venerdì 29 novembre 2013

OBIETTIVI DIVERSI

"Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva,
mentre egli avrebbe congedato la gente" [Matteo 14:22]



Gesù li obbligò ad andare! Quindi, c'erano le giuste premesse affinché quella missione fosse coronata da successo. Invece fu una disavventura, poiché s'imbatterono in un temporale mai
visto prima. A volte, ci siamo sentiti chiamati a seguire le direttive divine, prendendo certe di­rezioni obbligate. La consapevolezza che il Signore stesso ci avesse mandato, ci rendeva sicuri di raggiungere la meta nel migliore e più veloce dei modi. La calma, però, si è trasformata in tempesta, le onde hanno preso a sballottare e sommergere la barca e la nostra impresa ha rischiato di naufragare.
Quel comando divino era stato soltanto un'illusione o forse Dio si è ritirato? No. Neppure la tua missione è stata una sconfitta. Il Signore ti aveva realmente mandato, ma non per rag­giungere un tuo scopo. Il punto è che Egli aveva in mente una meta, tu un altra. Il tuo obiettivo era andare all'altra riva come sempre, il Suo era di farti arrivare superando la tempesta. Il tuo traguardo era raggiungere il porto al più presto, quello di Cristo era di rivelarti qualcosa in più della Sua gloria. Perché non ti fidi di Lui?


ADI - Media

mercoledì 20 novembre 2013

PERCHÉ INVESTIGARE?

"Voi investigate le Scritture eppure non volete venire a me per aver la vita!" (Giovanni 5:39, 40)
   


Un giovane studente, appassionato di astronomia, ricevette in dono dal padre un telescopio piuttosto costoso. Il ragazzo, ferrato anche in studi di ottica, lo trovò a dir poco affascinante.
Lo prese e cominciò a esaminarlo, smontando, una ad una, le lenti che lo componevano. Fece dei calcoli minuziosi sul punto focale del telescopio e finì per essere così assorbito dalla conoscenza tecnica dì quello strumento che non ebbe mai modo di puntarlo verso le stelle.
La stessa cosa può accadere nello studio della Parola di Dio. Possiamo analizzarla e classificarla, ma perdendo di vista lo scopo primario per cui essa deve far luce nella nostra vita. L'apprendimento e la verifica storica dei fatti, dei luoghi e delle vicende narrati deve essere strumentale alla ben più elevata mira cui vuole volgerci il messaggio dell'Evangelo, cioè la reden­zione eterna dell'anima e la comunione quotidiana con Dio. Leggere senza considerare lo scopo per cui Dio ci ha donato le Scritture ispirate, porta a una conoscenza che gonfia, ma non edifica. L'apostolo Paolo bramava approfondire l'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù (cfr. Filippesi 3:8, 10). Ecco perché dovremmo investigare le Scritture.


