lunedì 31 ottobre 2011

"L'AMORE"....IL MIGLIOR COMBUSTIBILE


L'autista, Jason Parker, continuava a segnalare con gentilezza i nomi delle strade, piazze e posti d'interes­se del tragitto che col suo autobus faceva per la città di Londra. Gli utenti che solitamente prendevano quell'autobus erano abituati alla maniera affettuosa con la quale l'autista comunicava le informazioni, il modo in cui salutava le persone che scendevano dall’autobus augurandogli di passare una bella giornata.
Durante tutto il percorso, l'uomo continuava a dare informazioni, attenzioni e cortesie. Passando per i vari posti dava i dettagli di tutto quello che vedeva­no. Perfino la cosa più noiosa appariva interessante. Arrivati alla fermata 32, fine della corsa, una signo­ra gli disse: "Questo viaggio è stato molto interes­sante grazie a lei. C'è qualche ragione particolare di tutta questa attenzione?"
L'autista sorrise con grazia e, mentre cambiava la tabella che indicava il nuovo percorso, le rispose: "Sa, ho una moglie che mi ama!".
Quell'autista guidava il suo autobus usando un com­bustibile speciale: l'amore.
Molti soffrono per la loro situazione matrimoniale e nella vita tutto gli sembra amaro.
C'è Qualcuno che può dare il vero amore, non un amore terreno e limitato che per un motivo o l'altro può finire, ma quello che dura in eterno. Il Suo amore è il "combustibile" che ci aiuta ad affrontare qualunque problema della nostra vita. Questo Qualcuno è il Signor Gesù Cristo.

“Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Romani 5.8)

Holy Is The Lord - Brooklyn Tabernacle Choir

"Santo è il Signore" e tutti insieme gridiamolo con tutto il nostro essere

Holy Is The Lord 




I desideri preziosi dei Cristiani


Se noi desideriamo vedere dei risvegli, dobbiamo ravvivare la nostra riverenza verso la Parola di Dio; se desideriamo vedere più conversioni noi dobbiamo usare di più la Parola di Dio dentro i nostri sermoni. 

              H. Spurgeon 

UN SEMPLICE PASSAGGIO

Ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio. Filippesi 1:23

Siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore. 2 Corinzi 5:8

"Passare da questo mondo al Padre", ecco come Gesù vedeva la sua partenza da questa terra (Giovanni 13:1). Che affascinante definizione della morte per il credente! Un passaggio (lo dice la parola stessa) non è una strada chiusa, ma prevede un'uscita: quale? Per chi crede, è l'arrivo nella casa del Padre.
Per molti, la morte è un evento che fa paura e che bisogna fare in modo che arrivi il più tardi possibile; e quando proietta la sua ombra inquietante sul nostro cammino la scacciamo dai nostri pensieri.
Per il discepolo di Gesù Cristo, la morte non è più motivo di paura, perché lui possiede le cer­tezze che gli dà la Parola dí Dio. La morte non lo potrà trattenere, ma lo introdurrà presso Colui che lo ama. Il credente è pronto a rispondere alla chiamata del suo Maestro e sa che, come lui, quando il tempo sarà giunto, passerà da questo mondo al Padre.
Una credente fedele, riunendo figli e nipoti al suo capezzale, disse loro: "Di fronte alla morte, posso confermarvelo: la fede è una realtà".
Spurgeon (1834-1892), il famoso predicatore, poco prima di morire dichiarava: "Ho costruito tutta la mia teologia su queste quattro parole: Gesù morì per me".
All'avvicinarsi della morte, domandarono ad un malato se non avesse paura di morire pensando ai suoi peccati. "No, grazie a Dio, il conto è stato pagato! Gesù l'ha pagato con il suo sangue". L'apostolo Paolo poteva esclamare: "Sono persua­so che né morte, né vita... potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani 8:38-39).

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L'ABBASSAMENTO VOLONTARIO DEL SIGNORE GESÙ


Cristo Gesù... spogliò se stesso, prendendo forma di servo... umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Filippesi 2:5, 7-8

Che argomento di profonda adorazione e di ammirazione è l'abbassamento volontario del nostro Signore! Egli non si è comportato con distacco, come un re con i suoi sudditi, né ci ha amati solo dall'alto della gloria celeste. No, si è avvicinato all'uomo peccatore per invitarlo a
partecipare alla sua gloria nel suo Paradiso. Egli ha dato prova del suo amore prima ancora di chiederci di avere fiducia ín Luí. Dío solo poteva abbassarsi al nostro livello, rivestire un corpo umano senza alterare la sua santità esente dal peccato. Solo una persona divina poteva prendere la "forma di servo", e Cristo lo ha fatto per amore verso di noi.
Fino all'età di trent'anni Gesù, come un figlio ubbidiente, ha lavorato nella falegnameria del padre Giuseppe; che bell'esempio! Seguiamolo dal Giordano dove ha iniziato il suo mínístero, fino al Golgota dove è stato crocifisso, e vedremo che tutti gli episodi della sua vita glorifica¬no Dio e sono di benedizione agli uomini. "Egli è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti" (Atti 10:38). Tutto ín lui era amore, saggezza, potenza; le sue parole erano spirito e vita. I suoi atti erano approvati da Dio, poiché Gesù faceva sempre la volontà del Padre, in perfetta ubbidienza.

Dal ciel venisti, e ognor la tua delizia
fu nel tuo Dio appien glorificar.
La santità, l'amore, la giustizia,
tutto alla croce hai voluto esaltar

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evangelizzazione a Conegliano il 30/10/11

sabato 29 ottobre 2011

CHIESA ADI CONEGLIANO: Dall'occultismo a Gesù Cristo

CHIESA ADI CONEGLIANO: Dall'occultismo a Gesù Cristo: Rimasi preso nella rete seduttrice dell'occultismo per alcuni anni. All'inizio questa pratica rispondeva ad una autentica ricerca di spirit...

CHIESA ADI CONEGLIANO: FOTO EVENTI DELLA COMUNITA'

CHIESA ADI CONEGLIANO: FOTO EVENTI DELLA COMUNITA': FOTO SCATTATE IN OCCASIONE DELL'EVANGELIZZAZIONE SVOLTA IL 15/05/2010 FOTO SCATTATA IN OCCASIONE DI EVANGELIZ...

Una Testimonianza da Far Tremare i Polsi

Sembra pazzia ma la realtà di questa testimonianza ci dice che la vita che Dio ci dona è preziosa, così come lo è quella spirituale.





