navigare in Internet. In poche parole, questo vuol dire cambiare molti abitudini 1Corinzi 15:33. La chiave per capire il comandamento che abbiamo visto è di ricordare il significato di compagnia. Certamente, Gesù è stato con peccatori di tutti i tipi. Però, Egli non era il loro compagno, perciò non stava con loro quando commettevano peccati né quando parlavano dei loro peccati. Detto in modo semplice e immediato, Gesù non stava con le prostitute quando si prostituivano, né con gli ubriaconi quando si ubriacavano, né con i pubblicani quando truffavano le persone. Gesù non era mai un loro compagno quando questi peccatori si macchiavano dei loro peccati, cioè Gesù non condivideva queste esperienze peccaminose con loro. Egli non condivideva esperienze con loro, piuttosto passava con essi del tempo specificamente ed esclusivamente per parlare loro di Dio. Seguendo l'esempio di Cristo, evitiamo la compagnia sbagliata, però, allo stesso tempo, impegniamoci ad essere la luce del mondo, attivamente cercando quel tipo di contatto che ci permetterà di essere luce per quelle persone intorno a noi che sono ancora nelle tenebre, proprio come eravamo noi!

-v.8- "Perché in passato eravate tenebre" Il versetto 8 ci ricorda la meravigliosa benedizione che abbiamo, cioè il fatto che Dio ci ha trasportati dalle tenebre alla luce. Eravamo tenebre, ora siamo luce nel Signore! Un tempo eravamo tenebre! Che condizione terribile era la nostra! La Bibbia usa la parola tenebre per indicare la vita senza Dio, descrive il male al posto del bene, rappresenta la morte anziché la vita. In una parola, rappresenta il peccato al posto della santità. Le tenebre rappresentano una vita totalmente separata da Dio, tutto quello che è il contrario della luce. Notate che eravamo tenebre. Non solo conoscevamo le tenebre o camminavamo nelle tenebre, ma eravamo proprio tenebre 2Corinzi 4:3-4 Efesini 2:1-3: 11-12. È chiaro che il peccato varia da persona a persona. Certe persone vivono in peccati molto visibili, praticando ogni sorta di dissolutezza. Altri hanno una vita che per la società è molto rispettabile, però, agli occhi di Dio, la loro vita è macchiata profondamente dal peccato, per esempio da peccati come l'orgoglio o idolatria o l'egoismo o semplicemente il peccato di non glorificare Dio come Dio e non ringraziarLo per ogni cosa.

"Ma ora siete luce nel Signore" Però ora, grazie a Dio, per grazia, per la bontà e la misericordia di Dio, non siamo più tenebre. Ora siamo luce! ERAVAMO tenebre, ma ora siamo luce! Prima eravamo morti nei nostri peccati, ora siamo stati vivificati da Dio! Prima eravamo schiavi del nostro peccato, ora siamo stati liberati dal peccato per vivere in novità di vita. Prima era impossibile per noi non peccare. Entro certi limiti potevamo scegliere fra un peccato o un altro, però eravamo schiavi ed era impossibile il non peccare 2Corinzi 4:3-7. Ora, in Cristo, abbiamo vittoria sul peccato. Possiamo scegliere di peccare, però non siamo più schiavi del peccato e possiamo anche scegliere di non peccare, il che era impossibile prima. Ora abbiamo vittoria sul peccato!
"Comportatevi come figli di luce" Essendo diventati luce, il brano continua, e ci comanda di camminare come figli di luce. Cioè, visto che Dio ci ha salvati e ci ha fatto luce, è giusto che camminiamo come luce. Ogni nostra azione, pensiero e parola dovrebbe essere pieno di bontà, giustizia e verità. Un vero credente non deve lasciare alcun angolo della sua vita che non sia dedicato totalmente a Dio. Non si deve mai lasciare andare, sfogandosi. Deve essere dedicato interamente a Dio.
-v.9- "Poiché il frutto della luce consiste" o dello Spirito come troviamo nella Diodati. Bontà, giustizia e verità sono inevitabilmente il frutto che deve venire fuori dal credente rinnovato perché lo Spirito di Dio, lo Spirito di luce che abita nel credente porta tali frutti. Il frutto della "bontà" sta nel simpatizzare con le persone in difficoltà; nell'assisterli secondo le capacità che gli uomini hanno di perdonare offese e ferite; e nell'usare la mitezza e il sincerità nell'ammonire gli altri: "la giustizia" sta nel vivere in obbedienza alla legge di Dio; nell'assistere all'adorazione e al servizio di lui; e nell'adempimento del nostro dovere verso i nostri simili; la "verità" è contraria alla menzogna, all'ipocrisia, all'errore e alla falsità.

-v.10- "Esaminando" Dobbiamo esaminare per capire quello che è gradito al Signore, quello che piace a Dio. Agire così è un impegno. Non è automatico.... Perciò, non si può fare qualcosa senza esaminarla, e capire ugualmente se veramente piace a Dio. Per fare questo, dobbiamo intendere quale sia la volontà del Signore, dobbiamo valutare tutto quello che facciamo. Quanto è l'importante esaminare tutto quello che facciamo, il nostro modo di agire e di comportarci, le pratiche che abbiamo, tutte queste cose al fine di comprendere ciò che è gradito a Dio. In 1Corinzi 10:31 leggiamo che ogni cosa deve essere fatta al fine di dare gloria a Dio, pertanto comprendere che il nostro comportamento di uomini rinnovati deve essere gradito a Dio in pratica il risultato finale è che stiamo dando gloria al nostro Dio. Dio ci ha creati per dare gloria a Lui. Non esistiamo per noi stessi, esistiamo per la gloria di Dio. La parola “esaminando” è la stessa parola che troviamo in Filippesi 1:10, dove è tradotta come “discerniate”, Il senso di questa parola è quello di esaminare attentamente per riconoscere la veracità o il valore di qualcosa. Si usava per descrivere l'azione di chi faceva il cambiamonete, il quale esaminava attentamente le monete per riconoscere se erano genuine oppure no, e se avevano il giusto peso. Dunque, in ogni decisione che un vero credente prende, quale deve essere il suo impegno, la base sulla quale decide cosa fare? C'entra una preferenza personale? C'entra quello che pensano gli altri? No, un vero credente, in ogni decisione, deve impegnarsi a scoprire, tramite gli insegnamenti della Bibbia, quale fra le possibilità davanti a sé sia quella più gradita a Dio.

