lunedì 27 agosto 2012

QUANDO NON SI HA PIÙ NIENTE DA PERDERE


E Gesù disse loro: lo sono il pane della vita chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete" (Giovanni 6.35)



Era il 1816. La fanteria spagnola aveva accerchiato un pugno di patrioti dell'Alto Perù. Il soldato Pedro Loayza, vedendo la situazione, gridò: "Io non mi do al nemico!" E si lanciò dal precipizio. Anche il comandante Eusebio Lira stava per lanciarsi, ma alcuni secondi prima del lancio José Sacre, musicista della banda dell'esercito disse: "È da sciocchi morire così!". Decisero perciò di dar fuoco al pendio della montagna. Grazie al vento, le fiamme si estesero in direzione delle file nemiche, e in pochi minuti respinsero i nemici che li assediavano.
In 2 Re è narrata una storia alquanto simile. Samaria era assediata dai Siri, e Israele stava morendo di fame. Quattro lebbrosi, in quarantena fuori dalla città, non avendo niente da perdere, decisero di passare nell'accampamento dei Siri. Scoprirono che Dio li aveva anticipati ammazzando i Siri e disponendo un banchetto per loro. Più tardi andarono al palazzo del re per avvisarlo dell'accaduto. Inizialmente il re pensò che si trattasse di una trappola, ma uno dei suoi ministri gli consigliò di credere al racconto dei lebbrosi, dato che non aveva più niente da perdere.
La lezione che c'insegnano queste due storie è che non abbiamo niente da perdere se prendiamo l'iniziativa di rischiare. E se questo vale per le cose fisiche, non varrà di più per quelle spirituali? Satana, il nostro nemico mortale, ha assediato la nostra vita col fine di farci morire di una fame spirituale. Ma Dio lo ha già sconfitto con la vittoria che Suo Figlio Gesù ha ottenuto morendo sulla croce per i nostri peccati. Per fare nostra quella vittoria, è necessario che d'ora in poi il pane di vita alimenti il nostro essere.

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giovedì 23 agosto 2012

Perseverare fino alla fine ....


"Fratelli, non ritengo di avere già ottenuto il premio, ma faccio una cosa: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso le cose che stanno davanti, proseguo il corso verso la meta verso il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù" (Filippesi 3:13, 14)

Florence May Chadwick 

A MENO DÌ UN CHILOMETRO DAL TRAGUARDO
A trentaquattro anni contava già un buon numero di vittorie invidiabili. A sei anni aveva imparato a nuotare, e a soli dieci anni fu la prima minorenne ad attraversare a nuoto il Canale della Baia di San Diego. A trentadue anni batté il record femminile attraversando il Canale della Manica. L'anno dopo fu la prima donna ad attraversarlo a nuoto in entrambe le direzioni. Ora, solo otto mesi dopo, voleva essere la prima donna a nuotare dall'isola di Santa Catalina fino alla costa della California al sud di Los Angeles. Quella mattina, il 4 Luglio del 1952, il mare era gelato e la nebbia tanto densa che la donna riusciva a vedere a stento le imbarcazioni di appoggio che l'accompagnavano. Lottò ora dopo ora contro le gelide acque mentre milioni di Americani guardavano lo spettacolo per televisione. In una delle imbarcazioni sua madre e l'allenatore non smettevano di incoraggiarla: "Manca poco all'arrivo, non ti dare per vinta!", le gridavano. Ma l'atleta vedeva solo nebbia, e decise, per la prima volta in vita sua, di abbandonare la traversata. Alcune ore dopo spiegò a un reporter che se soltanto fosse riuscita a vedere l'arrivo, ce l'avrebbe fatta a continuare: era stata vinta dalla nebbia che le aveva impedito di vedere il traguardo. Dopo due mesi tentò di nuovo, ma questa volta, nonostante la stessa nebbia densa, riuscì in quell'impresa battendo tutti i record precedenti. Come la madre e l'allenatore incoraggiavano quella campionessa, San Paolo c'incoraggia ad avanzare verso il traguardo. Il nostro traguardo, però, non consiste nell'essere i primi ad arrivare all'altro lato né nel battere un record, bensì di perseverare solo fino alla fine. Fissiamo, dunque, lo sguardo in Gesù Cristo, autore e compitore della nostra fede, per poter dire un giorno insieme all'apostolo: "Ho finito la corsa, ho conservato la fede".

