martedì 30 ottobre 2012

PERCHÉ TUTTO CIÒ?


Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano.(Giacomo 1:12)


Nel mondo accadono eventi terribili, e quando li leggiamo nel giornale, ci ritorna sempre la domanda: "Dio? Ma come può permettere tutto ciò?" La domanda diventa molto più angosciosa quando siamo toccati personalmente: Magari uno dei nostri bambini che amiamo ci viene preso. Oppure ci viene inferto un colpo talmente duro da sconvolgere tutta la nostra vita. Allora la domanda non è più teorica, ma brucia come un fuoco dentro di noi: "Perché mi è accaduto questo? Come ha potuto Dio farmi una cosa simile?" Non troveremo riposo finché non avremo la risposta. Fu qui che un giorno un minatore mi aiutò enormemente: Era un uomo grande e forte, e non si preoccupava né di Dio né del diavolo. Ma un giorno rimase coinvolto nel crollo di una galleria. Mi fu riferito che era rimasto paralizzato agli arti inferiori. Così mi misi in cammino per rendergli visita. Lo trovai nel suo appartamento, seduto su una sedia a rotelle, circondato da alcuni compagni. Quando mi vide alla porta si mise a sbraitare: "Ah, eccoti, prete dei miei stivali! E dov'era il tuo buon Dio quando mi è crollata addosso la galleria? Va' al diavolo coi tuoi discorsi." Era una situazione tale che non riuscii nemmeno ad aprir bocca e me ne andai in silenzio" . Ci furono però alcuni minatori che si preoccuparono di lui. Erano veri cristiani. Gli mostrarono la via che conduce a Gesù, sulla quale Dio ci dona la salvezza. E così ebbe inizio un grande cambiamento in quest'uomo. Trovò perdono per i suoi peccati e vera pace con Dio. Un giorno andai a trovarlo. Era nella sedia a rotelle, sulla strada davanti al suo appartamento. (Nel frattempo eravamo divenuti talmente amici da darci del tu.) Mi sedetti sull'uscio accanto a lui, poiché mi accorsi che mi voleva confidare qualcosa d'importante. Infatti cominciò: "Sai", mi disse, "ho la sensazione che non starò più a lungo su questa terra. Però so anche dove andrò quando chiuderò gli occhi. Quando sarò davanti a Dio mi prostrerò ai suoi piedi e lo ringrazierò di avermi rotto la spina dorsale." "Ma cosa dici?" esclamai. Egli sorrise e mi spiegò: "Se non fosse capitato questo incidente, avrei continuato ad allontanarmi da Dio fino a giungere all'inferno. Ecco perché Dio ha dovuto intervenire in modo così drastico, per attirarmi verso suo Figlio, il mio Salvatore. Sì, è stata dura. Ma è servito per la mia salvezza eterna." Fece una pausa, poi proseguì lentamente: "È meglio entrare storpio in paradiso piuttosto che camminare con due gambe verso l'inferno." Presi la sua mano e gli dissi: "Amico mio, sei stato nella dura scuola di Dio. Ma non invano. Hai imparato la lezione.

domenica 28 ottobre 2012

SERVIRE DIO CON PERSEVERANZA



                                                            Daniele 6:16-24

 16 Allora il re ordinò che Daniele fosse preso e gettato nella fossa dei leoni. E il re parlò a Daniele e gli disse: «Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti». 17 Poi fu portata una pietra e fu messa sull'apertura della fossa; il re la sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi, perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele. 18 Allora il re ritornò al suo palazzo e digiunò tutta la notte; non fece venire nessuna delle concubine e non riuscì a dormire. 19 La mattina il re si alzò molto presto, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa dei leoni. 20 Quando fu vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce angosciata e gli disse: «Daniele, servo del Dio vivente! Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, ha potuto liberarti dai leoni?»
21 Daniele rispose al re: «Vivi per sempre, o re! 22 Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni; essi non mi hanno fatto nessun male perché sono stato trovato innocente davanti a lui; e anche davanti a te, o re, non ho fatto niente di male». 23 Allora il re fu molto contento e ordinò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa; Daniele fu tirato fuori dalla fossa e non si trovò su di lui nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio. 24 Per ordine del re, gli uomini che avevano accusato Daniele furono presi e gettati nella fossa dei leoni con i loro figli e le loro mogli. Non erano ancora giunti in fondo alla fossa, che i leoni si lanciarono su di loro e stritolarono tutte le loro ossa.