-v.11- "Piuttosto denunciatele" l'apostolo Paolo, nei versetti precedenti, ha messo in evidenza il peccato sotto le svariate forme, indicando ai credenti che non è bene neanche che queste cose siano minimamente nominate in quanto ora figli di luce. Non è bene essere compagni che acconsentono tacitamente alle sozzure praticate nel peccato. Nel verso undici l'apostolo va oltre affermando che bisogna piuttosto denunciarle o riprendetele o come altri traducono smascheratele. Ciò non può essere fatto in altro modo che con parole e con fatti moralmente puliti, con una vita consacrata e una conversazione sana, perché i peccati devono essere disapprovati. Non tutti i santi sono adatti a riprendere verbalmente, né sono qualificati per questo; ma tutti dovrebbero, e possono farlo con azioni di figli di luce affinché la luce scopra le tenebre.

-v.12- "Perché è vergognoso" Perché denunciare queste opere infruttuose delle tenebre? Perché sono così ignobili e spregevoli che è vergognoso anche solo parlarne. Le persone a cui si riferisce l'apostolo sono i Gentili non convertiti in generale; coloro che non hanno eredità nel regno di Dio, che ingannano gli uomini con parole vane, che sono figli della disobbedienza, che vivono nelle tenebre e sono privi dello Spirito Santo. Sono persone a cui piace fare del male e vivere nel male, ma il tutto sotto il manto delle tenebre, si nascondono e agiscono nell'ombra per poter fare indisturbati l'opera malefica del male.

-v.13- "Diventano manifeste" Il male è subdolo, si nasconde e agisce con il favore delle tenebre, fa di tutto per agire indisturbato ecco perché la luce che Dio ha messo nel credente deve risplendere di luce intensa al fine di manifestarle affinché l'uomo peccatore possa rendersi conto di quanto sia grave il peccato agli occhi di Dio e passare dalle tenebre del peccato alla luce della santità di Dio.

-v.14- "Risvégliati, o tu che dormi" È necessario e fondamentale che i salvati, coloro che appartengono al popolo della luce, facciano risplendere la luce di Cristo, che il loro appartenere al popolo di Dio sia manifesto a questo mondo che giace nelle tenebre, che la luce di Dio in noi non venga messa sotto il moggio ma risplenda per rischiarare intorno a noi con la luce di Gesù. Ecco che l'apostolo fa una citazione che nel contesto diventa forte, risvegliati. Il versetto 14 è una esortazione, ad ogni credente che NON sta camminando come un figlio di luce, a risvegliarsi, a ravvedersi, e a riprendere a camminare nella luce! In vari aspetti, il dormire è come l'essere morto. Quando uno è addormentato, come anche quando è morto, non sente, non vede, non riconosce la situazione intorno a sé, non vede i pericoli. In questo brano di Efesini 5, certamente questa esortazione è diretta ai credenti, in quanto, un credente che si addormenta spiritualmente, è come se fosse morto. Viviamo come dei viventi! Ricordiamoci che il contesto di questa esortazione è il fatto che siamo figli di luce, e perciò, è fondamentale che camminiamo come figli di luce. Ci serve questa esortazione, perché facilmente ci addormentiamo spiritualmente, e inevitabilmente camminiamo di nuovo nel peccato. Un credente che continua a camminare nel peccato rischia grandemente di soffrire molto, e se continua in quella via, non c'è nemmeno evidenza della vera salvezza. Perciò, ad ogni credente, Dio dichiara: svegliati! Renditi conto della gravità del peccato, e dell'importanza di camminare nella luce, e sii luce per gli altri! Risvegliarsi è un altro modo di descrivere il confessare un peccato e il perdono e la purificazione di cui leggiamo in 1Giovanni. Quando un credente si addormenta, vuol dire che è nel peccato. Risvegliarsi vuol dire che riconosce il suo peccato, e lo confessa. Quando fa questo, Dio è giusto e fedele da perdonare il suo peccato, e da purificarlo, in modo che di nuovo, Cristo possa risplendere su di lui.

-v.15- "Guardate dunque" Bisogna, appunto perché siamo figli di luce, guardare bene, con diligenza, al nostro comportamento o come traduce il Diodati "come voi camminate".Per essere svegli, dobbiamo camminare con diligenza. La parola tradotta qui con “diligenza” vuol dire “esatto” e “preciso”. Vuol dire camminare, ovvero vivere, con precisione, ovvero, esattamente secondo la Parola di Dio, in ogni dettaglio della vita. Vuol dire vivere ogni momento pensando alle cose di Dio, e stando in guardia di prendere ogni decisione in modo che essa sia conforme alle verità di Dio, e che porti gloria a Dio. “Guardare”, vuol dire non solo con gli occhi, ma anche con la mente. Dobbiamo stare sempre in guardia di camminare con diligenza, ovvero, di camminare precisamente come Dio ci comanda in ogni campo della vita. Infatti, una verità chiara in tutto l'Antico Testamento è che Dio vuole un'ubbidienza precisa, perché questo modo di fare rispecchia un cuore giusto davanti a Dio.
"Non stolti ma saggi" Se non camminiamo con diligenza, ci stiamo comportando con grande stoltezza. Essendo figli della luce, non dobbiamo camminare in base a come ci sentiamo in un dato momento. Non dobbiamo seguire quello che fanno gli altri. Non dobbiamo fare quello che ci sembra giusto secondo il nostro ragionamento. Vivere così è grande stoltezza, e ci farà tanto male. Vivere così è una vita sprecata, vivere così vuol dire non vivere alla gloria di Dio, e ci porta anche a peccare in tanti modi diversi. Non dobbiamo vivere così, piuttosto, dobbiamo vivere da saggi, valutando ogni decisione con cura, valutando tutto alla luce della Parola di Dio, ricordando chi siamo in Cristo.