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domenica 19 agosto 2012

Perché non lo fai anche tu?


"Ma io sono un verme e non un uomo; il vituperio degli uomini e disprezzato dal popolo"
(Salmi 22:6)

"Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori,
Cristo è morto per noi"
(Romani 5:8)


IL VERME AFFERRATO
Un indigeno del Centro America aveva trovato la pace in Dio. La sua vita era cambiata da una depravazione fatta di sbornie e infedeltà a una di vera soddisfazione e pace, e parlava a tutti della sua salvezza e di quello che Gesù Cristo aveva fatto per lui. Non gli importava dove stesse né chi lo stesse vedendo o ascoltando. Testimoniava a tutti della sua conversione. Un giorno un suo amico gli domandò: "Perché parli tanto di Gesù?" L'indigeno non rispose immediatamente, ma cominciò a raccogliere dei rametti e delle foglie secche che collocò a cerchio. Poi prese un venne, lo mise nel centro del cerchio, e infine appiccò il fuoco alle foglie. Il fuoco lentamente avanzava verso il centro, avvici­nandosi al verme che, disperato, alzò la testa come per respirare un po' d'aria fresca, come se sapesse che il suo unico aiuto sarebbe venuto dall'alto. Infine si chinò, stese un dito, e il verme vi si aggrappò. Fu così che il verme fu tirato fuori dal fuoco. L'indigeno spie­gò all'amico: "E' proprio quello che Cristo Gesù ha fatto per me. Io ero prigioniero del vizio e del peccato e non c'era via d'uscita per me. Avevo cercato dì sal­varmi a tutti i costi, ma invano. Allora il Signore si chinò verso di me e mi stese la sua mano. L'unica cosa che dovetti fare, per essere tirato fuori dal male, fu di aggrapparmi a Lui. Per questo non posso fare a meno di raccontare quello che Gesù ha fatto per me. Certo che quell'indigeno descrisse alla perfezione ciò che Cristo può e vuole fare per ognuno dì noi! Senza Gesù siamo prigionieri. Ammettiamolo, non è vero quando diciamo: il giorno che deciderò di lasciare il vizio, ci riuscirò subito!" Cristo ci sta vicino per stenderci la mano. Dobbiamo solo aggrapparci a Lui. Quest'uomo lo fece e trovò salvezza e pace. Milioni di persone l'hanno fatto, perché non lo fai anche tu?

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venerdì 17 agosto 2012

A chi stai gridando ....!


Le grida che la schiavitù strappava loro salirono a Dio. Dio udì i loro gemiti.
(Esodo 2:23-24)


UN DIO CHE ODE
A volte ci sembra che le nostre preghiere o le nostre sofferenze non escano dalla nostra stanza o dal nostro letto di dolore. Ci sentiamo soli e abbandonati alla nostra miseria.
Questo sarà stato il sentimento di tanti Ebrei pii, schiavi in Egitto per secoli, in attesa di un liberatore che sembrava non arrivare mai. Ma il versetto di oggi ci ricorda che le loro grida "salirono a Dio" e che "Dio udì i loro gemiti". Più avanti scopriremo che Dio non si è limitato all'ascolto, ed è intervenuto per liberarli miracolosamente. È già una grande consolazione sapere che non siamo soli e che Dio è attento a quel che soffriamo. Ci fa bene sapere che non va persa nessuna delle nostre lacrime o delle nostre grida.
Il Dio della Bibbia non è come le immagini dipinte o scolpite che "...hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non emette alcun suono" (Salmo 115).
Il nostro Dio è vivente e onnisciente e si cura di tutti i credenti che soffrono. Quando si rivelò al persecutore dei cristiani Saulo da Tarso, gli disse: "Io sono Gesù, che tu perseguiti", come a dire "Chi tocca i Miei figli perseguita Me".
Non a caso il Nuovo Testamento dice a tutti noi credenti: "Voi siete il corpo di Cristo" (1 Corinzi 12:27)