"La lingua, il timone della nostra barca"


Preferisco dire cinque parole inerenti alla Bib­bia che cinquantamila di filosofie del mondo. 

H. Spurgeon 

È DA SCIOCCHI RIDERE SENZA MOTIVO

"Un cuore allegro è una buona medicina" (Proverbi 17.22)

"Per ogni cosa ce la sua stagione ce un tempo per ogni situazione sotto il cielo: ... un tempo per piangere e un tempo per ridere" (Ecclesiaste 3:1, 4)

Entrarono uno per volta e si sedettero sulle panche di fronte all'altare. Susuki Mitzko, una donna di quarantasei anni, diede inizio alla cerimonia con una risata coinvolgente, e tutti cominciarono a ridere, ridevano con forza, a crepapelle, sembravano molto felici. Si trattava della liturgia di una nuova setta di Tokyo, la "Taisokyo", secondo la quale le lacrime e la paura non possono avvicinarci a Dio, l'unica cosa che può farlo è la risata. E’ interessante vedere come nel mondo proliferino nuove sette e nuove religioni. C'è una brama nel cercare nuove dottrine perché l'anima di molti è vuota, perciò si gettano in qualun­que cosa pur di trovare una sorta di appagamento.
Gli adepti di questa setta giapponese credono che la risata sia il mezzo per avvicinarsi a Dio. Per loro, qualunque cosa tragica succeda nel mondo o nella vita, provoca una risata o per lo meno è il modo in cui reagiscono quando stanno insieme. Chissà se quando sono da soli, assaliti dai problemi, dall'afflizione, dalle pene della vita la risata riesca a rasserenarli?
Certo, la buona risata e il buon umore fanno bene, ma non è ridendo che ci liberiamo dalle angosce. Ridere senza motivo o per sfuggire ai mali della vita, è pura pazzia; infatti, non è ridendo o negando la realtà del dolore che lo sopprimiamo. Solo avvicinandoci a Dio con semplice fede troviamo la vera restaurazione, Egli ci dà la forza per vincere il male, e con Lui nel nostro cuore possiamo sopportare ogni dolore.

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"QUELLO CHE HO, TE LO DO"

"Dell'argento e dell'oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" Atti 3:6

Quando qualcuno mi racconta la sua sofferen­za, ciò che ho di meglio da dargli, come cre­dente, è che Gesù è morto ed è risuscitato per lui. Se voglio portare qualcosa a chi soffre, gli porto Gesù. Se sono vivo è grazie a Lui, e se oggi sono felice è perché Lui è la mia gioia. Cosa possiamo annunciare d'altro se non la vittoria di Gesù sul male, sulla sofferenza e sulla morte?
Facciamo attenzione che nel modulare la forma del messaggio dell'Evangelo non per­diamo di vista il suo contenuto. C'è o non c'è la "buona notizia"? Può darsi che non siamo più convinti che sia poi così buona. Per noi è anco­ra una novità la morte e la risurrezione del Signore Gesù? Oppure ne siamo assuefatti all'i­dea e ci siamo addormentati? Il messaggio che diamo può fare ancora oggi del bene, guarire le anime e dare la vita eterna? Oppure siamo caduti nel formalismo religioso, dove compia­mo solo dei riti che non hanno più nulla a che vedere con la fede e non hanno alcuna poten­za?
Forse non riusciremo a dire, come l'apostolo Pietro al paralitico: "Dell'argento e dell'oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!". Ma possiamo certamente dire: Vieni a scoprire che sei da Lui amato fino nel profondo della tua sofferenza.
Il mondo in cui viviamo muore di sete e cerca ristoro nell'acqua di cisterne crepate che non può dissetare e in più rischia di essere avvele­nata. Se noi credenti non annunciamo più la speranza in Cristo, chi lo farà?

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venerdì 28 ottobre 2011

SAZIATO DALLE BRICIOLE...


Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.
Matteo 5:6

Nel racconto della vita di John Williams, mis­sionario nelle isole dei mari del Sud, troviamo una storia singolare.
In un villaggio in cui era da poco arrivato il missionario, viveva un uomo gravemente menomato; riusciva a spostarsi soltanto sulle ginocchia perché una grave malattia gli aveva
paralizzato mani e piedi. Era lontano dalla sta­zione missionaria e non aveva mai potuto andarci, eppure era un credente felice.
Un giorno Williams, mentre attraversava il vil­laggio, vide quell'uomo trascinarsi fino a lui, e lo sentì dire, tutto gioioso: "Sii benvenuto, ser­vitore di Dio, tu che hai portato la luce in que­sto paese oscuro! Noi ti dobbiamo la parola della riconciliazione!" Parlandogli, il missiona­rio notò che l'uomo conosceva bene le dottri­ne essenziali dell'Evangelo, e che Gesù Cristo era il suo Salvatore. Gli chiese dove aveva imparato tutto questo. L'invalido rispose: "Ma da te! Nessun altro mi ha portato la buona notizia della salvezza!"
Williams non ricordava di averlo incontrato alla stazione missionaria. L'uomo allora gli spiegò il suo segreto: "Quando la gente torna­va dalla predicazione, mi trascinavo fin sulla strada e chiedevo a tutti di raccontarmi quello che avevano ascoltato. Uno ricordava una cosa, un altro un'altra. Poi, io ho raccolto tutte quelle briciole cadute dalla tavola di Dío, e così ho trovato la salvezza e la pace nel Signore Gesù".
"Appena ho trovato le tue parole, io le ho divo­rate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore" (Geremia 15:16).

La certezza del perdono


Ci possono essere alcuni peccati dei quali un uomo non può nemmeno parlare, ma non c'è peccato che il sangue di Gesù Cristo non possa perdonare. 
                                      H. Spurgeon

CHE COS'È CHE TI SPINGE A CREDERE?

