OBBEDIRE E AMARE
"Io,
l'Eterno, ti ho chiamato secondo giustizia e ti prenderò per mano, ti custodirò
e ti farò l'alleanza del popolo e la luce delle nazioni" (Isaia 42:6)
Alla chiamata di Gesù, Levi,
seduto al banco delle imposte, si alzò senza esitazione. La voce del Maestro
doveva essere piena nel contempo di dolcezza e di autorità perché
quell'impiegato, carico di responsabilità, obbedisse senza esitazione a un
ordine tanto insolito! Egli lasciò tutto, si alzò e seguì GESU'. Obbedire è il
primo passo della fede: obbedire alla voce divina che ordina ad ogni uomo di pentirsi.
E il secondo passo è obbedire alla chiamata del Signore che invita ciascuno dei
suoi riscattati a seguirLo. Obbedire è dunque il modo di procedere del
credente: obbedire giorno dopo giorno con gioia a un Signore che ci chiama Suoi
amici.
Di quell'esattore obbediente,
Gesù ne fece uno dei dodici apostoli, colui a cui avrebbe affidato la redazione
del primo dei Vangeli, Levi non era altri che Matteo.
Amare è un altro frutto della
fede: amare il Salvatore che ci ha amati per primo, e amare gli altri. L'amore
di Levi per Gesù lo spinse a fare un banchetto nella sua casa in onore del
Maestro; l'amore di Levi verso gli altri lo spinse a invitare i suoi vicini, i
parenti, i suoi collaboratori per porli in presenza di Gesù. Poco gli
importarono le critiche: quella gente aveva bisogno del Salvatore, e Gesù era
venuto per loro.
Ed è così anche per noi: più
affermiamo la grazia di Dio verso di noi, più ci affezioniamo al Signore, e più
desideriamo che gli altri ne approfittino a loro volta.
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