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mercoledì 15 agosto 2012

15 Agosto (assunzione) verità ... o ...menzogna?

L'assunzione di Maria al cielo... la verità per eccellenza o una grossa invenzione umana?
Prima di rispondere precipitosamente, vi invito a fare una piccola ricerca storica personale e poi confrontare il tutto con la verità per eccellenza, la verità biblica.


Oggi, il 15 agosto, oltre a festeggiare il giorno di vacanza per eccellenza all’ interno del periodo di ferie, si celebra la festa dell’ Assunzione della Vergine Maria, la festa della Madonna di mezzo agosto, secondo un preciso rituale di comportamenti e convinzioni, che trovano riscontro nell’ antico proverbio: trascorso il mese di agosto, è l’inizio dell’inverno.
La famosa festa di Ferragosto dell’ Assunta al Cielo, è stata stabilita per il 15 agosto dal PAPA Nicolò I (SANTO), eletto nell’ 858 e morto nell’ 867.
Le feste di ferragosto furono fatte coincidere, dal cristianesimo, con quella dell’ Assunta, unendo riti sacri e profani nelle manifestazioni popolari. La celebrazione dell’ Assunta ha origine dal titolo DORMITIO (sonno) attribuito al passaggio, dalla vita terrena a quella eterna, di Maria Vergine, per volere divino, impossibilitata ad essere soggetta alla morte, perché libera dal peccato originale. Questa verità è stata proclamata dogma di fede, da Pio XII (Eugenio Pacelli: 1876/1958), il primo novembre del 1950.
tratto da :
http://lineaitalia.wordpress.com/2007/08/15/che-cosa-e-il-ferragosto/