    Nel testo biblico citato, il re Ciro dice a Daniele un’affermazione che è da fare risaltare per l’importante verità che in essa è contenuta «Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza, sarà lui a liberarti» riferita non tanto alla bella affermazione di fede “sarà lui a liberarti”, ma al fatto che Daniele serviva Dio con perseveranza. Daniele viene insignito di appellativi uno più bello dell’altro come “in lui vi era uno spirito straordinario”6:3 oppure “egli era fedele” 6:4, ovvero ancora “uomo molto amato” 9:23 ma non meno importante e sicuramente motivo di riflessione è quel “che tu servi con perseveranza”, perché ci permette di comprendere appieno la personalità di Daniele e perché viene tanto apprezzato da Dio stesso.  Ma andando per ordine è fondamentale comprendere il significato del termine  PERSEVERANZA, questo è quanto tiriamo fuori dal dizionario elettronico Wikipedia     - caratteristica di chi persevera, non si arrende di fronte alle difficoltà per il raggiungimento di un obiettivo -. Riportato al cristiano quanto detto, possiamo dire che per ottenere le promesse di Dio, cioè di vivere l’eternità vicino a Gesù, non si arrende di fronte a nessuna difficoltà.
Ci sono tre aspetti della vita di Daniele che ci mostrano e ci insegnano quanto egli sia perseverante nel servire il suo Dio:

1) PERSEVERANZA NELLA SANTITÀ
Al’inizio del libro di Daniele (1:8) ci viene raccontato di come egli decide insieme ai suoi amici Anania, Misael e Azaria di non contaminarsi con i cibi e le bevande che il re metteva a loro disposizione dalla sua tavola, preferendo cibarsi solo di legumi e acqua. La storia ci dice che Dio benedisse oltremodo la loro decisione: “A questi quattro giovani Dio diede di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza. Daniele aveva il dono di interpretare ogni specie di visioni e di sogni. Giunto il momento della loro presentazione, il capo degli eunuchi condusse i giovani da Nabucodonosor. Il re parlò con loro; ma fra tutti quei giovani non se ne trovò nessuno che fosse pari a Daniele, Anania, Misael e Azaria, i quali furono ammessi al servizio del re. Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno. Daniele continuò così fino al primo anno del re Ciro” Daniele 1:17-21.
Perseverare nella via della santificazione è ciò in cui ogni cristiano dovrebbe cimentarsi giornalmente se vuole vedere Dio, infatti sta scritto “Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” Ebrei 12:14.

2) PERSEVERANZA NELLA FEDELTÀ
All’inizio del capitolo 6, ci viene raccontato come degli uomini gelosi e malvagi, decidano di trovare un’occasione per accusare Daniele davanti al re circa l’amministrazione del regno, ma restarono delusi quando si resero conto che avevano a che fare con un uomo fedele che non si lasciava corrompere ed era irreprensibile sotto ogni aspetto, talché decisero che potevano trovare un escamotage solo nella legge del suo Dio. Quello su cui vale la pena mettere l’accento è “ma non potevano trovare alcuna occasione né alcun motivo di riprensione, perché egli era fedele e non c'era in lui alcuna mancanza da potergli rimproverare” Daniele 6:4.
Daniele era fedele, fedele al compito che gli era stato assegnato ma principalmente era fedele a Dio. Se vogliamo piacere a Dio, dobbiamo imparare la fedeltà cominciando a valutare di presentarci irreprensibili nella società in cui viviamo, ma principalmente fedeli e irreprensibili agli occhi di Dio. Dio apprezza questa qualità nell’uomo in quanto Lui stesso viene chiamato IL FEDELE
«All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio: … »  Apocalisse3:14.
“Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia”  Apocalisse 19:11

