Studio della Lettera agli Efesini cap. 4

EFESINI CAP. 4

Finora, per ben tre capitoli, Paolo ha spiegato l'immensità della nuova vita che Dio ha dato a coloro che ha salvato. Abbiamo visto come la salvezza è un'opera con origine nell'eternità passata e che ha il suo frutto per tutta l'eternità futura. È un dono di infinito valore che durerà per tutta l'eternità. È una vita nuova ed è una vita eterna. In questi capitoli non vi è menzione alcuna di ciò che dovremmo fare noi. Piuttosto, troviamo tutta una spiegazione di quello che DIO ha fatto per noi per salvarci. È estremamente importante, nella vita cristiana, non iniziare con il nostro dovere, ma piuttosto iniziare con quello che Dio ha fatto per noi. Se noi iniziamo concentrandoci sul nostro dovere, senza tener bene in mente tutto quello che Dio ha fatto e sta facendo per noi, o saremo schiacciati sotto un peso impossibile da portare, oppure crederemo di farcela da soli il che produrrà in noi orgoglio e ci porterà ad una brutta caduta. Dopo aver spiegato la nostra condizione passata, quello che Dio ha fatto per salvarci e dell'infinito amore che Egli ha per noi, amore che sorpassa la conoscenza, dal capitolo 4 in poi Paolo spiega come vivere in novità di vita. Tutto il resto di questa Epistola è una spiegazione di quella che è la via di chi è stato adottato come figlio di Dio, ovvero, come camminare in novità di vita.

Vers. 1-16 L'unità nella fede

-v.1- "Vi esorto a comportarvi"
Notiamo per prima cosa che Paolo scrive la parola “dunque”. Quello che ci esorta è un “dunque”, cioè esso rappresenta il risultato, la conseguenza di quello che ha preceduto questo brano. È importante capire e sempre tenere in mente i “dunque” della Bibbia, soprattutto un dunque così importante. Infatti, da questo punto in poi in questo libro, i capitoli 4, 5 e 6 contengono tanti comandamenti che, in realtà, sono tutti conseguenza di questo “dunque”, ovvero sono tutti basati sul quello che noi abbiamo ricevuto da Dio. I comandamenti di Dio sono fondati su quello che Dio ha fatto per noi. Ricordiamoci che siamo stati chiamati alla vocazione di essere figli di Dio da Lui amati. Viviamo, ovvero camminiamo, in modo degno di questa vocazione, in modo consono a questa chiamata. Allora, cosa vuol dire camminare in modo degno della nostra vocazione? Semplicemente vuol dire che il nostro cammino deve rispecchiare l'immensità del privilegio che abbiamo di essere figli di Dio, salvati dalla morte eterna, per stare per sempre nella presenza di Dio. Dobbiamo vivere in base alla salvezza che abbiamo ricevuto. Teniamo a mente che quasi tutto il resto di Efesini è una spiegazione più dettagliata di cosa vuol dire in pratica camminare in modo degno della nostra vocazione.

-v.2- "Con ogni umiltà e mansuetudine"
Qui troviamo elencati vari aspetti di un cammino degno della nostra vocazione, aspetti che permettono l'unità dello Spirito che è fondamentale in un cammino degno della nostra vocazione. La prima cosa che Paolo menziona è di camminare con ogni umiltà e mansuetudine. Senza l'umiltà sarebbe impossibile avere un cammino degno. Inoltre l'umiltà è il primo passo necessario per poter iniziare ad avere unità nella Chiesa di Gesù Cristo. L'essere umile non vuol dire vedersi male, non vuol dire credere di non poter fare nulla. Infatti, in Romani 12 leggiamo dell'importanza di avere un concetto sobrio di se stesso, in un brano che parla dei vari doni spirituali che abbiamo ricevuto. Quindi l'essere umile non è di negare le capacità e i doni che Dio ti ha dato. Piuttosto, essere umili significa riconoscere che tutto quello che abbiamo viene da Dio e poi consiste nel dare tutta la gloria a Lui ed è pure stimare gli altri più di se stessi. È anche dare preferenza alle esigenze degli altri anziché cercare la primizia per se stessi. Dobbiamo anche camminare con mansuetudine, una qualità che va insieme all'umiltà. La mansuetudine è l'opposto dell'ira ed è il contrario di quell'atteggiamento che ci porta ad irritarci facilmente. La mansuetudine rappresenta una prontezza nel sottomettersi senza lamento a qualunque situazione o difficoltà che la provvidenza di Dio offre, sapendo di non meritare la bontà di Dio e fidandosi nella Sua cura perfetta in tutto quello che si fa. Qual è la chiave per essere veramente umili e mansueti? Essere tali non è un qualcosa che possiamo realizzare da noi stessi, piuttosto è il risultato del passare molto tempo nella presenza di Dio. Più tempo si passa riconoscendo veramente la gloria, la santità e la maestà di Dio, più si riconoscerà la bassezza di se stessi e più l'orgoglio verrà schiacciato. La persona umile è la persona che sta vicino a Dio.
"Pazienza" Nella vecchia versione Riveduta traducevano la parola greca da noi resa con il termine “pazienza” con longanimità, che rappresenta più il vero senso di questa parola. La parola tradotta con “pazienza” vuol dire essere pieno di grande tolleranza e comprensione per chi ci fa del male. In altre parole, è quella qualità in cui uno subisce il male da un altro senza agitarsi e senza sentirsi ferito. Essa fa riferimento specifico a quei casi in cui qualcun altro ci fa del male. Noi dobbiamo essere pazienti gli uni con gli altri, perché Dio è tanto, ma tanto paziente con noi, Dio ha tanta longanimità nei nostri confronti. Questa cosa ci spiega perché è giusto che anche noi camminiamo così.
"Sopportandovi gli uni gli altri con amore" Nella Bibbia la parola “sopportare” vuol dire portare il peso delle offese e ferite subite dagli altri e di fare questo con amore. Quanto diverso è questo senso di sopportare da quello che usiamo di solito in italiano! Solitamente noi parliamo di sopportare qualcuno quando dentro si potrebbe comunque bollire di frustrazione o anche di rabbia, basta che non lo si fa trasparire all'esterno. Quello che noi chiamiamo sopportare e a cui diamo questo significato NON è il sopportare biblico. Al contrario, il sopportare che fa parte di un cammino degno è di portare il peso degli altri con pace e tranquillità, continuando ad amare la persona che ci ha arrecato le offese e le ferite.

