domenica 28 luglio 2013

GESÙ SULLA VIA PER EMMAUS





13 Due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio di nome Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi; 14 e parlavano tra di loro di tutte le cose che erano accadute. 15 Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano17 Egli domandò loro: «Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?» Ed essi si fermarono tutti tristi18 Uno dei due, che si chiamava Cleopa, gli rispose: «Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai saputo le cose che vi sono accadute in questi giorni?» 19 Egli disse loro: «Quali?» Essi gli risposero:«Il fatto di Gesù Nazareno, che era un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose. 22 È vero che certe donne tra di noi ci hanno fatto stupire; andate la mattina di buon'ora al sepolcro, 23 non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di aver avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come avevano detto le donne; ma lui non lo hanno visto». 25 Allora Gesù disse loro: «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! 26 Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?» 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano. 28 Quando si furono avvicinati al villaggio dove andavano, egli fece come se volesse proseguire. 29 Essi lo trattennero, dicendo: «Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire». Ed egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista. 32 Ed essi dissero l'uno all'altro: «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?» 33 E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone». 35 Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane.

La storia di questi due discepoli di cui conosciamo solo di uno il nome, un certo Cleopa, è una storia molto bella e interessante e fra l’altro solo Luca ce ne parla in modo così dettagliato. Da essa, traiamo una parte di storia che riguarda il subito dopo la morte e resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo. Questi discepoli avevano deciso di recarsi al villaggio poco distante di nome Emmaus ( circa dodici chilometri). Cerchiamo di fare risaltare alcuni punti dal brano per trarne degli insegnamenti.

1) OCCHI IMPEDITI
Il brano letto ci riferisce che quando Gesù si accostò a loro, i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano. Si potrebbe pensare che i loro occhi erano volutamente impediti al fine di non riconoscere immediatamente Gesù, e questo non è da escludere, ma è anche vero che potrebbero essere anche altre le motivazioni.
     a)      delusione
     b)      paura
     c)      dubbio
     d)      ansietà
     e)      sfiducia

Ancora oggi queste e alte cose fanno si che gli occhi nostri diventino occhi impediti che non ci permettono di vedere e valutare quanto Gesù è vicino a noi!
Ti sei chiesto, quando sembra che tutto intorno a te sia buio, se per caso sono i tuoi occhi che sono impediti?
“Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero;” V. 31

2)  TUTTI TRISTI
Alla domanda di Gesù  «Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?» V. 17, dice la scrittura che si fermano tutti tristi. Certo non possiamo e non dobbiamo biasimare il loro comportamento, ma possa esso servirci d’esempio e di sprone al fine di non cadere nello stesso errore. Gesù era vicino a loro e  loro … erano tristi. Perché? Perche come abbiamo detto prima i loro occhi erano impediti. Impariamo che coltivare certi stati d’animo e certe idee poco spirituali nella nostra vita, non porteranno altro che tristezza e sconforto e ci porteranno sempre più lontano dal luogo d’attesa della benedizione di Dio, e a non riconoscere quando Dio ci sta parlando e confortando il nostro cuore.
Ti se chiesto, quando tu sei solo e sfiduciato, quanto Dio è invece vicino a te?
Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!»  Giovanni 20:16

3)  NOI SPERAVAMO
Quanta tristezza è racchiusa in queste parole, ma nello stesso tempo esce fuori la verità , essi hanno smesso di credere in Gesù come il messia, per loro ora è solo un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo che ha fatto una brutta fine. E non è tutto, Gesù era stato molto chiaro nel suo messaggio per quanto riguarda la sua missione, ma loro continuavano a sperare ciò che Gesù non aveva promesso loro. Loro speravano in una liberazione in questa terra, Gesù invece parlava di liberazione spirituale e di un regno eterno spirituale.
Ancora oggi molti si dichiarano delusi da Dio e da tutto ciò che lo concerne, ma solo perché hanno sperato per questo mondo. Dio non delude mai chi crede in Lui cecamente con fede e impara a sperare nelle reali promesse che Egli ci ha fatte.
Ti sei chiesto, quando il dubbio ti assale, cos’è Gesù per te e se Egli è ancora il tuo Maestro e Salvatore?
“Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»”. Matteo 16:16

