EFESINI CAP. 5
In
Efesini 4 abbiamo letto il comandamento di spogliarci del vecchio uomo e
di rivestirci dell'uomo nuovo. Che immenso privilegio è quello di
essere stati liberati dal peccato in modo da poter fare questo! Nei
versetti successivi a quel comandamento, ci sono varie applicazioni
specifiche su come realizzare concretamente ciò.
Vers. 1-21 Spogliarsi del vecchio uomo e rivestirsi dell'uomo nuovo (continua)
-v.1- "Siate dunque imitatori di Dio"
È da notare che all'inizio del versetto troviamo la parola “dunque” che
quasi sicuramente fa riferimento al verso 4:31, in cui riconosciamo che
Dio è benigno e che ci perdona. Ogni comandamento è fondato sulle
benedizioni che abbiamo ricevuto da Dio. Noi dobbiamo imitare Dio perché
siamo figli amati da Lui. In cosa dobbiamo imitare Dio? Non nelle sue
opere di infinita saggezza e potere onnipotente, il che è impossibile;
ma in atti di giustizia e santità, e particolarmente in atti di
misericordia, bontà e beneficenza; come nel perdonare ingiurie e offese,
e nel distribuire liberamente alle necessità dei santi, in pratica
imitarlo nella sua santità. Chiaramente, per poter imitare Dio dobbiamo
conoscerLo sempre di più. Dobbiamo leggere la Bibbia considerando il
carattere di Dio e come Egli vede il peccato. Imitare qualcuno è la
reazione naturale che si ha quando si ama e si stima quella persona. Un
aspetto dell'essere veri figli di Dio consiste nell'imitare Dio! Quando i
nostri cuori sono fissati su Dio, quando siamo presi dal Suo amore per
noi, quando siamo colpiti dalla Sua gloria e dalla Sua grazia nei nostri
confronti, sarà naturale imitarLo.
"perché siete figli da lui amati"
La ragione per la quale dobbiamo essere imitatori di Dio è perché siamo
figli da Lui amati o come traduce il Diodati "carissimi". In altre
parole, è in quanto siamo figli di Dio, carissimi a Lui, che dobbiamo
imitare Dio, nostro Padre in cielo! Siamo figli amati da Dio stesso, non
con un amore umano che vacilla o può cambiare, ma piuttosto con l'amore
divino di Dio, un amore perfetto, un amore che non cambierà mai Romani
8:31-39. Essere amati da Dio vale più di qualunque altra cosa nella
vita! Non esiste benedizione terrena, né privilegio o piacere del mondo
che è minimamente paragonabile ad essere amati da Dio! Questa è la base
sulla quale è fondato il comandamento di imitare Dio. Non dobbiamo
imitare un Dio lontano da noi, un Dio estraneo a noi, piuttosto dobbiamo
imitare Colui che è il nostro Padre celeste, Colui che ci ama con un
amore infinito.
-v.2- "Camminate nell'amore" Arriviamo ad
un secondo comandamento, quello di camminare nell'amore, cioè in modo
tale da rispecchiare il modo in cui Cristo ha amato noi. In altre
parole, questo è un comandamento che ci esorta ad imitare l'amore di
Gesù Cristo. Tutta la legge è riassunta nell'amore Marco 12:28-33.
La vera vita cristiana è una vita che si fonda sull'amare veramente gli
altri, iniziando con quelli di casa, continuando con quelli in chiesa e
infine raggiungendo anche tutti gli altri. Tutto il nostro impegno per
Dio non vale nulla se non amiamo veramente come Cristo ha amato noi.
Certo, è importante impegnarci, è importante spenderci per il regno di
Dio e per il bene degli altri. Però, se non abbiamo vero amore, tutto il
nostro impegno non ci giova a nulla Corinzi 13:1-3 Filippesi 2:1-8.
"Come anche Cristo vi ha amati"
Cristo Gesù ci ha amati andando alla croce per noi, sacrificando ogni
Suo diritto e ogni Suo bene per procurarci una redenzione eterna in
luogo dell'eterna condanna e separazione da Dio di cui eravamo
meritevoli in virtù dei nostri peccati. Noi dobbiamo camminare
nell'amore, ovvero dobbiamo amarci gli uni gli altri, perché Cristo ha
amato noi, dando la Sua vita per salvarci Giovanni 15:12-13. Camminare
nell'amore vuol dire, perciò, seguire l'esempio di Gesù e perciò
significa dare la nostra vita per gli altri, nel senso di farlo giorno
per giorno nel modo in cui viviamo. Questo non è un semplice sentimento,
ma rappresenta un sacrificio. Gesù Cristo ha dato se stesso, non solo
sacrificandosi sulla croce, ma anche, come descrive Filippesi 2:5-11,
spogliandosi della Sua gloria. Molto più del solo offrire un dono, Gesù
ha dato Se stesso! O che possiamo essere colpiti dalla grandezza di
questa verità incredibile! Colui che ha creato il mondo, Colui che
sostiene ogni cosa, Colui davanti al quale ogni ginocchio si piegherà,
EGLI ha dato la Sua vita per salvarci dai nostri peccati. Che immenso,
infinito e meraviglioso atto di amore per noi!
"in offerta e sacrificio a Dio" Efesini 5.2
continua e dichiara che Cristo ha dato Se stesso per noi in offerta e
sacrificio a Dio come un profumo di odore soave. Il Padre ha accettato
la Sua offerta, dato che, essendo Gesù Cristo assolutamente santo e
senza peccato, il Suo sacrificio era gradito a Dio perché era un
sacrificio perfetto, un sacrificio senza macchia alcuna. Perciò esso era
come un profumo di odore soave per il Padre. Perciò la nostra salvezza è
sicura, perché è fondata sul sacrificio di Gesù Cristo e quel
sacrificio è sicuro, pienamente accettato da Dio.
-v.3- "Come si addice ai santi"
Il versetto 3 ci parla di imitare Dio attraverso un cammino di santità,
evitando la fornicazione, l'impurità e l'avarizia. Agli occhi di Dio,
noi siamo santi per mezzo di Cristo. Pertanto dobbiamo comportarci in
modo santo perché, per grazia, siamo stati fatti santi. La parola santo è
una delle parole più importanti della Bibbia. Dio è santo, separato dal
peccato e, per mezzo di Gesù Cristo, noi siamo santi, ragion per cui
dobbiamo camminare come santi, in modo conveniente ai santi. La parola
santo qui vuol dire separato dal peccato e dedicato a vivere per Dio e a
servirLo. Dio ci ha eletti a salvezza per farci arrivare a stare per
tutta l'eternità nella Sua presenza, santi ed irreprensibili. La santità
è fondamentale per ogni vero figlio di Dio Efesini 1:3-4.
"La fornicazione"
La fornicazione, insieme all'impurità ed anche all'avarizia, non deve
essere nemmeno nominata nella vita di un credente. Essa non deve
esistere in alcuna forma. Che cos'è la fornicazione? La parola
fornicazione nel Nuovo Testamento è traduzione della parola Greca
“porneia” da cui deriva la parola “pornografia” in Italiano. In greco
questa parola ha un significato molto ampio e descrive qualunque atto o
desiderio sessuale al di fuori del matrimonio. Comprende perciò quello
che in Italiano viene chiamato con i termini di "adulterio,
fornicazione, incesto, omosessualità, rapporti lesbici, rapporti con
animali, eccetera". Comprende non solo un atto in sé, ma anche il
desiderio, perché Dio guarda non solo agli atti, ma anche al cuore.
Comprende atti fra fidanzati e fra qualsiasi coppia. Comprende anche i
desideri che uno può avere dentro. Quindi la fornicazione è cercare al
di fuori del matrimonio quello che Dio ha riservato esclusivamente al
rapporto matrimoniale. Come quasi per ogni peccato, anche nel caso della
fornicazione il praticarla vuol dire prendere qualcosa che Dio ha
creato buona e pura, in questo caso il sesso, e usarla in modo
sbagliato, in modo da renderla peccato. Parlando dell'adulterio che è
una forma della fornicazione, Gesù rende chiaro che la fornicazione
comprende non solo un atto, ma anche il desiderio che un uomo può avere
guardando una donna Matteo 5:27-28 2Pietro 2:14, desiderio che inevitabilmente porta a peccare Giudici 16:1 2 Samuele 11:1-4.
Un punto importante che voglio menzionare ancora è il seguente:
possiamo avere un comportamento santo ma un cuore impuro. Dio guarda il
cuore. Quindi la santità non è il risultato di un comportamento esterno,
ma è una condizione del cuore che poi produce un comportamento santo.
Si può avere un comportamento esterno santo senza un cuore santo, ma non
si può avere un cuore santo senza avere un comportamento santo.
