martedì 26 agosto 2014

"Jim, sono Gesù!"


Qualche tempo fa, in una città inglese, un pastore stava guardando dalla finestra, quando vide un uomo dall'aspetto trasandato entrare furtivamente in chiesa. Il giorno seguente il pastore notò la medesima scena, e lo stesso accadde il giorno successivo, sempre alla stessa ora. S’insospettì, e volle andare in fondo alla questione. Vide allora quell'uomo entrare, e avvicinarsi al pulpito; qui egli rimaneva in silenzio, con il capo chino, poi, mettendo le mani sul parapetto, diceva a bassa voce:“Gesù, sono Jim”. 
Qualche giorno dopo si verificò un terribile incidente, e Jim fu portato all'ospedale. Egli fu lasciato in una corsia, dove il malcapitato trovò le persone più rudi e indisponenti della città. Ma dopo qualche giorno dall'arrivo di Jim in quel luogo si notò un evidente cambiamento, tanto che il personale non riuscì a nascondere la propria sorpresa. 
Un giorno un’infermiera chiese a un paziente della stanza quale fosse la causa di quel meraviglioso cambiamento. “Quel tipo del quinto letto si chiama Jim”, fu la risposta. La donna si avvicinò a quel credente, e gli disse: “Jim, hai portato un bellissimo cambiamento in questa corsia; dimmi come ci sei riuscito”. Con una lacrima negli occhi, egli le rispose: “Non so se capirà quello che le sto per raccontare, io stesso non so spiegarmelo. Ogni giorno, sempre alla stessa ora, verso mezzogiorno, vedo Gesù che si avvicina al mio letto. Egli si ferma per un minuto, poi mette le mani sulla sbarra del letto, si appoggia e dice: ‘Jim, sono Gesù!”.


Tratto da http://www.adinapolifuorigrotta.it/

sabato 23 agosto 2014

Storia dell'inno: "Se pace qual fiume"

Foto d'epoca di "Horatio Spafford"


Nel 1870, Horatio Spafford era un avvocato di successo ed un insegnante di giurisprudenza che viveva in Chicago. Insieme a sua moglie, Anna, erano ben noti nella città di Chicago, sia per la carriera legale di Spafford, ma anche perché i due coniugi erano amici e sostenitori di D.L. Moody, famoso predicatore.
La città di Chicago era in forte espansione, le attività industriali erano fiorenti e lo sviluppo sociale era sempre in maggiore aumento. Proprio quello stesso anno egli investì la quasi totalità delle proprie risorse finanziarie in beni immobiliari, ma, l’anno successivo, il grande incendio dell’ottobre 1871 distrusse tutte le proprietà degli Spafford.
Questo fu un durissimo colpo per la famiglia Stafford. Infatti, poco prima dell’incendio era morto il loro figlio maschio.
Nonostante tutto, con coraggio e dedizione, Horatio Spafford e sua moglie, decisero di aiutare in quei giorni, le famiglie dei sopravvissuti all’incendio.
Successivamente, per lasciarsi in qualche modo alle spalle tali sofferenze, la famiglia decise di trascorrere un periodo in Inghilterra, sia come vacanza, sia per sostenere D.L. Moody, che teneva una campagna evangelistica in quel periodo.
Giunti a New York, per imbarcarsi sul battello, Spafford fu costretto a trattenersi per un importante impegno di lavoro, ma decise di far partire la moglie e delle quattro figlie, pensando di raggiungerle in un secondo momento.
Il 2 novembre 1873, durante la traversata oceanica, la S.S. Ville Du Havre affondò in dodici minuti a causa di una collisione con la nave inglese Lochearn, portando con sé 226 persone.
Dopo diversi giorni i sopravvissuti raggiunsero la città di Cardiff, nel Galles, da dove Anna Spafford inviò un telegramma al marito con le parole: “Io sono l’unica a essersi salvata”. Le quattro figlie avevano perso la vita in quella tragedia.
Alcuni mesi dopo, il fratello Spafford si imbarcò. Quando la nave fece rotta vicino al luogo in cui la SS. Ville de Havre aveva fatto naufragio, il capitano della nave lo chiamo sul ponte e gli disse: “E’ stato fatto un calcolo preciso, e credo di poter dire che stiamo passando proprio in questo momento sul luogo dove il ‘Ville de Havre’ è affondato. L’acqua qui è profonda tre miglia.
Spafford si chiuse nella sua cabina e si sentì spinto dallo Spirito Santo a scrivere il testo di quello che sarebbe divenuto un inno, non di dolore, ma di speranza e di vittoria. Le parole dell’inno parlano dell’opera e i benefici della redenzione, della pace divina e della speranza di ogni vero credente nella salvezza eterna.
Nel 1876, Philip P. Bliss, un compositore credente, mise la musica a queste meravigliose e incoraggianti parole. Bliss, fu anche il primo a cantare l’inno nella Farwel Hall di Chicago.
Le parole dell’unico inno scritto da Spafford, sono ancora oggi di ispirazione per quanti attraversano “il mare del dolore” a causa delle sofferenze di questa vita che tante volte affliggono e mettono alla prova anche i credenti più consacrati al Signore.