-v.3- "Sforzandovi di conservare" Tramite Paolo, Dio ci comanda di sforzarci o come dice la Diodati studiarci di conservare l'unità dello Spirito nel vincolo della pace. Una parte fondamentale di un cammino degno della nostra vocazione è quello di impegnarci a conservare l'unità dello Spirito nel vincolo della pace, ovvero, di avere vera unità con altri credenti, cioè non una qualsiasi unità, ma l'unità dello Spirito. È fondamentale mantenere l' unità dello Spirito nel corpo di Cristo. Mille cose possono facilmente danneggiare l'unità dello Spirito. È inevitabile che faremo del male gli uni agli altri. Abbiamo tutti tante mancanze, siamo tutti diversi. Perciò, per avere l'unità dello Spirito, dobbiamo impegnarci. La parola “sforzandovi”, presente nella frase “sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito”, è una parola che vuol dire impegnarsi con diligenza, ovvero vuol significare darsi da fare, sforzarsi a compiere qualcosa. Essa descrive un impegno grande, fatto con urgenza e diligenza.

-v.4- "Vi è un corpo solo" La prima realtà che ci unisce è il fatto che, insieme a tutti i veri salvati, siamo membri dello stesso, unico corpo. Esiste un unico corpo. Non ci sono due classe di credenti. Esiste una sola salvezza. Ogni persona nel mondo e nella storia che ha creduto in Gesù Cristo come Signore e Salvatore è diventato membro dell'unico corpo di Cristo. Insieme siamo un unico corpo. Ripetutamente nella Bibbia troviamo brani che parlano del fatto che l'insieme di tutti i credenti costituisce il corpo di Cristo, con Cristo come Capo. Guardiamone assieme alcuni. Romani 12:4-5 1Corinzi 12:12-13,27 Efesini 1:22-23. Ogni vero credente fa parte dell'unico corpo di Cristo, la Chiesa invisibile e universale, membri gli uni degli altri, con Cristo Gesù come capo. Dio ci comanda di vivere nell'insieme del corpo di Cristo. Ogni vero credente nel mondo fa parte dell'unico corpo di Cristo. In sé, questo è già un motivo per impegnarci a conservare l'unità dello Spirito.
"Un solo Spirito" E uno solo lo Spirito; chiaramente sta parlando dello Spirito Santo di Dio, che anima, vivifica e realizza il corpo: c'è un solo Spirito che convince di peccato, illumina, rigenera e ci rende vivi; che ci introduce nel corpo, la chiesa; che consola i santi; li aiuta nel loro accesso a Dio attraverso Cristo; che fa conoscere loro le cose di Cristo, che è spirito di adozione, sigillo e che ci inonda della gloria celeste. La considerazione di questo dovrebbe impegnarsi per l'unità, perché una condotta contraria deve essere addolorata per lo Spirito di Dio, inadatta ai suoi frutti genuini e molto diversa dal vero spirito di un cristiano. In altri termini, ogni vero credente in tutto il mondo e in tutta la storia è stato salvato per mezzo dello Spirito Santo. La salvezza è il piano di Dio Padre, compiuto dal Figlio, Gesù Cristo, e viene applicato per mezzo dello Spirito Santo. Tito 3:5 1Corinzi 12:13 Efesini 1:13-14 Romani 8:14-17.
"A una sola speranza" Nella Bibbia, la parola “speranza” ha un significato diverso e più meraviglioso dal significato tipico che le si attribuisce nella lingua italiana. In italiano, la parola speranza è associata ad un qualcosa che si desidera ma non c'è alcuna certezza che diventerà realtà. Invece, nella Bibbia, soprattutto nel Nuovo Testamento, la parola speranza fa riferimento a qualcosa di sicuro e certo, solo che tale cosa si colloca temporalmente nel futuro (1:18). Una sola perché procede da una sola fonte che è il nostro Dio che ci ha chiamati a salvezza, la nostra vocazione.

