venerdì 21 ottobre 2011

Trasformati dall'Evangelo

Il cambiamento, in meglio, è possibile.


Passare dall'incertezza per arrivare alla certezza.

C’è un versetto della Bibbia che riassume la mia recente esperienza: 
“Prima che io fossi afflitto, andavo errando; ma ora osservo la tua parola” (Libro dei Salmi 119:67).

 Mi chiamo Luca e ho 43 anni. Ho incontrato la fede cristiana nel ’97, quando ho conosciuto quella che sarebbe divenuta mia moglie. Lei, cristiana evangelica, nata in una famiglia di fede evangelica, da subito mi ha parlato del Signore; purtroppo le sue erano parole per me sparse al vento. Per dieci anni ho girato attorno alla fede e, nonostante mio suocero mi parlasse di Dio, l’ho sempre ascoltato con un orecchio solo. Hoanche frequentato una chiesa evangelica in modo discontinuo. In realtà era più un dovere quello di accompagnare mia moglie perché, considerandomi un vincente, avevo una vita professionale molto intensa che mi appagava integralmente, o almeno pensavo, e poi c’erano gli hobbies che mi assorbivano tutto il tempo libero.
All’inizio del 2009 ho perso il lavoro, l’azienda ha proceduto al taglio del mio ramo occupazionale e, di conseguenza, mi sono trovato a casa. Ancora non prestavo orecchio alla chiamata di Dio anzi, invece di avvicinarmi, mi allontanavo sempre più e, tra la chiesa e il circolo di golf, sceglievo il secondo. Cosi ho continuato fino alla fine di luglio del 2010 quando mio suocero è deceduto a seguito di un’infezione particolarmente violenta. Durante le cinque settimane d’intensa sofferenza mio suocero, con il poco fiato che gli rimaneva, ha disposto le sue “ultime volontà”, nelle quali mi ha lasciato la sua Bibbia in inglese; inutile dire che l’ho presa, ho ringraziato per educazione, e l’ho cacciata su uno scaffale. 
Nell’agosto dello stesso anno, con mia moglie, ho deciso di frequentare la chiesa evangelica di Milano, in Via Forze Armate. Inizialmente ero convinto che, appena avessi risolto il problema lavorativo, progressivamente avrei ripreso a giocare a golf e quindi il “problema chiesa” non sarebbe più stato mio. Ma così non è stato e a ottobre, durante un incontro speciale per la celebrazione del Centenario della chiesa, al termine della predicazione del pastore, ho sentito forte l’impulso a rispondere all’appello per accettare Gesù nel mio cuore come Signore e Salvatore della mia anima. Pochi giorni dopo fu diagnosticato a mio figlio di un anno un problema di salute. Nulla di grave, ma si prevedeva un intervento. Ero terrorizzato all’idea dell’anestesia su un bimbo così piccolo! Mia moglie mi ha proposto di sperimentare quanto scritto nella Bibbia circa la guarigione che si può ricevere da Dio tramite la fede; così abbiamo pregato per il bimbo insieme al pastore: al successivo controllo dal chirurgo il problema si era risolto! Da allora la mia vita è cambiata e ho iniziato a pregare e a leggere la Bibbia; anzi mi sono “impossessato” di quella di mio suocero. Un giorno di dicembre, a seguito dell’ennesimo colloquio di lavoro nel quale avevo riposto molte speranze, vagavo per il centro di Milano e, sconsolato, pregavo Dio chiedendoGli il perché di questa ennesima delusione e che cosa avrei dovuto fare. Attraverso una circostanza ho capito che Dio mi chiedeva di “stare vicino a Lui”. A seguito di questa risposta ho rafforzato il mio legame con il Signore.Un’esperienza che ha ulteriormente segnato il mio percorso l’ho vissuta al raduno di credenti della nostra chiesa nel Centro Comunitario Evangelico di Rota Imagna lo scorso mese di dicembre. Non so che cosa sia successo in quest’incontro, so che ho sentito la mia anima “rivoltarsi come un calzino”. Ho provato un’inadeguatezza assoluta davanti all’amore più puro ed assoluto di Dio; ho sentito che nulla del mio profondo “io” era più segreto ed ero divenuto una parte integrante di un piano grandioso; ho percepito l’eternità e la grandiosità di Dio; ho sentito sradicare tutte le mie certezze e consolidarne dell’altre. Pregavo (e prego) e ricevevo (e ricevo) risposte attraverso la lettura della Bibbia o, in chiesa, nelle preghiere. Non potevo più opporre nessuna resistenza e ho comunicato a mia moglie e al pastore la mia decisione e la mia accentazione a seguire il Signore per tutta la vita.  La mia esperienza è appena iniziata, non sono ancora forte nella fede e ancora ho delle cadute lungo il cammino, ma come in tutte le mie cose ho deciso d’arrivare fino in fondo con la certezza che, adesso, al mio fianco c’è Gesù a sorreggermi e a rialzarmi quando cado.
Luca

LA NOSTRA VITA È APPESA A UN FILO

Voi... non sapete quel che succederà domani! Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce. Giacomo 4:14

