martedì 29 ottobre 2013

VIVA DIO!



Gesù gli disse: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abramo; perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto" (Luca 19:9-10)


Sono stato e mi ritengo ancora un'artista, pittore, scultore, amante dell'arte e studioso di quest'ultima tanto da diventare un insegnante per più di trent'anni. Ma come tutti gli artisti ero di animo inquieto e amavo le cose "trasgressive". Avendo frequentato scuole di artisti avevo provato (parlo di quasi 50 anni fa) già le droghe, quando in Italia erano solo "agli albori", ero un bevitore e commettevo molte "stranezze". Facevo il fumettista perché rendeva bene, anche se i soggetti che illustravo erano a sfondo erotico; mi ero sposato con una donna che amavo e amo tutt'ora ed ero comunista sfegatato, volevo che il mondo diventasse "rosso". Ma il mio cuore non era in pace. Sebbene fossi un bestemmiatore pensavo che se Dio esisteva , avrei dovuto trovarlo. Provai con delle sedute spiritiche e festini nei cimiteri, ma tutto questo non fece che accrescere il mio peso. Rifiutavo la religione per definizione, andavo nelle chiese quando non vi erano funzioni e dicevo a Dio: "dove sei?". Un giorno passando per una via del centro vidi una piccola vetrina dove vi era appeso un manifesto su cui era scritto: "Dio ti cerca: lasciati trovare".Con un gesto di sfida entrai dicendo: "eccomi qua!". Trovai alcuni giovani che mi testimoniarono della loro conversione a Cristo; io replicavo con aria di sufficienza nelle mie convinzioni di ateo comunista/artista, ma quelle parole incisero il mio cuore. Dio mi aveva parlato per bocca di quei giovani, me ne andai col mio eschimo, era sabato e per tutta la settimana non riuscii a dormire, sentivo che Dio mi aveva chiamato, ma avevo paura, anche perché mi sentivo quello che ero, un peccatore perduto. Tornai il sabato dopo, in quel piccolo negozio adattato a salottino dove vi erano radunati un manipolo di giovani che vedevo diversi. Loro dicevano che avevano incontrato Gesù e che li aveva salvati. Guardai attentamente il loro incontro, alla fine pregarono. Mi chiesero se volevo partecipare, poi, una ragazza, mi disse sottovoce: "chiedi perdono a Gesù dei tuoi peccati". Sentivo una presenza bellissima in quel luogo. Non ero capace di pregare, chiesi a Dio veramente per la prima volta di perdonarmi tutto quello che ero e avevo fatto e in quel momento sentii una gioia immensa nel mio cuore, volevo dire qualcosa, ma le uniche cose che avevo detto nella mia vita erano parolacce e bestemmie riguardo a Dio, esplosi dalla contentezza dicendo: "viva Dio!". Non stavo nella pelle, tornai a casa giubilando tanto che mia moglie si spaventò, conoscendomi sentirmi parlare di Dio, di salvezza, ma dopo qualche settimana anche lei trovò la salvezza in Cristo Gesù. E' inutile dire che il Signore mi ha liberato dalla mia vecchia vita ed ora sono un figlio di Dio salvato per grazia. CercaLo e Lui si farà trovare!


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mercoledì 23 ottobre 2013

VIA LARGA O VIA STRETTA?

"Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita e pochi sono quelli che la trovano"          (Matteo 7:13-14)