(Dio dice:) "Io sono l'alfa e l'o­mega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuita­mente della fonte dell'acqua della vita". Apocalisse 21:6

"Che cos'è che ti spinge a credere?" mi chiese un'amica. Vi confesso che non mi ero mai posta questa domanda. Per me la fede non è un'opzione, o una scelta da fare in mezzo a tante, ma è una relazione con Colui che è il fondamento della mia vita. Io credo perché Dio esiste e si è rivelato.
La fede è legata alla libertà, alla responsabilità e alla dignità dell'uomo. Nessuno è obbligato a credere. Credere o non credere in Dio è un fatto personale, ma che condiziona il nostro futuro eterno.
Che cosa mi spinge a credere? Senza Dio la mia vita sarebbe assurda. Nonostante la soddisfa­zione passeggera che può derivare dalle mie azioni, sono obbligata a riconoscere che subi­to dopo sarei di nuovo invasa da un senso di inutilità, se non avessi la fede e la speranza in "un'ancora dell'anima, sicura e ferma" (Ebrei 6:19).
Poiché credo in Dio, riconosco che il senso della vita si trova solo in Lui; né io, né gli altri, né la società sono sufficienti a questo scopo. "Se possiamo udirle, tutte le cose dicono: Non siamo noi che ci siamo creati, ma colui che dimora in eterno" (Sant'Agostino).
Poiché ho creduto in Gesù, "so in chi ho cre­duto", come diceva l'apostolo Paolo (2 Timo­teo 1:12), e so che sono "passata dalla morte alla vita" (Giovanni 5:24). Dio non ci obbliga, ma ci invita a farlo, perché rifiutare di credergli significa disubbidirgli ed esporsi inevitabil­mente al suo giudizio.

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LA MINIERA ALLAGATA

Da questo abbiamo cono­sciuto l'amore: egli (Gesù) ha dato la sua vita per noi. 1 Giovanni 3:16

Renato si distingueva dai suoi compagni mina­tori per il suo comportamento e per il suo modo di parlare. Ma loro lo consideravano un debole e lo schernivano. "Lascia perdere la tua religione, è roba da femminucce", gli ripeteva­no continuamente.
Il giorno dell'incidente Renato stava lavorando in fondo al pozzo dell'ascensore, quando un rumore di acqua, sempre più forte, gli fece capire la gravità della situazione: la miniera si stava riempiendo d'acqua. Egli poteva ritorna­re in superficie ma avrebbe lasciato morire i suoi compagni che non erano pronti ad incon­trare Dio! Lì vicino c'era un giovane minatore; Renato lo spinse nell'ascensore dicendogli: "Va' presto a dire che andiamo a rifugiarci in fondo alla galleria di destra". Poi corse a rag­giungere gli altri compagni di lavoro e li avver­tì del pericolo imminente invitandoli a seguir­lo con i loro picconi. Tutti insieme scavarono una stanza sopraelevata dove si rifugiarono in attesa dei soccorsi.
Soltanto cinque giorni più tardi vennero rag­giunti dai soccorritori e portati in salvo. Molti di loro furono toccati dall'atteggiamento del giovane credente, dalla sua totale fiducia in Gesù Cristo, dal suo altruismo mostrato in quei giorni di attesa angosciante, e si rivolsero al Salvatore. "Credevo che la religione fosse adatta solo per i deboli — disse uno di loro — ma se la Bibbia può spingere un timido a rischiare la propria vita per parlarci del Salvatore, signi­fica che essa è veramente il libro di Dio".
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giovedì 27 ottobre 2011

I nostri figli hanno bisogno di sentire parlare di Gesù!


I giovani hanno bisogno della salvezza tanto quanto gli adulti. La conversione di giovani vite necessita dello stesso lavoro e della stessa grazia che per un adulto, ma c'è un vantaggio nel condurre a salvezza un giovane: la sua vita viene tutelata da una moltitudine di peccati, possiamo chiamare questa conversione come un'opera di prevenzione. Svolgiamo quest'opera nella vita dei nostri figli, sarà per il loro ma anche per il nostro bene. 


H. Spurgeon

DISTINGUERE IL BENE DAL MALE

"Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente.., per discernere il bene dal male".
1 Re 3:9

Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre. Isaia 5:20

Come possiamo distinguere ciò che è bene da ciò che è male? A quale criterio e a quale autorità possiamo fare riferimento?
Non molto tempo fa certi comportamenti erano considerati riprovevoli, mentre oggi sono scusati,
ammessi e perfino riconosciuti dalla società moderna che non vuole più chiamarsi cristiana; spesso vengono accettati e spiegati come cause biologiche...
Qual è il risultato? I criteri morali, stabiliti dal nostro Dio Creatore per assicurare la felicità della sua creatura, vengono abbandonati, le coscienze si induriscono e gli ideali svaniscono. La genera­zione che cresce in questo ambiente non appare certo più contenta di quella precedente; anzi, spesso abbandonata a se stessa non può far altro che corrompersi in una società in decadenza, che non sa più distinguere íl bene dal male. Senza punti di riferimento, senza pace, c'è chi cerca disperatamente una ragione di vita nelle filosofie orientali, nelle sette o nell'occultismo, imboccando strade che portano sempre più lontano.
I ragionamenti degli uomini senza Dio sviano e portano alla morte. Solo la Parola del nostro Creatore mantiene la sua autorità e mostra la via del bene in mezzo al male che ci circonda. La Bibbia è il riferimento assoluto, universale e immu­tabile. Il bene è ciò che è conforme ai pensieri di Dio, è ciò che lo onora, mentre è male tutto ciò che si oppone a Dio e alla sua Parola.
Leggi la Bibbia, essa ti rivelerà il Dio santo che è anche amore. Egli ha donato suo Figlio, Gesù Cri­sto, per liberarti dal male, e darti pace e sicurezza.

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SIAMO PRONTI?

In un momento, in un batter d'oc­chio... i morti risusciteranno incor­ruttibili, e noi saremo trasformati. 1 Corinzi 15:52

Quand'egli (Cristo) sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è.  
1 Giovanni 3:2

Prima di essere crocifisso, Gesù disse: "Ora lascio il mondo, e vado al Padre" (Giovanni 16:28). Quando ha lasciato i suoi discepoli, qua­ranta giorni dopo la sua risurrezione, "essi ave­vano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava", e due angeli hanno detto loro: "Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo" (Atti 1:10-11). Con la sua morte sulla croce, il Signore ha compiuto l'opera di salvezza per tutti coloro che credono in lui e ha preparato per loro un posto nel cielo. È di lì che ritornerà, per chiamare ad incontrar­lo tutti i credenti, risuscitando i morti e trasfor­mando i viventi. Rivestiti di un corpo glorioso, essi se ne andranno con Cristo, trasportati in un istante nella "casa del Padre", per rimanere "sempre con il Signore" (1 Tessalonicesi 4:17).
Quel giorno trionfale, sempre più vicino, sarà anche il punto di partenza del tempo dei giudi­zi sul mondo. In molti campi ne abbiamo già il sentore, come quando un temporale sta per scoppiare; un timore diffuso tiene in allerta il mondo. Qualcosa di grave si sta preparando e molti ne hanno il presentimento. La domanda che ci si deve porre, e alla quale è urgente che ognuno risponda, è: "Sono pronto per quel momento?" I credenti saranno presi mentre gli increduli saranno lasciati per il giudizio che si abbatterà sull'umanità.
Fermati e poniti questa domanda: Se il Signore Gesù venisse adesso, mentre sto leggendo que­ste poche righe, sarò preso o lasciato?