4) INSENSATI  E LENTI DÌ CUORE
Non pensiamo che possiamo arrivare tanto in basso spiritualmente, senza aspettarci poi che Dio non faccia nulla per riportarci sulla retta via. Penso che nessuno si scandalizza dalle parole dette da Gesù quando riprende i due discepoli, certamente dure ma nello stesso tempo veritiere e schiette, sicuramente dolorose ma nello stesso tempo piene d’amore e consolanti. Gesù amava quei due discepoli della stessa intensità che amava gli altri ed ecco perche si scomoda  a farsi una passeggiata con loro, doveva dedicare un po’ di tempo alla loro cura spirituale. Dio non abbandona i suoi figlioli, anzi li cura teneramente perché ogni uno di noi è stato acquistato a caro prezzo.
Ti sei reso conto, quando Dio ti riprende e ti fa vedere la triste realtà della tua vita, quanto invece Egli ti ama e quanto è importante la tua vita per Lui?
“Gli disse la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?» Pietro fu rattristato che egli avesse detto la terza volta: «Mi vuoi bene?» E gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che ti voglio bene». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore …” Giovanni 21:17

5) ARDERE IL CUORE
Gesù alla fine scompare dagli occhi loro, cosi ci dice la scrittura. La sua missione è compiuta, i due discepoli sono stati recuperati, tant’è che di notte stesso ritornano sui loro passi e tornano a Gerusalemme, quel luogo che avevano lasciato delusi e sfiduciati. Ora vi tornano con nuove forze e nuove prospettive, ora hanno la certezza che Gesù è veramente risorto e non tanto perché avevano visto qualcosa di soprannaturale, ma perché il loro cuore ardeva alla sua presenza «Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?»
Ti se chiesto, quando leggi la Bibbia o qualcuno ti parla di Gesù, perché il tuo cuore arde e si infiamma? Ti sei mai chiesto se è Dio stesso che sta parlando al tuo cuore?
“Mentre Pietro parlava così, lo Spirito Santo scese su tutti quelli che ascoltavano la Parola. E tutti i credenti circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliarono che il dono dello Spirito Santo fosse dato anche agli stranieri, perché li udivano parlare in altre lingue e glorificare Dio”. Atti 10:44-46

    CONCLUSIONE
Concludendo voglio mettere enfasi sul fatto che “tornarono a Gerusalemme”. Come abbiamo accennato prima, essi tornarono a Gerusalemme di notte stessa, perché non vedevano l’ora di dare la bella notizia a tutti gli altri, Quale notizia? Che Gesù è vivente. Alleluia …  Gesù è vivente! Quale notizia migliore, quale notizia più bella, Gesù è vivente. Se abbiamo veramente realizzato che Gesù è vivente e alberga nei nostri cuori, certamente sentiremo la gioia vi fare partecipi i nostri amici, i nostri familiari, i nostri colleghi, tutti coloro che incontreremo e diremo loro che quel Gesù, quello che ha patito la morte sulla croce per noi, è veramente risorto, non è una favola metropolitana come alcuni vogliono farci credere, ma è la pura verità perché il nostro cuore arde e si infiamma per Lui quando Lui si accosta a noi.
Un’ultima domanda voglio farti, ma la faccio principalmente a ma, è il nostro cuore capace di infiammarsi per Gesù come la prima volta che lo abbiamo incontrato?
A Dio sia la gloria.
                                                                                     ACETO GIACOMO.

venerdì 26 luglio 2013

IL MONDO E LE SUE RICCHEZZE


"Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, (Gesù Cristo) eletta, preziosa, e chi crede in essa non sarà matto  svergognato." (I Pietro 2.6)