Discutendo, spesso sentiamo affermazioni dì questo tipo: "A ciascuno la sua verità!" o "ha trovato la sua via ed è quella giusta" e cose simili o affini. Riguardo al nostro destino dopo la morte,quindi eterno, la Bibbia ci rivela tutt'altra verità. Le vie non sono tutte percorribili per trovare la verità e non esistono migliaia di verità "assolute" e sicuramente valide. Ma come dice il verso sopra riportato ne esistono per l'uomo solo due. La via larga....e la via stretta.... Essere vecchio o giovane, istruito o ignorante,ricco o povero,bianco o nero "buono" o "cattivo", religioso o agnostico, un bravo padre o madre ecc. per il Signore non conta nulla o quasi. Dio non a salva per categorie, o meriti personali, o appartenenza a gruppi o chiese o filosofie, ma solo se siamo nella via "giusta". Potremmo affermare che ogni uomo "naturalmente"si trova sempre nella "via larga". "La via larga" è quella dove apparentemente ci troviamo bene, dove non dobbiamo abbandonare nulla o confessare niente delle proprie cattive abitudini ne il proprio orgoglio ne presunzione. Soprattutto è una strada molto frequentata forse dalla maggioranza", e si sa, la maggioranza "ha sempre ragione". Ma la Parola ci dice le questa via larga ci porta lontano da Dio alla perdizione e quindi inevitabilmente alla dannazione. l'altra via la "Stretta" meno attraente e apparentemente invitante,è sicuramente in controtendenza e meno frequentata,perché i compromessi, i conformismi, le ipocrisie la falsità, l'orgoglio, il tradimento, non possono "passare" per quella via. Nella via stretta sebbene l'ingresso è gratis, non facile entrare, perché è talmente stretta e angusta che dobbiamo lasciare fuori le nostre pretese e i nostri bagagli ingombranti dati dal nostro orgoglio e la nostra “capacità di cavarsela da soli”. Ma questa è l'unica via che ci porta alla vita e alla salvezza e si entra uno alla volta, mai in gruppo ed ha un nome: GESÙ . Io sono la via la venia e la vita, nessuno va al Padre se non per mezzo di me".
In quale via sei?

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martedì 22 ottobre 2013

LA FORZA DELLA CHIESA


   
         

           Atti 4:8-22 
8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, 9 se oggi siamo esaminati a proposito di un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere com'è che quest'uomo è stato guarito, 10 sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele che questo è stato fatto nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, che voi avete crocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti; è per la sua virtù che quest'uomo compare guarito, in presenza vostra. 11 Egli è "la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare". 12 In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati». 13 Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù e, 14 vedendo l'uomo che era stato guarito, lì presente con loro, non potevano dir niente in contrario. 15 Ma, dopo aver ordinato loro di uscire dal sinedrio, si consultarono gli uni gli altri dicendo: 16 «Che faremo a questi uomini? Che un evidente miracolo sia stato fatto per mezzo di loro, è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e noi non possiamo negarlo. 17 Ma, affinché ciò non si diffonda maggiormente tra il popolo, ordiniamo loro con minacce di non parlar più a nessuno nel nome di costui». 18 E, avendoli chiamati, imposero loro di non parlare né insegnare affatto nel nome di Gesù. 19 Ma Pietro e Giovanni risposero loro: «Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio. 20 Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite». 21 Ed essi, minacciatili di nuovo, li lasciarono andare, non trovando assolutamente come poterli punire, a causa del popolo; perché tutti glorificavano Dio per quello che era accaduto. 22 Infatti l'uomo in cui questo miracolo della guarigione era stato compiuto aveva più di quarant'anni”.

Da molte parti si alzano regolarmente voci di lamento a causa della situazione di debolezza cronica che la chiesa vive da svariati decenni e non possiamo che prendere atto che un fondo di verità è presente in questa latente e serpeggiante insoddisfazione. La chiesa nel tempo è cresciuta, non conta più un numero esiguo di persone, ha a sua disposizione molti mezzi che in passato erano impensabili, come la radio, la televisione, internet, per non parlare delle disponibilità economiche che sono ben diverse di quelle a disposizione dei primi cristiani permettendoci di avere a disposizione quanto di più sofisticato e veloce offre la società. Se facciamo però un’analisi sincera non possiamo non invidiare quella travolgente forza che distingueva la chiesa primitiva da quella attuale. Sorge spontanea una domanda, in cosa erano diversi quei pionieri della fede? Certamente se si aprisse un dibattito tutti avremmo da dire la nostra e sicuramente la discussione sarebbe tanto accesa e appassionata ma quello che deve destare interesse non sono le belle parole o le frasi tuonanti bensì i fatti reali che fanno la differenza. Nel passo citato, molto noto perché è l’epilogo della conosciutissima storia dello zoppo della “porta bella”, possiamo trovare dei preziosi spunti che fanno la differenza fra un cristiano vero e forte e uno debole e fragile, facendoci comprendere come Dio vuole che sia il vero cristiano.