ADI Media 

mercoledì 13 novembre 2013

QUALCUNO MI HA TOLTO UN PESO INSOPPORTABILE



Mi chiamo Giovanni e desidero raccontare ciò che Gesù ha fatto per me. Sono vissuto in una famiglia molto semplice alla quale, nonostante il lavoro precario di mio padre, non è mancato nulla. Il periodo della mia adolescenza è stato sereno e spensierato fino a quando a 17 anni, nel frequentare la scuola superiore al mio paese, cominciai ad usare droghe leggere. Sembrava che fosse tutto sotto controllo, invece nel giro di poco tempo mi ritrovai a fare uso di eroina. Arrivai a bucarmi più di cinque o sei volte al giorno. Vendevo tutto quello che avevo tra le mani pur di comprare quella droga che, inevitabilmente, mi stava portando alla distruzione.
Molti miei amici erano morti di overdose sotto i miei occhi ed io non riuscivo a smettere, anzi la mia situazione peggiorava sempre più.
I miei erano disperati ave¬vano provato molte strade, spendendo anche molti soldi per farmi disintossicare, ma inutilmente. A 21 anni, dopo il servizio militare, mi resi conto che stavo perdendo la mia vita con l’eroina. La mattina mi svegliavo e invece della colazione, tenevo pronta la siringa sul comodino per iniziare la giornata; desideravo la morte e non vedevo una via d’uscita.
Nel frattempo a casa mia mia sorella ci aveva raccontato che aveva incontrato Gesù, e perfino io notavo un grande cambiamento nella sua vita.
Cominciò a parlarmi di Gesù come non avevo mai sentito prima di allora. Mi regalò una Bibbia che incominciai subito a leggere. La lettura mi dava pace e sollievo, ma il legame con la droga era troppo forte, fino al punto che una sera in preda all'astinenza pregai con tutto il cuore e dissi: “Signore Gesù, se tu veramente esisti, liberami dalla droga perché non c’è la faccio più”. In un attimo avvertii come se qualcuno mi stesse togliendomi dalle spalle un peso insopportabile, poi sentii un calore nel cuore che non avevo mai provato.
In quel momento non compresi. Tornai a casa e mi misi a letto, continuando a pensare a quello che mi era accaduto. Quella notte ricordo di aver dormito benissimo e la mattina appena sveglio feci fatica a ricordare che ero un tossicodipendente, non sentendo più alcun bisogno di cercare la droga. Realizzai così come la sera prima Gesù mi avesse veramente liberato dalle catene della droga.
Durante il periodo in cui mia sorella mi parlava di Gesù, ero entrato in una chiesa evangelica. In quell'occasione, ero sotto l'effetto dell’eroina. Dopo che il Signore aveva operato quella potente liberazione dalla droga, incominciai a frequentare regolarmente la chiesa, anche se non avevo realizzato la salvezza.
Una sera, mentre eravamo in preghiera con un gruppo di fratelli e sorelle, il Signore Gesù mi salvò e mi battezzò nello Spirito Santo. È stata un’esperienza meravigliosa! La stessa sera fui certo di aver udito distintamente la chiamata di Dio al servizio, che si maturò più tardi.
Nel frattempo ebbi nel cuore di fare domanda per entrare all'Istituto Biblico Italiano. Nonostante le mie previsioni contrarie dovute al fatto che ero giovane nella fede, ricevetti risposta affermativa per frequentare la Scuola Biblica. Così per due anni ho partecipato ai corsi dell’Istituto Biblico Italiano, dopo di che sono tornato alla mia comunità mettendomi a disposizione dei fratelli. Così da anni sto servendo il Signore nella chiesa e nel consiglio di chiesa, fino a che il Signore mi ha voluto onorare facendomi entrare nel ministerio come pastore.
Quel ragazzo che anni prima era entrato nella chiesa sotto l'effetto dell’eroina con i pantaloncini e la maglietta corta, è ora diventato pastore di quella stessa comunità.
Attualmente sono sposato con tre bambini, Salvatore, Aurora ed Edoardo, e insieme a mia moglie serviamo il Signore a Formia e Itri. Desidero ringraziare con tutto il cuore il Signore Gesù e dire anche a te, caro lettore: “Chiunque crede in Lui, (Gesù) non sarà deluso”. Dio ci benedica.
Giovanni Di Crasto

martedì 12 novembre 2013

FEDE CHE PARLA

          Ebrei 11:4
Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora”



Lo scrittore dell’epistola agli Ebrei, dopo un’estenuante impegno nell’esaltare Gesù e l’opera da Lui compiuta, mette l’accento, nel famoso capitolo undici dell’epistola, sulla fede. Inizia dicendo cosa è la fede e i risultati tangibili che si realizzano per mezzo di essa, e poi fa degli esempi con chiari riferimenti a uomini che l’hanno esercitata. Il versetto preso in considerazione ci presenta un antico personaggio che la Bibbia ci presenta nei primi capitoli della Genesi, Abele. Di lui sappiamo ben poco, ma quanto basta per catalogarlo fra quelli che sono graditi a Dio, infatti leggiamo: Genesi 4:4 “Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta”. Cosa rese l’offerta di Abele gradita a Dio? Certamente il fatto che egli offrì con fede, infatti leggiamo che Dio guardò prima dell’offerta il cuore di Abele “guardò con favore Abele e la sua offerta”. Più avanti, a riprova di quanto detto, al v. 6 dello stesso capitolo di Ebrei leggiamo:“Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano”. La fede che Dio vuole trovare nel cuore dell’uomo deve prima di tutto essere vera, poi viva ed in ultimo efficace.