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martedì 25 ottobre 2011

La mia storia

Gesù è morto anche per i giovani!

La farfalla che non imparò a volare!

‎"Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso, si mise a guardare la farfalla che per varie ore, si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo, sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse sempre della stessa dimensione. Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non avesse più la possibilità di fare niente altro.
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo. La farfalla uscì immediatamente. Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si muovevano a stento.
L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro, le ali della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo,

DIRITTO ALLA FELICITÀ

Dio è amore. 1 Giovanni 4:8

Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua. Marco 12:30

Conoscete qualcuno che non desideri essere felice? La felicità è un'aspirazione universale, per ogni età e in ogni luogo della terra. Sentiamo anche parlare del "diritto alla felicità". Nelle conversazioni, nei romanzi, nelle opere d'arte, la felicità è legata al fatto di amare e di essere amati. Un noto romanziere fa dire ad un suo personaggio: "Le belle storie e i begli articoli sono quelli da cui traspare un po' d'amore. È questo che fa funzionare gli uomini e il mondo."
Perché c'è tanto bisogno di sentirsi amati? È per la nostalgia dì un mondo meraviglioso? È per la speranza di un futuro felice? La Bibbia mette da parte tutte le ipotesi; essa rivela che "Dio è amore", e che l'uomo è stato creato a "immagine di Dio" (Genesi 1:27). Infatti, all'origine di ogni cosa, c'è l'amore di Dio; e adesso, benché si sia allontanato da Dio, l'uomo mantiene in sé un profondo bisogno d'amore.
Dio desidera la felicità delle sue creature, perché le ama. Perché allora il suo amore è rifiutato? Forse perché l'amore di Dio mostra agli uomini il loro stato di peccatori? "In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati" (1 Giovanni 4:10). Non ci può essere vera felicità se i nostri peccati non vengono perdonati. A chi li riconosce davanti a lui, Dio dichiara: "Beato l'uomo a cui la trasgressione è perdonata, e il cui peccato è coperto!" (Salmo 32:1).

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L'ACQUA E LA VITA

(Gesù disse:) "Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete". Giovanni 4:14

Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita. Apocalisse 22:17

Secondo l'indagine di una rivista specializzata, nel mondo ogni minuto muoiono quindici per­sone solo perché non hanno accesso all'acqua potabile. L'acqua, indispensabile alla vita, per essere potabile deve essere ripulita da batteri o da sostanze tossiche. Acqua e cibo sani sono i bisogni vitali dell'uomo, ma vi sono anche dei bisogni spirituali ancora più importanti: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni paro­la che proviene dalla bocca di Dio" (Matteo 4:4). E ancora: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva" (Giovanni 7:37). "L'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturi­sce in vita eterna" (Giovanni 4:14).
Oggi ci vengono proposte molte "correnti" spi­rituali, ma portano forse a Dio? A Colui che dà un senso alla vita, un senso alla morte, Colui che dà delle certezze per il presente e per l'aldi­là? Se non portano al vero Dio sono come acqua contaminata; può darsi che lì per lì disseti, ma porta inevitabilmente alla morte.
Dio dichiara che, all'infuori di Lui, non c'è alcu­no che possa salvare l'uomo (Isaia 43:11). Gesù stesso afferma: "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6). Il Figlio di Dio è venuto sulla terra per ristabilire, con la sua morte e la sua risurrezione, la relazione tra il Dio creatore e l'uomo, sua creatura.
Gesù Cristo si rivela come la sorgente d'acqua viva, che porta la vita eterna a tutti quelli che accettano di mettere la loro fiducia in lui (legge­re Giovanni 4:1-30).
Se hai sete di certezze, per il presente e per l'av­venire, vai a Gesù!

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domenica 23 ottobre 2011

Io non sono sempre stata fedele verso il Signore, ma Lui lo è sempre stato verso di me!

Mi chiamo Jole e ho 52 anni. Ne avevo 6 quando iniziai a frequentare la scuola domenicale nella Chiesa  Evangelica ADI di Milano. Non ho molti ricordi di quel periodo, anche se uno è rimasto impresso nella mia mente, quello della sera in cui pregando con altri fratelli ricevetti il dono dello Spirito Santo (NdR: lo stesso
che fu ricevuto dai discepoli  di Gesù a Pentecoste). Fino all’età di 14 anni ho continuato  frequentare la comunità, ma poi mi sono fatta attrarre dalle offerte di questo mondo, che per me non ha avuto in serbo nulla di buono. Ho smesso di frequentare la chiesa, anche se non facevo nulla di male perché non ho mai dimenticato il timor di Dio. Ho sempre sentito di appartenere al Signore, ma non volevo avere più l’impegno della frequenza domenicale. A 18 anni sono stata colpita da un virus che, a detta di tutti i professori consultati,
mi avrebbe portato alla cecità. Eravamo disperati. Ero consapevole che solo il Signore sarebbe potuto intervenire, e chiesi ai miei genitori di chiamare il pastore perché pregasse per me. Ricordo che appena
entrò mi chiese: “Credi che il ignore può guarirti?” e io risposi “Sì” con convinzione.

COSA DICE LA BIBBIA DI SÉ?

