martedì 6 dicembre 2011

Dove me ne andrò

SUPERSTIZIONE


"La salvezza, è lontana dagli empi, perché non ricercano i tuoi statuti" (Salmi 119:155)

Qualche giorno fa, al mercatino rionale c'erano due banchi installati uno accanto all'altro. Sul primo erano esposte delle "pietre astrali" vendute a 20 euro ciascuna, 40 se incastonate in un pendaglio. Il venditore assicurava felicità e prosperità a colui che avesse acquistato la pietra del proprio segno zodia­cale. Sull'altro banco, c'erano delle Bibbie in omaggio. Davanti alla prima bancarella, la gente si fermava e le banconote passavano di mano in mano... Davanti alla seconda, la gente passava gettando lo sguardo con la coda dell'occhio! Senza fermarsi. Perché l'uomo è pronto a credere a qualsiasi favola, senza fermarsi davanti a ciò che è essenziale e vero? Perché ha paura: paura dell'avvenire, paura di per­dere una relazione o un lavoro, paura della malattia o della sofferenza, paura di invecchiare, paura di morire! Ed è pronto a credere a tutti gli imbrogli, a tutte le menzogne; è maturo per divenire preda delle sette, perché rifiuta l'unico rifugio sicuro, la vita con Gesù Cristo. Soltanto Gesù non delude mai. Ciò che promette, non è una vita assolutamente facile, ma la pace interiore (cfr. Giovanni 16:33).
Se non lo possedete già, è più che mai tempo di pro­curarvi una copia del Nuovo Testamento e di legge­re la meravigliosa storia dell'Evangelo di Gesù Cristo, quella buona notizia che ancora oggi è vera: l'uomo non può cavarsela da solo, deve tendere la mano verso Dio. Con questo gesto confessa di aver bisogno di soccorso e di mettere la fiducia in Dio rivelatosi per mezzo di Gesù Cristo.
MetteteLo alla prova oggi e vi renderete conto che il Cristo non è illusione, ma realtà per la vita del­l'uomo.

www.piuchevincitori.com

VOI, FATE DEL VOSTRO MEGLIO?

Nessun uomo può riscattare il fratel­lo, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto... il denaro sarà sempre insufficiente. Salmo 49:7-8

Cristo Gesù... ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità. Tito 2:13-14

Un mio conoscente diceva: "Io faccio del mio meglio per andare in paradiso". Era sincero nell'affermare i suoi buoni propositi e la sua intenzione di non fare torti a nessuno, dì essere onesto e di voler compiere delle opere bene­fiche.
Un amico credente aveva dei propositi ben diversi: "Mi ci sono voluti più di quarant'anni per imparare tre cose: che non potevo fare nulla per ottenere il favore di Dio; che Dio non pretendeva nulla; che Cristo aveva compiuto tutto il necessario per riconciliarmi con Dio".
"Fare del proprio meglio" nell'ambito della sal­vezza dell'anima equivale ad ammettere che siamo dei peccatori perduti, lontani da Dio; che siamo incapaci dì avvicinarci a lui; che í nostri sforzi e i nostri meriti non hanno alcun valore. È Gesù che, pagando il prezzo del nostro riscatto con il suo prezioso sangue, ha fatto tutto ciò che la giustizia divina esigeva.
Dio è santo, e l'uomo peccatore non può far altro che aspettare il suo giudizio; ma Dio che è pieno di amore vuole averci presso di sé. Per questo motivo ha dato suo Figlio, Gesù Cristo, che ha portato i nostri peccati morendo sulla croce.
Smettiamo di pensare di poter contribuire alla nostra salvezza, e mettiamo la nostra fiducia nell'opera espiatoria di Gesù Cristo; essa è pienamente sufficiente. "Egli può salvare per­fettamente quelli che per mezzo di lui si avvi­cinano a Dio" (Ebrei 7:25).

edizioni il messaggero cristiano - www.messaggerocristiano.it