-v.16- "Ricuperando il tempo" Per vivere in modo saggio, dobbiamo recuperare il tempo o come ci dice Diodati riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi. La frase “recuperando il tempo” nell'originale vuol dire, letteralmente, “comprare qualcosa da altri, per lo scopo di liberarla o redimerla”. Troviamo la stessa parola, per esempio, in Galati 3:13. Cristo ci ha riscattato, dando se stesso come prezzo, per liberarci. Riscattare vuol dire comprare da una condizione di schiavitù, per portare nella libertà. Noi eravamo schiavi del peccato, e perciò, sotto la maledizione della legge. Gesù Cristo è diventato maledizione per noi, e così, ci ha riscattati, ci ha liberati, dalla maledizione, e quindi, non dobbiamo più vivere come schiavi del peccato, ma piuttosto come servi di Dio. Similmente, noi dobbiamo riscattare il nostro tempo. Prima che Cristo ci salvasse, usavamo il nostro tempo per soddisfare la carne, adempiendo i desideri della carne e della mente. Il nostro tempo non portava mai gloria a Dio, non era usato per produrre frutti che durano. Spesso, dopo la salvezza, ci sono ancora tanti modi in cui spendiamo il nostro tempo che non producono frutto per l'eternità. Ora, essendo stati salvati, essendo ora figli di luce, dobbiamo riscattare quel tempo speso male, quel tempo sprecato, per investirlo in modo che glorifichi Dio e che edifichi il popolo di Dio. Si tratta, perciò, di un modo attivo di usare il nostro tempo per la gloria di Dio, e per il bene del suo popolo. Dobbiamo vivere così, perché come dichiara il versetto, i giorni sono malvagi. I giorni sono malvagi, molto, molto malvagi. Viviamo in un'epoca in cui ogni giorno il mondo ci offre tanti modi di investire il nostro tempo che non producono alcun frutto duraturo. Ci sono sempre stati modi di sprecare il tempo, però oggi, possiamo spendere male il tempo senza nemmeno uscire di casa. Oggi, sprecare il tempo è diventato più facile che mai. Oggi, ci sono tante attività attraenti, che piacciono alla nostra carne, in cui possiamo investire il nostro tempo. Dobbiamo prendere quel tempo, e investirlo in quello che porta frutto per l'eternità. Questo è il senso di riscattare il tempo. Nella Bibbia, la parola “riscattare” è sempre legata ad un grande costo, è sempre un sacrificio. E in realtà, per poter riscattare il tempo per il regno di Dio, ci costerà caro, sarà un vero sacrificio. L'unico modo di riscattare il tempo è di dire “no” alla nostra carne, “no” alle nostre preferenze, e spesso, “no” alle persone che vogliono che passiamo del tempo con loro in qualche modo che non porta alcun frutto per l'eternità. Riscattare è costoso ed è un sacrificio. Però, ne vale la pena!

-v.17- "Perciò non agite con leggerezza" o come traduce il Diodati "Non siate perciò disavveduti". In altre parole, non dobbiamo essere stolti nell'uso del nostro tempo. Vivere secondo la nostra voglia, vivere in base a come ci sentiamo in un dato momento, vivere per le nostre preferenze, è vivere stoltamente. Vivere così è vivere come dei disavveduti, è vivere senza avere buon senno, è vivere senza usare l'intelligenza spirituale che Dio ci ha dato quando ci ha salvato. In questo versetto, Dio ci comanda e ci esorta a non essere disavveduti! Come prima ci ha esortato a risvegliarci, a non vivere più come se fossimo spiritualmente morti, qua ci comanda a non vivere da stolti, vivendo per quello che non porta frutto per l'eternità! Vivere per la gloria di Dio è l'unica vita che vale. Una vita così non sarà mai veramente apprezzata dal mondo, ma porterà gloria a Dio e gioia al nostro cuore!
"Capire quale sia la volontà del Signore" La vera saggezza è di informarci su qual è la volontà di Dio in ogni decisione della vita, e poi, vivere secondo la sua volontà. Perciò, qua, abbiamo il comandamento di intendere quale sia la volontà di Dio, ovvero, dobbiamo informarci su quale sia la sua volontà. Solamente così potremo fare la volontà di Dio. Notiamo che dobbiamo conoscere la volontà di Dio, non la nostra, non quella della religione, non quella di qualcun altro. Dobbiamo conoscere la volontà di Dio stesso. E come possiamo conoscere la volontà di Dio? Tramite la Parola di Dio, la Bibbia. Per questo dobbiamo avere un grande impegno, che dura tutta la vita, di leggere e studiare e conoscere sempre meglio la Parola di Dio. Per questo abbiamo bisogno di avere insegnanti che abbiano il dono di insegnare, e che siano diligenti a dividere rettamente la Parola di Dio. Impegniamoci, in ogni campo della vita, prima di tutto a conoscere bene la volontà dell'Eterno, e poi a camminare in quella verità. Così, potremo camminare con diligenza, riscattando il tempo, camminando come figli di luce!

