domenica 29 settembre 2013

IL FOGLIETTO


"Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?" (Romani 8:35)



Un maestro, dopo aver insegnato al suo discepolo tutto quello che doveva sulla vita, nel separarsi da lui, gli disse: "Mio amato discepolo, ti ho insegnato tutte le cose necessarie per avere successo nella vita; tuttavia, voglio darti quest'ultimo regalo", e gli consegnò un pezzo di carta arrotolata. Poi aggiunse: "Quando passerai i momenti pii tristi della tua vita,
leggi il foglietto. Quando ti troverai in problemi e sentirai di non farcela più, leggi il foglietto. Quando ti sentirai incompreso e solo, leggi il foglietto. Quando ti sentirai la persona più felice della terra e non ti mancherà niente, leggi il foglietto. Quando ti troverai nei momenti più angosciosi della vita, leggi il foglietto". A quel punto, il discepolo incuriositosi, srotolò il foglietto, e lesse: "Solo l'amore di Dio è eterno, non esiste niente che duri per sempre!"
Uno dei principali problemi che abbiamo noi, esseri umani, è che diamo dimensioni di eternità ai pro­blemi e crediamo che staranno sempre con noi. Quando abbiamo un problema molto serio, invece, dobbiamo ricordare e convincerci che passerà e, che se c'è qualcosa che dura per sempre, è solo l'amore di Dio. Benché ci siano situazioni molto dure e tristi per tutti, dobbiamo sapere che passeranno, e che la vita andrà avanti, come ha fatto dalla creazione del mondo e come continuerà a farlo fino a che termini.
Ricordiamo: non saremo mai abbandonati dal nostro Creatore, e niente ci potrà allontanare dai suoi pensieri!

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sabato 28 settembre 2013

… ALLOPRA PROSPERERAI


                     Giosuè 1:5-9


“Nessuno potrà resistere di fronte a te tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Sii forte e coraggioso, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dar loro. Solo sii molto forte e coraggioso; abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data; non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai. Questo libro della legge  non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai. Non te l'ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai»”.

Il grande uomo di Dio, Mosè, era morto, ora il grande peso ricadeva nelle spalle di Giosuè, che se pur cosciente che era stato scelto da Dio stesso per quel ruolo, tanti dubbi  e tanti timori si affollavano nella sua mente. È da notare come inizia il primo capitolo di questo libro, con l’incoraggiamento che Dio da a Giosuè, facendogli capire che come era stato con Mosè, sarebbe stato con lui. Belle sono le parole che Dio usa in questo frangente: “Sii forte e coraggioso” e aggiunge: “Solo sii molto forte e coraggioso” per poi finire con: “Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai”. Quali altre parole potrebbero, meglio di queste, dare fiducia all’uomo di Dio, quelle parole sortiscono l’effetto voluto e danno quel coraggio che spazzando via ogni dubbio. Quello su cui ci soffermeremo, è ciò che Dio aggiunge al verso sette e otto, sulle parole che Dio usa per mettere l’accento sul come praticare la legge che Mosè gli aveva lasciata, legge che aveva ricevuto da Dio stesso. Le parole che Dio usa debbono farci riflettere:  “abbi cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, ti ha data”, come a dire io sarà con te, ti proteggerò e non ti abbandonerò mai a patto che tu metta al primo posto il mettere in pratica con scrupolosa e santa riverenza la legge che io ti ho dato. Al verso otto Dio usa tre espressioni che sono la chiave per il successo di Giosuè e non solo per lui ma possiamo dire che sono la chiave del successo di ogni uomo di Dio, infatti alla fine del versetto dice: “poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai”.
Questo libro della legge:

