domenica 28 ottobre 2012

SERVIRE DIO CON PERSEVERANZA



                                                            Daniele 6:16-24

 16 Allora il re ordinò che Daniele fosse preso e gettato nella fossa dei leoni. E il re parlò a Daniele e gli disse: «Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti». 17 Poi fu portata una pietra e fu messa sull'apertura della fossa; il re la sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi, perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele. 18 Allora il re ritornò al suo palazzo e digiunò tutta la notte; non fece venire nessuna delle concubine e non riuscì a dormire. 19 La mattina il re si alzò molto presto, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa dei leoni. 20 Quando fu vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce angosciata e gli disse: «Daniele, servo del Dio vivente! Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, ha potuto liberarti dai leoni?»
21 Daniele rispose al re: «Vivi per sempre, o re! 22 Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni; essi non mi hanno fatto nessun male perché sono stato trovato innocente davanti a lui; e anche davanti a te, o re, non ho fatto niente di male». 23 Allora il re fu molto contento e ordinò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa; Daniele fu tirato fuori dalla fossa e non si trovò su di lui nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio. 24 Per ordine del re, gli uomini che avevano accusato Daniele furono presi e gettati nella fossa dei leoni con i loro figli e le loro mogli. Non erano ancora giunti in fondo alla fossa, che i leoni si lanciarono su di loro e stritolarono tutte le loro ossa.

    Nel testo biblico citato, il re Ciro dice a Daniele un’affermazione che è da fare risaltare per l’importante verità che in essa è contenuta «Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti» riferita non tanto alla bella affermazione di fede “sarà lui a liberarti”, ma al fatto che Daniele serviva Dio con perseveranza. Daniele viene insignito di appellativi uno più bello dell’altro come “in lui vi era uno spirito straordinario”6:3 oppure “egli era fedele” 6:4, ovvero ancora “uomo molto amato” 9:23 ma non meno importante e sicuramente motivo di riflessione è quel “che tu servi con perseveranza”, perché ci permette di comprendere appieno la personalità di Daniele e perché viene tanto apprezzato da Dio stesso.  Ma andando per ordine è fondamentale comprendere il significato del termine  PERSEVERANZA, questo è quanto tiriamo fuori dal dizionario elettronico Wikipedia     - caratteristica di chi persevera, non si arrende di fronte alle difficoltà per il raggiungimento di un obiettivo -. Riportato al cristiano quanto detto, possiamo dire che per ottenere le promesse di Dio, cioè di vivere l’eternità vicino a Gesù, non si arrende di fronte a nessuna difficoltà.
Ci sono tre aspetti della vita di Daniele che ci mostrano e ci insegnano quanto egli sia perseverante nel servire il suo Dio:

1) PERSEVERANZA NELLA SANTITÀ
Al’inizio del libro di Daniele (1:8) ci viene raccontato di come egli decide insieme ai suoi amici Anania, Misael e Azaria di non contaminarsi con i cibi e le bevande che il re metteva a loro disposizione dalla sua tavola, preferendo cibarsi solo di legumi e acqua. La storia ci dice che Dio benedisse oltremodo la loro decisione: “A questi quattro giovani Dio diede di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza. Daniele aveva il dono di interpretare ogni specie di visioni e di sogni. Giunto il momento della loro presentazione, il capo degli eunuchi condusse i giovani da Nabucodonosor. Il re parlò con loro; ma fra tutti quei giovani non se ne trovò nessuno che fosse pari a Daniele, Anania, Misael e Azaria, i quali furono ammessi al servizio del re. Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno. Daniele continuò così fino al primo anno del re Ciro” Daniele 1:17-21.
Perseverare nella via della santificazione è ciò in cui ogni cristiano dovrebbe cimentarsi giornalmente se vuole vedere Dio, infatti sta scritto “Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” Ebrei 12:14.

2) PERSEVERANZA NELLA FEDELTÀ
All’inizio del capitolo 6, ci viene raccontato come degli uomini gelosi e malvagi, decidano di trovare un’occasione per accusare Daniele davanti al re circa l’amministrazione del regno, ma restarono delusi quando si resero conto che avevano a che fare con un uomo fedele che non si lasciava corrompere ed era irreprensibile sotto ogni aspetto, talché decisero che potevano trovare un escamotage solo nella legge del suo Dio. Quello su cui vale la pena mettere l’accento è “ma non potevano trovare alcuna occasione né alcun motivo di riprensione, perché egli era fedele e non c'era in lui alcuna mancanza da potergli rimproverare” Daniele 6:4.
Daniele era fedele, fedele al compito che gli era stato assegnato ma principalmente era fedele a Dio. Se vogliamo piacere a Dio, dobbiamo imparare la fedeltà cominciando a valutare di presentarci irreprensibili nella società in cui viviamo, ma principalmente fedeli e irreprensibili agli occhi di Dio. Dio apprezza questa qualità nell’uomo in quanto Lui stesso viene chiamato IL FEDELE
«All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio: … »  Apocalisse3:14.
“Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia”  Apocalisse 19:11

3) PERSEVERANZA NELLA PREGHIERA
Un altro aspetto della vita di Daniele che non possiamo trascurare è la sua dedizione a Dio pregandolo giornalmente e più volte al giorno. Ritornando alla storia raccontata al cap. 6, vediamo che gli uomini che volevano accusare Daniele, non trovando come accusarlo circa l’amministrazione del regno, trovano il modo di incastrarlo proponendo al re di firmare un decreto per cui si vietava ad ogni uomo, per un periodo di trenta giorni, di rivolgere richieste a qualunque Dio o uomo che non forre il re in persona, pena la morte gettandolo nella fossa dei leoni. Al verso 10 ci viene detto come reagì Daniele a tale notizia:  “Quando Daniele seppe che il decreto era firmato, andò a casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare anche prima”. Daniele poteva evitare di cadere nella trappola dei suoi nemici, poteva evitare di mettersi in preghiera, oppure poteva chiudere le finestre, ma proprio perché non tiene conto del pericolo imminente ci dimostra come Daniele era perseverante nella preghiera, e ancor di più che non provava nessuna vergogna a mostrarsi inginocchiato davanti al suo Dio. La preghiera nel credente è non solo importante ma fondamentale, Gesù stesso ce lo ha insegnato, molta della sua vita terrena la trascorreva in preghiera e sicuramente aveva i suoi buoni motivi.
“pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi”  Efesini 6:18

CONCLUSIONE
Alla fine della storia vediamo come Dio opera una grande liberazione verso il suo fedele servo Daniele, infatti Egli manda un angelo per chiudere la bocca ai leoni perché, come lui stesso afferma, era innocente davanti a Dio e anche davanti al re. Misera fine fecero i suoi nemici che morirono subito dopo per mano degli stessi leoni che avrebbero dovuto sbranare Daniele. Impariamo da Daniele e non solo da lui, come dobbiamo perseverare nella santità, nella fedeltà e nella preghiera e certamente piaceremo a Dio.

                                                                        GIACOMO ACETO