sabato 21 aprile 2012

“ Mentre il mio cuore spasima”




Fu una sera triste a casa di Giovanni G. Warton, il nostro missionario a Bei­rut. Libano, quella nella quale lo specia­lista gli disse: « Non c'è nessuna spe­ranza. I vostri occhi non riavranno più la vista ».
Le parole dei medico non fecero che confermare i suoi timori. Già da un po' di tempo la sua salute andava indebolen­dosi. Da quando sua moglie era morta egli aveva tentato di fare da padre e da madre ai suoi bambini, di cui Roberto aveva sette anni, Giuseppe nove e Rut tredici. Avrebbe potuto togliere dalla scuola Rut parche attendesse alle faccen­de domestiche, ma si era rifiutato di far­lo e così aveva cucinato, aveva pulito la casa, aveva lavato ed aveva stirato da se, in aggiunta a tutti i suoi doveri di missionario.
Non avrebbe potuto prendere qualcuno perché facesse le faccende di casa? No. perché c'era la guerra ed i salari erano troppe alti. Era già tanto difficile compe­rare il cibo per la propria famiglia, anche senza dover pagare salari!
Ma lo sforzo era diventato troppo gran­de per il fratello Warton. Forti dolori alla schiena, gravi bronchiti con tosse e, infine, l'infiammazione agli occhi si erano succeduti in poco tempo. Ma questa ultima malattia lo fece soffrire molto: doveva usare gli occhiali neri e doveva cambiare con grande frequenza i tam­poni di ovatta che metteva agli occhi a causa della suppurazione. Dietro consi­glio degli amici, i quali temevano che perdesse la vista, il missionario accon­senti a farsi visitare da uno specialista. Ed ora aveva il suo verdetto. Il dottor Bagdasarion, specialista per le malattie degli occhi presso l'Università di Beirut, aveva diagnosticato trattarsi di ulcera agli occhi e aveva detto che forse non avrebbe mai più visto la luce del sole.
Dopo cena il fratello Warton raccolse i suoi bambini vicino al suo letto e disse : « Siate buoni, figlioli miei, e confidatevi nel Signore. Può darsi che papà resti cieco per sempre ».
Il piccolo Roberto abbracciò suo padre e lo supplicò di guarire «Non voglio che se ne vada più nessuno» disse il pic­cino già privo della mamma.
Il missionario chiese a Rut, la maggiore, di prendere la Bibbia e di leggere il Salmo 61.
« O Dio,ascolta il mio grido; attendi al­la mia orazione », essa cominciò, mentre il piccolo circolo si faceva silenzioso.
Con la sua dolce voce infantile continuò a leggere; « Io grido a Te dall'estremità della terra, mentre il mio cuore spasi­ma; conducimi sulla rocca che è troppo alta da salirvi da me »
Nell'udire nuovamente quelle preziose parole di promessa, il fratello Warton prese la sua decisione. Si, il suo cuore spasimava; egli avrebbe gridato a Dio. Dichiarò alla sua piccola famiglia che non avrebbe usato la medicina del dotto­re: « Se dovessi perdere la vista, continuerei la mia via cieco, confidandomi « nel Signore », egli disse.
I bambini cominciarono a pregare. « Vi assicuro che pregarono davvero », disse il padre recentemente, raccontando la sua. esperienza,erano disperati ». E quella notte riposò serenamente per la prima. volta da quando si era ammalato.
Venne la mattina e il primo pensie­ro del missionario al suo svegliarsi fu di cambiare i tamponi che aveva agli occhi. Strano, però, che il cotone fosse asciutto. La suppurazione non c'era più.
Una pena struggente lo attraversò: « Sono cieco », pensò.
Non osando aprire gli occhi, andò a ta­stoni fino allo specchio e guardò. Il ros­sore era scomparso! Vedeva una sedia! Vedeva il letto — l'intera stanza — ve­deva tutto! Gli era stata ridonata la vista!
Il fratello Warton sorrideva nel ricor­dare la gioia dei suoi piccoli. Essi gri­darono e ballarono quando si accorsero che il Signore aveva esaudito le loro pre­ghiere e aveva fatto sì che il loro papà vedesse nuovamente.
Quando il missionario si recò dallo spe­cialista il pomeriggio di quello stesso giorno, mise gli occhiali neri per ripara re gli occhi dal sole, ma appena, entra­to nello studio, se li tolse per mostrare quello che Iddio aveva fatto.
Senza dubbio è stato operato un mi­racolo sui vostri occhi », disse il dottore armeno, potete gridarlo dovunque ad alta, voce ».
Ed è ciò che il fratello Warton sta fa­cendo con grande gioia.
MARIA HONDEHICII.
Tratto da Risveglio Pentecostale N° 3 del 1947