          1)      FEDE VERA
Nel racconto di Genesi, questi due fratelli, come abbiamo visto, tutti e due offrono a Dio un’offerta del loro lavoro, Caino i frutti della terra e Abele il meglio del suo gregge, i primogeniti  insieme al loro grasso. Ciò che deve essere fatto risaltare è che Dio vede nel cuore di entrambi, infatti è evidente che nel cuore di Abele vede una fede vera mentre nel cuore di Caino vede il contrario, una fede finta, infatti di Caino viene detto che offri semplicemente frutti della terra, mentre Abele volle offrire il meglio che poteva offrire. Tutti e due avevano ricevuto gli stessi insegnamenti, a loro erano stati tramandati i ricordi del paradiso perduto e delle cause che il peccato aveva procurato, entrambi sapevano che dovevano rendere un culto al Dio che avevano imparato a conoscere, ma qualcosa differiva in loro e questa qualcosa faceva la differenza, un modo di approcciarsi diverso, uno si accostava a Dio con fede e l’evidenza era il tipo di sacrificio,mentre l’altro probabilmente si accostava a Dio per abitudine o forse per non dispiacere i genitori o forse ancora per non essere di meno del fratello, ma in ogni caso con una fede finta, e anche per lui l’evidenza era il tipo di sacrificio. Certamente è importante che Abele offri delle vittime del suo gregge, ma ciò che ha fatto la differenza e lo ha reso eccellente è la fede “ Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino”. È importante mettere l’accento sul fatto che Abele avesse una fede vera in quanto essa risulta vincente, Dio guarda con simpatia quando l’uomo si rivolge a Lui con vera fede.
In 1° Samuele 14:6 leggiamo: “Gionatan disse al suo giovane scudiero: «Vieni, andiamo verso la guarnigione di questi incirconcisi; forse il SIGNORE agirà in nostro favore, poiché nulla può impedire al SIGNORE di salvare con molta o con poca gente»”. La fede vera di Gionatan in quel giorno fu vincente e fece la differenza, dando a Israele una grande vittoria.
In Daniele 1:8-9 leggiamo: “Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi; Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi”. La fede vera di Daniele fece muovere la mano di Dio prendendolo in simpatia, in seguito di lui sarà detto che aveva “uno spirito straordinario” Daniele 5:12.
Ricordiamoci che se desideriamo la benevolenza di Dio e vogliamo ottenere risultati eccellenti in ogni cosa, dobbiamo esercitare una fede vera.

         2)      FEDE VIVA
Avendo parlato di fede vera e di fede finta, ora è importante comprendere che non sempre una fede vera è efficace. Se è vero che la fede vera muove la mano di Dio perché in essa Egli si compiace, è anche vero che se la fede non rimane nel nostro cuore viva e vitale come il primo giorno essa diventa una fede morta e tale tipo di fede non può risultare efficace, certamente il nostro Dio in essa non si compiacerà. Una fede viva, al contrario, ci dà il passaporto per l’eternità e ci rende grandi agli occhi di Dio, ecco perché nel testo di Ebrei leggiamo “per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto”. Dio ha reso grande Abele perché ha trovato in lui una fede viva che testimoniava che era giusto agli occhi suoi.
In 1° Re 18:36-38 leggiamo: “All'ora in cui si offriva l'offerta, il profeta Elia si avvicinò e disse: «SIGNORE, Dio d'Abraamo, d'Isacco e d'Israele, fa' che oggi si conosca che tu sei Dio in Israele, che io sono tuo servo, e che ho fatto tutte queste cose per ordine tuo. Rispondimi, SIGNORE, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o SIGNORE, sei Dio, e che tu sei colui che converte il loro cuore!» Allora cadde il fuoco del SIGNORE, e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l'acqua che era nel fosso”. Elia afferma “che io sono tuo servo”, Dio nel mandare il fuoco dal cielo non solo afferma la sua indiscussa autorità ma anche conferma Elia come suo servo. La fede viva di Elia testimoniava che era un vero servitore di Dio, la fede viva in noi testimonia che siamo veri credenti.

