lunedì 7 novembre 2011

Ho imparato ad essere contento dello stato in cui mi trovo!


Un uomo è contento in se stesso, non nella estensione dei suoi possedimenti. Alessandro il grande aveva tutto il mondo allora conosciuto ai suoi piedi ma piangeva poiché non vi era più nulla da conquistare. Se tu non sei soddisfatto con quello che hai non lo sarai nemmeno se avrai il doppio di ciò che possiedi ora. 
                                          H. Spurgeon

ANZIANI, MA UTILI

I vecchi siano sobri, dignitosi, assen­nati, sani nella fede, nell'amore, nella pazienza. Tito 2:2

Non riprendere con asprezza l'uomo anziano, ma esortalo come si esorta un padre. 1 Timoteo 5:1

Dio si prende cura degli anziani come dei gio­vani. È vero che nella società attuale, dove il raggiungimento di un risultato è prioritario, gli anziani si sentono spesso inutili e in alcuni casi anche indesiderati; eppure hanno ancora un ruolo importante da svolgere, un'opera da compiere.
Ascoltiamo qualche testimonianza in merito:

"Non penso che la mia vita sia inutile, anche se non posso far altro che spostarmi dal letto alla poltrona, perché finché Dio mi lascia sulla terra vuol dire che ho ancora il mio posto. Quanto a me, non ho altro da fare se non pre­gare e amare".

"La vecchiaia è meravigliosa, perché ogni gior­no che passa sono sempre più vicino a Dio".

"La terza età è quella del riposo, non dell'ine­dia. Tutto si semplifica, e si gusta la pace".

"A 95 anni ho compreso ora perché il Signore mi lascia così a lungo sulla terra: perché ho ancora molte lezioni da imparare".

"Ringrazio il Signore perché non fa come i padroni di questo mondo, che mettono in pensione i loro dipendenti anziani a causa del calo del loro rendimento. Egli vuole che io sia utile per lui fino al mio ultimo respiro".

Anticamente Dio aveva assegnato ai Leviti diventati anziani un compito molto particola­re: sorvegliare che ciò che era stato affidato loro da Dio venisse trasmesso correttamente (Numeri 8:26). Facciamo anche noi altrettanto.

edizioni il messaggero cristiano - www.messaggerocristiano.it

LA CALABAZA E LA SCIMMIA.


Da qualche parte nei tropici le scimmie vengono catturate in un modo molto semplice e cioè, si lega strettamente al suolo una calabaza (zucca oblunga svuotata e lavorata in modo da servire come boccale) e vi si mette dentro un frutto di cui le scimmie sono particolarmente golose. 
L’apertura della calabaza è larga esattamente quanto basta perché la scimmia possa raggiungerne l’interno ma quando ha preso il frutto, non può più ritirare indietro il braccio con in mano il frutto. 
Per essere di nuovo libera la scimmia, basterebbe che lasci andare l’esca e tiri fuori la mano ma la sua avidità, non glielo permette così, diventa prigioniera di se stessa perché mentre lei è incapace di lasciare il bottino e di scappare, arrivano i cacciatori e le gettano sopra una rete catturandola.

La scimmia così, è schiava, di se stessa!
Leggendo la Parola di Dio, si nota in tanti punti la sottigliezza del diavolo nell’ingannare l’uomo. 
Ad esempio ad Eva il diavolo si presenta in modo amichevole, quasi come per volerla aiutare ad essere come Dio e sarebbe stato un peccato non approfittare sapendo però, astutamente, che come lui è stato atterrato avrebbe trascinato l’uomo alla solitudine ed alla condanna eterna.

L’uomo come la scimmia è schiavo di se stesso perché molte sono le cose appetitosi che attirano i nostri sguardi ed è perciò che esiste la concupiscenza degli occhi e Gesù afferma, che se l’occhio ci fa peccare, dovremmo cavarlo (Marco 9:47) perché meglio è per noi entrare con un occhio solo nel regno di Dio, che averne due occhi ed essere gettati nella geenna.

Ai tempi del Signore, fuori la città di Gerusalemme, nella parte bassa si dava fuoco ai rifiuti e quel luogo era chiamato appunto "geenna"; quindi, Gesù afferma che non ubbidendo alla Sua Parola, saremo trattati come rifiuti degni di fuoco!

Quante tentazioni…
Esistono le tentazioni dell’anima, tentazioni del corpo, tentazioni dello spirito e per tale ragione, il Signore quando insegna la preghiera del Padre nostro, ci esorta a chiedere a Dio di non indurci in tentazione ma di liberarci dal maligno (Matteo 6:13) e questa è una preghiera, che tutti i giorni dovremmo ricordare e chiedere sapientemente con molta umiltà!



Suggerita da Alfredo