"L'Impurità"
L'impurità comprende azioni e comportamenti impuri, ma anche pensieri e
parole impuri Romani 1:24-31 Galati 5:19-21. Ogni impurità nasce nel
cuore dell'uomo. Dio è Santo e dobbiamo tenere il nostro cuore puro
affinché sia una dimora santa per Lui Marco 7:20-23. Dio comanda
ad ogni vero figlio di Dio di tenersi puro da ogni forma di impurità,
non solo con le sue azioni, ma anche con le sue parole e con i suoi
pensieri, Di natura il nostro cuore è attirato dall'impurità, così come
il ferro da una calamita. Senza l'opera di Dio nel frenare l'uomo, opera
che lo Spirito Santo fa solitamente in una certa misura nella società,
gli uomini vivrebbero totalmente immersi nell'impurità. Sembra che siamo
in un'epoca in cui Dio abbia abbandonato gran parte della società ad un
livello profondo di impurità. O che possiamo camminare come luce in
questo mondo malvagio! Il punto importante è capire che qualunque cosa
che non è santa e pura, è impura e fa parte di quelle impurità che
dobbiamo assolutamente eliminare dalla nostra vita, anzi, come dice il
nostro versetto, che non devono nemmeno essere nominate fra noi che
siamo santi.
"L'avarizia" Oltre alla fornicazione e
all'impurità, dobbiamo togliere completamente anche l'avarizia dalla
nostra vita. L'avarizia è un peccato che la nostra società innalza come
un pregio. Infatti tanti credenti hanno difficoltà a capire quanto certe
forme di avarizia rappresentino un grave peccato perché essa è talmente
accettata nella nostra società che difficilmente la si riconosce come
tale. Che cos'è l'avarizia? Nella nostra società la definizione di
avarizia fa riferimento ad un eccessivo attaccamento al denaro, cioè,
secondo il metro della società, un avaro è colui che è molto attaccato
al denaro. Però, per noi credenti, in questo come in ogni altro caso,
ciò che importa davvero è il metro di Dio, non quello della società.
Infatti, il significato biblico di avarizia è molto più profondo. La
parola greca che è tradotta qui come avarizia è una forma di un
sostantivo che è composto da due parole: “avere” e “più”; quindi, come
radice, questa parola significa avere di più ed arriva poi ad indicare
pure il desiderare di avere di più di un qualcosa. Detto semplicemente,
l'avarizia è il forte desiderio di avere di più. In sé, questo non vuol
dire voler tanto, ma indica il semplice voler più di quello che uno già
possiede. Certamente il denaro è l'oggetto di molta avarizia, ma
l'avarizia non è limitata al desiderio di avere sempre più denaro.
L'avarizia riguarda principalmente il tipo di cuore che uno ha quando
desidera qualcosa. È un forte desiderio di avere di più, a prescindere
dal fatto che quello che si desidera serve o meno. Non sempre è
possibile ottenere quello che uno desidera, perciò l'avarizia non è
sempre visibile agli altri. Essa può restare nascosta nel cuore ma non
nascosta agli occhi di Dio. Per il mondo volere sempre di più non è un
qualcosa di negativo, Dio invece mette l'avarizia insieme alla
fornicazione e all'impurità. Quindi è un peccato estremamente grave
voler di più di quanto si ha già. Non è difficile capire perché la
fornicazione è un grave peccato e nemmeno comprendere perché lo è
l'impurità. Però, ci si potrebbe domandare, per quale motivo l'avarizia è
un peccato così grave? L'avarizia è un peccato grave perché essa
implica un fissare il proprio cuore sulle cose del mondo anziché su Gesù
Cristo. Quindi essa porta a mettere qualcosa nel nostro cuore al posto
di Gesù Cristo 1Giovanni 2:15-17. L'avarizia è una condizione del
cuore che produce un frutto nella vita che è un grave peccato agli
occhi di Dio. Teniamo in mente che la nostra società stimola l'avarizia
vivamente e fortemente. Basta pensare alle pubblicità e all'enfasi che
viene messa sulle cose del mondo, per avere chiaro in mente che evitare
ogni forma di avarizia ci porterà necessariamente a vivere in modo
diverso del normale.
-v.4- "Né oscenità, né parole sciocche o volgari"
nel versetto precedente lo S. Santo, tramite l'apostolo Paolo,mette
l'accento su come si esterna il peccato che è dentro il cuore dell'uomo
tramite comportamenti sconvenienti e peccaminosi, ora, in questo
versetto mette l'accento su come il peccato si esterna tramite il
prezioso dono che Dio ci ha fatto che è il linguaggio Giacomo 3:1-12.
"Né oscenità"
Il primo peccato menzionato è tradotto con il termine “oscenità” nella
traduzione Nuova Riveduta e con “disonestà” nella traduzione Nuova
Diodati. La parola greca che ritroviamo nel testo originale si trova
solo in questo verso nella Bibbia e vuol dire moralmente sporco. Quindi,
in realtà, essa comprenderebbe la disonestà ed anche l'oscenità, ma il
suo senso è più ampio di quello espresso da queste due parole. Esso
individua infatti un parlare che davanti a Dio è vergognoso, anche se il
mondo non lo considera tale. Nel mondo, ormai, poco è considerato
vergognoso. Anzi, nel mondo è quasi un vanto parlare e scherzare con un
linguaggio volgare e scurrile. Tuttavia, come sempre, il metro che viene
tenuto in considerazione non è ovviamente quello adottato dal mondo,
bensì la santità di Dio, ciò che gli ebrei chiamano "sporcizia della
bocca".Esso è la base di tante barzellette e comprende ogni forma di
bestemmia e di parola volgare, nonché il parlare volgarmente di
argomenti a sfondo sessuale. Questo modo di parlare è il contrario della
santità. Come veri credenti dobbiamo evitare completamente e
assolutamente questo modo di parlare!
"Né parole sciocche"
Viviamo in un'epoca in cui il parlare sciocco riempie molte delle
conversazioni di tante persone. Riempie anche la radio e la TV e
caratterizza tanta musica e molto di quello che si trova in Internet.
Riempie anche moltissimi dei messaggi sms che solitamente vengono
scambiati tramite i telefonini cellulari tanto diffusi ai giorni nostri.
Ma qual è il significato biblico di quello che in questo verso viene
definito parlare sciocco? Biblicamente, il parlare sciocco descrive
qualsiasi modo di parlare che non ha uno scopo serio o che non edifica o
che non produce buon frutto. Per esempio, è il parlare che si fa quando
non si sa cosa dire e serve solo per avere qualcosa da dire. È il modo
in cui uno parla per cercare di essere il centro dell'attenzione, anche
se non ha nulla di concreto e serio da dire. È un parlare che si usa per
cercare di fare ridere o per cercare di sembrare in gamba secondo il
metro del mondo. Oggi vediamo questo anche nel dire tante cose stupide,
tante cose che non servono. Spesso si sente questo parlare
tendenzialmente fra ragazzi, ma non solo Colossesi 3:17 Matteo 12:36.
Ricordiamoci che ogni nostra parola deve essere detta nel nome del
nostro Signore Gesù Cristo. In altre parole, vogliamo che tutto quello
che diciamo glorifichi Cristo, edifichi il Suo popolo e mostri la luce a
chi è ancora nelle tenebre. Quindi, evitiamo totalmente il parlare
schiocco. Questo ci farà camminare contro corrente, ma ci aiuterà a
restare più vicini a Dio.
"O volgari" o buffoneria come
traduce il Diodati. Il terzo peccato menzionato nel nostro versetto è
l'essere volgari o la buffoneria, bella è la traduzione inglese che
traduce con "scherzi volgari". In greco, la parola usata qui vuol
indicare un modo di parlare in cui uno è molto bravo ad usare le parole
per far ridere, magari a spese di qualcuno meno bravo in quest'arte.
Questo modo di parlare è considerato colto, intrigante. È quello che
spesso si sente in certi programmi TV e sovente anche in certe compagnie
di amici. In un certo senso, mentre la prima parola che viene tradotta
come “disonestà” è un parlare non puro, un parlare grezzo e volgare,
questo parlare si contraddistingue invece per un linguaggio non puro
espresso con parole non volgari o potremmo dire colte. Per poter parlare
così, uno deve essere abile con le parole. Però, parlare così vuol dire
usare le capacità che uno ha ricevuto da Dio per se stesso e non per
Dio. Gesù era la persona più abile nel parlare che sia mai vissuta, ma
non parlava mai così. L'Apostolo Paolo era estremamente abile nel
parlare, ma non parlava mai così. Il fatto che questo modo di parlare è
considerato colto dalla società, non cambia il fatto che esso è invece
considerato malvagio da Dio. Evitiamo totalmente questo modo di parlare,
evitiamo anche la disonestà, ovvero un parlare moralmente sporco, ed
evitiamo pure le parole sciocche. Non parliamo così e non ascoltiamo
questi modi di parlare. Viviamo in modo che questi modi di parlare non
siano nemmeno nominati fra di noi.