          1)      NON SI ALLONTANI MAI DALLA TUA BOCCA.
   Il vero uomo di Dio, sin dalla notte dei tempi, è colui che non si è mai vergognato di avere timore di Dio e santa riverenza verso ciò che Dio ci ha trasmesso come sapere e sapienza Divina.  I sacri scritti, la Torà prima e l’intera Bibbia dopo, sono l’unico scritto che ci rivela il pensiero di Dio, ecco perché su di esso dobbiamo concentrare la nostra attenzione. Le verità che l’uomo cerca, sono tutte racchiuse nella sua parola, Dio in essa ci rivela la nostra vera storia , passata, presente e futura; ci dà delle leggi eterne affinché possiamo comprendere la vera differenza fra il bene e il male,ci arricchisce con le sue promesse, in ultimo, ma non meno importante, ci rivela la via della salvezza. Ecco perché Dio vuole che non ci perdiamo dietro favole ben architettate o filosofie umane, ma che al centro di ogni cosa ci sia la sua legge, la sua parola, essa deve essere continuamente sulle nostre labbra, come a dire che in ogni nostra discussione, in ogni nostro parlare sia presente la sua sapienza, gli uomini attorno a noi devono accorgersi che il nostro parlare è diverso dal loro perché la sua parola non si allontana mai dalla nostra bocca.
   È bene ricordarci che Gesù stesso, quando fu tentato dal maligno, resistette e controbatté le sue astuzie con la parola “Sta scritto …” infatti leggiamo altrove: “Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” Efesini 6:17. L’uomo di Dio che vuole riuscire in tutte le sue imprese e vuole prosperare, sa che non potrà mai trascurare la legge che ci Lui ci ha trasmessa, perché in essa c’è potenza. Inoltre l’uomo di Dio sa che deve spandere attorno a sé la Parola di Dio predicandola incessantemente: “predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza” 2Timoteo 4:2.
Facciamoci la fatidica domanda, quanto è importante per noi la Parola di Dio?
          2)      MEDITALO.
   Sicuramente comprendiamo l’importanza di quanto detto nel primo punto, ma quanto detto non prende valore se non realizziamo anche il secondo punto e cioè quello di meditare quanto leggiamo nel libro della legge di Dio. La parola di Dio è viva e dà vita, ma se leggendola resta lettera morta, non può portare quei benefici per cui Dio l’ha mandata. Dio vuole che essa Parola diventi il cibo spirituale per le anime nostre, ed essa lo diventerà solo quando incominciamo a valutarne l’importanza.
    Meditare la sua Parola vuol dire comprendere il messaggio che in essa vi è nascosto, messaggio di vita e di speranza. Molti hanno lasciato le vie malvagie solo leggendo e meditando i sacri scritti, perché vi hanno trovato dentro l’amore di Dio e la vita che Dio ci promette:  “Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” Ebrei 4:12.
   Meditare la scrittura vuol dire avvicinarci al pensiero di Dio e quindi a Dio stesso permettendoGli di parlarci direttamente, ecco perché è importante non trascurare la meditazione. Dio consiglia a Giosuè di leggere la sua parola continuamente , ma aggiunge “meditala giorno e notte” affinché essa possa penetrare profondamente nel tuo cuore e possa portare il giusto frutto: “In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” Efesini 1:13.
   Come al solito facciamoci la solita domanda, quanto tempo dedichiamo alla meditazione della parola di Dio?

        3)      METTILO IN PRATICA.
L’ultima affermazione che Dio fa è “abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto”. Senza la realizzazione di quest’ultimo punto, quanto è stato detto, anche se di vitale importanza, non prende vita, è come se dopo una lunga gestazione, il bimbo che deve nascere, nasca privo di vita. È importante mettere in pratica tutto ciò che leggiamo e meditiamo nel libro di Dio, infatti è scritto:
“Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era. Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare” Giacomo 1:23-25. Chi sono i grandi uomini di Dio? Sono tutti coloro che, anche se non viene menzionato il loro nome, hanno avuto quel riverenziale timore verso Dio e la sua parola al punto che non l’hanno trascurata ma ne hanno fatto uno scopo di vita avendo cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto”. Chi sono i veri cristiani? Sono tutti coloro che non parlano soltanto ma agiscono da veri cristiani, l’apostolo Giacomo affermava  “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità” 1Giovanni 3:18.

    CONCLUSIONE
Dio fa una promessa a Giosuè, metti scrupolosamente in pratica quanto ti ho detto e allora  tu riuscirai in tutte le tue imprese e prospererai. Giosuè si fidò di Dio e grandi furono le sue imprese a suo conto e prosperò grandemente perché Dio non lo abbandonò mai. Fidiamoci delle parole di Dio, facciamo nostri i suoi consigli e sicuramente Dio sarà dalla nostra parte e non ci abbandonerà mai, confidiamo in Lui e certamente anche per noi varrà la frase “ poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai”.
Dio si grandemente benedetto.