1)      L’APPARTENENZA
Al verso tredici leggiamo “Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù”. Analizzando il versetto, tre cose risaltano:
        a)      Vista la franchezza:
Franchezza sta per un parlare schietto, disinvolto e senza timore di sorta. I capi del popolo avevano notato che il loro parlare non corrispondeva  al fatto che “erano popolani senza istruzione”.
        b)      Si meravigliarono:
I capi del popolo, sentendoli parlare “si meravigliavano”, perché dicevano delle cose e esternavano una conoscenza che andava aldilà delle loro reali possibilità. Quando vi condurranno per mettervi nelle loro mani, non preoccupatevi in anticipo di ciò che direte, ma dite quello che vi sarà dato in quell'ora; perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo” Marco 13:11.
         c)      Riconoscevano che erano stati con Gesù:
questa è l’affermazione più bella che potevano fare i capi del popolo, infatti riconoscevano che quei “popolani senza istruzione” erano stati con Gesù e che Lui era stato il loro maestro.
Alla luce di quanto sottolineato possiamo già trarre una prima verità, la forza della chiesa sta nello stare a contatto con Gesù affinché Lui possa influenzare positivamente la nostra vita al punto che gli altri riconoscano in noi qualcosa di diverso e si possano meravigliare.

2)      L’EVIDENZA
Al verso sedici leggiamo “Che faremo a questi uomini? Che un evidente miracolo sia stato fatto per mezzo di loro, è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e noi non possiamo negarlo”.
Ciò che distingueva i primi cristiani era il fatto che non erano solo parlatori, ma i fatti dimostravano la reale capacità che avevano a loro disposizione. Ciò che Dio vuole dalla sua chiesa non è una bella disquisizione teologica ma vera espressione della sua potenza. I capi religiosi che inquisivano la nascente chiesa erano in evidente imbarazzo dalla limpidezza del miracolo “Che faremo a questi uomini?”, la verità dei fatti non poteva essere negata, la notizia e la realtà di quanto era avvenuto rimbombava più dei tuoni nella tempesta e ciò li rendeva forti agli occhi del popolo e dei loro capi “In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre” Giovanni 14:12. I grandi risvegli che sono sorti nella storia della chiesa, sono caratterizzati dalla presenza di grandi uomini di Dio accompagnati da potenti messaggi e da opere potenti.  L’apostolo Paolo in 1Corinzi 2:3-5 affermava: “Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”. Ecco perché oggi più che mai la chiesa ha bisogno di vera santificazione e tanta preghiera al fine di poter arrivare alla statura di veri uomini di Dio. Domandiamoci, qual è il segno che la chiesa sta lasciando nella società odierna? E ancora, quale sono i segni evidenti che il cristiano sta lasciando al suo passaggio e attorno a se? Ancora oggi è necessario che la società possa dire con meraviglia “e noi non possiamo negarlo”.

3)      L’UBBIDIENZA
Al verso diciannove leggiamo: Ma Pietro e Giovanni risposero loro: «Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio”.
Ciò che caratterizzava qui primi cristiani e che erano pronti anche a morire pur di non dispiacere Dio, la storia del cristianesimo nascente è caratterizzata da veri cristiani pronti a tutto pur di non dispiacerLo. La scia del loro sangue è tanto lunga quanto dolorosa ma niente e nessuno ha potuto piegarli alla disubbidienza. Domandiamoci, chi erano quei martiri, quegli eroi della fede? Erano gente comune, ma anche ladri prostitute e quant’altro offre il panorama della società, e che prima di conoscere la salvezza in Cristo, tutto sognavano tranne di pagare con la vita il volere obbedire a Dio. La qualità per eccellenza che Dio cerca nel cristiano e che sia disposto ad ubbidirlo pienamente. Ricordiamoci che il primo peccato dell’umanità fu la disubbidienza, pertanto chi si ravvede deve imparare a non disubbidire per compiacere a pieno il Suo volere. In 1Samuele 15:22-23 troviamo scritto “Samuele disse: «Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni; infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici. Poiché tu hai rigettato la parola del SIGNORE, anch'egli ti rigetta come re»”, e ancora in Ebrei 5:7-8 “Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì”, facendoci comprendere quanto è importante per Dio la nostra ubbidienza, ma ancor di più come Dio benedice una chiesa e un credente disposto a ubbidirlo, infatti poco dopo, quando si radunarono insieme, Dio concede una benedizione cosi forte e particolare che, dice il testo, il luogo tremò.