-v.5- "Perché, sappiatelo bene"
Quella esposta nei versi cinque e sei è una realtà che ogni vero
credente sa perché, quando Dio salva una persona, rivela a quella
persona il giudizio e che l'uomo peccatore non eredita il regno di
Cristo, ovvero la salvezza. Sappiamo questo perché è questa verità che
ci spinge a credere in Cristo come Salvatore e Signore. Possiamo non
pensarci, ma lo sappiamo. E dobbiamo pensarci, perché è la realtà che
riguarda l'eternità delle persone intorno a noi. Notiamo quanto questo
versetto è categorico. Nessuno che pratica questi peccati andrà in
cielo. Nessuno! Non ci sono eccezioni 1Corinzi 6:9-11. Grazie a
Dio, chi si ravvede e crede non è più quello che era. C'è vero perdono e
quindi salvezza eterna anche per il peccatore più malvagio che
veramente si ravvede e crede in Gesù Cristo. Ricordiamo che chi fa
queste cose non erediterà il regno di Dio, ovvero passerà l'eternità nel
tormento, nel lago di fuoco. Tutto ciò sarà veramente terribile! Quindi
un vero credente deve assolutamente evitare questi peccati.
-v.6- "Nessuno vi seduca"
Viviamo in un periodo in cui tante persone credono, o almeno presumono,
che Dio sarà misericordioso secondo il loro metro di misericordia e
salverà la maggioranza, se non tutte, le persone, nonostante che queste
siano rimaste nei loro peccati. Non dobbiamo lasciarci sedurre da questo
falso ragionamento! Non dobbiamo lasciarci sedurre dai loro
ragionamenti perché sono vani ragionamenti. Sono vani perché la realtà è
quella che abbiamo appena letto. Il giudizio finale sarà estremamente
severo e tutti coloro che non avranno ricevuto il perdono per mezzo del
ravvedimento e della fede in Cristo saranno condannati al tormento
eterno. Notate che questo versetto ci dichiara che un avaro è un
idolatra. Quello che egli desidera è un idolo per lui, perché desidera
quella cosa più di quanto desidera Cristo. Ogniqualvolta abbiamo un
forte desiderio per qualcosa, quella cosa è un idolo per noi. Quindi il
v.5 è una forte dichiarazione della severità del giudizio di Dio. Chi
commette i peccati elencati, se non si ravvede e crede in Gesù Cristo,
non andrà in cielo.
"L'ira di Dio viene sugli uomini ribelli"
Consideriamo l'ira di Dio. Non c'è nulla nel mondo di così terribile
quanto lo è l'ira di Dio. Non c'è scampo dall'ira di Dio se non solo in
Gesù Cristo. È giusto temere Dio per la Sua l'ira, proprio come Gesù
dichiara in Matteo 10:28. Quando la Bibbia descrive la situazione di
coloro che subiranno l'ira di Dio, la descrizione è veramente terribile.
Sono terrorizzato da tali descrizioni e da quello che sarà il destino
eterno di queste persone, ma non esiste né scampo né sollievo per loro.
Leggendo il racconto del ricco e di Lazzaro nel Vangelo di Luca, il
ricco si trova a subire l'ira di Dio e il suo tormento è terribile e non
finisce mai. Satana stesso è destinato a subire l'ira di Dio e ad
essere tormentato giorno e notte, insieme a tutti i demoni, per tutta
l'eternità. Il nostro brano ci dichiara che l'ira di Dio cadrà su coloro
che commettono i peccati elencati nei vv.3-4. Perciò non dovremmo mai
credere a qualunque ragionamento che insegna che questi peccati non sono
così gravi. Ogni peccato è gravissimo, perché ogni peccato suscita
l'ira di Dio nel giudizio Romani 1:18; 2:5.
-v.7- "Non siate dunque loro compagni"
Dio ci comanda di non essere compagni dei figli della disubbidienza,
cioè di quelle persone che commettono uno o più di questi peccati qui
elencati. Essere compagno di qualcuno vuol dire scegliere di condividere
qualche esperienza con quella persona. Un collega di lavoro non è
necessariamente un mio compagno; il fatto che lo sia o meno dipende dal
rapporto che stabilisco con lui. Nel mondo in cui viviamo, evitare
questo tipo di compagnia vuol dire necessariamente evitare contatto con
molto che la società considera normale. Per tanti credenti ciò vuol dire
non continuare a frequentare certi amici. Vuol dire non guardare tanti
dei film e dei programmi di prima, vuol dire cambiare modo di navigare
in Internet. In poche parole, questo vuol dire cambiare molti abitudini 1Corinzi 15:33.
La chiave per capire il comandamento che abbiamo visto è di ricordare
il significato di compagnia. Certamente, Gesù è stato con peccatori di
tutti i tipi. Però, Egli non era il loro compagno, perciò non stava con
loro quando commettevano peccati né quando parlavano dei loro peccati.
Detto in modo semplice e immediato, Gesù non stava con le prostitute
quando si prostituivano, né con gli ubriaconi quando si ubriacavano, né
con i pubblicani quando truffavano le persone. Gesù non era mai un loro
compagno quando questi peccatori si macchiavano dei loro peccati, cioè
Gesù non condivideva queste esperienze peccaminose con loro. Egli non
condivideva esperienze con loro, piuttosto passava con essi del tempo
specificamente ed esclusivamente per parlare loro di Dio. Seguendo
l'esempio di Cristo, evitiamo la compagnia sbagliata, però, allo stesso
tempo, impegniamoci ad essere la luce del mondo, attivamente cercando
quel tipo di contatto che ci permetterà di essere luce per quelle
persone intorno a noi che sono ancora nelle tenebre, proprio come
eravamo noi!
-v.8- "Perché in passato eravate tenebre"
Il versetto 8 ci ricorda la meravigliosa benedizione che abbiamo, cioè
il fatto che Dio ci ha trasportati dalle tenebre alla luce. Eravamo
tenebre, ora siamo luce nel Signore! Un tempo eravamo tenebre! Che
condizione terribile era la nostra! La Bibbia usa la parola tenebre per
indicare la vita senza Dio, descrive il male al posto del bene,
rappresenta la morte anziché la vita. In una parola, rappresenta il
peccato al posto della santità. Le tenebre rappresentano una vita
totalmente separata da Dio, tutto quello che è il contrario della luce.
Notate che eravamo tenebre. Non solo conoscevamo le tenebre o
camminavamo nelle tenebre, ma eravamo proprio tenebre 2Corinzi 4:3-4 Efesini 2:1-3: 11-12.
È chiaro che il peccato varia da persona a persona. Certe persone
vivono in peccati molto visibili, praticando ogni sorta di dissolutezza.
Altri hanno una vita che per la società è molto rispettabile, però,
agli occhi di Dio, la loro vita è macchiata profondamente dal peccato,
per esempio da peccati come l'orgoglio o idolatria o l'egoismo o
semplicemente il peccato di non glorificare Dio come Dio e non
ringraziarLo per ogni cosa.
"Ma ora siete luce nel Signore"
Però ora, grazie a Dio, per grazia, per la bontà e la misericordia di
Dio, non siamo più tenebre. Ora siamo luce! ERAVAMO tenebre, ma ora
siamo luce! Prima eravamo morti nei nostri peccati, ora siamo stati
vivificati da Dio! Prima eravamo schiavi del nostro peccato, ora siamo
stati liberati dal peccato per vivere in novità di vita. Prima era
impossibile per noi non peccare. Entro certi limiti potevamo scegliere
fra un peccato o un altro, però eravamo schiavi ed era impossibile il
non peccare 2Corinzi 4:3-7. Ora, in Cristo, abbiamo vittoria sul
peccato. Possiamo scegliere di peccare, però non siamo più schiavi del
peccato e possiamo anche scegliere di non peccare, il che era
impossibile prima. Ora abbiamo vittoria sul peccato!
"Comportatevi come figli di luce" Essendo
diventati luce, il brano continua, e ci comanda di camminare come figli
di luce. Cioè, visto che Dio ci ha salvati e ci ha fatto luce, è giusto
che camminiamo come luce. Ogni nostra azione, pensiero e parola
dovrebbe essere pieno di bontà, giustizia e verità. Un vero credente non
deve lasciare alcun angolo della sua vita che non sia dedicato
totalmente a Dio. Non si deve mai lasciare andare, sfogandosi. Deve
essere dedicato interamente a Dio.
-v.9- "Poiché il frutto della luce consiste"
o dello Spirito come troviamo nella Diodati. Bontà, giustizia e verità
sono inevitabilmente il frutto che deve venire fuori dal credente
rinnovato perché lo Spirito di Dio, lo Spirito di luce che abita nel
credente porta tali frutti. Il frutto della "bontà" sta nel simpatizzare
con le persone in difficoltà; nell'assisterli secondo le capacità che
gli uomini hanno di perdonare offese e ferite; e nell'usare la mitezza e
il sincerità nell'ammonire gli altri: "la giustizia" sta nel vivere in
obbedienza alla legge di Dio; nell'assistere all'adorazione e al
servizio di lui; e nell'adempimento del nostro dovere verso i nostri
simili; la "verità" è contraria alla menzogna, all'ipocrisia, all'errore
e alla falsità.