"La mia parola non è forse come un fuoco", dice il SIGNORE, "e come un martello che spezza il sasso?" Geremia 23:29

"Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Matteo 24:35

"La parola vivente e permanente di Dio è un seme incorruttibile" (1 Pietro 1:23). Il seme però può cadere su diversi tipi di terreno: in un cuore duro, come una strada calpestata da tutti, o in un cuore oppresso dalle difficoltà o distratto dalle ricchezze e dai piaceri, dove viene soffocata. Oppure cade in un terreno fer­tile: un cuore sensibile, che trattiene il seme e gli fa portare dei frutti. Così è della Parola di Dio.
"È più affilata di qualunque spada a doppio taglio" (Ebrei 4:12); è "la spada dello Spirito" (Efesini 6:17), l'arma offensiva del credente per lottare contro gli attacchi del diavolo.
"È una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero" (Salmo 119:105), e mi permette di evitare gli ostacoli e le trappole tese dal nemico nel mondo tenebroso che attraverso.
"Un fuoco e un martello" (Geremia 23:29). Un fuoco che giudica e purifica i miei pensieri e le mie azioni, un martello che deve spesso spez­zare la mia ostinazione.
"Uno specchio" (Giacomo 1:23-24) che riflette la mia immagine e mi mostra ciò che sono agli occhi di Dio.
"L'acqua" che lava le nostre coscienze (Efesini 5:26) attraverso il giudizio di me stesso ogni volta che un peccato interrompe la mia comu­nione con Dio.
"Il puro latte spirituale" (1 Pietro 2:2), un ali­mento completo che assicura la sopravvivenza e la crescita spirituale dei figli di Dio.
Che valore ha per te la Parola di Dio?

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NON C'È BISOGNO DÌ DIO?

"Il saggio non si glori della sua saggezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza: ma chi si gloria si glori di questo: che ha intelligen­za e conosce me, che sono il SIGNORE". Geremia 9:23-24

«In certi momenti potremmo pensare che non abbiamo bisogno di Dio, ma quando la tempesta imperversa, quando soffia il vento del disastro, e quando le onde della tristezza si abbattono sulla nostra vita, se non abbiamo una fede profonda la nostra vita va in pezzi.
Se c'è tanta delusione in questo mondo è perché ci appoggiamo su falsi dei, piuttosto che su Dio.
Ci siamo inginocchiati davanti al "dio della scien­za", e abbiamo scoperto che ci aveva dato la bomba atomica con il suo contorno di paure e di ansie che la scienza non può calmare.
Abbiamo adorato il "dio piacere" e abbiamo capi­to che le sensazioni e le emozioni durano solo un istante.
Ci siamo inchinati davanti al "dio denaro" e abbiamo imparato che ci sono delle cose come l'amore e l'amicizia, che non si possono acqui­stare e che, in un mondo dove i mercati crollano e í gli investimenti si azzerano, il denaro è una divinità incerta e traditrice.
Tutti questi "idoli" non sono in grado di salvare e neppure di rendere felice il cuore umano.
Dio solo è potente; è la fede in lui che dobbiamo riscoprire, perché solo con questa fede possiamo trasformare le valli fredde e desolate in sentieri illuminati di gioia, e portare una gioia nuova nelle buie caverne del pessimismo.»
Martin Luter King (1929-1968)

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venerdì 21 ottobre 2011

Trasformati dall'Evangelo

Il cambiamento, in meglio, è possibile.


Passare dall'incertezza per arrivare alla certezza.

C’è un versetto della Bibbia che riassume la mia recente esperienza: 
“Prima che io fossi afflitto, andavo errando; ma ora osservo la tua parola” (Libro dei Salmi 119:67).

 Mi chiamo Luca e ho 43 anni. Ho incontrato la fede cristiana nel ’97, quando ho conosciuto quella che sarebbe divenuta mia moglie. Lei, cristiana evangelica, nata in una famiglia di fede evangelica, da subito mi ha parlato del Signore; purtroppo le sue erano parole per me sparse al vento. Per dieci anni ho girato attorno alla fede e, nonostante mio suocero mi parlasse di Dio, l’ho sempre ascoltato con un orecchio solo. Hoanche frequentato una chiesa evangelica in modo discontinuo. In realtà era più un dovere quello di accompagnare mia moglie perché, considerandomi un vincente, avevo una vita professionale molto intensa che mi appagava integralmente, o almeno pensavo, e poi c’erano gli hobbies che mi assorbivano tutto il tempo libero.
All’inizio del 2009 ho perso il lavoro, l’azienda ha proceduto al taglio del mio ramo occupazionale e, di conseguenza, mi sono trovato a casa. Ancora non prestavo orecchio alla chiamata di Dio anzi, invece di avvicinarmi, mi allontanavo sempre più e, tra la chiesa e il circolo di golf, sceglievo il secondo. Cosi ho continuato fino alla fine di luglio del 2010 quando mio suocero è deceduto a seguito di un’infezione particolarmente violenta. Durante le cinque settimane d’intensa sofferenza mio suocero, con il poco fiato che gli rimaneva, ha disposto le sue “ultime volontà”, nelle quali mi ha lasciato la sua Bibbia in inglese; inutile dire che l’ho presa, ho ringraziato per educazione, e l’ho cacciata su uno scaffale. 
Nell’agosto dello stesso anno, con mia moglie, ho deciso di frequentare la chiesa evangelica di Milano, in Via Forze Armate. Inizialmente ero convinto che, appena avessi risolto il problema lavorativo, progressivamente avrei ripreso a giocare a golf e quindi il “problema chiesa” non sarebbe più stato mio. Ma così non è stato e a ottobre, durante un incontro speciale per la celebrazione del Centenario della chiesa, al termine della predicazione del pastore, ho sentito forte l’impulso a rispondere all’appello per accettare Gesù nel mio cuore come Signore e Salvatore della mia anima. Pochi giorni dopo fu diagnosticato a mio figlio di un anno un problema di salute. Nulla di grave, ma si prevedeva un intervento. Ero terrorizzato all’idea dell’anestesia su un bimbo così piccolo! Mia moglie mi ha proposto di sperimentare quanto scritto nella Bibbia circa la guarigione che si può ricevere da Dio tramite la fede; così abbiamo pregato per il bimbo insieme al pastore: al successivo controllo dal chirurgo il problema si era risolto! Da allora la mia vita è cambiata e ho iniziato a pregare e a leggere la Bibbia; anzi mi sono “impossessato” di quella di mio suocero. Un giorno di dicembre, a seguito dell’ennesimo colloquio di lavoro nel quale avevo riposto molte speranze, vagavo per il centro di Milano e, sconsolato, pregavo Dio chiedendoGli il perché di questa ennesima delusione e che cosa avrei dovuto fare. Attraverso una circostanza ho capito che Dio mi chiedeva di “stare vicino a Lui”. A seguito di questa risposta ho rafforzato il mio legame con il Signore.Un’esperienza che ha ulteriormente segnato il mio percorso l’ho vissuta al raduno di credenti della nostra chiesa nel Centro Comunitario Evangelico di Rota Imagna lo scorso mese di dicembre. Non so che cosa sia successo in quest’incontro, so che ho sentito la mia anima “rivoltarsi come un calzino”. Ho provato un’inadeguatezza assoluta davanti all’amore più puro ed assoluto di Dio; ho sentito che nulla del mio profondo “io” era più segreto ed ero divenuto una parte integrante di un piano grandioso; ho percepito l’eternità e la grandiosità di Dio; ho sentito sradicare tutte le mie certezze e consolidarne dell’altre. Pregavo (e prego) e ricevevo (e ricevo) risposte attraverso la lettura della Bibbia o, in chiesa, nelle preghiere. Non potevo più opporre nessuna resistenza e ho comunicato a mia moglie e al pastore la mia decisione e la mia accentazione a seguire il Signore per tutta la vita.  La mia esperienza è appena iniziata, non sono ancora forte nella fede e ancora ho delle cadute lungo il cammino, ma come in tutte le mie cose ho deciso d’arrivare fino in fondo con la certezza che, adesso, al mio fianco c’è Gesù a sorreggermi e a rialzarmi quando cado.
Luca

