lunedì 20 ottobre 2014

PRINCIPESSA






C’era una volta un re che aveva una figlia di grande bellezza e straordinaria intelligenza.
La principessa soffriva però di una misteriosa malattia. Man mano che cresceva, si indebolivano le sue braccia e le sue gambe, mentre vista e udito si affievolivano. Molti medici avevano invano tentato di curarla.
Un giorno arrivò a corte un vecchio, del quale si diceva che conoscesse il segreto della vita. Tutti i cortigiani si affrettarono a chiedergli di aiutare la principessa malata. Il vecchio diede alla fanciulla un cestino di vimini, con un coperchio chiuso, e disse: «Prendilo e abbine cura. Ti guarirà».
Piena di gioia e attesa, la principessa aprì il coperchio, ma quello che vide la sbalordì dolorosamente. Nel cestino giaceva, infatti, un bambino, devastato dalla malattia, ancor più miserabile e sofferente di lei. La principessa lasciò crescere nel suo cuore la compassione. Nonostante i dolori, prese in braccio il bambino e cominciò a curarlo. Passarono i mesi: la principessa non aveva occhi che per il bambino. Lo nutriva, lo accarezzava, gli sorrideva. Lo vegliava di notte, gli parlava teneramente. Anche se tutto questo le costava una fatica intensa e dolorosa.
Quasi sette anni dopo, accadde qualcosa di incredibile. Un mattino, il bambino cominciò a sorridere e a camminare. La principessa lo prese in braccio e cominciò a danzare, ridendo e cantando. Leggera e bellissima come non era più da gran tempo. Senza accorgersene era guarita anche lei.
“Signore, quando ho fame mandami qualcuno che ha bisogno di cibo.
Quando ho sete, mandami qualcuno che ha bisogno di acqua.
Quando ho freddo, mandarmi qualcuno da riscaldare.
Quando sono nella sofferenza, mandami qualcuno da consolare.
Quando sono povero, portami qualcuno che è nel bisogno.
Quando non ho tempo, dammi qualcuno da aiutare per un momento.
Quando mi sento scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare.
Quando sento il bisogno di essere compreso, dammi qualcuno che ha bisogno della mia comprensione.
Quando vorrei che qualcuno si prendesse cura di me, mandami qualcuno di cui prendermi cura.
Quando penso a me stesso, rivolgi i miei pensieri ad altri”.