-v.10- "Esaminando" Dobbiamo esaminare
per capire quello che è gradito al Signore, quello che piace a Dio.
Agire così è un impegno. Non è automatico.... Perciò, non si può fare
qualcosa senza esaminarla, e capire ugualmente se veramente piace a Dio.
Per fare questo, dobbiamo intendere quale sia la volontà del Signore,
dobbiamo valutare tutto quello che facciamo. Quanto è l'importante
esaminare tutto quello che facciamo, il nostro modo di agire e di
comportarci, le pratiche che abbiamo, tutte queste cose al fine di
comprendere ciò che è gradito a Dio. In 1Corinzi 10:31 leggiamo che ogni
cosa deve essere fatta al fine di dare gloria a Dio, pertanto
comprendere che il nostro comportamento di uomini rinnovati deve essere
gradito a Dio in pratica il risultato finale è che stiamo dando gloria
al nostro Dio. Dio ci ha creati per dare gloria a Lui. Non esistiamo per
noi stessi, esistiamo per la gloria di Dio. La parola “esaminando” è la
stessa parola che troviamo in Filippesi 1:10, dove è tradotta
come “discerniate”, Il senso di questa parola è quello di esaminare
attentamente per riconoscere la veracità o il valore di qualcosa. Si
usava per descrivere l'azione di chi faceva il cambiamonete, il quale
esaminava attentamente le monete per riconoscere se erano genuine oppure
no, e se avevano il giusto peso. Dunque, in ogni decisione che un vero
credente prende, quale deve essere il suo impegno, la base sulla quale
decide cosa fare? C'entra una preferenza personale? C'entra quello che
pensano gli altri? No, un vero credente, in ogni decisione, deve
impegnarsi a scoprire, tramite gli insegnamenti della Bibbia, quale fra
le possibilità davanti a sé sia quella più gradita a Dio.
-v.11- "Piuttosto denunciatele"
l'apostolo Paolo, nei versetti precedenti, ha messo in evidenza il
peccato sotto le svariate forme, indicando ai credenti che non è bene
neanche che queste cose siano minimamente nominate in quanto ora figli
di luce. Non è bene essere compagni che acconsentono tacitamente alle
sozzure praticate nel peccato. Nel verso undici l'apostolo va oltre
affermando che bisogna piuttosto denunciarle o riprendetele o come altri
traducono smascheratele. Ciò non può essere fatto in altro modo che con
parole e con fatti moralmente puliti, con una vita consacrata e una
conversazione sana, perché i peccati devono essere disapprovati. Non
tutti i santi sono adatti a riprendere verbalmente, né sono qualificati
per questo; ma tutti dovrebbero, e possono farlo con azioni di figli di
luce affinché la luce scopra le tenebre.
-v.12- "Perché è vergognoso"
Perché denunciare queste opere infruttuose delle tenebre? Perché sono
così ignobili e spregevoli che è vergognoso anche solo parlarne. Le
persone a cui si riferisce l'apostolo sono i Gentili non convertiti in
generale; coloro che non hanno eredità nel regno di Dio, che ingannano
gli uomini con parole vane, che sono figli della disobbedienza, che
vivono nelle tenebre e sono privi dello Spirito Santo. Sono persone a
cui piace fare del male e vivere nel male, ma il tutto sotto il manto
delle tenebre, si nascondono e agiscono nell'ombra per poter fare
indisturbati l'opera malefica del male.
-v.13- "Diventano
manifeste" Il male è subdolo, si nasconde e agisce con il favore delle
tenebre, fa di tutto per agire indisturbato ecco perché la luce che Dio
ha messo nel credente deve risplendere di luce intensa al fine di
manifestarle affinché l'uomo peccatore possa rendersi conto di quanto
sia grave il peccato agli occhi di Dio e passare dalle tenebre del
peccato alla luce della santità di Dio.
-v.14- "Risvégliati, o tu che dormi"
È necessario e fondamentale che i salvati, coloro che appartengono al
popolo della luce, facciano risplendere la luce di Cristo, che il loro
appartenere al popolo di Dio sia manifesto a questo mondo che giace
nelle tenebre, che la luce di Dio in noi non venga messa sotto il moggio
ma risplenda per rischiarare intorno a noi con la luce di Gesù. Ecco
che l'apostolo fa una citazione che nel contesto diventa forte,
risvegliati. Il versetto 14 è una esortazione, ad ogni credente che NON
sta camminando come un figlio di luce, a risvegliarsi, a ravvedersi, e a
riprendere a camminare nella luce! In vari aspetti, il dormire è come
l'essere morto. Quando uno è addormentato, come anche quando è morto,
non sente, non vede, non riconosce la situazione intorno a sé, non vede i
pericoli. In questo brano di Efesini 5, certamente questa esortazione è
diretta ai credenti, in quanto, un credente che si addormenta
spiritualmente, è come se fosse morto. Viviamo come dei viventi!
Ricordiamoci che il contesto di questa esortazione è il fatto che siamo
figli di luce, e perciò, è fondamentale che camminiamo come figli di
luce. Ci serve questa esortazione, perché facilmente ci addormentiamo
spiritualmente, e inevitabilmente camminiamo di nuovo nel peccato. Un
credente che continua a camminare nel peccato rischia grandemente di
soffrire molto, e se continua in quella via, non c'è nemmeno evidenza
della vera salvezza. Perciò, ad ogni credente, Dio dichiara: svegliati!
Renditi conto della gravità del peccato, e dell'importanza di camminare
nella luce, e sii luce per gli altri! Risvegliarsi è un altro modo di
descrivere il confessare un peccato e il perdono e la purificazione di
cui leggiamo in 1Giovanni. Quando un credente si addormenta, vuol dire
che è nel peccato. Risvegliarsi vuol dire che riconosce il suo peccato, e
lo confessa. Quando fa questo, Dio è giusto e fedele da perdonare il
suo peccato, e da purificarlo, in modo che di nuovo, Cristo possa
risplendere su di lui.
-v.15- "Guardate dunque" Bisogna,
appunto perché siamo figli di luce, guardare bene, con diligenza, al
nostro comportamento o come traduce il Diodati "come voi camminate".Per
essere svegli, dobbiamo camminare con diligenza. La parola tradotta qui
con “diligenza” vuol dire “esatto” e “preciso”. Vuol dire camminare,
ovvero vivere, con precisione, ovvero, esattamente secondo la Parola di
Dio, in ogni dettaglio della vita. Vuol dire vivere ogni momento
pensando alle cose di Dio, e stando in guardia di prendere ogni
decisione in modo che essa sia conforme alle verità di Dio, e che porti
gloria a Dio. “Guardare”, vuol dire non solo con gli occhi, ma anche con
la mente. Dobbiamo stare sempre in guardia di camminare con diligenza,
ovvero, di camminare precisamente come Dio ci comanda in ogni campo
della vita. Infatti, una verità chiara in tutto l'Antico Testamento è
che Dio vuole un'ubbidienza precisa, perché questo modo di fare
rispecchia un cuore giusto davanti a Dio.
"Non stolti ma saggi"
Se non camminiamo con diligenza, ci stiamo comportando con grande
stoltezza. Essendo figli della luce, non dobbiamo camminare in base a
come ci sentiamo in un dato momento. Non dobbiamo seguire quello che
fanno gli altri. Non dobbiamo fare quello che ci sembra giusto secondo
il nostro ragionamento. Vivere così è grande stoltezza, e ci farà tanto
male. Vivere così è una vita sprecata, vivere così vuol dire non vivere
alla gloria di Dio, e ci porta anche a peccare in tanti modi diversi.
Non dobbiamo vivere così, piuttosto, dobbiamo vivere da saggi, valutando
ogni decisione con cura, valutando tutto alla luce della Parola di Dio,
ricordando chi siamo in Cristo.
-v.16- "Ricuperando il tempo"
Per vivere in modo saggio, dobbiamo recuperare il tempo o come ci dice
Diodati riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi. La frase
“recuperando il tempo” nell'originale vuol dire, letteralmente,
“comprare qualcosa da altri, per lo scopo di liberarla o redimerla”.
Troviamo la stessa parola, per esempio, in Galati 3:13. Cristo ci ha
riscattato, dando se stesso come prezzo, per liberarci. Riscattare vuol
dire comprare da una condizione di schiavitù, per portare nella libertà.
Noi eravamo schiavi del peccato, e perciò, sotto la maledizione della
legge. Gesù Cristo è diventato maledizione per noi, e così, ci ha
riscattati, ci ha liberati, dalla maledizione, e quindi, non dobbiamo
più vivere come schiavi del peccato, ma piuttosto come servi di Dio.
