martedì 1 novembre 2011

"L'amore del Padre "

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo.Matteo 11:28 

Genitori, amate un figlio più di un altro? L'apostolo Giovanni aveva il desiderio non solo di predicare, insegnare o imparare, ma anche di abbandonarsi fra le braccia del Suo Signore, Gesù Cristo, perché il suo amore era grande per Lui.
Giovanni aveva capito e riconosciuto che la relazione intima con il suo Signore era molto importante. Ma perché solo lui si riposava nelle braccia del Signore? Per caso Gesù gli chiedeva di farlo?
Se un altro discepolo lo avesse fatto, tu pensi che Gesù l'avrebbe mandato via? Gesù avrebbe detto: "No, questo è permesso soltanto a Giovanni"? Dio ha le braccia aperte e sta aspettando che tu corra da Lui per riposarti sul Suo seno e trovare ristoro in Lui. Questo è l'amore di un padre.

Una mattina, all'alba, mi trovavo nella mia stanza e riflettevo sull'amore di un padre. Io, che sono cresciuto senza un papà, chiesi a Dio di diventare mio Padre, e dissi al Signore: "Signore, voglio appoggiarmi sul Tuo petto per riposare in Te, voglio sentire il calore del Tuo amore e il Tuo respiro, il battito del Tuo cuore, che batte per me. Signore, accarezzami; voglio sentire le Tue mani che mi stringono forte e dolcemente". Subito sentii tutto questo, il Signore accarezzava il mio capo e come Giovanni ero tra le braccia di Gesù.
Non potrò mai e poi mai dimenticare quei momenti, fu lì che dissi al Signore: "Signore, cosa posso fare per stare sempre così tra le Tue braccia?". La risposta è sempre la stessa: "Ogni volta che tu mi cercherai, Io mi farò trovare". Anche tu oggi puoi trovare un Padre.

Nuova vita in Cristo


Sono nata e cresciuta in una famiglia cattolica, molto religiosa: andavo a messa tutte le domeniche, a volte facevo anche digiuni, e naturalmente rispettavo tutte le festività. Mia mamma mi aveva insegnato a dire sempre le preghiere (Rosario, Padre nostro), la mattina appena sveglia e la sera prima di addormentarmi. Avevo timore di Dio. Dopo il matrimonio, continuai ad andare sempre in chiesa con i miei figli e il prete mi diceva che ero la colonna della chiesa, un esempio da seguire. Mi sentivo giusta, dato che tutti gli altri andavano a messa 1 o 2 volte all’anno, io invece tutte le domeniche.
Un giorno il fratello di mio marito venne a casa mia, mi parlò del Signore e mi lesse qualche passo della Sacra Scrittura. A quel tempo, intorno agli anni ’70, quasi nessuno aveva la Bibbia in casa, io la ascoltavo solo tramite le parole del prete, una volta a settimana. Mio cognato Luigi continuava a parlarmi di Dio e piano piano capivo di conoscere i comandamenti del Signore, ma di non metterli in pratica.
La mia era un’abitudine: ascoltavo il prete, ma non conoscevo Dio.
Chiesi di avere anch’io una Bibbia, e iniziai a leggerla per confrontare se quello che sentivo a messa,

"MIOPIA SPIRITUALE"


Colui che legge la Bibbia cercan­do di trovare dei difetti in essa, scoprirà piuttosto che essa farà luce sui suoi difetti. 

                              H. Spurgeon
Santo, Santo,Santo è il nostro Dio.










LA FELICITÀ: UN RISULTATO DELL'UBBIDIENZA A DIO


Molte persone immaginano che l'ubbidienza al Signore renda noiosa la vita di coloro che la praticano. Ragionare così significa dimostrare di non conoscere la gioia cristiana e di non
conoscere neppure Dio, al quale siamo invitati a sottometterci per amore.
Sbagliando completamente le nostre valuta­zioni, potremmo essere portati a dire: "Bisogna che segua un po' la religione per mettermi al riparo dalla condanna divina, ma voglio anche godere dei piaceri della vita il più possibile". In realtà, questi piaceri sono insignificanti se paragonati alla felicità che dà il mettersi al servizio di Dio.
Un credente saggio diceva: "La felicità fine a se stessa fuggirà sempre davanti a noi come un miraggio; non la raggiungeremo mai. Ma se il nostro obiettivo principale è ubbidire al Signo­re piuttosto che compiacere a noi stessi, la vera felicità sarà una conseguenza diretta e costan­te di questa ubbidienza".
Se i credenti vogliono compiacere a se stessi non sono felici come potrebbero essere. Ma non è mai troppo tardi per iniziare a vivere seguendo l'esempio di Gesù Cristo, il nostro esempio perfetto, che diceva: "Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato" (Giovan­ni 6:38).

 Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra dal dire il falso; fugga il male e faccia il bene. 1 Pietro 3:10-11
  
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