        GIACOMO ACETO

lunedì 16 settembre 2013

UN TOPO PER IL PRINCIPE


"I giusti rideranno di colui che aveva fiducia nell'abbondanza delle sue ricchezze" (Salmi 52:6, 7)



La storia racconta che, quando il principe George d'Inghilterra compi sei anni, ricevette moltissimi regali, quasi tutti importati dall'estero, e modelli unici creati apposta per il principino.
Una mattina i domestici del palazzo notarono che il principino aveva perso interesse a quella montagna di giocattoli. Era stato invece attirato da una scena che poteva osservare da una finestra della sua camera. Sul marciapiede di fronte al palazzo, si trovavano un lustrascarpe e suo figlio di sei anni. In mancanza dì giocattoli, l'uomo aveva acchiappato un topo vivo, gli aveva legato uno spago intorno al collo, e l'aveva dato a suo figlio per farlo giocare. Il bambino si sentiva felice col suo giocattolo vivo. Quando il piccolo principe vide ciò, dimenticò tutto quello che aveva, perse interesse per tutti i suoi giocattoli perché l'unica cosa che voleva, era un topo vivo come quello.
Quest'aneddoto ha qualcosa a che vedere con noi. Non siamo un po' tutti come il piccolo principe d'Inghilterra? Abbiamo tutto quello che si può avere, e forse di più di ciò di cui abbiamo bisogno, eppure ci sarà sempre qualcosa di nuovo che desidereranno i nostri avidi occhi. Non siamo mai soddisfatti. Vogliamo sempre qualcosa in più o di meglio. Gesù Cristo conosceva questo difetto umano. Per questo disse che la vita di una persona non dipende dall'abbondanza dei beni che si possiede. Non importa quanto abbiamo, perché le cose materiali non soddisfanno come quelle spirituali che durano in eterno!
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sabato 14 settembre 2013

L'INCREDULITA'


GESÙ APPARE A TOMMASO,  L’INCREDULO              Giovanni 20:24-29



“24Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò».  26Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» 27 Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente».
28 Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»”

Il discepolo Tommaso, viene sempre ricordato come l’icona del discepolo incredulo, mentre sarebbe meglio ricordarlo come colui che riconosce immediatamente la sua incredulità, infatti quando Gesù si presenta la seconda volta, vediamo che non ha bisogno di mettere in atto ciò che aveva in cuore di voler fare, ma tutto sbigottito e perché no anche meravigliato, non accenna minimamente a mettere il dito nelle piaghe di Gesù, ma riesce solo a balbettare «Signor mio e Dio mio!». Gesù amorevolmente rimprovera Tommaso mettendo l’accento su qualcosa che l’apostolo avrebbe dovuto ricordarsi dagli insegnamenti che aveva ricevuto: la fede muove la mano di Dio Il Signore disse: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: "Sradicati e trapiantati nel mare", e vi ubbidirebbe” Luca 17:6; nell’epistola agli Ebrei, lo scrittore, parlando di fede dice: “Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano” Ebrei 11:6. Da tutto ciò possiamo trarne degli insegnamenti.

            1)    LE CERTEZZE DI GESÙ
Tommaso era non solo un discepolo di Gesù, ma era di quelli che Gesù aveva scelto, dopo una notte di preghiera, per far parte dei dodici, quindi era uno che aveva seguito Gesù nei vari itinerari, che aveva ascoltato le sue parole, che aveva visto la potenza di Dio in atto, ma che ancora doveva maturare la realtà della vera fede. Tutti i “se” che lui esprime ci danno la reale posizione che questo discepolo ancora viveva, Gesù per lui era morto e sepolto, dimenticando che Gesù aveva parlato della sua morte ma anche della sua resurrezione.
Tommaso rappresenta tutti quei cristiani che vivono la realtà della chiamata di Gesù, che frequentano regolarmente le varie riunioni di culto, che parlano pure di Lui alla gente, ma che avendo poca fede, non vivono la gioia della resurrezione di Cristo e non realizzano che Gesù è morto e risorto anche per lui.
Quanto è importante e preziosa la morte di Gesù sulla croce, ma senza la realtà della sua resurrezione quella morte non avrebbe senso, Gesù probabilmente sarebbe stato ricordato come un grande uomo, un potente profeta ma nient’altro (i due discepoli sulla via di Emmaus). Gesù invece è risorto, la morte non ha potuto trattenerlo, ora è vivente alla destra del Padre che intercede per il peccatore; possiamo e dobbiamo gioire per tale evento storico  e per la sua portata spirituale e universale. La resurrezione di Gesù sancisce la vittoria di Dio sulle forze del male e sul peccato, Satana è sconfitto, il sangue di Gesù è prezioso per la salvezza del peccatore, ALLELUIAH “Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti. Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati” 1Corinzi 15:20-22.