Similmente, noi dobbiamo riscattare il nostro tempo. Prima che Cristo ci
salvasse, usavamo il nostro tempo per soddisfare la carne, adempiendo i
desideri della carne e della mente. Il nostro tempo non portava mai
gloria a Dio, non era usato per produrre frutti che durano. Spesso, dopo
la salvezza, ci sono ancora tanti modi in cui spendiamo il nostro tempo
che non producono frutto per l'eternità. Ora, essendo stati salvati,
essendo ora figli di luce, dobbiamo riscattare quel tempo speso male,
quel tempo sprecato, per investirlo in modo che glorifichi Dio e che
edifichi il popolo di Dio. Si tratta, perciò, di un modo attivo di usare
il nostro tempo per la gloria di Dio, e per il bene del suo popolo.
Dobbiamo vivere così, perché come dichiara il versetto, i giorni sono
malvagi. I giorni sono malvagi, molto, molto malvagi. Viviamo in
un'epoca in cui ogni giorno il mondo ci offre tanti modi di investire il
nostro tempo che non producono alcun frutto duraturo. Ci sono sempre
stati modi di sprecare il tempo, però oggi, possiamo spendere male il
tempo senza nemmeno uscire di casa. Oggi, sprecare il tempo è diventato
più facile che mai. Oggi, ci sono tante attività attraenti, che
piacciono alla nostra carne, in cui possiamo investire il nostro tempo.
Dobbiamo prendere quel tempo, e investirlo in quello che porta frutto
per l'eternità. Questo è il senso di riscattare il tempo. Nella Bibbia,
la parola “riscattare” è sempre legata ad un grande costo, è sempre un
sacrificio. E in realtà, per poter riscattare il tempo per il regno di
Dio, ci costerà caro, sarà un vero sacrificio. L'unico modo di
riscattare il tempo è di dire “no” alla nostra carne, “no” alle nostre
preferenze, e spesso, “no” alle persone che vogliono che passiamo del
tempo con loro in qualche modo che non porta alcun frutto per
l'eternità. Riscattare è costoso ed è un sacrificio. Però, ne vale la
pena!
-v.17- "Perciò non agite con leggerezza" o come
traduce il Diodati "Non siate perciò disavveduti". In altre parole, non
dobbiamo essere stolti nell'uso del nostro tempo. Vivere secondo la
nostra voglia, vivere in base a come ci sentiamo in un dato momento,
vivere per le nostre preferenze, è vivere stoltamente. Vivere così è
vivere come dei disavveduti, è vivere senza avere buon senno, è vivere
senza usare l'intelligenza spirituale che Dio ci ha dato quando ci ha
salvato. In questo versetto, Dio ci comanda e ci esorta a non essere
disavveduti! Come prima ci ha esortato a risvegliarci, a non vivere più
come se fossimo spiritualmente morti, qua ci comanda a non vivere da
stolti, vivendo per quello che non porta frutto per l'eternità! Vivere
per la gloria di Dio è l'unica vita che vale. Una vita così non sarà mai
veramente apprezzata dal mondo, ma porterà gloria a Dio e gioia al
nostro cuore!
"Capire quale sia la volontà del Signore" La
vera saggezza è di informarci su qual è la volontà di Dio in ogni
decisione della vita, e poi, vivere secondo la sua volontà. Perciò, qua,
abbiamo il comandamento di intendere quale sia la volontà di Dio,
ovvero, dobbiamo informarci su quale sia la sua volontà. Solamente così
potremo fare la volontà di Dio. Notiamo che dobbiamo conoscere la
volontà di Dio, non la nostra, non quella della religione, non quella di
qualcun altro. Dobbiamo conoscere la volontà di Dio stesso. E come
possiamo conoscere la volontà di Dio? Tramite la Parola di Dio, la
Bibbia. Per questo dobbiamo avere un grande impegno, che dura tutta la
vita, di leggere e studiare e conoscere sempre meglio la Parola di Dio.
Per questo abbiamo bisogno di avere insegnanti che abbiano il dono di
insegnare, e che siano diligenti a dividere rettamente la Parola di Dio.
Impegniamoci, in ogni campo della vita, prima di tutto a conoscere bene
la volontà dell'Eterno, e poi a camminare in quella verità. Così,
potremo camminare con diligenza, riscattando il tempo, camminando come
figli di luce!
-v.18- "Non ubriacatevi! Il vino porta alla dissolutezza"
Un credente dovrebbe stare in guardia a non bere mai più di un minimo
di alcool. Non dovrebbe mai arrivare al punto in cui i suoi pensieri
sono minimamente ostacolati od offuscati non permettendoci di camminare
in modo degno nella nostra vocazione, come figli di luce. Questo
versetto sta parlando di due modi di arrivare ad uno stato di euforia di
cuore, uno giusto, e uno peccaminoso. È peccato quando cerchiamo di
arrivare ad un sostituto della gioia che Dio ci offre, per una via
sbagliata. Come esempio di una via sbagliata, questo versetto ci parla
di un uso eccessivo di vino, di alcool. L'uso eccessivo di alcool è
vietato nella Bibbia. Troviamo ripetutamente versetti che ci avvertono
di non essere attaccati al vino. Per esempio, parlando delle qualifiche
degli anziani, in 1Timoteo 3:3 o in 1Timoteo 3:8che ci parla dei diaconi o in Tito 2:3
che ci parla delle donne anziane. La parola greca qui tradotta con
“dissolutezza” è una parola che vuol dire letteralmente “non salvato”, e
descrive una vita abbandonata ai piaceri. È una vita estrema, una vita
senza freni, una vita dedicata a divertirsi, una vita senza moderazione,
una vita lontana da una vita ordinata e vissuta con serietà. Chi beve
troppo vino non è sotto il controllo dello Spirito di Dio, ma è sotto il
controllo del vino. La Bibbia non descrive specificatamente la quantità
che si può ingerire, però, possiamo capirlo tenendo in mente che un
credente dovrebbe essere sempre nel pieno controllo dei suoi pensieri e
azioni. Non dobbiamo mai essere minimamente ostacolati dal capire la
volontà di Dio. E si sa che molto prima di essere inebriati, la capacità
di pensare bene è già limitata. Non dobbiamo mai arrivare a bere al
punto da essere rallentati nei nostri pensieri!
"Ma siate ricolmi di Spirito"
È da notare il doppio contrasto: ricolmi anziché ubriachi, lo Spirito
Santo anziché vino. Paolo dice “spirito”, ma in base al fatto che spesso
nella Scrittura troviamo comandamenti di essere ripieni dello Spirito
Santo, possiamo sapere che sta parlando dello Spirito Santo. In Atti 2,
troviamo un parallelo all'ubriacarsi e all'essere ricolmi o ripieno
dello Spirito Santo. Il brano sta descrivendo gli avvenimenti nel giorno
della Pentecoste, quando i discepoli furono riempiti dallo Spirito
Santo, ma furono accusati di essere riempiti di vino Atti 2:4;13.
Dio non ci comanda di pregare per questo. In questo versetto, il
comandamento è un verbo passivo all'imperativo. Essendo il verbo “siate
ripieni” un imperativo, è un qualcosa che dipende da noi. Dio non ci
comanda mai ciò che non possiamo fare. Ci comanda piuttosto qualcosa che
è possibile per noi che siamo in Cristo. Quindi, possiamo essere
ripieni di Spirito tutti i giorni, se ci arrendiamo a Dio e scegliamo di
camminare secondo la guida e il controllo dello Spirito Santo in ogni
campo della vita. Quindi, alla domanda: “cosa bisogna fare per essere
ripieni di Spirito Santo?” la riposta è molto semplice, ed è alla
portata di ogni credente, giovane nella fede, o credente da tanti anni.
Per essere ripieni di Spirito Santo basta camminare umilmente,
confessando il peccato, e seguendo la guida dello Spirito Santo in ogni
campo della vita. Il credente che cammina così sarà ripieno di Spirito
Santo ogni giorno. L'essere riempiti con lo Spirito produce tesori di
vera gioia, porta a camminare in santità e soddisfa veramente il cuore.
Inoltre, rende più capace a comprendere la volontà di Dio, che è un
aspetto di camminare come figli di luce. Essere ripieno dello Spirito
Santo vuol dire essere pienamente controllato dallo Spirito Santo in
ogni aspetto della vita. Vuol dire intendere la volontà di Dio, e poi,
fare quella volontà. Chi è pieno dello Spirito Santo è pieno di frutti
di giustizia, frutti che durano, e cammina come figlio di luce. Questa è
la vita che Dio intende per ogni vero figlio di Dio! Non vivere ripieni
dello Spirito Santo vuol dire vivere nel peccato, perché Egli riempie
ogni vero credente che cammina in ubbidienza e fede. Quanto è importante
e quanto è stupendo essere ripieni di Spirito! Perciò, sarebbe
importante a questo punto riconoscere quello che ci ostacola dall'essere
ripieni di Spirito. Grazie a Dio, ci sono tante cose che non possono
ostacolarci minimamente in sé dall'essere ripieni di Spirito. L'unica
cosa che può ostacolarci dall'essere ripieni di Spirito è il nostro
peccato non confessato. Quando il nostro orgoglio ci ostacola da
confessare qualche peccato, non importa quanto ci impegniamo, non
importa quanto preghiamo, non importa il fatto che abbiamo buona
dottrina, non saremo mai ripieni di Spirito Santo finché restiamo in
quella condizione. Detto in parole semplici: nulla e nessuno al di fuori
di noi stessi può ostacolarci dall'essere costantemente ripieni di
Spirito Santo! Allo stesso tempo, non potremo mai essere ripieni di
Spirito Santo finché abbiamo peccato non confessato nel nostro cuore.