             CONCLUSIONE
Forse anche noi qualche volta ci siamo domandati perché c’e tanta differenza fra la chiesa primitiva e quella moderna e forse la conclusione è stata che così è perché così deve essere, ma ricordiamoci che la potenza del nostro Dio non è e non può essere messa minimamente in discussione, allora certamente dobbiamo convenire che siamo noi diversi. Il nostro vivere la fede deve assomigliare quanto più a quello dei primitivi cristiani, essi venivano riconosciuti tali perché nel loro modo di parlare e di pensare mostravano il maestro, nel loro modo di agire lasciava un segno indelebile e in ultimo, nel loro modo di avere timore dell’Eterno compiacevano a pieno la volontà di Dio. Possiamo stare certi che se queste qualità si trovano in noi, sicuramente vedremo tremare i luoghi dove stiamo, ma ancor di più vedremo tremare le forze del male.
A Dio sia la lode.

               GIACOMO ACETO

lunedì 21 ottobre 2013

SPIGHE O PAGLIA


"...Che ha da fare la paglia con il frumento? Dice l'Eterno" (Geremia 23:28)



Nel dopoguerra ci si arrangiava come meglio si poteva. Nel periodo della mietitura, per esempio, si andava a spigolare nei campi, ma solo dopo che i contadini avevano ultimato il raccolto. Spigolare significava andare in cerca delle singole spighe sparse qua e là. Avevamo una sacca modificata a mo di borsone per contenerle; infatti dopo averle individuate bisognava stritolarle in mano e staccarne la paglia. Facevo questo lavoro insieme ai miei due fratelli minori, Ciro ed Alfio.
Ciro ubbidiente e volenteroso, Alfio testardo e ribelle. Tuttavia proprio Alfio riusciva a riempire tutta la sacca. Al tramonto portavamo il tutto al fattore, il quale controllava il lavoro e ci pagava. Una sera, vuotando le sacche, risultò che, come era successo altre volte, quella di Alfio conteneva più paglia che grano. Per questo venne punito! Come credente devo chiedermi: "Che cosa stiamo mettendo nelle nostre sacche? Che cosa porteremo davanti al Signore?,Le nostre tradizioni, la religiosità, le superstizioni, le formalità (la paglia) oppure avremo la fede pura e le opere sante compiute nel nome di Gesù (il grano)?" Riflettiamo. Signore non può essere ingannato dall'apparenza delle nostre sacche!

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giovedì 10 ottobre 2013

IL SARTO PERSONALE DI ADAMO


Il Signore fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì. (Genesi 3:21)



Pochi versetti prima leggiamo che Adamo si è reso conto, per la prima volta, di essere nudo. Chiaramente si tratta di una nudità morale, della brutta sensazione di non essere più pulito; è una sensazione del tutto nuova che Adamo non avvertiva affatto prima di macchiarsi col peccato. Ora scopriamo che il Signore in persona si mette a fare il sarto! La Bibbia precisa che volle fare ad Adamo e sua moglie delle tuniche di pelle.
Questo ci porta a due considerazioni.
Prima di tutto notiamo l'amore e la premura di Dio che, nonostante il peccato, continua ad amare il peccatore e a interessarsi a lui. L'eterno e onnipresente Iddio si mette a fare un vestito per coprire le Sue creature preferite. In secondo luogo, per fare le tuniche di pelle ovviamente dovette sacrificare uno o due animali. E questo è un fatto estremamente ricco dì significati simbolici: per coprire esseri umani peccatori è stato versato del sangue di un animale innocente. Non si può non pensare al santo Agnello di Dio che è stato offerto sulla croce per espiare i nostri peccati e rivestirci della Sua giustizia. Il Signore stesso si occupa di coprire il peccato, e la conseguente nudità morale dell'uomo: "Guarda, io ti ho tolto di dosso la tua iniquità e ti ho rivestito di abiti- magnifici" (Zaccaria 3:4).

