martedì 22 ottobre 2013

LA FORZA DELLA CHIESA


   
         

           Atti 4:8-22 
8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, 9 se oggi siamo esaminati a proposito di un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere com'è che quest'uomo è stato guarito, 10 sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele che questo è stato fatto nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, che voi avete crocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti; è per la sua virtù che quest'uomo compare guarito, in presenza vostra. 11 Egli è "la pietra che è stata da voi costruttori rifiutata, ed è divenuta la pietra angolare". 12 In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati». 13 Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù e, 14 vedendo l'uomo che era stato guarito, lì presente con loro, non potevano dir niente in contrario. 15 Ma, dopo aver ordinato loro di uscire dal sinedrio, si consultarono gli uni gli altri dicendo: 16 «Che faremo a questi uomini? Che un evidente miracolo sia stato fatto per mezzo di loro, è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e noi non possiamo negarlo. 17 Ma, affinché ciò non si diffonda maggiormente tra il popolo, ordiniamo loro con minacce di non parlar più a nessuno nel nome di costui». 18 E, avendoli chiamati, imposero loro di non parlare né insegnare affatto nel nome di Gesù. 19 Ma Pietro e Giovanni risposero loro: «Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio. 20 Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite». 21 Ed essi, minacciatili di nuovo, li lasciarono andare, non trovando assolutamente come poterli punire, a causa del popolo; perché tutti glorificavano Dio per quello che era accaduto. 22 Infatti l'uomo in cui questo miracolo della guarigione era stato compiuto aveva più di quarant'anni”.

Da molte parti si alzano regolarmente voci di lamento a causa della situazione di debolezza cronica che la chiesa vive da svariati decenni e non possiamo che prendere atto che un fondo di verità è presente in questa latente e serpeggiante insoddisfazione. La chiesa nel tempo è cresciuta, non conta più un numero esiguo di persone, ha a sua disposizione molti mezzi che in passato erano impensabili, come la radio, la televisione, internet, per non parlare delle disponibilità economiche che sono ben diverse di quelle a disposizione dei primi cristiani permettendoci di avere a disposizione quanto di più sofisticato e veloce offre la società. Se facciamo però un’analisi sincera non possiamo non invidiare quella travolgente forza che distingueva la chiesa primitiva da quella attuale. Sorge spontanea una domanda, in cosa erano diversi quei pionieri della fede? Certamente se si aprisse un dibattito tutti avremmo da dire la nostra e sicuramente la discussione sarebbe tanto accesa e appassionata ma quello che deve destare interesse non sono le belle parole o le frasi tuonanti bensì i fatti reali che fanno la differenza. Nel passo citato, molto noto perché è l’epilogo della conosciutissima storia dello zoppo della “porta bella”, possiamo trovare dei preziosi spunti che fanno la differenza fra un cristiano vero e forte e uno debole e fragile, facendoci comprendere come Dio vuole che sia il vero cristiano.

1)      L’APPARTENENZA
Al verso tredici leggiamo “Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù”. Analizzando il versetto, tre cose risaltano:
        a)      Vista la franchezza:
Franchezza sta per un parlare schietto, disinvolto e senza timore di sorta. I capi del popolo avevano notato che il loro parlare non corrispondeva  al fatto che “erano popolani senza istruzione”.
        b)      Si meravigliarono:
I capi del popolo, sentendoli parlare “si meravigliavano”, perché dicevano delle cose e esternavano una conoscenza che andava aldilà delle loro reali possibilità. Quando vi condurranno per mettervi nelle loro mani, non preoccupatevi in anticipo di ciò che direte, ma dite quello che vi sarà dato in quell'ora; perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo” Marco 13:11.
         c)      Riconoscevano che erano stati con Gesù:
questa è l’affermazione più bella che potevano fare i capi del popolo, infatti riconoscevano che quei “popolani senza istruzione” erano stati con Gesù e che Lui era stato il loro maestro.
Alla luce di quanto sottolineato possiamo già trarre una prima verità, la forza della chiesa sta nello stare a contatto con Gesù affinché Lui possa influenzare positivamente la nostra vita al punto che gli altri riconoscano in noi qualcosa di diverso e si possano meravigliare.