-v.19- "Parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali"
Quando siamo ripieni Spirito Santo, questo nostro essere produce in noi
un modo nuovo di parlare, e ci spingerà perfino a cantare. Quando siamo
ripieni dello Spirito Santo, è naturale parlarci gli uni gli altri con
salmi, inni, con cantici spirituali, cantando e lodando col nostro cuore
al nostro Signore! Questo ci porta ad essere ancora più ripieni di
Spirito Santo. Uno si potrebbe chiedere quale sia la differenza fra
salmi, inni e cantici spirituali. La Bibbia non spiega la differenza fra
queste parole. A volte la Bibbia usa la parola “inni”, e sembra che si
riferisca al fatto di cantare i Salmi. In ogni caso, tutti e tre parlano
del fatto di parlare o cantare adorazioni e lodi a Dio. Quello che è
chiaro è che quando siamo ripieni dello Spirito Santo parliamo gli uni
gli altri con salmi, e anche cantiamo gli uni gli altri con inni e
cantici spirituali. In altre parole, siamo pieni di parole che
glorificano Dio. Quando viviamo così, edifichiamo gli uni gli altri ed
in più, Dio viene glorificato. Bisogna essere ripieni dello Spirito
Santo per vivere così! Quindi, una credente dovrebbe chiedersi: sto
parlando delle cose di Dio, le cose che danno gloria a Dio, e che
edificano gli altri credenti nella mia vita? Ho canti e inni nel mio
cuore, che escono dalla mia bocca?
-v.20- "Ringraziando continuamente"
Non solo dobbiamo parlarci con salmi, inni e cantici spirituali,
cantando e lodando col nostro cuore al Signore, ma dobbiamo anche
rendere grazie continuamente per ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del
Signore nostro Gesù Cristo. Cosa vuol dire rendere grazie? Vuol dire
riconoscere in modo specifico i benefici che abbiamo ricevuto da Dio, e
ringraziarLo per questi benefici. Questo implica alcune cose. Per primo,
implica che la persona riconosce che i benefici che ha non li ha
meritati o guadagnati. Secondo, vuol dire che riconosce di non essere
degno di quello che ha ricevuto, è terzo, vuol dire che riconosce che i
benefici che ha ricevuto da Dio sono tanti e sono grandi Colossesi 2:7.
Notate che il versetto dichiara che dobbiamo rendere grazie
continuamente. Chiaramente, questo vuol dire ringraziare Dio dopo che
abbiamo ricevuto la sua cura, dopo che ci ha liberato da una prova, dopo
che ha fatto passare il pericolo. Per esempio, gli israeliti hanno
ringraziato Dio dopo che avevano oltrepassato il mare. Nel Salmo 117, il
salmista ringrazia Dio dopo che la sua preghiera fu esaudita. In
Apocalisse 15, vediamo che la moltitudine ringrazierà Dio per tutta
l'eternità per la salvezza che hanno ricevuto da Dio. Però, possiamo
anche ringraziare Dio in mezzo alle prove, perché anche nelle prove,
Egli sta con noi, e perché sappiamo per fede che Egli ci farà uscire
dalla prova nel modo migliore. Vediamo un esempio di questo nella vita
di Giona, che ringraziava Dio mentre era ancora nel ventre del pesce
Giona 2:1,9. Dobbiamo rendere grazie continuamente per ogni cosa.
Quindi, dobbiamo essere veramente grati, ed esprimere questa
gratitudine, per ogni benedizione, sia materiale che spirituale, sia
naturale che sovrannaturale. Questo comprende le benedizioni passate, le
benedizioni presenti, e le benedizioni future che ci sono state
promesse in Gesù Cristo. È giusto anche ringraziare Dio per tutto quello
che non ci è stato dato, perché non erano le cose giuste. Come possiamo
ringraziare Dio in mezzo alle prove più pesanti, che ci fanno molto
male? Qua, la chiave sta nel ricordare la sovranità di Dio, e la
preziosa promessa in Romani 8:28. Questo versetto ci spiega anche che
questo ringraziamento deve essere fatto nel nome del nostro Signore Gesù
Cristo. Dio ci dona tutte le cose “con Lui, con Gesù”. È in Gesù Cristo
che noi abbiamo ogni benedizioni. Gesù è il mezzo per il quale
riceviamo ogni benedizione da Dio, e perciò, dobbiamo ringraziare Dio
nel nome di Gesù Cristo.
-v.21- "Sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo"
C'è una reciproca sottomissione che i cristiani devono gli uni agli
altri, sentendo il dovere di portare i pesi reciprocamente: non
prevaricando gli altri, né cercando di dominare gli uni sugli altri ma
con vicendevole comprensione e sottomissione nel timore di Dio. Questo
versetto ci apre la porta a ciò che l'apostolo ci dirà nei versetti
seguenti che appunto mettono l'accento su questa reciproca sottomissione
nel e per il timore di Cristo.
Vers. 22-33 Mogli e mariti
-v.22- "Mogli, siate sottomesse"
La parola centrale che determina il ruolo della moglie nei confronti
del marito, e quindi, che descrive il ruolo della chiesa con Cristo, è
la sottomissione. La chiesa, l'insieme dei credenti, e perciò, ogni
singolo credente, deve essere sottomesso a Cristo. La parola
sottomissione in Greco vuol dire mettersi volontariamente sotto
l'autorità di un capo. È importante notare che è un atto volontario,
quindi, riguarda non solo il comportamento, ma anche il cuore. Perciò,
non è solo l'ubbidienza, è anche un cuore che vuole ubbidire, un cuore
che si mette volontariamente sotto l'autorità del suo capo, che è
Cristo. Se cerchiamo di tenere certi campi della nostra vita sotto il
nostro controllo, non stiamo camminando in comunione con Cristo. Se
facciamo quello che dovremmo fare, ma con il muso, non siamo veramente
sottomessi. Una verità importantissima da ricordare sempre è che Dio ha
creato il matrimonio per rispecchiare il rapporto fra Cristo e la
Chiesa. Però, è un rapporto in cui il marito è capo della famiglia, e la
moglie è sottomessa a lui. A volte, consideriamo la sottomissione come
se fosse una forma di schiavitù. Ma lo è veramente? Un contadino che si
sottomette alle leggi della natura, che cura i suoi campi e i suoi
animali sottomettendosi pienamente alla legge della natura che Dio ha
stabilito, è uno schiavo? Il fatto che si sottomette ad ogni aspetto
della legge è un peso negativo? Non è piuttosto l'unico modo che può
vivere per essere benedetto? Quindi sottomettersi in un ruolo stabilito
da Dio non è una schiavitù, piuttosto è agire con vera saggezza e vera
libertà, per ottenere le benedizioni di Dio. Sottometterci ai
comandamenti di Dio in ogni campo della vita è la via per avere una vita
benedetta. La vera schiavitù non è l'essere sottomessa secondo il piano
di Dio, piuttosto, la vera schiavitù è essere schiavo del peccato. La
vera libertà sta nel fidarsi totalmente di Dio e ubbidirGli. Perciò,
quando la moglie si sottomette al marito perché lei si fida di Dio,
quella moglie sarà veramente libera. Sarà curata da Dio, e sarà
veramente benedetta. La sottomissione secondo i comandamenti di Dio non è
schiavitù. Nel testo biblico, il verbo usato “siate sottomesse” è un
imperativo. Non dipende dal fatto di avere un marito buono, né dal fatto
che il marito abbia o non abbia ragione in una certa decisione. Questo
comandamento non è condizionato dal comportamento del marito, né dallo
stato spirituale o intellettuale del marito. Il comandamento è un
comandamento diretto alla moglie. Perciò, se una moglie non è sottomessa
a suo marito, sta peccando contro Dio. Ogni volta che scegliamo di non
ubbidire a qualsiasi comandamento, non stiamo dimorando in Cristo, non
siamo riempiti di Spirito, e così, non possiamo avere il frutto dello
Spirito. Quindi, la sottomissione della moglie al marito, come ogni
comandamento di Dio per ogni credente, è un comandamento, non
un'opzione. Dio comanda ad ogni moglie di essere sottomessa al proprio
marito in ogni cosa. Per rendere il comandamento ancora più chiaro, Dio
comanda: “come al Signore.” Mogli, questo insegnamento è molto, molto
chiaro. Salvo nei casi in cui il marito chiede alla moglie di fare
qualcosa che è chiaramente contrario ad un comandamento di Dio, la
moglie deve sottomettersi al marito in ogni cosa, come a Cristo.
