venerdì 22 febbraio 2013

l trionfo della fede


 Di Davide


Salmi 27:1-14.

Il SIGNORE è la mia luce e la mia salvezza;
di chi temerò?
Il SIGNORE è il baluardo della mia vita;
di chi avrò paura?
Quando i malvagi, che mi sono avversari e nemici,
mi hanno assalito per divorarmi,
essi stessi hanno vacillato e sono caduti.
Se un esercito si accampasse contro di me,
il mio cuore non avrebbe paura;
se infuriasse la battaglia contro di me,
anche allora sarei fiducioso.
Una cosa ho chiesto al SIGNORE,
e quella ricerco:
abitare nella casa del SIGNORE tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del SIGNORE,
e meditare nel suo tempio.
Poich'egli mi nasconderà nella sua tenda in giorno di sventura,
mi custodirà nel luogo più segreto della sua dimora,
mi porterà in alto sopra una roccia.
E ora la mia testa s'innalza sui miei nemici che mi circondano.
Offrirò nella sua dimora sacrifici con gioia;
canterò e salmeggerò al SIGNORE.
O SIGNORE, ascolta la mia voce quando t'invoco;
abbi pietà di me, e rispondimi.
Il mio cuore mi dice da parte tua: «Cercate il mio volto!»
Io cerco il tuo volto, o SIGNORE.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo;
tu sei stato il mio aiuto; non lasciarmi, non abbandonarmi,
o Dio della mia salvezza!
Qualora mio padre e mia madre m'abbandonino,
il SIGNORE mi accoglierà.
O SIGNORE, insegnami la tua via,
guidami per un sentiero diritto,
a causa dei miei nemici.
Non darmi in balìa dei miei nemici;
perché son sorti contro di me falsi testimoni,
gente che respira violenza.
Ah, se non avessi avuto fede di veder la bontà del SIGNORE
sulla terra dei viventi!
Spera nel SIGNORE!
Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi;
sì, spera nel SIGNORE!

martedì 19 febbraio 2013

L'ALBA DI UN NUOVO GIORNO ...


Dèstati, o gloria mia, destatevi,
saltèrio e cetra!
Io voglio risvegliare l'alba.
Salmi 57:8


Il salmista Davide, il gran re d'israele, in un momento della sua vita quando si dovette nascondere dal suo nemico Saul (suo malgrado), scrive questo salmo in cui esprime tutto il suo rammarico e dolore per come doveva subire, senza avere nessuna colpa, le angherie e le persucuzionio di colui che riteneva fosse l'unto del Signore. Egli confida in Dio e spera nell'alba di un nuovo giorno in cui non avrebbe più dovuto fuggire come un ladro.
Sappi caro amico che stai leggendo queste poche righe, che anche per la tua situazione, per la tempesta che stai attravwersando, c'è un futuro pieno di speranza se confidi in Dio, anche per te si avvicina l'alba di un nuovo giorno.

sabato 16 febbraio 2013

DIECI MINUTI DÌ GIOCO


"Non lo dico perché sia nel bisogno, poiché ho imparato ad essere contento nello stato in
cui mi trovo... In tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad avere fame, ad abbondare e a soffrire penuria"
(Filippesi 4:11,12)


Dieci minuti soltanto, non più di dieci minuti! Quella voce suonò dura e inflessibile, autoritaria e decisa. Chi parlava guardò il suo orologio, un orologio d'oro che solo chi ha denaro in abbondanza può permettersi. Passati i dieci minuti, senza un secondo in più, la stessa voce, autoritaria e determinata. disse: "Sono già passati i dieci minuti, ridammi i miei giocattoli". Questa scena ha per protagonista un bambino ricco, che aveva tanti giocattoli, li prestò ad un bimbo orfano, ospite in casa sua.
Naturalmente quel bimbo orfano avrebbe voluto giocare tutto il giorno con quei giocattoli che non aveva avuto mai, ma il bambino ricco glieli prestò solo per dieci minuti, dieci minuti esatti per giocare. La stessa notte, quando quel bambino orfano andò a letto, prima di addormentarsi, pregò Dio dicendo: "Dio, ti ringrazio per avermi fatto giocare dieci minuti con quei giochi". Sono stati dieci minuti d'impazienza per il bambino ricco, ma d'intensa allegrezza per quello povero.
Un giornalista nordamericano disse: "L'ingegno di un giornalista non consiste in dire cose grandi, ma di fare grandi le cose piccole". C'è differenza tra questi due cuori!
Essere grato a Dio, avendo poco o avendo molto, è una virtù cristiana. Vogliamo oggi rendere grazie a Cristo per essere il Salvatore del mondo.
Egli non ha dato solo dieci minuti ma la Sua vita interamente, per ognuno di noi!

venerdì 15 febbraio 2013

CHIESA ADI CONEGLIANO: LA TRINITA'

CHIESA ADI CONEGLIANO: LA TRINITA': La Trinità by GiacomoAceto

IL DOLORE DEL VELENO


"Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, mediante le sue lividure siete stati guariti."
(1 Pietro 2:24)


Un serpente a sonagli si muoveva silenzioso tranquillo, col suo sguardo di morte, tra l'erba di un campo di calcio, vicino ad una scuola. Vicente Vásquez, di otto anni, lo vide e s'incuriosì, Siccome gli piacevano gli animali. allungò mano verso il sonaglio, per ritirarla poi immediatamente, ma già con due piccolissimi punti rossi sulla mano. Per il piccolo Vicente cominciarono allora quarantotto ore di terribili dolori causati dal veleno del serpente in tutto il corpo. Il bambino gridava di dolore. si contorceva, e sudava per l'effetto del veleno. Alla fine riuscirono a salvargli la vita. Quando il veleno di serpente entra nel corpo, può produrre la più forte e terribile fra tutte le sofferenze fisiche. Ogni nervo ogni organo, ogni osso, perforo i denti soffrono intensamente. La ferita in sé è insignificante, non sanguina neanche: ma il veleno si diffonde per tutto il corpo, provocando vomito. febbre, crampi, convulsioni, incubi, allucinazioni. angosce. e un enorme gonfiore alla parte ferita.
Esiste un altro morso mortale. il morso del serpente antico, com'è chiamato Satana nella Bibbia 11 suo morso è piccolo, appena percettibile, ma il veleno comincia a correre all'interno dell'uomo. Quel veleno è il peccato che produce incubi ed allucinazioni c, se non si corre ai ripari, la morte spirituale è sicura.
La buona notizia é che c'è un antidoto! Quell'antidoto è perfetto, si chiama Cristo Gesù. Se lo riceviamo come nostro Signore e Salvatore, avremo la salvezza eterna perché soltanto Lui può neutralizzare il peccato.

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sabato 9 febbraio 2013

Chi dà presta al Signore


Motivo del dare.



Un missionario ricevette la chiamata da Dio per le Indie Occidentali. Un negro gli si avvicinò e, mettendo la mano nella tasca, ne tirò fuori dell'argento, dicendo: « Questo è da parte mia »; da un'altra tasca, tirò fuori dell'altro denaro: « Questo è da parte di mia moglie »; ed ancora, da un'altra tasca: « Questo è da parte del mio figliuolo ». Quando gli fu chiesto se non stava dando troppo, egli rispose: «. Il lavoro del Signore deve essere fatto, e noi non possiamo andare ».