LA NOSTRA VITA È APPESA A UN FILO

Voi... non sapete quel che succederà domani! Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce. Giacomo 4:14

Oggi, se udite la sua voce, non indu­rite i vostri cuori. Ebrei 3:15

Alcuni anni fa un aereo precipitò in Egitto cau­sando la morte di 150 persone. In pochi istanti, intere famiglie furono distrutte e le aspettative dì tutti quei viaggiatori furono annientate. Ognuno di loro pensava di tornare a casa, inve­ce quella tragedia li travolse e non poterono fare nulla per evitarla, perché nessuno può control­lare il proprio futuro.
Drammi come questo sono purtroppo frequen­ti e ci fanno prendere atto della realtà che la nostra vita è appesa a un filo, qualunque sia la nostra età.
La Bibbia ci parla della fragilità umana in modo molto chiaro. "L'uomo non conosce la sua ora; come i pesci che sono presi nella rete fatale e come gli uccelli che sono colti nel laccio, così i figli degli uomini sono presi nel laccio al tempo dell'avversità, quando essa piomba su di loro improvvisa" (Ecclesiaste 9:12). Dio, per mezzo della sua Parola, continua ad avvertire gli uomi­ni su ciò che viene dopo la morte, e dice: "Pre­parati... a incontrare il tuo Dio" (Amos 4:12). Quest'espressione così forte non ha l'obiettivo di terrorizzarci, ma di farci riflettere sulla solen­nità della vita e della morte.
Caro lettore, non vivere nella spensieratezza, ma pensa alla tua esistenza futura, a ciò che sarà di te dopo la morte. Dove trascorrerai l'e­ternità? Lontano da Dio a causa dei tuoi pecca­ti, oppure alla presenza del Signore Gesù Cristo che ti offre il perdono e la vita eterna? Egli ti invita a conoscerlo adesso, perché ti ama di un amore infinito e vuole la tua felicità eterna. Accetta il Suo dono.

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LE RISPOSTE DÌ DIO

Con la mia voce io grido al SIGNORE, ed egli mi risponde dal suo monte santo. Salmo 3:4

Gettando su di lui ogni vostra preoc­cupazione, perché egli ha cura di voi. 1 Pietro 5:7

Una famiglia di credenti un giorno sperimentò una risposta straordinaria alla preghiera. Era durante la seconda guerra mondiale, quando le condizioni dì vita di molti erano estremamente precarie. Una sera, quella famiglia composta da numerosi bambini si trovò completamente
senza cibo da mettere in tavola per la cena. I genitori, preoccupati, fecero salire a Dio ferven­ti preghiere e fu così che quella sera stessa, una mano sconosciuta bussò alla porta e lasciò cadere, sulla soglia, un pacchetto. Conteneva una somma in denaro che permise a quella famiglia di far fronte alle necessità impellenti.
I beneficiari non seppero mai da dove provenis­se quella spedizione miracolosamente adatta alla situazione, ma ne conoscevano l'origine: il cuore del loro Padre celeste! Dio aveva risposto alle grida della loro fede.
Molti credenti hanno, in vari modi, sperimenta­to questa divina provvidenza, che interviene meravigliosamente proprio quando tutte le risorse umane sono esaurite e la fede in Lui è totale e sincera.
Confidare in Dio, vuol dire contare su di lui ed aspettarsi che Egli agisca nella nostra vita, quando tutto va bene come quando tutto va male. La fede in Dio non cerca degli appoggi umani. Dio vuole che impariamo a rimettere a lui, in preghiera, tutti i nostri bisogni personali, la nostra famiglia e il nostro futuro. Questa piena fiducia in Lui porta la pace nel cuore, la serenità attraverso le difficoltà, e fa sperimenta­re le meravigliose risposte di Dio.

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TRA UNA PREGHIERA E L’ALTRA, DIAMO UNA SECCHIATA.


Si racconta che due fratelli convertiti abitavano da soli in un fienile in aperta campagna dove non si sentiva quasi mai passare anima viva.
Una notte, non si sa come sia successo, prende fuoco il fienile e mentre gli animali scappavano, il fratello maggiore col secchio tra pozzo e fienile provava a spegnere il fuoco che anziché diminuire, ingigantiva; il fratello minore, rivolto al cielo faceva le sue preghiere non curante dell’accaduto.

Il maggiore ogni tanto dava un’occhiata al fratello ma stanco e quasi avvilito gli dice: “Dimmi, ma cosa stai facendo?…”
“Sto pregando” risponde disinvoltamente.
“Dimmi, ma tra una preghiera e l’altra, non potresti dare anche tu una secchiata?…

E’ proprio vero, non sempre riusciamo in una impresa senza l’aiuto del prossimo e il Signore ci esorta a renderci utili nel momento del bisogno.
E’ buona cosa pregare, anzi è indispensabile pregare perché attraverso a questo atto di umiliazione si ha un rapporto con Dio concreto ma poiché viviamo in questo corpo di morte (dice l’apostolo Paolo), abbiamo anche necessità di renderci “servi” gli uni con gli altri per qualunque opera sia manuale, sia spirituale perché l’opera del Signore sia ricca per la Sua lode.