Un pellegrino era giunto in prossimità del villaggio e si stava sistemando sotto un albero per la notte, quando un uomo arrivò correndo da lui e gli disse: "La pietra! La pietra! Dammi la pietra preziosa!" "Che pietra?" chiese il pellegrino. La notte scorsa, il Signore mi è apparso in sogno e mi ha detto che, se fossi venuto alla periferia del villaggio, avrei trovato un santo che mi avrebbe dato una pietra preziosa, che mi avrebbe reso ricco per sempre. Il pellegrino rovistò nel suo sacco e tirò fuori una, pietra. "Probabilmente intendeva questa!" disse porgendo la pietra all'uomo. "L'ho trovata sul sentiero di una foresta qualche giorno fa. Puoi tenerla senz'altro". L'uomo osservò meravigliato la pietra. Era un diamante, grande quanto un uovo. Preso il diamante, se n'andò in fretta. Tutta la notte si rigirò nel letto, senza poter dormire. Il giorno dopo, allo spuntare dell'alba, ritornò dal pellegrino e gli disse: "Dammi la ricchezza, che ti permette di dare via così facilmente questo diamante senza nessuna preoccupazione". Caro lettore, viviamo oggi in una società dove la corsa al materialismo ha accecato le masse e capovolto il 'valore della vita. Spesso le persone sono accettate e valutate più da ciò che hanno, che da ciò che sono. Purtroppo, i fatti e i misfatti degli ultimi giorni dimostrano che il problema più impellente dell'umanità, non è la stabilità economica, ma la stabilità morale. Il inondo ha bisogno dì persone ricche dì valori spirituali. Ma chi può rendere generoso un avaro? Chi può rendere onesto un ladro? Chi può rida­re purezza ad una prostituta? Chi può rendere fedele un marito o una moglie? La Bibbia è un resoconto storico preciso, pieno di testimonianze di persone che sono state trasformate da un incontro personale con Gesù, e invita ognuno di voi ad ìncontrarLo.

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sabato 20 luglio 2013

ALCUNI HANNO LA FAMA...

"...Chi è più piccolo di tutti voi, questo sarà grande" (Luca 9:48)



Subito dopo aver terminato i suoi studi, l'ingegnere svizzero Maurizio Koechlin fu impiegato da una compagnia di costruzioni francese. Lavorando in quell'impresa dimostrò la sua competenza. Tuttavia, la vera prova per lui fu la realizzazione di un progetto a Parigi per la costruzione dell'Esposizione Centenaria del 1889, in occasione dell'anniversario della rivoluzione francese. Una famosa costruzione di ferro, alta 300 metri, oggi è lì, nel Campo di Marte, frutto del suo talento, e ingiustamente battezzata dai posteri con il solo nome del costruttore Gustavo Eiffel. Tutto il mondo la conosce come la Torre Eiffel.
Da qui il detto "alcuni hanno la fama, altri tessono lana".
Tra i discepoli di Gesù nacque una disputa su chi tra loro fosse il più importante. Gesù li conosceva alla perfezione, cosi approfittò dell'opportunità per insegnare una lezione importante: se qualcuno vuole essere il primo deve essere l'ultimo e servitore di tutti gli altri. Poi chiamò un bambino e abbracciandolo, disse loro di cambiare e diventare come piccoli fanciulli per entrare nel regno dei cieli. Perché il Figlio dell'uomo non venne per essere servito ma per servire e per dare la sua vita per il riscatto di molti.
Ciò che conta non è essere importante ma insignificante, non primo ma ultimo, non capo ma servitore, non famoso ma sconosciuto, non grande ma piccolo. Se davvero vogliamo entrare nel regno dei cieli, preoccupiamoci che il nostro nome sia scritto nel libro della vita.
Gli altri libri non hanno nessuna importanza!

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domenica 14 luglio 2013

NUOVA CREATURA IN CRISTO


"Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino nuovo rompe gli otri, il vino si spande e gli otri si perdono; ma il vino nuovo va' messo in otri nuovi" (Marco 2:22)