martedì 14 agosto 2012

QUESTA STORIA È VERA




“QUAL CENTO …”
Nella sua giovinezza Pedro era stato un gran camminatore. Dalla Nicaragua egli scendeva nella Costarica, portando la sua chitarra, pernottando dovunque lo coglievano le tenebre, rallegrando i casolari sperduti nelle campagne solitarie con le canzoni che cantava accompagnandosi con la chitarra. Era veramente un buontempone ed era ovunque ben accetto.
Un giorno egli incontrò un ragazza che gli piacque a prima vista. In brevissimo tempo, egli la portò all'altare e la sposò, la qual cosa chiaramente mostrava che fondamentalmente egli era un giovane dabbene, perché la cerimonia nuziale era da molti considerata non del tutto necessaria.
Non passò molto tempo che entrambi si resero conto di essere stati, in molte cose, tagliati dallo stesso ceppo: Pedro possedeva un temperamento furioso, mentre Placida non era affatto come il suo nome. La vita matrimoniale era spesso molto burrascosa. Pedro, vagabondando attorno, aveva ve-duto che le altre donne non si adiravano con lui quando egli sostava un po' più a lungo davanti al bicchiere di vino … Comunque egli era sempre ritornato a colei che gli piaceva più di tutte.
Dal suo canto, Placida era stata centinaia di volte sul punto di lasciarlo e di andarsene per la sua via; ella anche avrebbe potuto trovarsi un altro hombre che probabilmente l'avrebbe trattata più gentilmente. Era stato forse quel « chissà » a trattenerla. Ella amava il suo viejito ( vecchio) più di qualsiasi altro uomo, nonostante le battiture e tutto. Perciò le ferme risoluzioni della sera svanivano al mattino davanti alla faccia timida del suo uomo. In questo modo gli anni passarono, cinque in tutto, finché le cose raggiunsero un apice.
Pedro era stato assente da casa diversi giorni. Ella non aveva idea dove egli fosse stato. Una sera egli era tor¬nato a casa sobrio. Il fatto era in se stesso un grande evento; ma per il modo di pensare di Placida era come se una sfortuna peggiore gli fosse caduta addosso. Subito appena entrato in casa, egli le aveva detto che era divenuto un evangelico. « Un evangelico? Che cosa significa mai? ». Chiese ella. « Come, un protestante, donna! Non sai forse che cosa significhi un protestante? Ho incontrato un uomo che mi ha detto cose che non avevo mai udite, e ce le ho tutte scritte in questo libro ».
Placida ne aveva sopportate tante e lo aveva sempre perdonato; ma questo era il colmo, la fine di tutto. Era già tanto male avere un marito ubriacone, collerico, disonesto negli affari, ma un protestante poi ... ah, no! Non poteva più convivere con lui. L'indomani avrebbe raccolto le sue cose e lo avrebbe abbandonato. Ma l'indomani ella rimandò la partenza di un giorno o due: c'era del bucato da fare e doveva fare in modo di lasciare la casa in ordine. Bisogna dire che Placida era una brava donna di casa. Questo contrattempo le permise di notare che qualche cosa era avvenuta in Pedro, un qualche cosa che aveva fatto di lui un altro uomo: non era più impaziente, non bestemmiava più e non faceva tutte le cose che di male faceva prima. Qualche cosa era successo che lo aveva cambiato. Che cos'era? Ora le carte si erano voltate; lei era divenuta la tiranna, mentre il marito sorbiva silenziosamente i suoi rimbrotti. Le cose raggiunsero il limite quando, vedendo che egli rispondeva al male con il bene, ella decise di venire a capo del mistero. Una sera ella gli disse: « Non andrai a dormire finché non mi avrai spiegato che cosa realmente significhi questo evangelio (Vangelo)che tu possiedi ».
Era certamente più facile per Pedro cantare accompagnandosi con la sua chitarra che mettersi a spiegare il Vangelo. Comunque, egli prese la sua Bibbia, gliene lesse alcuni brani e li commentò come meglio poté. L'esito fu che il parlare biblico piacque anche a Placida, la quale decise di unirsi a Pedro nella sua fede e nella sua gioia.
La loro divenne una casa cristiana. Pedro e Placida vivevano in un luogo solitario, ed i vicini più prossimi erano loro inimichevoli per il fatto ch'essi avevano lasciato la religione dei padri ed erano divenuti eretici.
Venne il periodo in cui il sacerdote effettuava il suo giro annuale 'o semi-annuale di visite. Egli si portò anche nelle vicinanze della casa di Pedro. Era quello il tempo dei battesimi, delle cresime, e delle celebrazioni delle messe per le anime dei defunti. Quelle visite erano molto redditizie per il sacerdote.
Avvenne che i vicini di Pedro, nonostante fossero fortemente cattolici ed attendessero ossequiosamente il sacerdote, si trovassero impreparati ed a corto di cibo quando questi giunse. Decisero perciò di andare a bussare alla casa di Pedro per qualche prestito di vivande. Don Abel Gongales, il capo della famiglia vicina, non fece menzione al sacerdote del fatto che Pedro era un eretico protestante; ma non appena arrivarono, la prima cosa che il sacerdote vide fu una Bibbia sul tavolo. Pedro era assente; fu donna Placida a fare gli onori di casa. Quando Pedro arrivò, fu grandemente meravigliato nel vedere chi fossero i suoi visitatori. Egli diede loro il benvenuto e per eccesso di ospitalità, si dichiarò indegno dell'onore della visita del reverendo. Il sacerdote non fu entusiasta di trovarsi fra eretici, specialmente per il fatto che era impreparato per sostenere un contraddittorio. Quelle semplici persone erano state ammaestrate alla fonte della sapienza ed il sacerdote non poté controbattere ì chiari insegnamenti dei versetti che Pedro gli citò, perciò s'infuriò e uscì rabbiosamente dalla casa. No, egli non poteva trattenersi un minuto di più con quelle persone dannate, dannate dalla testa ai piedi. Il suo compagno comunque non la pensava così. « Padre », gli disse, « questa è una bella opportunità per insegnare a queste persone la vera fede e mostrar loro le loro vie errate. Dovreste trattenervi a parlare con loro ». Ma il sacerdote non volle sentire ragione e se ne andò via. Don Abel Gonzales sconvolto da ciò che era accaduto e giudicando che il sacerdote aveva perduto una grande opportunità per convertire gli eretici, i soli nei dintorni, cominciò a riflettere e a domandarsi come mai quelle persone ignoranti avessero potuto mettere a tacere il sacerdote. « Che cosa è questo evangelio che essi posseggono? Debbo scoprirlo », fu la sua decisione.
E la fine interessante di questa storia, malgrado essa non sia ancora del tutto finita, è che Don Abel Gonzales scopri il mistero ed ora egli possiede lo stesso Salvatore di Don Pedro. Questi due uomini sono gli anziani della Chiesa Evangelica di Guanacaste. Don Pedro canta ancora accompagnandosi con la sua chitarra, ma canta i cantici di Sion, nella sua casa, e precisamente nella cucina, dove si tengono le riunioni settimanali, alle quali intervengono i vicini e tutti assieme formano un bel gruppo di gente che si raduna per adorare Iddio. Un missionario in visita ebbe recentemente l'alto privilegio di ministrare loro la Parola di Dio. Un numero maggiore di persone si raccolsero in quella circostanza, alla sera, dopo le fatiche del giorno. Mentre al di fuori il vento ululava, dentro l'umile cucina il cielo s'avvicinava agli uomini. Il missionario riferì che fu del tutto una grande esperienza per lui ascoltare Pedro cantare accompagnandosi con la chitarra.
In quella località remota alle pendici di un vulcano spento, nel Guanacaste, questo gruppo di persone semplici ed umili, adora Iddio in spirito e verità. Gesù, il quale ha fatto la promessa di essere fra i due e i tre radunati nel Suo nome, è con loro ed i loro cuori ardono mentr'Egli apre loro le Scritture. Questo gruppo forma una chiesa ed essi sentitamente pregano, affinché Dio conceda loro al più presto un pastore. Nel loro zelo, hanno già tracciato un vasto itinerario, per portare il Vangelo in località remote dove nessuno lo ha mai annunziato.