-v.23- "Come anche Cristo è capo della chiesa"
Dio comanda che il marito sia il capo della moglie, che quindi, egli si
identifichi totalmente con lei, in modo che tutta la gloria che riceve
lui, arrivi anche a lei, e lui si impegna totalmente per guidare e
curare la moglie, come Cristo si impegna totalmente per curarsi della
chiesa. Noi siamo il corpo di Cristo, la sua chiesa, Lui è il nostro
Salvatore. Senza un Salvatore, saremo perduti, saremo ancora sotto
condanna eterna, senza alcuna speranza vera. Nessun uomo potrebbe mai
salvarci, perché nessuno può salvare nemmeno se stesso. Solo Cristo
Gesù, Dio incarnato, è in grado di salvarci. Egli ci salva interamente.
Ci salva dai nostri peccati, e ci salva per godere le benedizioni della
comunione con Dio. Pertanto la chiesa è sottomessa a Cristo perché ora
Egli è il nostro capo.
-v.24- "Così anche le mogli devono essere sottomesse"
Dio chiama la donna a essere sottomessa al marito in ogni cosa ma non
ci sarà mai vera sottomissione come la scrittura richiede se non ci è
chiaro il concetto di vera e totale sottomissione della chiesa al suo
capo che è Cristo Gesù. Una donna che vive pienamente e di cuore il
comandamento di essere sottomessa a Gesù perché è il suo capo celeste,
certamente comprenderà più facilmente l'importanza di essere
volontariamente sottomessa al suo capo terreno che è il marito in ogni
cosa. In pratica, che cosa vuol dire essere sottomessa al marito in ogni
cosa? Vuol dire che quando il marito chiede alla moglie qualcosa, lei
dovrebbe rispondere affermativamente, non solo con le parole o con le
azioni, ma anche con l’atteggiamento perché è sottomessa a Gesù. Per
quanto riguarda il marito, egli NON è il salvatore della moglie, in
quanto Cristo è il Salvatore della Chiesa. Tuttavia, essendo egli la
guida della famiglia, ha il compito di aiutare la moglie a crescere
nella santità, e di provvedere per lei. Infatti, come Cristo è Colui che
provvede ogni cosa per la sua sposa, la Chiesa, e la salva in ogni
senso, il marito ha il ruolo di provvedere e di curare la moglie.
-v.25- "Mariti, amate le vostre mogli"
Il marito è chiamato ad amare sua moglie. Che cosa intende Dio con
questo comandamento? Dio chiama il marito ad amare la moglie come Cristo
ama la sua sposa, la chiesa! Gesù Cristo ha amato la chiesa, come l’ama
tuttora, e ha dato se stesso per lei. Il senso di questo “dare se
stesso” è che si è dato come sacrificio per poter salvare le persone che
dovevano fare parte della chiesa. Notiamo che l’amore di Cristo non era
solo un amore sentimentale, ma un amore d’azione. L’amore di Cristo era
un impegno, un impegno totale, che si trasformava in una sacrificio
totale. Rimane così tuttora Filippesi 2:5-8. L’amore di Gesù per
la Chiesa, che è il modello che ogni marito dovrebbe seguire, lo spinse a
sacrificarsi totalmente, fino alla morte, per il bene della Sposa.
Durante la vita di Gesù, Egli sacrificava in continuazione le sue
preferenze e quello che sarebbe stato comodo, per poter curare gli altri
nel modo migliore. Il suo sacrificio sulla croce fu il suo più grande
sacrificio, però, era solo l’ultimo di tanti sacrifici. Gesù sacrificava
tutto per curare le sue pecore. Egli viveva pensando sempre al loro
bene. Sacrificava tutti i suoi diritti, per poter compiere la volontà di
Dio e salvarsi un popolo. Quando leggiamo dell’amore di Cristo, e i
suoi sacrifici, non stiamo leggendo di un semplice avvenimento storico,
stiamo leggendo di quello che il NOSTRO Signore fece per NOI. Che Dio ci
aiuti a comprendere più a fondo la grandezza dell’amore di Dio per noi
in Cristo Gesù! L’amore di Cristo non era un semplice sentimento, era un
impegno senza limiti, che lo spinse a sacrificarsi totalmente per
salvarci. Dio ci chiama ogni marito cristiano ad amare la propria moglie
proprio come Cristo ama la chiesa, sacrificandosi per lei. Quindi, ogni
marito è chiamato ad avere un amore che è un impegno, e che si esprime
in azioni, e in sacrifici costanti, per la propria moglie. I sentimenti
sono importanti, ma non bastano. I fiori ogni tanto sono una bella cosa,
ma l’amore di Cristo è un amore costante e totale.
-v.26- "Per santificarla"
È impossibile per l’uomo lavare se stesso. Per poterci santificare,
Cristo ha dato se stesso, ha dato se stesso come sacrificio, morendo al
posto dei peccatori, prendendo la loro condanna, per coprirli con la sua
giustizia. Al momento della salvezza, siamo diventati legalmente puri
agli occhi di Dio, perché siamo coperti con la giustizia di Cristo. La
santificazione è l’opera in cui Dio ci trasforma in pratica quello che
siamo legalmente. Il versetto dice: “Dopo averla purificata lavandola
con l’acqua della parola.” Qui, si parla dell’atto della salvezza,
quando una persona, avendo sentito il vangelo, crede, e viene
giustificata. L’acqua della Parola è l’annuncio del Vangelo, in cui
viene annunciata l’opera di Cristo sulla croce Giovanni 17:17-19 1 Corinzi 6:9-11.
Quindi, l’amore di Cristo lo spinge a salvare una persona, per poi
santificarla. Lui usa la Parola di Dio in quest’opera, come anche lo
Spirito Santo.
-v.27- "Per farla comparire davanti a sé"
Gesù fa questo per la Chiesa per il traguardo finale di farla comparire
davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili
difetti, ma santa e irreprensibile. Gesù Cristo sta preparando la
Chiesa, ossia, i credenti, a comparire davanti a Sé; in altre parole,
Gesù Cristo sta preparando la propria sposa. Egli la presenterà a Sé
perfetta e santa. I corpi dei santi saranno come il corpo glorioso del
Cristo risorto. Le loro anime saranno completamente conformate
all’immagine di Cristo, e così, potranno avere comunione perfetta e
continua con Lui. La Chiesa sarà completamente liberata da ogni
ipocrisia e dai falsi credenti, non ci sarà alcun insegnamento falso,
non ci sarà alcun peccato, non ci sarà alcuna debolezza o mancanza. In
questo stato glorificato, i credenti saranno in grado di passare tutta
l’eternità nella presenza di Dio. Quindi, l’amore di Cristo per la
Chiesa lo spinse a dare se stesso per salvarla, con lo scopo di
santificarla, in modo da presentarla davanti a sé pura e senza macchia.
Quando sembra che non riusciamo a vivere come vorremmo, e continuiamo a
cadere nel peccato, ricordiamo che l’opera che Cristo ha iniziato in
noi, Egli la porterà a compimento. È Cristo stesso che è all’opera in
noi. Rallegriamoci in questo. Ribadiamo con forza questo concetto,
l'amore di Cristo per la Chiesa ha come scopo quello di portare la
Chiesa con Sé, in cielo, per tutta l'eternità, come sposa, affinché la
Chiesa possa gioire nella Sua presenza, glorificarLo per tutta
l'eternità e godere del Suo amore per Lei. Per rendere questo possibile,
Gesù Cristo deve purificare e santificare la Chiesa.
-v.28- "Allo stesso modo"
Consideriamo il fatto che ogni marito è chiamato ad amare la propria
moglie, così come Cristo ama la chiesa. Quando un marito manca nella
cura della propria moglie, manca nella cura di se stesso. La cura che
Cristo dà alla chiesa è una cura perfetta e completa. Similmente, la
cura che ogni marito è chiamato a dare alla propria moglie è una cura
completa e perfetta. Non basta una semplice cura economica. Tanti mariti
credono che basti lavorare tanto per provvedere economicamente per le
loro mogli e così credono di avere adempiuto le loro responsabilità.
Questo è un concetto sbagliato. Certamente, un aspetto della cura che un
marito è chiamato a dare è provvedere materialmente. Però, il marito è
anche chiamato a provvedere cura spirituale e morale per la moglie. Un
punto importante è di tenere in mente che la cura di Cristo per la
Chiesa, ovvero, per ogni vero credente, è una cura completa, che
riguarda ogni aspetto della vita. È una cura basata su un profondo amore
per la Sposa di Cristo, un amore che spinge Cristo a sacrificarsi. Ogni
marito è chiamato a seguire l’esempio di Cristo, e quindi ad amare la
propria moglie con un amore pronto a sacrificare se stesso, curandola
teneramente. In che misura bisogna amare la propria moglie? Bisogna
amarla come si ama se stessi. Il punto da capire in questo brano è che,
di natura, un uomo è molto attento a riconoscere i bisogni del suo corpo
e, una volta individuati, è altrettanto premuroso ad impegnarsi per
provvedere al soddisfacimento di quei bisogni. Orbene, Dio chiede a
ciascun marito di essere altrettanto pronto nel riconoscere i bisogni
della propria moglie e nel soddisfarli adeguatamente. Quindi, la
domanda: “Qual è la più grande responsabilità del marito nei confronti
della moglie?”, ha come risposta la seguente affermazione: “La più
grande responsabilità di un marito verso sua moglie consiste nell'amarLa
come Cristo ama la Chiesa, il che vuol dire che ogni marito deve
aiutare la propria moglie a crescere in santità.