Quando un uomo diventa una nuova creatura in Cristo, in luì avvengono giganteschi mutamenti. L'evangelista D.L. Moody scrisse la seguente lista dei principali punti che diventano realtà in quel rinnovamento totale che è la rigenerazione, e la pose nella sua Bibbia:
1. Giustificazione: mutamento di condizione davanti a Dio.
2. Nuova nascita: mutamento di natura da parte di Dio.
3. Pentimento: mutamento d'opinione su Dio.
4. Conversione: mutamento di vita davanti a Dio.
5. Adozione: mutamento di famiglia in Dio.
6. Santificazione: mutamento di servizio per Dio.
7. Glorificazione: mutamento di luogo con Dio.
La rivista 'L'avvocato cristiano' riferiva di un ecclesiastico inglese che, visitando delle stazioni missionarie nelle isole dei mari del sud, fu ospite di un collegio femminile. L'uomo restò profondamente colpito dall'atteggiamento distinto di quelle studentesse, visibile nell'estrema pulizia della persona e nell'ordine che regnava in quella casa. Il momento culminante della visita si ebbe quanto sali sulla nave per fare ritorno in patria. Le ragazze si erano disposte in doppia fila sulla banchina .e cantavano con entusiasmo: "Qual miracolo di grazia, da quando Gesù e venuto nel mio cuor!" Ne rimase molto commosso, soprattutto quando uno delle insegnanti gli sussurrò in un orecchio: "Ognuna di queste ragazze è nipote di un cannibale!" Si, Dio nella sua grazia può salvare chiunque, senza eccezione. Accetta oggi stesso il Salvatore: le cose vecchie del passato scompariranno e tutto diventerà nuovo!

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venerdì 12 luglio 2013

L'AUTODETERMINAZIONE ...


Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati». Atti 13:2



Dallo scritto in questione, ma anche da altri, sembra che la chiesa primitiva aveva imparato a aspettarsi che lo S. Santo guidasse la vita della chiesa, infatti leggiamo Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano..” questo a dimostrazione che il radunarsi insieme non era una ritualità di rutine, ma quell’attesa viva e quell’aspettativa  condivisa che caratterizzava dei fedeli spirituali e sottomessi all’autorità di Dio.
Penso che su quanto detto siamo per la maggior parte concordi, ma in realtà il nostro modo di affrontare la vita, sia materiale che spirituale, sembrerebbe dire tutto il contrario. Infatti quanti possono veramente dire di avere affidato la propria vita nelle mani di Dio al cento per cento? Siamo sinceri, sono veramente pochi quelli che hanno chiesto al Signore di prendere per sempre il timone della propria vita, e quanti di quelli che l’hanno fatto, hanno saputo aspettare che Dio indicasse la strada. Uno dei mali che è entrato con il peccato è lo’autodeterminazione, l’uomo ha preso coscienza di saper decidere e questo ci porta giorno dopo giorno a ribellarci all’autorità di Dio. Il nostro Signore poteva toglierci l’autodeterminazione, ma ha preferito lasciare le cose così affinché l’uomo impari e capisca l’importanza del sottomettersi volontariamente a Lui. Se vogliamo veramente incominciare a fare la volontà del nostro Dio, incominciamo a chiedergli cosa Lui vuole ce facciamo e non dirgli cosa vogliamo che Lui faccia per noi, incominciamo a chiedergli dove vuole che noi andiamo anziché chiedergli di farci andare dove a noi piace andare, incominciamo a chiedergli qual'è la compagna o compagno che Lui ha scelto per noi anziché chiedergli se quello o quella che abbiamo scelto va bene per noi, e sicuramente potremmo fare tanti altri esempi. Pensiamoci, quanto della nostra vita abbiamo messo nelle mani sicure del nostro Dio?

GIACOMO ACETO

lunedì 8 luglio 2013

I QUATTRO CAVALIERI IMPERANTI




“Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo” (Efesini 2:4)



"Ho paura di essere un ragazzo nero che cresce nel mondo della droga" ammise Marco, giovane di diciassette anni. Teodoro, di sedici anni, confessò: "Il mío problema è l'invidia. Invidio chi ha più di me. I ragazzi della mia età guadagnano molto denaro vendendo droghe." Antonio, anche lui sedici anni, dichiarò: "Io mi sento tanto in colpa. È degradante stare in prigione.
Io non pensavo di essere la vergogna della mia famiglia." E Michele, di quindici, aggiunse: "L'avidità è una malattia distruttiva. Non sei mai soddisfatto. Io ne so qualcosa..."
Queste sono le dichiarazioni di quattro ragazzi in prigione. Il loro crimine? Spaccio di droghe. Da queste dichiarazioni emergono quattro moderni cavalieri dell'apocalìsse: la paura, l'invidia, la colpa e l'avidità.
Non c'è una sola persona che non sia stata loro vittima, ín una forma o nell'altra. La paura, l'invidia, la colpa e l'avidità imperano, imbattibili, ín tutti í settori e classi sociali di tutti i paesi del mondo. Come combatterli? Come superarli? Gesù Cristo cambia il cuore umano. L'unica soluzione per il disordine della nostra società, già quasi senza valori morali e spirituali, è appartenere ad un'autorità superiore. Questa autorità è Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Quando Egli non è il Signore della nostra vita, non abbiamo né mappa, né bussola, né timone che ci conduca per le strade della saggezza e della ragione. Per il bene della nostra propria vita, del nostro coniuge e dei nostri figli, arrendiamoci a Cristo. Invitiamolo a essere il Signore della nostra vita. Egli cambierà la nostra depressione in pace e la nostra confusione in luce.