           3)      FEDE EFFICACE
“ … e per mezzo di essa (la fede), benché morto, egli parla ancora”, la fede vera e viva parla. Per cosa dobbiamo ricordare Abele, perché fu il primo uomo a morire? O forse perché morì per mano del fratello assassino? No, dobbiamo ricordarlo principalmente per la sua fede che lo rende più loquace di ogni discorso fatto da bocca d’uomo. I grandi uomini di Dio citati nella Bibbia, i grandi profeti, i grandi sacerdoti e i grandi Re, vengono ricordati perché hanno riposto la loro fede nell’Iddio vivente e vero e per questo sono stati premiati e ancora oggi sono ricordati. I personaggi che vengono citati al verso 5,6,7,ecc. fino al verso 40, vengono ricordati perché la loro fede era vera e viva e quella fede li fa parlare ancora.
Per cosa vogliamo essere ricordati da quelli che verranno dopo? Vogliamo essere ricordati perché siamo stati bravi genitori tutti dediti alla famiglia? Certamente non è male. Vogliamo essere ricordati come lavoratori instancabili tutti dediti al lavoro secolare per portare avanti la nostra famiglia? Anche questo non è male. Vogliamo essere ricordati per avere costruito attorno a noi, con i nostri sforzi, un habitat socialmente elevato con una bella casa, una casa di villeggiatura, una o più belle macchine, tanti bei soldini in banca che ci permettono di realizzare tanti sogni per noi e i nostri cari? Anche questo è indiscutibilmente desiderabile, ma ciò che veramente fa la differenza agli occhi di Dio è quanta fede trova nel nostro cuore e se Dio riscontra fede in noi, farà in modo che siamo ricordati nella grande schiera dei fedeli testimoni.
Belle sono le parole di Gesù in Matteo 25:34 che cosi leggiamo: “Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo”.

     CONCLUSIONE
    Se in Abele e anche in tanti altri, la fede ha fatto la differenza, non possiamo pensare minimamenete che Dio usi un metro diverso nei nostri riguardi, Dio vuole trovare ancora oggi fede vera e viva nel cuore dei suoi figliuoli, nel mio e nel tuo cuore. Come stiamo cercando Dio e come ci presentiamo alla sua presenza, come Abele, con fede tangibile e concreta, o come Caino, con fede discutibilmente dubbia e con sentimenti moralmente perversi?  Guardiamo alla vita che stiamo conducendo come cristiani, abbiamo qualcosa che possiamo rimproverarci? La nostra fede è alla stessa altezza di quella di Abele? Il nostro cuore e il nostro comportamento piacerà pienamente a Dio o forse dobbiamo rivedere qualcosa della nostra vita?
Nell’intimo del nostro cuore facciamo un’analisi sincera di come ci siamo presentati oggi d’avanti all’Eterno perché Dio l’ha già fatta così come la fece per Caino guardando il suo cuore e non gradendo la sua offerta.
A Dio sia la gloria.

              GIACOMO ACETO

sabato 9 novembre 2013

Visualizzazioni di pagine per paese


Grafico dei Paesi con il maggior numero di persone che visualizzano i blog
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Mi sono meravigliato nel vedere che a oggi sono più i visitatori dall'America (USA) che dall'Italia, come viene riportato dal grafico. Comunque sono contento.

DAI IL TUO TEMPO A DIO





“E tu, quando dici che non lo scorgi, la tua causa gli sta davanti; sappilo aspettare!” Giobbe 35:14

Giobbe ha tanto imparato dall’esperienza negativa che Dio ha permesso nella sua vita, Giobbe ha anche tanto da insegnarci se permettiamo alla parola di Dio di penetrare in noi e portare frutto. In questo verso Eliu dice una grande verità , Dio non si dimentica della sua creatura, certo a volte permette la prova nella nostra vita, ma ogni cosa è sotto il suo controllo; certo il dolore e la sofferenza a volte raggiungono livelli oltremodo alti, ma la sua parola è diretta, senza se e ma “E tu, quando dici che non lo scorgi, la tua causa gli sta davanti ..”
Questa è la grande verità che l’uomo deve imparare, Dio ha a cuore la nostra sorte, basta avere fede e avere pazienza di saper aspettare.
Stai passando un momento felice? Dai gloria a Dio per la sua benedizione.
Stai passando un momento della tua vita in cui vorresti che il terreno si aprisse per inghiottirti, devi solo ripetere a te stesso, Dio non mi abbandona “ … sappilo aspettare!”