-v.29- "Infatti nessuno odia la propria persona"
Prima di tutto, in questo verso troviamo espresso un contrasto, quello
fra l'odiare e l'amare veramente la propria carne, differenza che viene
stabilita da quanto impegno si attua nel curarla. Il verso dice che
“nessuno ebbe mai in odio la sua carne”. Ora, la moglie è una carne con
il marito, perciò non bisogna mai odiare la propria moglie, perché è
assolutamente contro natura odiare la propria carne. Con ogni dovizia,
premura, pazienza e meticolosità, cerchiamo sempre di curare il nostro
corpo e non ci agitiamo mai contro una parte di esso quando sta male.
Siamo estremamente pazienti con il nostro corpo in tutte le sue
debolezze. Non solo non si odia la propria carne, ma la si nutre e la si
cura teneramente. Questo descrive sia quello che si fa, sia il modo in
cui si fa ciò. Si nutre la propria carne e ci si impegna a provvedere
per tutti i suoi bisogni. È un impegno immenso, un impegno costante, un
impegno che viene dal profondo del cuore. Ogni uomo esercita
giornalmente un grandissimo impegno nel curare il proprio corpo e
spesso, tale cura va molto oltre il solo provvedere per i bisogni
strettamente necessari, arrivando a provvedere anche per desideri e
preferenze. Quindi, un marito si impegna a nutrire il proprio corpo ed
anche a curarlo in tantissimi modi, in ogni modo in cui c'è bisogno ed
anche desiderio. Allora, il punto da cogliere in tutto quello che si sta
dicendo è che un marito è chiamato ad amare sua moglie, che comprende
il curarla e il provvedere per lei, con lo stesso impegno e cuore che ha
nel curare se stesso. Il brano ci mostra che il marito si impegna
grandemente nel curare se stesso. Perciò il comandamento di Dio per ogni
marito consiste nell'impegnarsi immensamente nel curare sua moglie in
ogni cosa e nel farlo con grande tenerezza. Teniamo a mente che il
marito è chiamato a curare la propria moglie con tenerezza. Questo è un
comandamento che esprime ciò che un marito deve fare.
"Come anche Cristo fa per la chiesa"
Notate la frase: “come anche Cristo fa con la chiesa”. Cristo cura la
Chiesa perfettamente. Egli è sempre attento ad ogni Suo bisogno e Le
provvede sempre la cura giusta. Una parte fondamentale della cura di
Gesù Cristo per la Chiesa è di essere sempre ben informato sulla
condizione della Chiesa. Non si può curare se non si sa qual è il
bisogno. Gesù Cristo sa sempre quali sono i bisogni della Chiesa. E
perciò, una parte della cura del marito per la propria moglie consiste
nell'essere informato di quali sono i suoi bisogni per poi poter
provvedere adeguatamente ad essi. Un marito deve conoscere sua moglie.
Deve impegnarsi ad essere al corrente di qual è la situazione della
moglie. Deve capire quali sono i suoi bisogni, quali sono le sue paure,
quali sono i suoi pensieri, quali sono i suoi sogni. Solo così può avere
la cura giusta e tenera come quella che Cristo ha per la Chiesa e come
quella che egli stesso ha per il proprio corpo 1Pietro 3:7. Una
traduzione più letterale, dal greco, della frase di 1Pietro 3:7 “con il
riguardo dovuta alla donna” sarebbe “secondo conoscenza”. Dio comanda
al marito di vivere con sua moglie secondo conoscenza, ovvero, il marito
deve impegnarsi a conoscere veramente la moglie, per sapere meglio come
curarla.
-v.30- "Poiché siamo membra del suo corpo" Gesù
ci considera il Suo corpo, la Sua carne. Perciò, la sua cura di noi è
una cura intima, una cura perfetta, una cura tenera. Gesù non verrà mai
meno nella Sua cura di noi. È una cura perfetta, una cura costante, una
cura potente, una cura giusta. Ed è una cura fatta sempre con amore.
Gesù ci conosce a fondo e sa sempre qual è la cura che ci serve. Quindi,
è giusto che ogni marito consideri questo come modello da seguire nel
come amare la propria moglie. Però, prima ancora di considerare i nostri
doveri, è giusto meditare sull'immensità di questa benedizione e gioire
profondamente per chi siamo per Gesù Cristo. Essendo il corpo di
Cristo, essendo membra della Sua carne e delle Sue ossa, possiamo essere
tranquilli che Gesù Cristo non ci abbandonerà e non ci trascurerà mai,
ma piuttosto ci curerà sempre in modo perfetto, finché non ci porterà
nella Sua presenza in cielo. Certamente, è giusto pregare per la cura di
Dio, ma, allo stesso tempo, è giusto anche ringraziarLo per tale cura.
Ad ogni marito dico: “Ricordati che tua moglie è parte di te. Dal giorno
che siete sposati, DIO stesso vi ha uniti. Siete una carne. Amare tua
moglie è amare te stesso!” E, quindi, voglio incoraggiare ogni marito
che è in Cristo Gesù a meditare molto sulla cura che riceve da Lui. Il
comandamento di amare la propria moglie è una conseguenza dell'amore che
Cristo ha per il Suo popolo. Quindi, non è un comandamento gravoso!
-v.31- "Perciò l'uomo lascerà"
È importante che ogni marito ricordi che il matrimonio è un tipo,
ovvero un simbolo, del rapporto fra Cristo e la Chiesa, che è il Suo
corpo. Infatti, Paolo conclude questo discorso, in Efesini 5, citando
Gesù Matteo 19:4, che, a Sua volta, citava Genesi 2:24.
Nel piano di Dio, un uomo trova la donna giusta per lui, lascia la sua
famiglia, si unisce a sua moglie e i due diventano una sola carne. Tutto
questo parla molto più che del rapporto intimo fra marito e moglie e
parla appunto di un'unione che rispecchia quella fra Gesù Cristo e il
Suo corpo, la Chiesa. Nel piano di Dio, è un'unione indissolubile.
Queste parole contengono la legge del matrimonio e sono una profezia di
ciò che dovrebbe essere; esse sono parole stabili contro la poligamia e
producono quell'affetto reciproco che ci deve essere in una coppia.
Nella società in cui viviamo, per un uomo e una donna che decidono di
convivere, il matrimonio è un qualcosa di facoltativo ed è un qualcosa
che si può tralasciare di sottoscrivere e rispettare. Nel piano di Dio,
esso è invece il rapporto che Egli intende fra l'uomo e la donna e
dovrebbe durare per tutta la vita.
-v.32- "Questo mistero è grande"
Queste parole hanno qualcosa di misterioso in sé; è una figura ed un
segno rappresentativo della misteriosa unione tra Cristo e il suo
popolo. L'allontanamento dal padre e dalla madre prefigurava la venuta
di Cristo che lasciava il Padre e la sua venuta in questo mondo nella
natura umana; il suo distacco dai suoi genitori terreni per al suo
popolo e il suo servizio per loro; l'uomo che si affeziona alla moglie
esprime molto appropriatamente il forte affetto di Cristo per la sua
chiesa, e la comunione vicina che c'è tra loro; il loro essere una sola
carne denota l'unione di loro; e in effetti, il matrimonio di Adamo ed
Eva era un tipo di Cristo e della sua chiesa. Adamo fu creato prima di
Eva, quindi anche Cristo era prima della sua chiesa; Dio pensava che non
fosse conveniente che l'uomo fosse solo, quindi neanche Cristo doveva
restare solo, infatti Dio ha stabilito che Gesù avrebbe avuto compagni e
compagne con lui. La formazione di Eva da Adamo era tipica della
generazione della chiesa da Cristo; Eva era stata creata da Adamo mentre
dormiva, il che ci parlano delle sofferenze e alla morte di Gesù per la
redenzione della sua chiesa e del suo popolo.
-v.33- "Ma d'altronde, anche fra di voi …"
L'apostolo ritorna al suo precedente soggetto e ricapitola i reciproci
doveri di marito e moglie, dopo che li aveva applicati all'esempio di
Gesù Cristo e della sua chiesa; il desiderio dell'apostolo è che in
particolare ogni credente sposato afferrasse la grande verità e
l'importanza delle indicazioni e degli insegnamenti dati: che il marito
ami sua moglie come se stesso, poiché loro due sono una sola carne e la
moglie rispetti suo marito poiché ha lasciato il padre e la madre per
lei, ed ora è il suo capo.
Nessun commento:
Posta un commento