            2)    LE CURE DÌ GESÙ
  Dopo la sua prima apparizione, Gesù viene una seconda volta ed espressamente per Tommaso dicendogli: “ metti ...” “credi”. Gesù ha l’urgenza di fare chiarezza nella mente e nella vita di Tommaso, il dubbio e la poca fede sono sinonimi di gravi patologie spirituali, Tommaso era a fianco dei suoi compagni ma rischiava la morte spirituale a causa del virus dell’incredulità .
 Gesù vuole un popolo che viva per la fede e viva di fede, Egli vuole un popolo di veri credenti senza ma e senza se. Il peggior male che possa capitare a un cristiano è quello di smarrire la fede, di allontanare lo sguardo da Gesù e lasciarsi abbattere dal tarlo del dubbio, “fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio” Ebrei 12:2, la mancanza di fede ci fa ricadere pian pianino nell’oblio del peccato e della morte, “Ora, noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per ottenere la vita” Ebrei 10:39. Non disperiamo, certamente verranno dei momenti in cui la nostra fede verrà messa alla prova, scossa dagli eventi traumatici che la vita ci riserva, ma possiamo gioire, Gesù ha a cuore la nostra salute spirituale, possiamo stare certi che non ci lascerà soli, nel momento del bisogno Egli ci starà vicino e saprà come curare le nostre ferite spirituali, non ha lasciato solo Tommaso, non si è dimenticato dei due discepoli sulla via di Emmaus, e certamente non si dimenticherà di nessuno dei suoi figlioli, la sua mano è ogni giorno stesa per tirare fuori, coloro che ama, dalle sabbie mobili del dubbio e dalla delusione.

           3)      LE PROMESSE DÌ GESÙ
“beati quelli che …”Gesù vuole un popolo di beati,che godono di una piena felicità,un popolo che  sa godere dei benefici dell’avere fede, un popolo in cui la realtà della resurrezione deve fare parte integrale del suo bagaglio. È bene ricordarci che in prossimo futuro, la resurrezione e la vita eterna saranno la realtà che Egli ci ha promesso vivremo, l’eternità è a portata di mano e possiamo sicuramente viverla con Lui.
 La certezza della resurrezione di Gesù, e della futura resurrezione del suo popolo, è quella che ci fa vivere con fiduciosa gioia le vicissitudini del presente, le varie tempeste che quasi certamente dovremo attraversare, possiamo vincerle se afferriamo la mano sicura del nostro Salvatore; se non realizziamo un Gesù risorto e vivente il cui parlare è “si  amen”, stiamo vivendo un cristianesimo vuoto e privo di vita, sicuramente sterile.
Il vero credente è tale non perché un giorno ha visto o incontrato Gesù ma perché ha sentito la sua dolce presenza, ha gustato il suo perdono rassicurante e si è abbandonato nelle sue mani con la fiducia di un bambino appena nato; non è il risultato di un fervido ragionamento ma l’esito compiuto di una fede senza riserve in quel sacrificio espiatorio e nel suo storico epilogo “la resurrezione”. Tutto ciò ci fa comprendere perché Gesù usa la parola “beati”, non avere visto e avere creduto ci dà la certezza di essere beati.
Rendete omaggio al figlio, affinché il SIGNORE non si adiri e voi non periate nella vostra via, perché improvvisa l'ira sua potrebbe divampare. Beati tutti quelli che confidano in lui!” . Salmi 2:12

      CONCLUSIONE
L’insegnamento di Gesù a Tommaso, non rimane racchiuso fra le righe scritte di una pagina, ma ogni qualvolta lo leggiamo, ne sentiamo la freschezza del contenuto la fragranza del suo insegnamento, il gusto del dolce sprone di Gesù che ancora oggi ci incita a rinunciare al nostro insicuro materialismo per abbracciare la certezza della fede che ci fa essere Beati.