3) PERSEVERANZA NELLA PREGHIERA
Un altro aspetto della vita di Daniele che non possiamo trascurare è la sua dedizione a Dio pregandolo giornalmente e più volte al giorno. Ritornando alla storia raccontata al cap. 6, vediamo che gli uomini che volevano accusare Daniele, non trovando come accusarlo circa l’amministrazione del regno, trovano il modo di incastrarlo proponendo al re di firmare un decreto per cui si vietava ad ogni uomo, per un periodo di trenta giorni, di rivolgere richieste a qualunque Dio o uomo che non forre il re in persona, pena la morte gettandolo nella fossa dei leoni. Al verso 10 ci viene detto come reagì Daniele a tale notizia:  “Quando Daniele seppe che il decreto era firmato, andò a casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare anche prima”. Daniele poteva evitare di cadere nella trappola dei suoi nemici, poteva evitare di mettersi in preghiera, oppure poteva chiudere le finestre, ma proprio perché non tiene conto del pericolo imminente ci dimostra come Daniele era perseverante nella preghiera, e ancor di più che non provava nessuna vergogna a mostrarsi inginocchiato davanti al suo Dio. La preghiera nel credente è non solo importante ma fondamentale, Gesù stesso ce lo ha insegnato, molta della sua vita terrena la trascorreva in preghiera e sicuramente aveva i suoi buoni motivi.
“pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi”  Efesini 6:18

CONCLUSIONE
Alla fine della storia vediamo come Dio opera una grande liberazione verso il suo fedele servo Daniele, infatti Egli manda un angelo per chiudere la bocca ai leoni perché, come lui stesso afferma, era innocente davanti a Dio e anche davanti al re. Misera fine fecero i suoi nemici che morirono subito dopo per mano degli stessi leoni che avrebbero dovuto sbranare Daniele. Impariamo da Daniele e non solo da lui, come dobbiamo perseverare nella santità, nella fedeltà e nella preghiera e certamente piaceremo a Dio.

                                                                        GIACOMO ACETO

domenica 21 ottobre 2012

QUANTO LO DESIDERI?


“… Grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi” Matteo 15:28



Matteo riporta: “… una donna cananea … venne fuori e si mise a gridare: “Signore … Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio” … Egli rispose: “Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele … Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini”. Ma ella disse: “… Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le rispose: “Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi tu” (vv. 22-28). Questa donna era una Gentile, non faceva parte della cerchia di persone cui Gesù era stato mandato, cioè i Giudei, ma non volle rinunciare a ciò che molti di essi non avevano ancora colto e fece il possibile per essere esaudita. All'inizio  Gesù rifiutò di risponderle ma poi disse: “Quello che ho è solo per i Giudei”. In seguito, insistette: “Non è bene prendere il pane dei figli e buttarlo ai cagnolini”. La maggior parte di noi si sarebbe allontanata offesa ma non lei! Gridò ancora più forte: “Abbi pietà di me!” Non stava chiedendo qualcosa che meritava, ma quanto necessitava! Gesù, rimosso ogni ostacolo, rispose alla preghiera perciò, se persevererai, Egli farà la stessa cosa per te. In realtà questa donna aveva detto: “Che i figli si prendano pure il pane, ciò che a me basta sono le briciole”. Spesso, in chiesa, si danno per scontate molte cose, al punto da iniziare a ignorare il pane, a sprecarlo, a lamentarsi della qualità o, addirittura, a non presentarsi nemmeno a mangiarlo. Vi sono, tuttavia, dei disperati che raccolgono le briciole da terra e assaporano la vita! Sanno che vi è potenza nel pane perciò, altrettanta, ne troveranno anche nelle briciole. Qualora fosse solo una briciola quello che riesci a raccogliere, sappi che è solo di quella che hai bisogno. Che cosa stai chiedendo a Dio oggi? Quanto lo desideri veramente?

domenica 14 ottobre 2012

FALSA E VERA LIBERTÀ


"Promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto. (2 Pietro 2:19)