-v.18- "Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza" Un credente dovrebbe stare in guardia a non bere mai più di un minimo di alcool. Non dovrebbe mai arrivare al punto in cui i suoi pensieri sono minimamente ostacolati od offuscati non permettendoci di camminare in modo degno nella nostra vocazione, come figli di luce. Questo versetto sta parlando di due modi di arrivare ad uno stato di euforia di cuore, uno giusto, e uno peccaminoso. È peccato quando cerchiamo di arrivare ad un sostituto della gioia che Dio ci offre, per una via sbagliata. Come esempio di una via sbagliata, questo versetto ci parla di un uso eccessivo di vino, di alcool. L'uso eccessivo di alcool è vietato nella Bibbia. Troviamo ripetutamente versetti che ci avvertono di non essere attaccati al vino. Per esempio, parlando delle qualifiche degli anziani, in 1Timoteo 3:3 o in 1Timoteo
3:8che ci parla dei diaconi  o in Tito 2:3 che ci parla delle donne anziane. La parola greca qui tradotta con “dissolutezza” è una parola che vuol dire letteralmente “non salvato”, e descrive una vita abbandonata ai piaceri. È una vita estrema, una vita senza freni, una vita dedicata a divertirsi, una vita senza moderazione, una vita lontana da una vita ordinata e vissuta con serietà. Chi beve troppo vino non è sotto il controllo dello Spirito di Dio, ma è sotto il controllo del vino. La Bibbia non descrive specificatamente la quantità che si può ingerire, però, possiamo capirlo tenendo in mente che un credente dovrebbe essere sempre nel pieno controllo dei suoi pensieri e azioni. Non dobbiamo mai essere minimamente ostacolati dal capire la volontà di Dio. E si sa che molto prima di essere inebriati, la capacità di pensare bene è già limitata. Non dobbiamo mai arrivare a bere al punto da essere rallentati nei nostri pensieri!
"Ma siate ricolmi di Spirito" È da notare il doppio contrasto: ricolmi anziché ubriachi, lo Spirito Santo anziché vino. Paolo dice “spirito”, ma in base al fatto che spesso nella Scrittura troviamo comandamenti di essere ripieni dello Spirito Santo, possiamo sapere che sta parlando dello Spirito Santo. In Atti 2, troviamo un parallelo all'ubriacarsi e all'essere ricolmi o ripieno dello Spirito Santo. Il brano sta descrivendo gli avvenimenti nel giorno della Pentecoste, quando i discepoli furono riempiti dallo Spirito Santo, ma furono accusati di essere riempiti di vino Atti 2:4;13. Dio non ci comanda di pregare per questo. In questo versetto, il comandamento è un verbo passivo all'imperativo. Essendo il verbo “siate ripieni” un imperativo, è un qualcosa che dipende da noi. Dio non ci comanda mai ciò che non possiamo fare. Ci comanda piuttosto qualcosa che è possibile per noi che siamo in Cristo. Quindi, possiamo essere ripieni di Spirito tutti i giorni, se ci arrendiamo a Dio e scegliamo di camminare secondo la guida e il controllo dello Spirito Santo in ogni campo della vita. Quindi, alla domanda: “cosa bisogna fare per essere ripieni di Spirito Santo?” la riposta è molto semplice, ed è alla portata di ogni credente, giovane nella fede, o credente da tanti anni. Per essere ripieni di Spirito Santo basta camminare umilmente, confessando il peccato, e seguendo la guida dello Spirito Santo in ogni campo della vita. Il credente che cammina così sarà ripieno di Spirito Santo ogni giorno. L'essere riempiti con lo Spirito produce tesori di vera gioia, porta a camminare in santità e soddisfa veramente il cuore. Inoltre, rende più capace a comprendere la volontà di Dio, che è un aspetto di camminare come figli di luce. Essere ripieno dello Spirito Santo vuol dire essere pienamente controllato dallo Spirito Santo in ogni aspetto della vita. Vuol dire intendere la volontà di Dio, e poi, fare quella volontà. Chi è pieno dello Spirito Santo è pieno di frutti di giustizia, frutti che durano, e cammina come figlio di luce. Questa è la vita che Dio intende per ogni vero figlio di Dio! Non vivere ripieni dello Spirito Santo vuol dire vivere nel peccato, perché Egli riempie ogni vero credente che cammina in ubbidienza e fede. Quanto è importante e quanto è stupendo essere ripieni di Spirito! Perciò, sarebbe importante a questo punto riconoscere quello che ci ostacola dall'essere ripieni di Spirito. Grazie a Dio, ci sono tante cose che non possono ostacolarci minimamente in sé dall'essere ripieni di Spirito. L'unica cosa che può ostacolarci dall'essere ripieni di Spirito è il nostro peccato non confessato. Quando il nostro orgoglio ci ostacola da confessare qualche peccato, non importa quanto ci impegniamo, non importa quanto preghiamo, non importa il fatto che abbiamo buona dottrina, non saremo mai ripieni di Spirito Santo finché restiamo in quella condizione. Detto in parole semplici: nulla e nessuno al di fuori di noi stessi può ostacolarci dall'essere costantemente ripieni di Spirito Santo! Allo stesso tempo, non potremo mai essere ripieni di Spirito Santo finché abbiamo peccato non confessato nel nostro cuore.

-v.19- "Parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali" Quando siamo ripieni Spirito Santo, questo nostro essere produce in noi un modo nuovo di parlare, e ci spingerà perfino a cantare. Quando siamo ripieni dello Spirito Santo, è naturale parlarci gli uni gli altri con salmi, inni, con cantici spirituali, cantando e lodando col nostro cuore al nostro Signore! Questo ci porta ad essere ancora più ripieni di Spirito Santo. Uno si potrebbe chiedere quale sia la differenza fra salmi, inni e cantici spirituali. La Bibbia non spiega la differenza fra queste parole. A volte la Bibbia usa la parola “inni”, e sembra che si riferisca al fatto di cantare i Salmi. In ogni caso, tutti e tre parlano del fatto di parlare o cantare adorazioni e lodi a Dio. Quello che è chiaro è che quando siamo ripieni dello Spirito Santo parliamo gli uni gli altri con salmi, e anche cantiamo gli uni gli altri con inni e cantici spirituali. In altre parole, siamo pieni di parole che glorificano Dio. Quando viviamo così, edifichiamo gli uni gli altri ed in più, Dio viene glorificato. Bisogna essere ripieni dello Spirito Santo per vivere così! Quindi, una credente dovrebbe chiedersi: sto parlando delle cose di Dio, le cose che danno gloria a Dio, e che edificano gli altri credenti nella mia vita? Ho canti e inni nel mio cuore, che escono dalla mia bocca?