2)      L’EVIDENZA
Al verso sedici leggiamo “Che faremo a questi uomini? Che un evidente miracolo sia stato fatto per mezzo di loro, è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e noi non possiamo negarlo”.
Ciò che distingueva i primi cristiani era il fatto che non erano solo parlatori, ma i fatti dimostravano la reale capacità che avevano a loro disposizione. Ciò che Dio vuole dalla sua chiesa non è una bella disquisizione teologica ma vera espressione della sua potenza. I capi religiosi che inquisivano la nascente chiesa erano in evidente imbarazzo dalla limpidezza del miracolo “Che faremo a questi uomini?”, la verità dei fatti non poteva essere negata, la notizia e la realtà di quanto era avvenuto rimbombava più dei tuoni nella tempesta e ciò li rendeva forti agli occhi del popolo e dei loro capi “In verità, in verità vi dico che chi crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre” Giovanni 14:12. I grandi risvegli che sono sorti nella storia della chiesa, sono caratterizzati dalla presenza di grandi uomini di Dio accompagnati da potenti messaggi e da opere potenti.  L’apostolo Paolo in 1Corinzi 2:3-5 affermava: “Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”. Ecco perché oggi più che mai la chiesa ha bisogno di vera santificazione e tanta preghiera al fine di poter arrivare alla statura di veri uomini di Dio. Domandiamoci, qual è il segno che la chiesa sta lasciando nella società odierna? E ancora, quale sono i segni evidenti che il cristiano sta lasciando al suo passaggio e attorno a se? Ancora oggi è necessario che la società possa dire con meraviglia “e noi non possiamo negarlo”.

3)      L’UBBIDIENZA
Al verso diciannove leggiamo: Ma Pietro e Giovanni risposero loro: «Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio”.
Ciò che caratterizzava qui primi cristiani e che erano pronti anche a morire pur di non dispiacere Dio, la storia del cristianesimo nascente è caratterizzata da veri cristiani pronti a tutto pur di non dispiacerLo. La scia del loro sangue è tanto lunga quanto dolorosa ma niente e nessuno ha potuto piegarli alla disubbidienza. Domandiamoci, chi erano quei martiri, quegli eroi della fede? Erano gente comune, ma anche ladri prostitute e quant’altro offre il panorama della società, e che prima di conoscere la salvezza in Cristo, tutto sognavano tranne di pagare con la vita il volere obbedire a Dio. La qualità per eccellenza che Dio cerca nel cristiano e che sia disposto ad ubbidirlo pienamente. Ricordiamoci che il primo peccato dell’umanità fu la disubbidienza, pertanto chi si ravvede deve imparare a non disubbidire per compiacere a pieno il Suo volere. In 1Samuele 15:22-23 troviamo scritto “Samuele disse: «Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni; infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici. Poiché tu hai rigettato la parola del SIGNORE, anch'egli ti rigetta come re»”, e ancora in Ebrei 5:7-8 “Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà. Benché fosse Figlio, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì”, facendoci comprendere quanto è importante per Dio la nostra ubbidienza, ma ancor di più come Dio benedice una chiesa e un credente disposto a ubbidirlo, infatti poco dopo, quando si radunarono insieme, Dio concede una benedizione cosi forte e particolare che, dice il testo, il luogo tremò.

             CONCLUSIONE
Forse anche noi qualche volta ci siamo domandati perché c’e tanta differenza fra la chiesa primitiva e quella moderna e forse la conclusione è stata che così è perché così deve essere, ma ricordiamoci che la potenza del nostro Dio non è e non può essere messa minimamente in discussione, allora certamente dobbiamo convenire che siamo noi diversi. Il nostro vivere la fede deve assomigliare quanto più a quello dei primitivi cristiani, essi venivano riconosciuti tali perché nel loro modo di parlare e di pensare mostravano il maestro, nel loro modo di agire lasciava un segno indelebile e in ultimo, nel loro modo di avere timore dell’Eterno compiacevano a pieno la volontà di Dio. Possiamo stare certi che se queste qualità si trovano in noi, sicuramente vedremo tremare i luoghi dove stiamo, ma ancor di più vedremo tremare le forze del male.
A Dio sia la lode.

               GIACOMO ACETO

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