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martedì 1 ottobre 2013

LA SAGGEZZA CHE VIENE DALL'ALTO





           Giacomo 3:13-18

“Chi fra voi è saggio e intelligente? Mostri con la buona condotta le sue opere compiute con mansuetudine e saggezza. Ma se avete nel vostro cuore amara gelosia e spirito di contesa, non vi vantate e non mentite contro la verità. Questa non è la saggezza che scende dall'alto; ma è terrena, animale e diabolica. Infatti dove c'è invidia e contesa, c'è disordine e ogni cattiva azione. La saggezza che viene dall'alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia. Il frutto della giustizia si semina nella pace per coloro che si adoperano per la pace”.

Leggere lo scritto dell’apostolo Giacomo vuol dire farsi un bagno nella concretezza e nella vitale pratica della Parola di Dio, infatti egli scrive: Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi”Giacomo 1:22, attestando che non mettere in pratica ciò che leggiamo nella Parola di Dio vuol dire illudere se stessi. L’apostolo Giacomo afferma che ci sono due tipi di saggezza, umana e quella che scende dall’alto, cioè la saggezza di Dio. Affermare che abbiamo la saggezza di Dio e poi avere in sé amare gelosie e spirito di contesa è un controsenso in quanto nella saggezza che proviene da Dio non possono esistere queste pessime qualità. Dio è amore e tutto ciò che procede da Lui ha come essenza l’amore e esterna amore, al contrario tutto ciò che procede dalla nostra carnalità è intriso di peccato e corruttibilità e quindi è terrena, animale e diabolica, esternando invidia, contesa, disordine e ogni cattiva azione.
Ciò di cui sarà oggetto la nostra meditazione sarà il versetto diciassette quando parla della sapienza che procede dall’alto e dalle caratteristiche che deve possedere, qualità che devono fare parte del vero cristiano, infatti il verso inizia dicendo la saggezza che viene dall'alto, anzitutto è:

      1)   È PURA
Dire che la saggezza di Dio è pura vuol dire che non ha in sé nessun elemento di inquinamento e non potrebbe essere diversamente. Quando si parla di inquinamento, il nostro pensiero corre a ciò che usualmente chiamiamo inquinamento atmosferico, cioè tutto ciò che l’azione dell’uomo ha aggiunto all’atmosfera originale e pura che il nostro Dio ha creato pulita per noi. In qualunque parte del globo terrestre ormai troviamo tracce di inquinamento e difficilmente potremmo respirare aria sana e pura come agli albori della creazione. È comprensibile come la saggezza che Dio ci fornisce non può contenere in sé nessun elemento di inquinamento perché in Dio troviamo l’estrema purezza e quando ci viene riversata dobbiamo esternarla con quella genuinità che la contraddistingue. Essa ci viene donata pura e tale deve restare “Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l'olio del profumiere: un po' di follia guasta il pregio della saggezza e della gloria” Ecclesiaste 10:1.

         2)        È PACIFICA
Affermare che la saggezza di Dio è pacifica non può dare adito a diverse interpretazioni, infatti come abbiamo letto nel testo, lo spirito di contesa fa parte della sfera umana, tant’è  che la storia dell’umanità è solcata da innumerevoli e sanguinose guerre. La genesi ci parla del primo conflitto dell’umanità che è sfociato nell’uccisione, quello di Caino e Abele. Molto chiarificatrici sono le parole che Dio rivolge a Caino poco prima di commettere l’azione meno pacifica dell’umanità: Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»” Genesi 4:6-7. Dio vuole che nella quotidianità il cristiano possa esprimere la natura pacifica di Dio che ha messo in noi con la sua sapienza, non possiamo permetterci il contrario.

       3)        È MITE
Possimo affermare per assurdo che si può essere pacifici ma nello stesso tempo non essere miti, sembra un’assurdità ma se riflettiamo può succedere. Essere mite (dal lat. Mitis) vuol dire etimologicamente essere tenero, maturo come un frutto che giunge a piena maturità e tale ci vuole fare diventare Dio riversando in noi la sua saggezza. La saggezza di Dio in noi, deve portare come risultato un cambiamento nel nostro carattere, trasformandoci in esseri benevoli, dolci, clementi, comprensivi e pazienti  Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente” 2Timoteo 2:24.