-v.20- "Ringraziando continuamente" Non solo dobbiamo parlarci con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e lodando col nostro cuore al Signore, ma dobbiamo anche rendere grazie continuamente per ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. Cosa vuol dire rendere grazie? Vuol dire riconoscere in modo specifico i benefici che abbiamo ricevuto da Dio, e ringraziarLo per questi benefici. Questo implica alcune cose. Per primo, implica che la persona riconosce che i benefici che ha non li ha meritati o guadagnati. Secondo, vuol dire che riconosce di non essere degno di quello che ha ricevuto, è terzo, vuol dire che riconosce che i benefici che ha ricevuto da Dio sono tanti e sono grandi Colossesi 2:7. Notate che il versetto dichiara che dobbiamo rendere grazie continuamente. Chiaramente, questo vuol dire ringraziare Dio dopo che abbiamo ricevuto la sua cura, dopo che ci ha liberato da una prova, dopo che ha fatto passare il pericolo. Per esempio, gli israeliti hanno ringraziato Dio dopo che avevano oltrepassato il mare. Nel Salmo 117, il salmista ringrazia Dio dopo che la sua preghiera fu esaudita. In Apocalisse 15, vediamo che la moltitudine ringrazierà Dio per tutta l'eternità per la salvezza che hanno ricevuto da Dio. Però, possiamo anche ringraziare Dio in mezzo alle prove, perché anche nelle prove, Egli sta con noi, e perché sappiamo per fede che Egli ci farà uscire dalla prova nel modo migliore. Vediamo un esempio di questo nella vita di Giona, che ringraziava Dio mentre era ancora nel ventre del pesce Giona 2:1,9. Dobbiamo rendere grazie continuamente per ogni cosa. Quindi, dobbiamo essere veramente grati, ed esprimere questa gratitudine, per ogni benedizione, sia materiale che spirituale, sia naturale che sovrannaturale. Questo comprende le benedizioni passate, le benedizioni presenti, e le benedizioni future che ci sono state promesse in Gesù Cristo. È giusto anche ringraziare Dio per tutto quello che non ci è stato dato, perché non erano le cose giuste. Come possiamo ringraziare Dio in mezzo alle prove più pesanti, che ci fanno molto male? Qua, la chiave sta nel ricordare la sovranità di Dio, e la preziosa promessa in Romani 8:28. Questo versetto ci spiega anche che questo ringraziamento deve essere fatto nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. Dio ci dona tutte le cose “con Lui, con Gesù”. È in Gesù Cristo che noi abbiamo ogni benedizioni. Gesù è il mezzo per il quale riceviamo ogni benedizione da Dio, e perciò, dobbiamo ringraziare Dio nel nome di Gesù Cristo.

-v.21- "Sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo" C'è una reciproca sottomissione che i cristiani devono gli uni agli altri, sentendo il dovere di portare i pesi reciprocamente: non prevaricando gli altri, né cercando di dominare gli uni sugli altri ma con vicendevole comprensione e sottomissione nel timore di Dio. Questo versetto ci apre la porta a ciò che l'apostolo ci dirà nei versetti seguenti che appunto mettono l'accento su questa reciproca sottomissione nel e per il timore di Cristo.



Vers. 22-33 Mogli e mariti

-v.22- "Mogli, siate sottomesse" La parola centrale che determina il ruolo della moglie nei confronti del marito, e quindi, che descrive il ruolo della chiesa con Cristo, è la sottomissione. La chiesa, l'insieme dei credenti, e perciò, ogni singolo credente, deve essere sottomesso a Cristo. La parola sottomissione in Greco vuol dire mettersi volontariamente sotto l'autorità di un capo. È importante notare che è un atto volontario, quindi, riguarda non solo il comportamento, ma anche il cuore. Perciò, non è solo l'ubbidienza, è anche un cuore che vuole ubbidire, un cuore che si mette volontariamente sotto l'autorità del suo capo, che è Cristo. Se cerchiamo di tenere certi campi della nostra vita sotto il nostro controllo, non stiamo camminando in comunione con Cristo. Se facciamo quello che dovremmo fare, ma con il muso, non siamo veramente sottomessi. Una verità importantissima da ricordare sempre è che Dio ha creato il matrimonio per rispecchiare il rapporto fra Cristo e la Chiesa. Però, è un rapporto in cui il marito è capo della famiglia, e la moglie è sottomessa a lui. A volte, consideriamo la sottomissione come se fosse una forma di schiavitù. Ma lo è veramente? Un contadino che si sottomette alle leggi della natura, che cura i suoi campi e i suoi animali sottomettendosi pienamente alla legge della natura che Dio ha stabilito, è uno schiavo? Il fatto che si sottomette ad ogni aspetto della legge è un peso negativo? Non è piuttosto l'unico modo che può vivere per essere benedetto? Quindi sottomettersi in un ruolo stabilito da Dio non è una schiavitù, piuttosto è agire con vera saggezza e vera libertà, per ottenere le benedizioni di Dio. Sottometterci ai comandamenti di Dio in ogni campo della vita è la via per avere una vita benedetta. La vera schiavitù non è l'essere sottomessa secondo il piano di Dio, piuttosto, la vera schiavitù è essere schiavo del peccato. La vera libertà sta nel fidarsi totalmente di Dio e ubbidirGli. Perciò, quando la moglie si sottomette al marito perché lei si fida di Dio, quella moglie sarà veramente libera. Sarà curata da Dio, e sarà veramente benedetta. La sottomissione secondo i comandamenti di Dio non è schiavitù. Nel testo biblico, il verbo usato “siate sottomesse” è un imperativo. Non dipende dal fatto di avere un marito buono, né dal fatto che il marito abbia o non abbia ragione in una certa decisione. Questo comandamento non è condizionato dal comportamento del marito, né dallo stato spirituale o intellettuale del marito. Il comandamento è un comandamento diretto alla moglie. Perciò, se una moglie non è sottomessa a suo marito, sta peccando contro Dio. Ogni volta che scegliamo di non ubbidire a qualsiasi comandamento, non stiamo dimorando in Cristo, non siamo riempiti di Spirito, e così, non possiamo avere il frutto dello Spirito. Quindi, la sottomissione della moglie al marito, come ogni comandamento di Dio per ogni credente, è un comandamento, non un'opzione. Dio comanda ad ogni moglie di essere sottomessa al proprio marito in ogni cosa. Per rendere il comandamento ancora più chiaro, Dio comanda: “come al Signore.” Mogli, questo insegnamento è molto, molto chiaro. Salvo nei casi in cui il marito chiede alla moglie di fare qualcosa che è chiaramente contrario ad un comandamento di Dio, la moglie deve sottomettersi al marito in ogni cosa, come a Cristo.