sabato 6 luglio 2013

MANI SICURE


"Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti: e nessuno
può rapirle di mano al Padre" (Giovanni 10: 29)



Un giorno un giovane in procinto di sposarsi chiese a suo padre, "secondo te come andrà la mia vita
matrimoniale?" La risposta che ebbe fu "dipende!" poi girate le spalle il padre se ne andò, il figlio
rimase perplesso perché non aveva compreso quella risposta. La notte che precedeva le nozze, il
padre preparò una lettera al figlio nella quale scrisse: "Mio caro figlio, mi hai chiesto come sarebbe
andata la tua vita matrimoniale ed io ti ribadisco dipende, sì, dipende in quale mani tu la metterai
come per tutte le cose; infatti un bastone nelle mie mani non servirebbe che per appoggio nel
cammino, ma nelle mani di Mosè servì per dividere il mare. Una fionda nelle mie mani potrebbe
essere insignificante, ma nelle di Davide diventò una terribile arma che uccise il gigante. Pochi pani
e pochi pesci nelle mie mani basterebbero a sfamare una sola persona, ma messi nelle mani di
Gesù ne sfamarono cinquemila. Dei chiodi infissi nelle mie mani produrrebbero solo un orrendo
dolore, ma messi nelle mani di Gesù hanno prodotto la salvezza dell’intera umanità. Si figlio
ricordati, tutto dipende dalle mani in cui riponiamo le cose che più amiamo". Mio caro amico metti
anche tu, attraverso la fede, la tua vita e le cose più preziose che ti appartengono nelle mani di
Colui che è morto per noi sulla croce e scoprirai che sono state messe nel luogo più sicuro
dell’universo; sì, Dio avrà cura di te.

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LACRIME DÌ GIOIA




Ma il padre disse ai suoi servi: "Portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei sandali ai piedi" (Luca 15:22)


Al ritorno dal suo viaggio portava una valigia vuota e lacrime amare. Ricordava il viso triste della madre il giorno dell'addio, ma soprattutto il silenzio del padre. Non era andato via per realizzare i suoi sogni né per rincorrere un'avventura, semplicemente per contraddire il padre. I genitori lo riconobbero e uscirono ad accoglierlo, ma lui chiuse gli occhi, non per
la tristezza, ma affinché le sue lacrime non spegnessero la gioia dei genitori. Questo racconto ci porta alla memoria la parabola del Figlio Prodigo che si trova nel Vangelo di San Luca. Lì Gesù Cristo racconta ai discepoli una storia abbastanza simile che si conclude con le seguenti parole del figlio: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non merito più di essere chiamato tuo figlio". E la gioia del padre è tale che non solo perdona suo figlio, ma lo tratta come invitato d'onore. Lo fa rivestire con gli abiti migliori, gli mette un anello al dito, dei sandali ai piedi, e dopo, come se non bastasse, ordina che si prepari un banchetto affinché tutti facciano festa e celebrino il felice ritorno del figlio. Questa parabola è una delle migliori illustrazioni della missione che spinse Cristo a venire al mondo. Nel raccontarla, il Figlio di Dio si identifica col Padre celeste, nell'amore che ha per l'umanità perduta. Con essa ci fa capire che non importa se siamo stati ribelli o se ci siamo allontanati da Dio. Anche se è così, purché ritorniamo pentiti, il Padre celeste ci aspetta a braccia aperte. Ha lasciato la luce accesa, perché è disposto a uscire a riceverci a qualunque ora arriviamo. Ma non è necessario che chiudiamo gli occhi per nasconderGli le nostre lacrime di rimorso, per­ché Egli cambierà le nostre lacrime in gioia.

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