       4)        È CONCILIANTE
La parola conciliante viene da conciliare che in latino voleva dire mettere insieme due parti opposte per far si che trovino un accordo, da questo deduciamo che essere concilianti vuol dire essere disposti a mettersi in gioco anche a costo di rivedere le proprie posizioni affinché si arrivi e si mantenga un clima di pace e serenità: e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due” Matteo 5:40-41.
Il vero cristiano non può e non deve vivere immerso in un ambiente di continua lotta e di scontro, ma grazie alla sapienza di Dio può e deve essere accomodante, a volte arrendevole, disposto a cedere per arrivare a un accordo di pace. Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl'infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto che abbiate fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece siete voi che fate torto e danno; e per giunta a dei fratelli. Non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio?” 1Corinzi 6:6-9

       5)        È PIENA DÌ MISERICORDIA E DÌ BUONI FRUTTI
Parlando di misericordia non possiamo non ricordare la storia raccontata da Gesù del buon samaritano che usò misericordia verso quell’uomo vittima dei ladroni, briganti che lo avevano lasciato quasi morto nella strada che scendeva da Gerusalemme a Gerico. Se vogliamo descrivere la misericordia piena di frutti basta descrivere ciò che ha fatto quel samaritano per quello sconosciuto, con quale amore lo ha curato salvandogli la vita, se vogliamo un esempio del contrario basta guardare come si comportò un sacerdote prima e un levita dopo e abbiamo il perfetto esempio di una spietata indifferenza. Se veramente la saggezza di Dio è in noi, dobbiamo maturare frutti degni di tale parola e manifestare frutti di vera misericordia. Ricordiamoci che se il nostro Dio non fosse stato compassionevole con noi, sicuramente non ci sarebbe stata la grazio che ci permette di chiamarci figli di Dio. “Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò” Luca 15:20.

       6)        È IMPARZIALE
Essere imparziale vuol dire prendere delle decisioni o assumere delle posizioni senza farsi influenzare da forze estranee o da simpatie e antipatie personali. Certo non è facile raggiungere un alto grado di imparzialità, tanto più che come uomini il nostro giudizio e le nostre prese di posizioni sono sempre influenzate dalla nostra carnalità, ma se veramente lasciamo che la saggezza di Dio regni nella nostra vita, sicuramente potremmo maturare quell’imparzialità che è la caratteristica che contraddistingue il nostro Dio. Lui è imparziale e tale vuole che noi diventiamo.
 E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno” 1Pietro 1:17

    7)        È SENZA IPOCRISIA
Gesù molte volte rivolse agli scribi e ai farisei tale appellativo aggiungendo sempre “guai a voi ..”. essere ipocriti vuol dire essere attori, impersonare un personaggio che non è il nostro e tali erano gli scribi e i farisei che si mostravano come il meglio della religiosità ma dentro erano peggio degli altri: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia” Matteo 23:27. Avere in noi la saggezza di Dio vuol dire non essere bugiardi, manifestare sempre coerenza, esprimere all’esterno una santità non finta ma vera ed efficace, non impersonare il personaggio del cristiano ma essere un vero cristiano, perché se così non fosse stiamo certi che quel “guai a voi ..” riferito agli scribi e ai farisei sicuramente un giorno Dio lo rivolgerà a noi.

    CONCLUSIONE
All’inizio abbiamo letto una domanda: “Chi fra voi è saggio e intelligente? Dio vuole che diventiamo saggi e intelligenti, ecco perche vuole metterci in condizioni di diventarlo. riversando in noi la sua infinita saggezza. Da soli è scontato che non possiamo farcela perché umani e peccatori, ma con il suo aiuto c’è speranza di vedere realizzare quel cambiamento che ci porterà a diventare ogni giorno più simili a Lui e vedere crescere in noi il frutto di tale sapienza. Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen” Efesini 3:20-21
A Dio sia la lode

            GIACOMO ACETO

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