martedì 8 novembre 2011

AL CENTRO DELLA FEDE CRISTIANA

In questo si è manifestato per noi l'amo­re di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui, vivessimo. 1 Giovanni 4:9

Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. 1 Giovanni 4:16

La bellezza del cielo stellato, lo splendore del sole al tramonto, il soffio del vento nella foresta, il canto degli uccelli all'alba, il muggire delle onde che si infrangono sulla spiaggia, ci parlano di un Dio creatore saggio, onnipotente e generoso. La Bibbia ci rivela che il Dio crea­tore è anche un Dio d'amore.
"Dio è amore". Ecco dov'è il centro della fede del cristiano. L'amore di Dio è all'origine della mia vita. Questo amore, al quale nulla è nasco­sto, penetra nel più profondo del mio essere, dove nessun altro può arrivare. Questo Dio d'amore mi ha preso così come ero, ha perdo­nato tutti i miei peccati, espiati dal suo Figlio Gesù Cristo sulla croce al posto mio. Ogni gior­no con amore mi sostiene con i miei pesi, i miei dolori, le mie aspirazioni. Il suo è un amore fedele, sul quale posso contare; lo ha dichiarato lui stesso: "Io non ti lascerò e non ti abbandonerò" (Ebrei 13:5).
Sapere che Dio ci ama dev'essere la base e ciò che dà un senso vero alla vita di ogni credente. Più saremo "radicati e fondati nell'amore" di Dio (Efesini 3:17), più la nostra fede crescerà e sarà attiva. Inoltre saremo finalmente liberi, liberati dalla ricerca febbrile di emergere, libe­rati dai pesi delle nostre ansie quotidiane. Cre­dere nell'amore di Dio porta ad impegnarsi con gioia a compiere la sua volontà, "buona, gradita e perfetta" (Romani 12:2).

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La vittoria del Calvario


Quando il Calvario è esaltato e Cristo magnifi­cato nella nostra vita, allora il Vangelo è vera­mente predicato.  
                         H. Spurgeon

CHI BUSSA DIO O IL DIAVOLO?


Questo avvenne nel 1831. Una sera, dopo una giornata di lavoro, volevo giustamente conceder­mi il riposo e cominciavo a svestirmi, quando fui colto da un'improvvisa ed inesplicabile agitazio­ne. Sembrava che non fosse ancor giunta per me l'ora di riposare.
Che cos'è questo? - pensai - ho forse dimentica­to di adempiere qualcuno dei miei obblighi? Elencai nella mente ad uno ad uno tutti i miei doveri, cercando di scoprire quello che avevo trascurato. Ma tutto era in regola, ed avevo fatto tutto quello che dovevo fare. A questo pensiero mi tranquillizzai e continuai a togliermi i vestiti. Mi tolsi la giacca, poi il gilet, ma di nuovo quella strana agitazione mi assalì.
Volevo soffocarla, ma il mio cuore cominciò a battere così fortemente che dovetti sedermi. Questo è tuttavia strano, pensai che vorrà signi­ficare? E' forse una chiamata tua, Signore? Hai tu ancora bisogno dei miei servizi oggi? Tu lo sai, io sono sempre pronto a seguirti! Mi rimisi nuovamente il gilet e la giacca e l'agitazione e il timore mi lasciarono, ed ebbi il pacifico sentimento di qualcuno che ha trovato il vero cammino. Cercai ancora il cappello ed il bastone per uscire, ma senza alcuna meta. "Se tu vuoi usarti di me in qualche servizio, Signore, conduci tu stesso i miei passi - pregai - perché io assolutamente non so dove dirigermi". Non appena fuori, ebbi la persuasione di essere nel vero, e tuttavia non sapevo quale direzione prendere. Pregai il Signo­re di dirigere i miei passi, e intanto cominciai a camminare. Allorché ebbi percorso un certo spazio, alzai gli occhi e scorsi sopra un portone un debole raggio di luce che partiva da un'abita­zione situata nel cortile. Subito una ferma con­vinzione mi afferrò: - E' lì! - . E senza esitare un istante, andai avanti. Sapevo che una povera vedova abitava in quella casa, ma mi era impos­sibile indovinare in che cosa ella potesse avere bisogno di me; tuttavia mi impressionò il fatto che ci fosse la luce ancora accesa in quella tarda ora. Mi avvicinai al portone e bussai. Intesi allora una voce penetrante rispondere:
- Chi bussa: Dio o il diavolo?
- Né Dio, né il diavolo
- risposi, spingendo la porta
- ma un servitore di Dio.
E cosa videro i miei occhi! La disgraziata donna aveva piantato un robusto chiodo ricurvo nel soffitto della camera e in questo chiodo aveva fatto passare una corda; nel momento in cui en­travo, ella era ritta sopra una sedia e stava per passare la testa nel nodo scorsoio per impiccarsi. - Che fate voi là? - le gridai con tono severo -discendete immediatamente da questa sedia e distaccate la corda dal chiodo.
- Signor Pastore, lasciatemi in pace, io sono perduta, niente può essermi di aiuto: sono danna­ta e perduta.
- Sì, voi siete dannata e perduta nei vostri peccati, ma come servitore e messaggero di Dio, l'Altissimo che mi inviato presso di voi, vi dico che la vostra anima non deve andare eternamente perduta, perché per lei Gesù ha sparso sulla croce tutto il Suo sangue. Adesso, obbeditemi prestamente e scendete da quella sedia. Ella eseguì meccanicamente il mio ordine. Allora le parlai: cominciai a parlare dell'inferno, poi, quando ella si fu sfogata col racconto dei suoi peccati, mi inginocchiai e pregai a voce alta Iddio, chieden­dogli di aver pietà di quell'anima che Egli stesso aveva voluto così mirabilmente strappare alla perdizione. Molto tempo ancora m'intrattenni con lei. Quando la lasciai, ero sicuro che ella non avrebbe tentato più il suicidio; ma la sua anima non aveva ancora trovata la pace nella conoscen­za della grazia di Dio in Gesù. La rividi il giorno seguente; mi disse che sapeva e credeva che Iddio l'aveva cercata, e che tutti i suoi peccati erano stati perdonati e lavati nel Sangue di Gesù, suo personale Salvatore: questa povera anima aveva trovato la pace. Ogni anima è preziosa agli occhi del Signore. Egli fa tutto il possibile perché essa non sia perduta. Egli ha pagato per ogni anima un grande riscatto.
da "L'Appel du Maitre"