VIDEO DELL'INNO IN INGLESE



Ecco il testo nell'originale dell'Inno di Spafford

O mio cuor calmo sta

Quando pace, come un fiume, si trova sulla mia via,
quando i dolori si scagliano come onde del mare,
qualunque sia la mia sorte,
Tu mi hai insegnato a dire:
«È utile, è utile alla mia anima!».
Anche se Satana dovesse colpirmi,
Anche se le prove dovessero giungere,
Prenda il controllo la beata certezza
che Cristo ha custodito i miei indifesi beni
e ha versato il Suo sangue per la mia anima.
Il mio peccato, oh, che gioia dà il solo pensiero!
Il mio peccato, non in parte, ma è interamente
appeso alla croce, e io non ne sono più gravato.
Loda il Signore, loda il Signore, oh anima mia!
Da ora in poi, per me vivere è Cristo
se il Giordano dovesse sommergermi,
il dolore non mi seguirà, poiché,
nella morte, come nella vita,
Tu sussurrerai la Tua pace alla mia anima.
Ma Signore, è Te, è la Tua venuta che aspettiamo.
Il cielo, non la tomba è la nostra meta.
Oh tromba angelica! O voce del Signore
Beata speranza, beato riposo dell’anima mia.
Signore, affretta il giorno in cui l’oggetto
della mia fede sarà rivelato,
le nuvole si srotoleranno come pergamena,
la tromba suonerà, e il Signore scenderà.
"Anche questo è utile alla mia anima!".

Tratto da http://www.adinapolifuorigrotta.it

giovedì 14 agosto 2014

29° raduno giovanile - Francesco Toppi

Il fratello Toppi ci ha preceduto.

                                      Un uomo di Dio ha raggiunto la casa del Padre.                                                                                                                  ...E noi ce ne voliamo via. (Salmo 90:10
                                        Pastore Francesco Toppi (1928-2014) 

sabato 9 agosto 2014

PREGHIERE ESAUDITE



Mio nonno era un uomo di grande moralità ma non vedeva l’utilità di abbracciare la fede cristiana. Mia nonna invece, che era una fervente credente, stimava di dover dare sempre il primo posto a Dio. 
Suo marito le diceva: “Sono un buon padre di famiglia, provvedo a soddisfare ogni vostro bisogno, pago le mie fatture e le tasse e sono onesto nelle mie relazioni. Non chiedermi di più”. Ma sua moglie gli rispondeva: “Sei sicuramente un bravo uomo, è vero, ma non basta. Devi dare il tuo cuore a Dio”. 
Ella non cercò mai di imporre la propria fede a suo marito, né gli mancò di rispetto. 
Ebbe la gioia di condurre i suoi figli a Gesù Cristo e, in modo discreto, pregò per quarant’anni per l’uomo che amava. Poi, a 69 anni, mio nonno ebbe un ictus e sua figlia, entrando nella sua camera, vide che aveva gli occhi pieni di lacrime. Nessuno lo aveva mai visto piangere. “Papà, che cosa c’è?” gli domandò. “Mia cara” le rispose “vai a chiamare tua madre”. 
Quando sua moglie arrivò le disse: “So che sto per morire e vedo tutto così buio, non vi è via d’uscita. Ho vissuto tutta la mia vita passando accanto alla sola cosa importante. Vuoi pregare per me?”. “Ma certo che voglio pregare per te” esclamò mia nonna. In ginocchio, al capezzale di mio nonno, ricevette la risposta ai suoi quarant’anni di preghiera. Mio nonno diede il suo cuore a Dio quel giorno stesso e, prima di morire, egli si espresse in questi termini: “Ora vedo una via che mi permette di attraversare l’oscurità”.

tratto da -http://adinapolifuorigrotta.it/Si%20racconta.html-

martedì 5 agosto 2014

SALVATO DA UNA BIBBIA RUBATA

Giovanni 8:36 Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi.