GIACOMO ACETO

venerdì 1 novembre 2013

SEGUIRE GESÙ


               Luca 5:27-32 
27 Dopo queste cose, egli uscì e notò un pubblicano, di nome Levi, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». 28 Ed egli, lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirlo. 29 Levi gli preparò un grande banchetto in casa sua; e una gran folla di pubblicani e di altre persone erano a tavola con loro. 30 I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai discepoli di Gesù: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?» 31 Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i malati. 32 Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento».”
  


Gesù ha da poco iniziato il suo ministerio terreno e come si vede dai versetti che precedono il testo preso in esame, ha cominciato a chiamare i suoi discepoli. Pietro, Giacomo e Giovanni avendo visto la pesca miracolosa che Gesù aveva loro donato, dice la scrittura che “lasciarono ogni cosa e lo seguirono”. Ora è il turno di Levi, che poi conosceremo come l’apostolo Matteo colui a cui avrebbe affidato la redazione del primo dei Vangeli. Levi, come abbiamo visto, era un pubblicano, cioè uno di coloro che riscotevano le tasse per conto dei Romani, ecco perché giustamente non era ben visto dai suoi stessi concittadini e quindi considerato alla stessa stregua di un pagano e di un peccatore. Ma Gesù và ben oltre l’esterno, Lui vede l’interno dell’uomo e sa cosa in realtà ogni uomo nasconde nel suo intimo. Al mormorio dei farisei e dei loro scribi dice il racconto che Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i malati.  Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento».”. Gesù ha visto in Levi il futuro apostolo Matteo. Quello che però ci interesserà in questa riflessione è prendere spunto dalla pronta risposta di Levi per capire come bisogna seguire Gesù.

         1)      SEGUIRE GESÙ VUOL DIRE LASCIARE OGNI IMPEDIMENTO
All’affermazione di Gesù “seguimi” vediamo che Levi lascia ogni cosa per seguirlo. Certamente Levi aveva sentito parlare di Gesù, le voci su di Lui correvano veloci, la pesca miracolosa, il lebbroso guarito miracolosamente, il paralitico portato dai sui quattro amici davanti a Lui guarito e così in forze che si carica il lettuccio e va via, sono tutti miracoli che non passavano inosservati, ma lui ha ben altro da fare, ha i suoi interessi da curare, ha dei padroni che non vuole dispiacere, ha una vita tutta sua da vivere, e non ha il tempo di fare come tanti altri che corrono dietro a questo nuovo personaggio anche se tanto interessante. Quella mattina si alza e come ogni mattina va al sedersi al banco delle imposte per fare il suo dovere,ma qualcosa di inaspettato quel giorno succede, Gesù passa proprio davanti al posto dove lui sedeva e stranamente gli dice: “seguimi” . Levi poteva anche rifiutare quell’invito, poteva continuare i suoi affari, ma attratto fortemente dal maestro dice che lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirlo”. Quello che è importante sottolineare è quel lasciata ogni cosa, infatti non poteva seguire Gesù e contemporaneamente mettere al primo posto i suoi affari, doveva fare una scelta e la preferenza è stata per Gesù.  Seguire Gesù vuol dire comprendere quali sono le priorità che devono influenzare le nostre scelte, in Giosuè 24:15 leggiamo: “E se vi sembra sbagliato servire il SIGNORE, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il SIGNORE»”. Mettere al primo posto Gesù vuol dire considerarlo così importante che niente potrà indurci a essere altrove quando Egli è presente e vuole parlare al nostro cuore, quando Egli è presente e sta facendo opere strabilianti, quando Egli è presente e vuole mostrarci il suo amore.