-v.23- "Come anche Cristo è capo della chiesa" Dio comanda che il marito sia il capo della moglie, che quindi, egli si identifichi totalmente con lei, in modo che tutta la gloria che riceve lui, arrivi anche a lei, e lui si impegna totalmente per guidare e curare la moglie, come Cristo si impegna totalmente per curarsi della chiesa. Noi siamo il corpo di Cristo, la sua chiesa, Lui è il nostro Salvatore. Senza un Salvatore, saremo perduti, saremo ancora sotto condanna eterna, senza alcuna speranza vera. Nessun uomo potrebbe mai salvarci, perché nessuno può salvare nemmeno se stesso. Solo Cristo Gesù, Dio incarnato, è in grado di salvarci. Egli ci salva interamente. Ci salva dai nostri peccati, e ci salva per godere le benedizioni della comunione con Dio. Pertanto la chiesa è sottomessa a Cristo perché ora Egli è il nostro capo.

-v.24- "Così anche le mogli devono essere sottomesse" Dio chiama la donna a essere sottomessa al marito in ogni cosa ma non ci sarà mai vera sottomissione come la scrittura richiede se non ci è chiaro il concetto di vera e totale sottomissione della chiesa al suo capo che è Cristo Gesù. Una donna che vive pienamente e di cuore il comandamento di essere sottomessa a Gesù perché è il suo capo celeste, certamente comprenderà più facilmente l'importanza di essere volontariamente sottomessa al suo capo terreno che è il marito in ogni cosa. In pratica, che cosa vuol dire essere sottomessa al marito in ogni cosa? Vuol dire che quando il marito chiede alla moglie qualcosa, lei dovrebbe rispondere affermativamente, non solo con le parole o con le azioni, ma anche con l’atteggiamento perché è sottomessa a Gesù. Per quanto riguarda il marito, egli NON è il salvatore della moglie, in quanto Cristo è il Salvatore della Chiesa. Tuttavia, essendo egli la guida della famiglia, ha il compito di aiutare la moglie a crescere nella santità, e di provvedere per lei. Infatti, come Cristo è Colui che provvede ogni cosa per la sua sposa, la Chiesa, e la salva in ogni senso, il marito ha il ruolo di provvedere e di curare la moglie.

-v.25- "Mariti, amate le vostre mogli" Il marito è chiamato ad amare sua moglie. Che cosa intende Dio con questo comandamento? Dio chiama il marito ad amare la moglie come Cristo ama la sua sposa, la chiesa! Gesù Cristo ha amato la chiesa, come l’ama tuttora, e ha dato se stesso per lei. Il senso di questo “dare se stesso” è che si è dato come sacrificio per poter salvare le persone che dovevano fare parte della chiesa. Notiamo che l’amore di Cristo non era solo un amore sentimentale, ma un amore d’azione. L’amore di Cristo era un impegno, un impegno totale, che si trasformava in una sacrificio totale. Rimane così tuttora Filippesi 2:5-8. L’amore di Gesù per la Chiesa, che è il modello che ogni marito dovrebbe seguire, lo spinse a sacrificarsi totalmente, fino alla morte, per il bene della Sposa. Durante la vita di Gesù, Egli sacrificava in continuazione le sue preferenze e quello che sarebbe stato comodo, per poter curare gli altri nel modo migliore. Il suo sacrificio sulla croce fu il suo più grande sacrificio, però, era solo l’ultimo di tanti sacrifici. Gesù sacrificava tutto per curare le sue pecore. Egli viveva pensando sempre al loro bene. Sacrificava tutti i suoi diritti, per poter compiere la volontà di Dio e salvarsi un popolo. Quando leggiamo dell’amore di Cristo, e i suoi sacrifici, non stiamo leggendo di un semplice avvenimento storico, stiamo leggendo di quello che il NOSTRO Signore fece per NOI. Che Dio ci aiuti a comprendere più a fondo la grandezza dell’amore di Dio per noi in Cristo Gesù! L’amore di Cristo non era un semplice sentimento, era un impegno senza limiti, che lo spinse a sacrificarsi totalmente per salvarci. Dio ci chiama ogni marito cristiano ad amare la propria moglie proprio come Cristo ama la chiesa, sacrificandosi per lei. Quindi, ogni marito è chiamato ad avere un amore che è un impegno, e che si esprime in azioni, e in sacrifici costanti, per la propria moglie. I sentimenti sono importanti, ma non bastano. I fiori ogni tanto sono una bella cosa, ma l’amore di Cristo è un amore costante e totale.

-v.26- "Per santificarla" È impossibile per l’uomo lavare se stesso. Per poterci santificare, Cristo ha dato se stesso, ha dato se stesso come sacrificio, morendo al posto dei peccatori, prendendo la loro condanna, per coprirli con la sua giustizia. Al momento della salvezza, siamo diventati legalmente puri agli occhi di Dio, perché siamo coperti con la giustizia di Cristo. La santificazione è l’opera in cui Dio ci trasforma in pratica quello che siamo legalmente. Il versetto dice: “Dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola.” Qui, si parla dell’atto della salvezza, quando una persona, avendo sentito il vangelo, crede, e viene giustificata. L’acqua della Parola è l’annuncio del Vangelo, in cui viene annunciata l’opera di Cristo sulla croce Giovanni 17:17-19 1 Corinzi 6:9-11. Quindi, l’amore di Cristo lo spinge a salvare una persona, per poi santificarla. Lui usa la Parola di Dio in quest’opera, come anche lo Spirito Santo.