Dagli anni 60, soffia sui paesi più progrediti un gran vento di libertà. Ognuno aspira ad essere autonomo e a farsi una scala di valori personale. Si sopporta con difficoltà sempre crescente ogni regolamento morale, ogni imposizione che potrebbe più o meno limitare la libertà. Sembra che non si voglia più rispettare nessuna norma, né raggiungere nessun ideale. L'unica necessità imperiosa sembra essere quella della felicità presente. Ma questo dove porta? Ad un mondo più egoista che mai. La solidarietà che costituiva la forza delle famiglie e dei piccoli centri abitati del passato tende a sgretolarsi e a cedere il passo alla frenesia della vita quotidiana. Così appaiono nuovi poveri che diventano ogni giorno più numerosi. Invece del benessere tanto ricercato, si hanno spesso frustrazioni e malessere, accompagnati da sofferenze fisiche e disagio interiore. In presenza di questa constatazione, siamo spesso costretti a riconoscere che la nostra società ha preso una cattiva strada. La libertà non stà nell'indipendenza egoista, ma nel rispetto dell'ordine secondo Dio. Sappi che troverai la libertà solo nella misura in cui sarai liberato da Gesù Cristo. La vera libertà passa attraverso l'accettazione dell'autorità di Dio. L'armonia non stà nell'indipendenza e nel disordine. Troverai la pace interiore solo volgendoti a quello che Dio ha rivelato. Ecco perché la lettura attenta della Bibbia è una necessità per chi vuole vivere una vita che valga la pena di essere vissuta.