Oggi, se udite la sua voce, non indu­rite i vostri cuori. Ebrei 3:15

Alcuni anni fa un aereo precipitò in Egitto cau­sando la morte di 150 persone. In pochi istanti, intere famiglie furono distrutte e le aspettative dì tutti quei viaggiatori furono annientate. Ognuno di loro pensava di tornare a casa, inve­ce quella tragedia li travolse e non poterono fare nulla per evitarla, perché nessuno può control­lare il proprio futuro.
Drammi come questo sono purtroppo frequen­ti e ci fanno prendere atto della realtà che la nostra vita è appesa a un filo, qualunque sia la nostra età.
La Bibbia ci parla della fragilità umana in modo molto chiaro. "L'uomo non conosce la sua ora; come i pesci che sono presi nella rete fatale e come gli uccelli che sono colti nel laccio, così i figli degli uomini sono presi nel laccio al tempo dell'avversità, quando essa piomba su di loro improvvisa" (Ecclesiaste 9:12). Dio, per mezzo della sua Parola, continua ad avvertire gli uomi­ni su ciò che viene dopo la morte, e dice: "Pre­parati... a incontrare il tuo Dio" (Amos 4:12). Quest'espressione così forte non ha l'obiettivo di terrorizzarci, ma di farci riflettere sulla solen­nità della vita e della morte.
Caro lettore, non vivere nella spensieratezza, ma pensa alla tua esistenza futura, a ciò che sarà di te dopo la morte. Dove trascorrerai l'e­ternità? Lontano da Dio a causa dei tuoi pecca­ti, oppure alla presenza del Signore Gesù Cristo che ti offre il perdono e la vita eterna? Egli ti invita a conoscerlo adesso, perché ti ama di un amore infinito e vuole la tua felicità eterna. Accetta il Suo dono.

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LE RISPOSTE DÌ DIO

Con la mia voce io grido al SIGNORE, ed egli mi risponde dal suo monte santo. Salmo 3:4

Gettando su di lui ogni vostra preoc­cupazione, perché egli ha cura di voi. 1 Pietro 5:7

Una famiglia di credenti un giorno sperimentò una risposta straordinaria alla preghiera. Era durante la seconda guerra mondiale, quando le condizioni dì vita di molti erano estremamente precarie. Una sera, quella famiglia composta da numerosi bambini si trovò completamente
senza cibo da mettere in tavola per la cena. I genitori, preoccupati, fecero salire a Dio ferven­ti preghiere e fu così che quella sera stessa, una mano sconosciuta bussò alla porta e lasciò cadere, sulla soglia, un pacchetto. Conteneva una somma in denaro che permise a quella famiglia di far fronte alle necessità impellenti.
I beneficiari non seppero mai da dove provenis­se quella spedizione miracolosamente adatta alla situazione, ma ne conoscevano l'origine: il cuore del loro Padre celeste! Dio aveva risposto alle grida della loro fede.
Molti credenti hanno, in vari modi, sperimenta­to questa divina provvidenza, che interviene meravigliosamente proprio quando tutte le risorse umane sono esaurite e la fede in Lui è totale e sincera.
Confidare in Dio, vuol dire contare su di lui ed aspettarsi che Egli agisca nella nostra vita, quando tutto va bene come quando tutto va male. La fede in Dio non cerca degli appoggi umani. Dio vuole che impariamo a rimettere a lui, in preghiera, tutti i nostri bisogni personali, la nostra famiglia e il nostro futuro. Questa piena fiducia in Lui porta la pace nel cuore, la serenità attraverso le difficoltà, e fa sperimenta­re le meravigliose risposte di Dio.

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TRA UNA PREGHIERA E L’ALTRA, DIAMO UNA SECCHIATA.


Si racconta che due fratelli convertiti abitavano da soli in un fienile in aperta campagna dove non si sentiva quasi mai passare anima viva.
Una notte, non si sa come sia successo, prende fuoco il fienile e mentre gli animali scappavano, il fratello maggiore col secchio tra pozzo e fienile provava a spegnere il fuoco che anziché diminuire, ingigantiva; il fratello minore, rivolto al cielo faceva le sue preghiere non curante dell’accaduto.

Il maggiore ogni tanto dava un’occhiata al fratello ma stanco e quasi avvilito gli dice: “Dimmi, ma cosa stai facendo?…”
“Sto pregando” risponde disinvoltamente.
“Dimmi, ma tra una preghiera e l’altra, non potresti dare anche tu una secchiata?…

E’ proprio vero, non sempre riusciamo in una impresa senza l’aiuto del prossimo e il Signore ci esorta a renderci utili nel momento del bisogno.
E’ buona cosa pregare, anzi è indispensabile pregare perché attraverso a questo atto di umiliazione si ha un rapporto con Dio concreto ma poiché viviamo in questo corpo di morte (dice l’apostolo Paolo), abbiamo anche necessità di renderci “servi” gli uni con gli altri per qualunque opera sia manuale, sia spirituale perché l’opera del Signore sia ricca per la Sua lode.

E’ vero che il credente non è salvato per le opere perché “la salvezza è un dono di Dio” ma la fede senza le opere, è una fede morta (Giac. 2:26) e più avanti sfogliando la Bibbia, si legge che l’apostolo Giovanni scrive: “Badate a voi stessi affinché non perdiate il frutto delle opere compiute, ma riceviate piena ricompensa”. (2Giov. 8).

Dio non ha nipoti, ma ha figli!
I figli che Dio desidera devono vivere nell’umiltà ed anche i servizi meno nobili che si presentano, se fatti col cuore e come servizio al Signore, sono i migliori dinanzi ai Suoi occhi e Dio, non è mai in debito con nessuno perché risponde con ogni sorta di benedizione affinché il Corpo di Cristo sia ben collegato e viva in perfetta armonia per il giorno del Suo ritorno!



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