-v.27- "Per farla comparire davanti a sé" Gesù fa questo per la Chiesa per il traguardo finale di farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Gesù Cristo sta preparando la Chiesa, ossia, i credenti, a comparire davanti a Sé; in altre parole, Gesù Cristo sta preparando la propria sposa. Egli la presenterà a Sé perfetta e santa. I corpi dei santi saranno come il corpo glorioso del Cristo risorto. Le loro anime saranno completamente conformate all’immagine di Cristo, e così, potranno avere comunione perfetta e continua con Lui. La Chiesa sarà completamente liberata da ogni ipocrisia e dai falsi credenti, non ci sarà alcun insegnamento falso, non ci sarà alcun peccato, non ci sarà alcuna debolezza o mancanza. In questo stato glorificato, i credenti saranno in grado di passare tutta l’eternità nella presenza di Dio. Quindi, l’amore di Cristo per la Chiesa lo spinse a dare se stesso per salvarla, con lo scopo di santificarla, in modo da presentarla davanti a sé pura e senza macchia. Quando sembra che non riusciamo a vivere come vorremmo, e continuiamo a cadere nel peccato, ricordiamo che l’opera che Cristo ha iniziato in noi, Egli la porterà a compimento. È Cristo stesso che è all’opera in noi. Rallegriamoci in questo. Ribadiamo con forza questo concetto, l'amore di Cristo per la Chiesa ha come scopo quello di portare la Chiesa con Sé, in cielo, per tutta l'eternità, come sposa, affinché la Chiesa possa gioire nella Sua presenza, glorificarLo per tutta l'eternità e godere del Suo amore per Lei. Per rendere questo possibile, Gesù Cristo deve purificare e santificare la Chiesa.

-v.28- "Allo stesso modo" Consideriamo il fatto che ogni marito è chiamato ad amare la propria moglie, così come Cristo ama la chiesa. Quando un marito manca nella cura della propria moglie, manca nella cura di se stesso. La cura che Cristo dà alla chiesa è una cura perfetta e completa. Similmente, la cura che ogni marito è chiamato a dare alla propria moglie è una cura completa e perfetta. Non basta una semplice cura economica. Tanti mariti credono che basti lavorare tanto per provvedere economicamente per le loro mogli e così credono di avere adempiuto le loro responsabilità. Questo è un concetto sbagliato. Certamente, un aspetto della cura che un marito è chiamato a dare è provvedere materialmente. Però, il marito è anche chiamato a provvedere cura spirituale e morale per la moglie. Un punto importante è di tenere in mente che la cura di Cristo per la Chiesa, ovvero, per ogni vero credente, è una cura completa, che riguarda ogni aspetto della vita. È una cura basata su un profondo amore per la Sposa di Cristo, un amore che spinge Cristo a sacrificarsi. Ogni marito è chiamato a seguire l’esempio di Cristo, e quindi ad amare la propria moglie con un amore pronto a sacrificare se stesso, curandola teneramente. In che misura bisogna amare la propria moglie? Bisogna amarla come si ama se stessi. Il punto da capire in questo brano è che, di natura, un uomo è molto attento a riconoscere i bisogni del suo corpo e, una volta individuati, è altrettanto premuroso ad impegnarsi per provvedere al soddisfacimento di quei bisogni. Orbene, Dio chiede a ciascun marito di essere altrettanto pronto nel riconoscere i bisogni della propria moglie e nel soddisfarli adeguatamente. Quindi, la domanda: “Qual è la più grande responsabilità del marito nei confronti della moglie?”, ha come risposta la seguente affermazione: “La più grande responsabilità di un marito verso sua moglie consiste nell'amarLa come Cristo ama la Chiesa, il che vuol dire che ogni marito deve aiutare la propria moglie a crescere in santità.

-v.29- "Infatti nessuno odia la propria persona" Prima di tutto, in questo verso troviamo espresso un contrasto, quello fra l'odiare e l'amare veramente la propria carne, differenza che viene stabilita da quanto impegno si attua nel curarla. Il verso dice che “nessuno ebbe mai in odio la sua carne”. Ora, la moglie è una carne con il marito, perciò non bisogna mai odiare la propria moglie, perché è assolutamente contro natura odiare la propria carne. Con ogni dovizia, premura, pazienza e meticolosità, cerchiamo sempre di curare il nostro corpo e non ci agitiamo mai contro una parte di esso quando sta male. Siamo estremamente pazienti con il nostro corpo in tutte le sue debolezze. Non solo non si odia la propria carne, ma la si nutre e la si cura teneramente. Questo descrive sia quello che si fa, sia il modo in cui si fa ciò. Si nutre la propria carne e ci si impegna a provvedere per tutti i suoi bisogni. È un impegno immenso, un impegno costante, un impegno che viene dal profondo del cuore. Ogni uomo esercita giornalmente un grandissimo impegno nel curare il proprio corpo e spesso, tale cura va molto oltre il solo provvedere per i bisogni strettamente necessari, arrivando a provvedere anche per desideri e preferenze. Quindi, un marito si impegna a nutrire il proprio corpo ed anche a curarlo in tantissimi modi, in ogni modo in cui c'è bisogno ed anche desiderio. Allora, il punto da cogliere in tutto quello che si sta dicendo è che un marito è chiamato ad amare sua moglie, che comprende il curarla e il provvedere per lei, con lo stesso impegno e cuore che ha nel curare se stesso. Il brano ci mostra che il marito si impegna grandemente nel curare se stesso. Perciò il comandamento di Dio per ogni marito consiste nell'impegnarsi immensamente nel curare sua moglie in ogni cosa e nel farlo con grande tenerezza. Teniamo a mente che il marito è chiamato a curare la propria moglie con tenerezza. Questo è un comandamento che esprime ciò che un marito deve fare.