Tratto da Risveglio Pentecostale del 1963, N°2-3 Febbraio-marzo

sabato 11 agosto 2012

IL GIORNO IN CUI LA FOGNA SI OTTURÒ


"Purificami con issopo,  e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve. Dio, crea in me un cuore puro" (salmi 51 7,10)


Era una tranquilla serata in famiglia e, come ogni sera, dopo cena, Marilena e Giacomo si misero sul divano per rilassarsi con qualche bel programma alla TV.
All'improvviso un rumore forte e strano li fece bal­zare in piedi. Dai bagni, gabinetti, lavelli e qualun­que cosa connessa agli scarichi, cominciarono a fuoriuscire getti di acque putride. Fu qualcosa di terribi­le in quella casa nuova, pulita e confortevole. Era successo che la fognatura di quella zona si era ottura­ta, e tutta la sporcizia usciva da dove trovava sfogo. Se c'è qualcosa di spiacevole e di ripugnante che può capitarci, è l'otturazione degli scarichi in casa. Se la rottura o il blocco di una fogna produce odori sgradevoli e viste ripugnanti, come sarà il giorno in cui Dio rivelerà la "sporcizia" che c'è nel cuore di molti uomini? Quanta meschinità, viltà, bassezza e infamia sarà costretto a vedere! Grazie a Dio la società che ci circonda è ricca di persone con anime pulite e belle, persone che hanno un cuore puro e la cui anima è sana. Tuttavia tante altre persone invece vivono nell'adulterio, nell'ipocrisia, negli imbrogli e nelle calunnie!
Tutti desiderano vivere in una casa pulita e profu­mata. Perché allora non desiderare anche un'anima pulita, e un cuore puro? Cristo può fare quella puli­zia! Consegniamogli il nostro cuore, e Lui col suo prezioso sangue, renderà la nostra anima più bianca della neve.