        2)       SEGUIRE GESÙ VUOL DIRE DESIDERARE DÌ AVERLO VICINO PER OFFRIRGLI IL MEGLIO.
Subito dopo vediamo che Gesù è a casa di Levi, infatti la scrittura ci dice: “Levi gli preparò un grande banchetto in casa sua”. Certamente quella mattina aveva seguito Gesù, aveva sentito il suo parlare e l’aveva visto all’opera, ora poteva anche smettere di seguirlo per andare a curare i suoi affari, ma Levi non si sente sazio, vuole stare ancora col maestro, vuole ancora godere della sua presenza, sentire ancora la sua parola, voleva ancora essere influenzato positivamente dal suo carisma, voleva che Gesù restasse ancora con lui, ecco che dimenticando ogni impegno e rotto ogni indugio lo invita a casa sua e gli prepara “un grande banchetto”. È bello puntualizzare quel “grande”, come dire che non gli presentò a tavola qualche pietanza fatta al momento , ma aveva l’onore di mettere davanti a Gesù una tavola imbandita con tante pietanze succulente preparate apposta per quell’ospite tanto importante. A Gesù dobbiamo dare il meglio di noi e non il superfluo o a volte anche lo scarto. In  Malachia 1:7-8 leggiamo: “Voi offrite sul mio altare cibo contaminato, ma dite: "In che modo ti abbiamo contaminato?" L'avete fatto dicendo: "La tavola del SIGNORE è spregevole".  Quando offrite in sacrificio una bestia cieca, non è forse male? Quando ne offrite una zoppa o malata, non è forse male? Presentala dunque al tuo governatore! Te ne sarà egli grato? Ti accoglierà forse con favore?» dice il SIGNORE degli eserciti”. Mettere al primo posto Gesù, seguirlo, vuol dire considerarlo così importante da aprirGli la porta della nostra vita per offrirgli la primizia del nostro tempo e il posto d’onore nel nostro cuore.

        3)      SEGUIRE GESÙ VUOL DIRE AVERE DESIDERIO DÌ CONDIVIDERLO CON ALTRI
È importante sottolineare che Levi non si limita a fare solo un grande banchetto a Gesù, ma leggiamo che: “una gran folla di pubblicani e di altre persone erano a tavola con loro”. Levi sente un così grande onore e una  così immensa gioia nell’ospitare il grande Maestro che non può fare  a meno di condividerla con i sui amici e conoscenti; il testo afferma che era “una gran folla”, Levi aveva tanti amici e conoscenti, tutti peccatori come lui o forse anche più o meno di lui, ma questo non importava, se Gesù lo aveva accettato ma ancor di più lo aveva chiamato e sicuramente non si sarebbe fatto scrupolo a sedere a tavola con tanti altri peccatori come lui e non si sbagliava perché Gesù dice: “Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento»”. L’apostolo Paolo trovandosi davanti al re Agrippa, raccontando come aveva incontrato Gesù sulla via di Damasco, afferma come subito sentì il dovere di testimoniare la salvezza ricevuta affermando Atti 26:20 “ma, prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e fra le nazioni, ho predicato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento”. Mettere al primo posto Gesù vuol dire gioire della sua grazia ma anche gioire nel farlo conoscere a quanti ancora non lo hanno conosciuto come noi. Nel giorno della pentecoste sappiamo che tutti furono ripieni dello S. Santo, e se prima erano paurosi ora avevano la gioia e l’ardire di scendere fra la folla e parlare di Gesù e della salvezza tramite la sua morte e resurrezione. Sempre l’apostolo Paolo afferma in 1Corinzi 9:16-17 “Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata”. Ricordiamoci che grande gioia nel condividere la salvezza, ma è anche un grande dovere che Dio ci ha affidato.


     CVONCLUSIONE
Come abbiamo letto Gesù dice:Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento»”. Levi era quel peccatore chiamato da Gesù, i suoi amici erano dei peccatori amati da Gesù, ogni uno di noi è quel peccatore a cui Gesù dice “seguimi” , come vogliamo reagire a una così grande chiamata, ci voltiamo dall’altro lato?, mostriamo indifferenza?, poniamo davanti alla chiamata di Gesù tanti ma e tanti se? Oppure ci alziamo di scatto pronti a rispondere eccomi Signore la mia casa e il mio cuore ti appartengono? 
Salmo 95:1-3
Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE,
acclamiamo alla rocca della nostra salvezza!
Presentiamoci a lui con lodi,
celebriamolo con salmi!
Poiché il SIGNORE è un Dio grande,
un gran Re sopra tutti gli dèi.

A Dio sia la gloria.

        GIACOMO ACETO