Estate 2001, prigione di Bullington, in Inghilterra.
Tony A., sta scontando una pena di quindici mesi per omicidio colposo.
Grazie alle visite di un missionario, era diventato credente, ma si sente scoraggiato.
Un giorno, mentre sta leggendo la Bibbia, entra nella sua cella un altro carcerato, Darren B. Sorpreso, Tony nasconde la Bibbia sotto il cuscino, ma Darren vede il gesto e lo subissa di domande finché Tony gli legge il suo versetto preferito, Giovanni 8:36, senza aggiungere nulla.
Irritato dalle reticenze del compagno, Darren si alza e se ne va.
Tre giorni dopo, eccolo di ritorno.
Con un gran sorriso racconta a Tony: “Sono andato nella cappella per cercare una Bibbia. Eri talmente misterioso riguardo a quello che leggevi che ho voluto leggerlo da solo. Ho chiesto una Bibbia al cappellano. Ma lui credeva che volessi usare le pagine per farmi delle sigarette e non ha voluto darmela. Allora, mentre non vedeva, ne ho presa una e l’ho nascosta nel maglione”.
“Non dirmi che ti sei fatto prendere!”.
“Sì, mi hanno perquisito e l’hanno trovata, poi mi hanno messo in isolamento un giorno intero”.
“Povero te!”.
“Ma non mi hanno trovato l’altra, quella che nascondevo nei pantaloni! – disse Darren con aria trionfante. – Allora, mentre ero in isolamento, mi sono dato da fare; volevo trovare la frase che mi avevi letto tu, ma non sapevo dove cercare. Mi sembra che tu avessi parlato di Giacomo e di Giovanni; avevo difficoltà; io non avevo mai aperto una Bibbia!”.
Darren, dunque, nella cella d’isolamento per aver rubato una Bibbia, cercava quel passo che parlava di libertà; ma non riusciva a trovarlo.
“Ho picchiato contro il muro” – racconta al suo amico Tony – per chiamare il vicino di cella.
Gli ho detto: “Ehi, tu conosci la Bibbia?”.
Lui mi ha risposto: “Sì, sono cristiano, cosa vuoi sapere?”.
Gli ho parlato di quello che tu mi avevi detto a proposito di Gesù che ti aveva liberato, e lui mi ha detto di cercare nel Vangelo di Giovanni.
Ho trovato la pagina, e ho cominciato a leggere.
All’inizio non capivo nulla, ma quel libro che raccontava tutto ciò che Gesù aveva fatto era troppo interessante.
Ho voluto leggerlo tutto, e sono arrivato al passo di cui mi avevi parlato: <>.
Ho continuato ancora a leggere, e poi sono ritornato su quella frase.
Penso di aver capito.
Anzi, ho veramente capito.
Ho letto la vita di Gesù e ora credo in Lui.
Ho persino cercato di parlargli, l’altra sera.
Questo vuol dire che sono diventato cristiano?”.
Tony rimase seduto, stupito ma felice.
Non era stato capace di parlare di Gesù a Darren, ma ora Dio gli faceva vedere che voleva servirsi di lui.
Allora i due carcerati si misero a parlare, ma in modo nuovo, come due fratelli nella fede, fino a quando furono mandati nelle rispettive celle per la notte.
(da uno scritto di Tony Anthony)


Tratto da - https://www.facebook.com/pages/Calendario-Biblico/148777635291197 -

lunedì 4 agosto 2014

NON MI MERAVIGLIO CHE NON CI SIA UN RISVEGLIO

Colossesi 3:13 Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.



Un pastore raccontò che per molti anni supplicò Dio, perché mandasse un risveglio, ma senza un risultato.
Alla fine, disperato, raccolse i membri della sua comunità intorno a sé e scaricò il fardello della sua ansietà sopra loro, dicendo: “Io ho fatto tutto quanto ho potuto; adesso tocca a voi considerare il vostro atteggiamento nel cospetto di Dio”.
Allora si alzò un anziano della chiesa, dalla testa bianca, molto rispettato da tutti, e disse: “Pastore, io non mi meraviglio che non ci sia un risveglio e non vi potrà mai essere finché il fratello Jones ed io non ci parleremo” e, davanti a tutto il popolo, quel vecchio percorse la navata della chiesa fino al posto dove era seduto il suo fratello e disse: “Fratello Jones, perdonami. Non ci siamo parlati per dieci anni, ma ora dimentichiamo il passato”.
Essi fecero pace ed il vecchio tornò al suo posto e chinò la testa fra le mani.
Nel gran silenzio che gravava su tutto il popolo, un altro anziano si alzò e disse: “Pastore, io credo che non ci sarà nessun risveglio in questa chiesa, finché io continuerò a dirvi delle belle cose in faccia ed a sparlare di voi dietro le vostre spalle. Mi perdonate”?
Il pastore lo perdonò.
Per venti minuti, nel silenzio solenne di quel luogo, uomini e donne si alzarono per mettere in regola dei vecchi conti che avevano in pendenza con coloro con i quali erano in disaccordo.
Ed allora lo Spirito del Signore cadde come il suono di un vento impetuoso che soffia.
(da “Herald of His Coming”).

Perché non fai anche tu la stessa cosa?
A proposito per la tua comunità, per il tuo pastore sei una benedizione o un ostacolo?