E’ vero che il credente non è salvato per le opere perché “la salvezza è un dono di Dio” ma la fede senza le opere, è una fede morta (Giac. 2:26) e più avanti sfogliando la Bibbia, si legge che l’apostolo Giovanni scrive: “Badate a voi stessi affinché non perdiate il frutto delle opere compiute, ma riceviate piena ricompensa”. (2Giov. 8).

Dio non ha nipoti, ma ha figli!
I figli che Dio desidera devono vivere nell’umiltà ed anche i servizi meno nobili che si presentano, se fatti col cuore e come servizio al Signore, sono i migliori dinanzi ai Suoi occhi e Dio, non è mai in debito con nessuno perché risponde con ogni sorta di benedizione affinché il Corpo di Cristo sia ben collegato e viva in perfetta armonia per il giorno del Suo ritorno!



Suggerito da Alfrerdo.

martedì 18 ottobre 2011

Paradossi

Egli, che è il Pane della Vita, ha cominciato il suo ministerio avendo fame.
Egli, che è la sorgente dell'Acqua Viva, ha terminato il suo ministerio aven­do sete.
Egli ha avuto fame come un semplice mortale, ed ha nutrito gli affamati soltanto come Dio poteva.
Egli, che è il nostro riposo, è stato stanco.
Egli, che è il Re, ha pagato il tributo.
Egli, che ha scacciato i demoni, è stato chiamato demone.
Egli, che è Colui che ascolta le preghiere, ha pregato Lui stesso.
Egli, che è Colui che asciuga le lacrime, ha pianto.
Egli è stato venduto per trenta sicli d'argento, ed ha operato la redenzione del mondo.
Egli è stato menato come un agnello all'uccisione, ed è il Buon Pastore.
Egli è morto, ha dato la sua vita e, morendo, ha distrutto e vinto la morte.

da « Sorgente d'acqua viva »

La storia dietro l'inno:


“ OH V'È VITA IN UN GUARDO AL SIGNORE”

Molti anni or sono in un villaggio del Devonshire un evangelista piantò la sua tenda e fece un giro di visite ai « cottages », piccole case di campagna, dissemini là attorno. Nel villaggio vi­veva un Ufficiale dell'Esercito in ripo­so e la sua famiglia. La figlia di questi, Amelia Hull, una giovanetta di venti anni non appena vide la tenda rizzata cominciò a domandarsi che cosa avve­niva là dentro. Vi entrò un giorno ; si sedette sull'ultima panca, in fondo, ed udì cose che non aveva mai udito pri­ma: la storia del Vangelo di Gesù Cristo.
Tornò a casa e disse al padre dove era stata. Egli divenne furioso e le gri­dò che le persone della sua posizione sociale non frequentavano riunioni te­nute da « ciarlatani », ed egli le proibì di recarsi ancora nella tenda.
Ella si ritirò nella sua stanza pen­sierosa e con l'animo affamato, poiché aveva sentito abbastanza da desidera­re di ascoltare di più.
Il giorno successivo il desiderio di udire di più parlare di Gesù divenne tanto forte in lei che, a dispetto dell’ordine perentorio del padre, ella si re­cò nuovamente alla tenda ed udì il predicatore parlare su Giovanni 3 :14-15: « E come Mose innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliol dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vi­ta eterna ». Prima di uscire dalla tenda quella sera ella aveva ricevuto la cer­tezza che Gesù era morto sulla croce affinché i suoi peccati fossero perdona­ti e che tutto ciò ch'ella doveva fare era di accettare il Suo sacrificio e of­frire a Lui sé stessa. Ritornò a casa che era una nuova creatura in Cristo Gesù.
Qui giunta, dovette affrontare l'ira furiosa del padre.

VIVERE BENE

(Gesù Cristo) morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.  2 Corinzi 5:15

Noi crediamo che siamo salvati mediante la grazia del Signore Gesù. Atti 15:11

Per alcuni, vivere bene è poter fare ciò che piace; così non fanno altro che ricercare la pro­pria soddisfazione. Vivono per se stessi e il pro­prio essere è messo al centro dì ogni cosa. Ma
"che gioverà a un uomo se, dopo aver guada­gnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua?" dice Gesù (Matteo 16:26). Vivere per se stessi è una prigionia.
Per altri, vivere bene, significa vivere una vita moralmente retta, cercando di rispettare le regole ed i doveri stabiliti dall'etica. Questo è ciò che spesso propongono le religioni; o meglio, questa è la percezione che danno.
Ma queste due vie non potranno far altro che deluderci, perché ci tengono concentrati su noi stessi: sia che diventiamo indifferenti in rappor­to al male, quindi soddisfatti di noi stessi, sia che ci affliggiamo quando prendiamo atto che tutti i nostri sforzi sono insufficienti per fare il bene. L'apostolo Paolo diceva: "In me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no" (Romani 7:18).
La Bibbia ci offre un'altra strada: Gesù Cristo. Vivere bene si può soltanto se, per mezzo della fede, riceviamo la nuova vita, offerta dall'amore e dalla misericordia di Dio che perdona chiun­que si avvicina a lui per mezzo della fede. Solo così potremo gustare, durante la nostra esisten­za terrena, la vera gioia di essere amati da Dio, di conoscerlo come il nostro Padre, di vivere in comunione con Lui e di essere dei testimoni per il Signore Gesù nell'attesa di essere con lui nella casa del Padre, nella gioia eterna.

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DONI CONCRETI



“Ed entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua madre; e prostratisi, lo adorarono; ed aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra” (Matteo 2:11)