"Come anche Cristo fa per la chiesa" Notate la frase: “come anche Cristo fa con la chiesa”. Cristo cura la Chiesa perfettamente. Egli è sempre attento ad ogni Suo bisogno e Le provvede sempre la cura giusta. Una parte fondamentale della cura di Gesù Cristo per la Chiesa è di essere sempre ben informato sulla condizione della Chiesa. Non si può curare se non si sa qual è il bisogno. Gesù Cristo sa sempre quali sono i bisogni della Chiesa. E perciò, una parte della cura del marito per la propria moglie consiste nell'essere informato di quali sono i suoi bisogni per poi poter provvedere adeguatamente ad essi. Un marito deve conoscere sua moglie. Deve impegnarsi ad essere al corrente di qual è la situazione della moglie. Deve capire quali sono i suoi bisogni, quali sono le sue paure, quali sono i suoi pensieri, quali sono i suoi sogni. Solo così può avere la cura giusta e tenera come quella che Cristo ha per la Chiesa e come quella che egli stesso ha per il proprio corpo 1Pietro 3:7. Una traduzione più letterale, dal greco, della frase di 1Pietro 3:7 “con il riguardo dovuta alla donna” sarebbe “secondo conoscenza”. Dio comanda al marito di vivere con sua moglie secondo conoscenza, ovvero, il marito deve impegnarsi a conoscere veramente la moglie, per sapere meglio come curarla.

-v.30- "Poiché siamo membra del suo corpo" Gesù ci considera il Suo corpo, la Sua carne. Perciò, la sua cura di noi è una cura intima, una cura perfetta, una cura tenera. Gesù non verrà mai meno nella Sua cura di noi. È una cura perfetta, una cura costante, una cura potente, una cura giusta. Ed è una cura fatta sempre con amore. Gesù ci conosce a fondo e sa sempre qual è la cura che ci serve. Quindi, è giusto che ogni marito consideri questo come modello da seguire nel come amare la propria moglie. Però, prima ancora di considerare i nostri doveri, è giusto meditare sull'immensità di questa benedizione e gioire profondamente per chi siamo per Gesù Cristo. Essendo il corpo di Cristo, essendo membra della Sua carne e delle Sue ossa, possiamo essere tranquilli che Gesù Cristo non ci abbandonerà e non ci trascurerà mai, ma piuttosto ci curerà sempre in modo perfetto, finché non ci porterà nella Sua presenza in cielo. Certamente, è giusto pregare per la cura di Dio, ma, allo stesso tempo, è giusto anche ringraziarLo per tale cura. Ad ogni marito dico: “Ricordati che tua moglie è parte di te. Dal giorno che siete sposati, DIO stesso vi ha uniti. Siete una carne. Amare tua moglie è amare te stesso!” E, quindi, voglio incoraggiare ogni marito che è in Cristo Gesù a meditare molto sulla cura che riceve da Lui. Il comandamento di amare la propria moglie è una conseguenza dell'amore che Cristo ha per il Suo popolo. Quindi, non è un comandamento gravoso!

-v.31- "Perciò l'uomo lascerà" È importante che ogni marito ricordi che il matrimonio è un tipo, ovvero un simbolo, del rapporto fra Cristo e la Chiesa, che è il Suo corpo. Infatti, Paolo conclude questo discorso, in Efesini 5, citando Gesù Matteo 19:4, che, a Sua volta, citava Genesi 2:24. Nel piano di Dio, un uomo trova la donna giusta per lui, lascia la sua famiglia, si unisce a sua moglie e i due diventano una sola carne. Tutto questo parla molto più che del rapporto intimo fra marito e moglie e parla appunto di un'unione che rispecchia quella fra Gesù Cristo e il Suo corpo, la Chiesa. Nel piano di Dio, è un'unione indissolubile. Queste parole contengono la legge del matrimonio e sono una profezia di ciò che dovrebbe essere; esse sono parole stabili contro la poligamia e producono quell'affetto reciproco che ci deve essere in una coppia. Nella società in cui viviamo, per un uomo e una donna che decidono di convivere, il matrimonio è un qualcosa di facoltativo ed è un qualcosa che si può tralasciare di sottoscrivere e rispettare. Nel piano di Dio, esso è invece il rapporto che Egli intende fra l'uomo e la donna e dovrebbe durare per tutta la vita.

-v.32- "Questo mistero è grande" Queste parole hanno qualcosa di misterioso in sé; è una figura ed un segno rappresentativo della misteriosa unione tra Cristo e il suo popolo. L'allontanamento dal padre e dalla madre prefigurava la venuta di Cristo che lasciava il Padre e la sua venuta in questo mondo nella natura umana; il suo distacco dai suoi genitori terreni per al suo popolo e il suo servizio per loro; l'uomo che si affeziona alla moglie esprime molto appropriatamente il forte affetto di Cristo per la sua chiesa, e la comunione vicina che c'è tra loro; il loro essere una sola carne denota l'unione di loro; e in effetti, il matrimonio di Adamo ed Eva era un tipo di Cristo e della sua chiesa. Adamo fu creato prima di Eva, quindi anche Cristo era prima della sua chiesa; Dio pensava che non fosse conveniente che l'uomo fosse solo, quindi neanche Cristo doveva restare solo, infatti Dio ha stabilito che Gesù avrebbe avuto compagni e compagne con lui. La formazione di Eva da Adamo era tipica della generazione della chiesa da Cristo; Eva era stata creata da Adamo mentre dormiva, il che ci parlano delle sofferenze e alla morte di Gesù per la redenzione della sua chiesa e del suo popolo.

-v.33- "Ma d'altronde, anche fra di voi …" L'apostolo ritorna al suo precedente soggetto e ricapitola i reciproci doveri di marito e moglie, dopo che li aveva applicati all'esempio di Gesù Cristo e della sua chiesa; il desiderio dell'apostolo è che in particolare ogni credente sposato afferrasse la grande verità e l'importanza delle indicazioni e degli insegnamenti dati: che il marito ami sua moglie come se stesso, poiché loro due sono una sola carne e la moglie rispetti suo marito poiché ha lasciato il padre e la madre per lei, ed ora è il suo capo.

 

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