martedì 9 ottobre 2012

UNA PICCOLA COREANA




Questa è la storia di Cristina, una piccola bambina coreana; è una storia patetica, come ve ne sono molte, che fa parte delle tragedie umane lasciate dalla guerra. Per meglio dire, la vita della piccina sarebbe stata una tragedia se Iddio non fosse intervenuto a suo favore con una serie di circostanze provvidenziali.
Era la primavera dell'anno 1955. i soldati americani facevano buona guardia su tutta la linea, avvertendo nell'aria un armistizio inquieto. Una mattina, un giovane soldato entrò nel mio ufficio con una richiesta urgente.
« Capitano », egli disse, « pocanzi mi son trovato a passare davanti ad un villaggio ed ho veduto alcuni bambini coreani gettare del fango su una bambina bionda. Non mi sono potuto fermare perché andavo di fretta, ma forse qualcun altro potrebbe andare a vedere.
Saltai sulla « jeep » e mi diressi verso il villaggio. Trovai subito la bambina. Era coperta di fango, impaurita. Sollevai quella piccola forma esile, ed ella mi gettò le braccia al collo e si strinse a me, come per ricevere protezione e comprensione.
La portai alla nostra base dove alcuni soldati ed io stesso la lavammo; in un pacco pervenutoci trovammo un vestitino blu adatto per lei, dei calzini dello stesso colore ed un paio di scarpine bianche; trovammo finanche un nastro rosa per i suoi capelli.
Cristina era una delle bambine più belle che avessimo mai visto!
Dopo di che, cercammo d'individuarne la mamma nel villaggio. Da lei apprendemmo una storia patetica, eppure tanto comune in Corea. Il padre della piccina era un soldato dell'esercito americano che era ripartito per gli Stati Uniti prima ancora che la bimba venisse al mondo. La vita della piccola Cristina aveva subito fin dai primi giorni un continuo ostracismo da parte degli altri bambini del villaggio. il futuro non le si presentava radioso. La madre ci disse che aveva sempre sperato che un giorno qualcuno sarebbe venuto e l'avesse aiutata a trovare una casa per la sua piccola, nella quale ella avrebbe potuto avere maggiori opportunità. Fu d'accordo a lasciare a me questa responsabilità.
Portai Cristina a Seul, la capitale della Corea, sperando di poterla sistemare in qualche orfanotrofio fino a che non avrei trovato una casa accogliente per lei. Ma, un luogo dopo l'altro, tutti rifiutarono di accogliere la mia petizione. I direttori tutti sostennero che i lineamenti differenti della piccola non sarebbero stati ben accettati dagli altri bambini.
Verso la mezzanotte il mio autista ed io ci trovavamo ancora a girovagare nelle strade oscure di Seul. Non avevamo trovato nessuno luogo dove fossero disposti a tenere la piccola fino a che non avessimo trovato per lei una casa cristiana che l'avesse adottata. La piccola testina bionda riposava fra le mie braccia e tutto il suo futuro dipendeva da me e dalla casa che sarei riuscito a trovarle; e questo pensiero mi dava apprensione. Pensai: « Questa è una creatura di Dio; Egli la ama nello stesso modo come a-ma tutti coloro che ha creato ».
Volgendo gli occhi al cielo, in quel momento della notte, nel vedere le stelle rilucenti sopra di me, il mio cuore riprese animo. Esclamai: O Signore, pongo il destino di questa piccina nelle tue mani ». Tutto il mio cuore era nelle parole di questa preghiera silenziosa che elevai in Alto: « O Dio, io so che Tu puoi aiutarmi a trovare la casa che Tu desideri ch'ella abbia! ».
Dopo un poco la nostra « jeep » passò davanti ad una casa dalle cui indicazioni comprendemmo che si trattava di una casa di missionari americani. La domestica che ci venne ad aprire ci disse che i missionari non erano in casa e che sarebbero ritornati la mattina seguente. Comunque, lasciammo a lei la bambina e scrivemmo un biglietto ai missionari, dicendo che saremmo tornati a riprenderla il mattino dopo.
Molto presto, il giorno successivo, tornai a prendere Cristina e la portai alla direzione della Casa del Fanciullo. La signora direttrice ascoltò con attenzione e simpatia la mia storia; e, quando ebbi terminato, ella mi consegnò una lettera dicendomi: « Questa lettera è giunta proprio questa mattina. E' di un cristiano che vive in Oregon, il quale desidera venire in Corea per adottare alcuni orfani. Se volete, potete scrivergli direttamente.
L'uomo della lettera era Harry Holt. Gli scrissi. Nel frattempo, Dio mi diede grazia di trovare un rispettabile orfanotrofio dove Cristina poté stare. Dopo pochi giorni mi giunse la risposta della Signora Holt che mi diceva che suo marito era partito per la Corea poco prima che la mia lettera arrivasse. Mi diede indicazioni dove avrei potuto trovarlo.
Quando incontrai il Signor Holt in Seul, ed ebbi l'opportunità di parlargli, mi apparve chiaro che egli era proprio l'uomo che Dio aveva mandato in risposta alla mia preghiera per Cristina. L'amore del Signor Holt per Cristina fu spontaneo. Quand'ella lo vide per la prima volta sembrò spaventata; comunque, sentì subito che quell'uomo gentile le voleva bene e che desiderava aiutarla; protese le braccine e gli circuì il collo.
Il Signor Holt rimase in Corea diversi mesi per sistemare le carte di adozione per Cristina ed altri bambini che aveva deciso di adottare. Quando ritornò ad Oregon con i suoi bambini dei giornali e delle riviste parlarono di lui e diedero pubblicità alla cosa.
Molte volte dopo quel giorno ormai lontano che raccolsi la piccola Cristina dal fango, ho pensato alla bontà di Dio che ha permesso che fossi là ad aiutare, nel mio piccolo, una Sua piccola creatura a trovare una casa accogliente e cristiana. Dopo d'allora, sono stato felice di cooperare allo sviluppo del programma del Signor Holt che ha portato all'adozione di quasi 2.500 bambini orfani.
Parlando con il Signor Holt in Corea e più tardi nel corrispondere con lui, appresi qualche altra cosa che ha fatto chiaro davanti ai miei occhi la guida meravigliosa di Dio in questa storia. Fu per me significativo il fatto che presso a poco allo stesso tempo che io prendevo cura di Cristina, sottraendola alle cattiverie degli altri bambini, il Sig. Holt si trovava nel lontano Oregon intento ad arare con un trattore il suo terreno. Da molto tempo sentiva la chiamata di Dio di prendere cura degli orfani coreani, ma quel giorno il peso sul suo cuore sembrava essere aumentato. Egli vide come in una visione una piccina bionda che gli stendeva le mani.
Nello scrivermi questo, il Sig. Holt mi diceva: « Il Signore mi aveva mostrato la piccola Cristina; ed io penso di avervi già detto che sapevo con esattezza come fossero i suoi lineamenti e la sua figurina prima ancora di averla vista. Per molto tempo l'ho avuta fissa davanti ai miei occhi, mentre spingevo il trattore ed anche quando ero coricato sul mio letto. E' ancora incredibile per me come il Signore mi abbia mostrato questa piccola bambina quando era tanto lontana da me e come Egli abbia usato voi e me per portarla nella mia casa. Non potevo quasi credere ai miei occhi quando voi me la presentaste: era la bambina che avevo sempre avuto nella mente e che avevo conosciuto da molto tempo. Infatti, era stata proprio lei a spingermi a venire in Corea: ero venuto a cercarla.
Da allora, naturalmente, l'opera si è estesa, e molti bambini sono stati salvati, grazie alla piccola Cristina, di cui il Signore si è servito per farmi venire in Corea ».
Oggi Cristina è contenta insieme agli altri sette orfani coreani che gli Holts hanno deciso di adottare e che formano una famiglia felice. I bambini vivono in una meravigliosa atmosfera cristiana, in una casa agiata e sono allegri e soddisfatti.
Una piccola bambina perseguitata che stende le braccine per ricevere amore e protezione . . . Alcuni soldati americani che si sentono spinti ad aiutarla . . . Una preghiera accorata: « O Signore, io so che tu puoi aiutarmi a trovare una casa per questa piccina ». Un agricoltore che, spingendo l'aratro, presta ascolto alla voce di Dio . . . Tutte queste cose hanno avuto la loro importanza per portare felicità e gioia e amore non soltanto ad una piccola bambina, ma a centinaia di altri bambini.
Capitano Talmadge F. Me. Nabb