Dio ci benedica grandemente.

                               GIACOMO ACETO

venerdì 6 settembre 2013

La vera gioia



“Del resto, fratelli miei, rallegratevi nel Signore”    Filippesi 3:1.



Se solo per un attimo ci guardiamo intorno, di sicuro vedremo tantissimi volti oscurati dai pensieri a dalle paure che continuamente ci avvolgono, paure del domani e dalle incertezze che ci avvolgono. Tanti giovani subiscono l’incertezza del domani, altri hanno paura di perdere quel poco di certezza che hanno conquistato nel tempo, altri ancora più avanti nell’età hanno paura che la loro vecchiaia potrebbe presentarsi  dolorosa e piena di stenti. Tutto questo, qualcuno dirà giustamente, è la realtà che stiamo vivendo, allora perché dovremmo vedere attorno a noi dei visi gioiosi e allegri?
“Una buona notizia da un paese lontano è come acqua fresca a una persona stanca e assetata” Proverbi 25:25. Certamente per quello che ci circonda c’è poco da stare allegri, ma quando giunge una bella notizia tutto cambia, siamo disposti a mostrare un accenno di sorriso e a mostrare un volto più allegro. Bene , la bella notizia è arrivata, possiamo rilassare il nostro volto, possiamo anche sorridere di gioia se vogliamo, abbiamo dalla nostra parte Gesù, Egli ci ama e ha preso a cuore la nostra causa, i nostri problemi se li è presi di sé, ora possiamo veramente rallegrarci, perché il nostro futuro è nelle sue mani e le sue mani sono le più sicure che avremmo potuto trovare. Vivere in Gesù e per Gesù ci da la certezza che il nostro domani è stabilmente privo di pericolose incertezze perché il suo occhio vigile è attento che il cammino di fede che abbiamo intrapreso sia privo di inciampi, Lui l’ha percorso prima di noi e l’ha reso sicuro proprio per far si che il sorriso ritorni sui nostri volti.
Dio ci benedica.

lunedì 2 settembre 2013

VIENI E SEGUIMI


OBBEDIRE E AMARE



"Io, l'Eterno, ti ho chiamato secondo giustizia e ti prenderò per mano, ti custodirò e ti farò l'alleanza del popolo e la luce delle nazioni" (Isaia 42:6)

Alla chiamata di Gesù, Levi, seduto al banco delle imposte, si alzò senza esitazione. La voce del Maestro doveva essere piena nel contempo di dolcezza e di autorità perché quell'impiegato, carico di responsabilità, obbedisse senza esitazione a un ordine tanto insolito! Egli lasciò tutto, si alzò e seguì GESU'. Obbedire è il primo passo della fede: obbedire alla voce divina che ordina ad ogni uomo di pentirsi. E il secondo passo è obbedire alla chiamata del Signore che invita ciascuno dei suoi riscattati a seguirLo. Obbedire è dunque il modo di procedere del credente: obbedire giorno dopo giorno con gioia a un Signore che ci chiama Suoi amici.
Di quell'esattore obbediente, Gesù ne fece uno dei dodici apostoli, colui a cui avrebbe affidato la redazione del primo dei Vangeli, Levi non era altri che Matteo.
Amare è un altro frutto della fede: amare il Salvatore che ci ha amati per primo, e amare gli altri. L'amore di Levi per Gesù lo spinse a fare un banchetto nella sua casa in onore del Maestro; l'amore di Levi verso gli altri lo spinse a invitare i suoi vicini, i parenti, i suoi collaboratori per porli in presenza di Gesù. Poco gli importarono le critiche: quella gente aveva bisogno del Salvatore, e Gesù era venuto per loro.
Ed è così anche per noi: più affermiamo la grazia di Dio verso di noi, più ci affezioniamo al Signore, e più desideriamo che gli altri ne approfittino a loro volta.

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