Non basta adorare il Re, rendendoGli omaggio con le parole o con un atteggiamento riverente; i savi d’Oriente deposero anche doni e offerte ai Suoi piedi.Non è sufficiente elevare le nostre lodi a Cristo, chinarci davanti a Lui con rispetto ed esprimere la devozione del nostro cuore. Dovremmo anche portare al Signore i nostri doni e deporli ai Suoi piedi, come segno del nostro amore per LuiC’è una buona dose di sentimentalismo nella consacrazione di certi pseudocredenti che frequentano le nostre chiese. Si tratta di un misto di emozioni e di affetti superficiali, che non regge la sollecitazione di un appello a donare, a sacrificare qualcosa, o a compiere un servizio pratico; allora, tutte le suggestioni e i fervori svaniscono nel nulla. Sono numerosi i cristiani che intonano con grande zelo cantici missionari e di evangelizzazione; quando passa il cestino dell’offerta essi continuano a cantare, preoccupandosi di cederlo agli altri. Innalzano preghiere perché Dio mandi operai nella Sua vigna, ma non rispondono mai personalmente alla chiamata del Signore neppure agli incarichi più semplici.Le preghiere più accorate e i cantici più melodiosi rappresentano ben poco, se la nostra vita di fede non si spinge al di là di semplici espressioni verbali.I magi che venivano dall’Oriente non soltanto porsero doni, ma portarono regali ricchi e preziosi. Anche noi dovremmo offrire il meglio di ciò di cui disponiamo: i nostri beni, la nostra adorazione, il nostro tempo, le nostre forze, quel vaso di alabastro versato da un amore che tiene lontano ogni calcolo. Non siamo chiamati a sviluppare gli aspetti formali e creativi della nostra attività spirituale, ma a far dono del nostro impegno più consacrato e dei talenti migliori. Troppo spesso offriamo a Cristo soltanto ciò che rimane dopo aver messo da parte tutto quello che ritenevamo indispensabile a soddisfare i nostri piaceri e le nostre ambizioni. Invece, dovremmo sempre dare il meglio al Signore!

lunedì 17 ottobre 2011

Ansietà o fede?

Predicatore ed evangelista (1805 - 1898)
L'inizio dell'ansietà è la fine della fede; l'inizio della vera fede è la fine dell'ansietà.
George Müller

STAI USANDO TUTTE LE TUE FORZE?

Giovannino stava tentando di sollevare un grosso masso, e il padre lo guardava mentre il piccolo cer­cava di compiere la sua impresa. Dopo un po' il padre lo senti anche grugnire mentre si sforzava di far rotolare la pietra. A un certo punto il padre gli chiese: "Giovannino, stai usando tutte le tue forze?". Il bambino rispose: "Certo, papà, sto usando tutte le forze che ho". Allora il padre gli disse: "Figlio mio, non stai usando tutte le tue forze. Non hai chiesto a me che sono la tua forza nel momento del bisogno, sono tuo padre, devi chiedermi aiuto quando ne hai bisogno!"
Spesso, anche noi, quando abbiamo un problema, tentiamo di risolverlo da soli pensando che stiamo utilizzando tutta la nostra forza. Invece, la nostra forza è il nostro Padre celeste pronto a intervenire in nostro soccorso, Lui è solo in attesa che Gli chiedia­mo aiuto.
"Mettetemi alla prova, dice il Signore" (Malachia 3:10)
"Ecco Dio è il mio aiuto, il Signore è Colui che sostiene la mia vita" (Salmi 54:4)

PUÒ VENIRE STASERA!

Il Signore stesso, con un ordi­ne... scenderà dal cielo. 1 Tessalonicesi 4:16

(Gesù disse:) "Sì, vengo presto!" Apocalisse 22:20

PUÒ VENIRE STASERA!
Benché molto provato da una lunga e dura malattia, un anziano credente era rimasto sereno e fiducioso ìn Dio suo salvatore. Quan­do era ricoverato per subire l'amputazione di un piede, testimoniava della sua fede e atten­deva ogni giorno il suo Signore. "Può venire stasera!" diceva spesso.
Come può un credente avere la certezza del prossimo ritorno di Cristo? Leggendo nella Bibbia ciò che Gesù stesso ha promesso ai suoi: "Tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi" (Gio­vanni 14:3). Il suo ritorno avverrà "in un batter d'occhio" (1 Corinzi 15:52). Nessuna data è stata prevista, ma il credente attende costante­mente Colui che ripete nel libro dell'Apocalis­se: "Io vengo presto" (3:11; 22:7, 12, 20).
Il ritorno del Signore Gesù, per prendere colo­ro che credono in lui, metterà fine al periodo attuale della grazia che dura da più di 2000 anni. Durante questo periodo si sarà comple­tata la Chiesa del Signore, formata da tutti i veri cristiani, "nati di nuovo" per mezzo della fede in Gesù Cristo (Giovanni 3:3-5). Tutti par­teciperanno, con un corpo glorioso, a quella grande partenza verso il cielo. Ci saranno i morti in Cristo che verranno risuscitati per primi, ed anche i credenti che saranno ancora in vita sulla terra in quel momento; tutti saran­no trasformati per incontrare il Signore (1 Tes­salonicesi 4:16-17).
Se il Signore tornasse a prendere i suoi in que­sto istante, farai parte anche tu di coloro che andranno ad incontrarlo?

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OCCASIONE PERSA

Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza! 2 Corinzi 6:2

Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvi­cinerà a voi. Giacomo 4:8

(leggere Atti 24)
L'apostolo Paolo, prigioniero, compare davanti al governatore Felice. A causa del suo zelo nell'annunciare l'Evangelo, è accusato dai capi religiosi di turbare l'ordine pubblico, oltre che di attentare alle tradizioni dei Giudei. Dopo aver ascoltato la testimonianza di Paolo, Felice
aggiorna l'udienza. Qualche giorno dopo lo interroga in privato per saperne di più sulla fede in Cristo, ma quando il prigioniero gli parla della giustizia di Dio e del giudizio a veni­re, quell'uomo, che pensava di dover rendere conto soltanto a se stesso, è impaurito, perché la sua coscienza lo condanna. Allora si defila rinviando ad un altro momento il serio esame dei bisogni della sua anima... Che occasione persa!
Come reagisci tu quando ti viene annunciata la Parola di Dio? Può darsi che tu abbia un certo interesse sui temi religiosi, ma forse rifiu­ti tutto ciò che potrebbe toccare la tua coscien­za mettendoti a disagio. Preferisci rimandare a più tardi la riflessione sulla tua condizione di peccatore?
Fai attenzione, perché "il tempo favorevole" per mettersi in regola con Dio potrebbe non ripresentarsi mai più! È adesso che bisogna rivolgersi a Dio per confessare i propri peccati e credere che Gesù Cristo, sulla croce, ha sub­ìto il giudizio al nostro posto. "Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani 6:23). "Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori" (Ebrei 3:15).

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venerdì 14 ottobre 2011

TESTIMONIANZA EVANGELICA

GESU' PUO TRASFORMARE IL MALE IN BENE MALEDIZIONI IN BENEDIZIONI

BUONA REPUTAZIONE


Sei grande?

Blaise Pascal, teologo, matematico e altro.



Se dici che l'uomo è troppo piccolo perché Dio possa parlare con lui, devi essere veramente grande e capace di giudicare!
Blaise Pascal