lunedì 8 ottobre 2012

ADDORMENTATO SULLA TORRE DÌ CONTROLLO


"Credi nel Signore Gesù Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua' (Atti 16:31)



Uno dietro l'altro, í sedici grandi aerei atterrarono in un aeroporto della Turchia. Le istruzioni della torre di controllo erano state chiare. Tuttavia, il controllo¬re di volo, che soffriva di narcolessia, mezzo addormentato, aveva dato le istruzioni meccanicamente. Per miracolo, non successe nessun incidente.
È terribile quando si addormenta qualcuno che deve essere ben sveglio e in allerta! Che succederebbe a un autobus pieno di passeggeri, che viaggia per una strada di montagna, se l'autista s'addormentasse? O a una barca, in un mare turbolento, piagato da ghiacciai, se il timoniere s'addormentasse?
È rischioso anche quando un padre, che ha figli piccoli o adolescenti, s'addormenta. Gli spacciatori di droga sanno come portare un giovane nella nefanda assuefazione di marijuana e cocaina. I programmi televisivi sanno come incitare l'incauto alla pornografia e al crimine. Dietro ogni amico occasionale può nascondersi un sequestratore di menti, di cuori e di vite. Disinteressarsi dell'educazione morale, specialmente dei piccoli, è addormentarsi proprio quando essi hanno più bisogno che i genitori stiano svegli. Permettere che i figli crescano per conto proprio, senza guida, senza scuola, senza chiesa e senza Dio, è consegnarli nelle mani dei ladri dell'anima che stanno per succhiarsi l'ultima goccia del loro sangue morale e spirituale.
Ci sono dappertutto pericolose tentazioni per i nostri figli, ma Gesù Cristo, il Signore vivente, è Colui che ci aiuterà a proteggerli. InvitiamoLo a vivere nel nostro cuore in modo che faccia parte della nostra vita e della nostra casa.

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