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lunedì 6 agosto 2012

Un sobbalzo e la tua vita può finire.....


“Tirami fuori dal pantano, perché non vi affondi, e fa' che sia liberato da quelli che mi odiano e dalle acque profonde. Non mi sommerga la corrente delle acque, non m'inghiottisca l'abisso, non chiuda il pozzo la sua bocca su di me'”    (Salmo 69:14-15)


ARIA PAZIENZA E FEDE
Il lavoro era difficile e pericoloso, ma José Galvan, di quarantanove anni e padre di tre figli, era abitua­to a farlo e non aveva paura. Infatti erano ormai venti anni che lavorava come palombaro sulle coste
del Venezuela. Quel giorno José era sceso ventisei metri sotto la superficie dell'acqua per rinforzare i cavi di appoggio di un immenso tubo di cemento, quando improvvisamente ì cavi cedettero ed il tubo, che pesava circa venti tonnellate, colpì il casco di ferro di Galvàn affondando quest'ultimo negli abis­si. Questo casco non proteggeva solo la testa dal palombaro, ma anche í tubi dì gomma, che somministravano l'ossigeno vitale per Galvàn. José Galvàn non poteva muoversi. Era intrappolato, completamente indifeso ed immobile, nella profon­dità dell'oceano. Quasi immediatamente cominciò l'operazione di salvataggio. Passarono tre ore prima che Galvàn fosse liberato e portato in superficie. Quando Galvàn raccontò quello che aveva conti­buito a salvargli la vita, disse: "Ho chiesto a Dio che non mi mancasse aria, pazienza e fede." È difficile concepire una situazione più esasperante di questa. Che cosa possiamo fare quando ogni speranza è sva­nita? Pregare e chiedere a Dio fede e fiducia, pazienza, come fece Galvan per riuscire a respirare anche nei momenti più difficili. E, quando meno ce lo aspettiamo, se non perdiamo la fede, Dio ci farà trovare sulla nostra strada la soluzione. Non perdiamo mai la fede.
Cristo aspetta che ci rivolgiamo a Lui, perché vuole rialzarci dall' abisso dei nostri problemi.


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giovedì 2 agosto 2012

DIO TI ASCOLTA


"Poiché ti sei infuriato contro di me, e la tua insolenza è giunta ai miei orecchi, ti metterò il mio anello alle narici, il mio morso in bocca e ti farò tornare per la strada per la quale sei venuto."
(Isaia 37.29)


Un uomo, che lavorava nella stazione ferroviaria, lasciò cadere un pacchetto pesante sul piede ed incominciò a bestemmiare.
Una piccola bambina, che vide l'accaduto, disse all'uomo: "Per favore, signore, non dica tali cose; non sa che Dio la sta ascoltando?"
Tali parole risuonarono nella mente dell'uomo per tutto il giorno e la notte, toccarono il Suo cuore al punto che l'uomo si convertì al Signore.
Come usiamo le nostre labbra, per maledire e disonorare il nome di Gesù, o per glorificarLo?
Dio ci ascolta, il Suo cuore si rallegra con le nostre parole e la nostra bocca che canta inni e lodi per Lui o si rattrista per il nostro comportamento che lo disonora. Dio è il nostro migliore amico, è sempre pronto ad ascoltarci, la Sua presenza riempie la nostra vita di una gioia indescrivibile, per questo Egli è degno di essere lodato con la nostra bocca.
A volte passiamo tutto il giorno silenziosi, amareggiati, nella solitudine come se a nessuno importasse dei nostri problemi mentre vicino a noi c'è qualcuno pronto ad ascoltarci e a dirci con tenera voce:
"Parla con me, sono qui, voglio sentire ognuna delle tue parole, ho risposte a tutte le tue inquietudini." Ricorda il tuo migliore Amico è sempre vicino, pronto ad ascoltarti e ad aiutarti.

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