-v.5- "Un solo Signore"
Un altro motivo per impegnarci con diligenza a conservare l'unità dello Spirito è perché abbiamo un unico Signore, Gesù Cristo. Se abbiamo lo stesso Signore che ha dato la Sua vita ed ha subito l'ira di Dio per salvarci, come potremmo non essere uniti in Lui? Per quanto possiamo avere differenze, se siamo veramente salvati, allora abbiamo un unico Signore e perciò abbiamo più in comune di quanto mai potremmo avere che ci separa. Per tutti i veri credenti in tutto il mondo e in tutti i secoli, esiste un solo Signore, il Signore Gesù Cristo. Non importa da che razza, nazione o classe sociale una persona provenga, non importa che sia ricco o povero, maschio o femmina. Esiste un solo Signore, il Signore Gesù Cristo. Colossesi 3:11 Romani 10:12.
"Una sola fede" La fede è il cuore del messaggio del Vangelo, il messaggio della salvezza. Però, per essere salvati non è sufficiente avere una fede qualsiasi. Nella vera salvezza esiste un'unica fede, la fede in Gesù Cristo. Per capire perché esiste un'unica fede, dobbiamo ricordare che, di natura, ogni uomo è colpevole davanti a Dio e, per essere salvato, ha bisogno di essere giustificato. Nessuna quantità di opere buone può mai giustificare un uomo. Al contrario, la giustificazione è un dono di Dio per la fede in Gesù Cristo, proprio come leggiamo in Romani 3:19-22. Ciò che Dio richiede all'uomo è di avere vera fede in Gesù Cristo, una fede che riconosce il proprio peccato e riconosce che è impossibile meritare il perdono. La vera fede riconosce che Gesù Cristo ha meritato per noi il perdono e la salvezza e pone fede in Lui.
"Un solo battesimo" Il versetto continua e dichiarando che siamo anche uniti con un unico battesimo. Il battesimo ha due forme, vale a dire, esiste il battesimo spirituale con il quale lo Spirito Santo ci unisce a Gesù Cristo nella Sua morte e nella Sua risurrezione (il battesimo dello S. Santo) e, poi, vi è pure il battesimo in acqua che è un simbolo del battesimo spirituale che Dio ha compiuto in noi. Se una persona non è stata battezzata in Cristo dallo Spirito Santo, il battesimo in acqua non ha alcun valore. È come uno che porta la fede nuziale senza essere sposato. Quella fede rappresenta un matrimonio che in realtà non esiste. Purtroppo tante religioni battezzano ma senza che questo abbia alcun valore. Infatti la cosa peggiore di tutto ciò è che, così facendo, si fa credere qualcosa che non è vera. Invece, quando una persona ha veramente creduto in Cristo e perciò è stata battezzata dallo Spirito Santo nella morte e nella risurrezione di Cristo, ricevendo così perdono e giustificazione, allora il battesimo in acqua ha grande valore.

-v.6- "Un solo Dio e Padre di tutti" La salvezza è la salvezza che ci fa diventare figli di Dio e quindi ci fa avere Dio stesso, il Creatore e Signore di tutto, come Padre. Chiamare Dio “Abba” è un termine stretto e personale che descrive un rapporto personale e intimo con Dio. Dio è unico, Dio è quello che è e non quello che gli uomini dicono di Lui. Dio si rivela a noi nella Bibbia e, soprattutto, in Gesù Cristo. Vedendo Gesù Cristo, vediamo Dio, proprio come Gesù dichiara in Giovanni 14:9. Avere Dio come Padre vuol dire essere figli amati da Lui, con un amore del quale nulla nel mondo e nella vita può privarci. Infatti, in Romani 8:38-39, leggiamo che nulla, assolutamente nulla, può separarci dall'amore di Dio per noi in Cristo Gesù.
"Egli è al di sopra di tutti" Egli regna su tutti i credenti. Dio è sovrano dell'universo ma, in modo particolare, è sovrano su tutti i veri credenti.
"Egli è fra tutti" è all'opera in tutti i credenti, lega insieme tutti i veri credenti.
"Egli è in voi tutti" Dio dimora in tutti i credenti perché l'insieme di tutti i credenti costituiscono il tempio di Dio in cui Dio dimora.

-v.7- "La grazia è stata data secondo la misura" nei versetti appena studiati, l'apostolo Paolo fa un discorso molto bello di unità dei salvati per grazia in quanto parla di un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e padre di tutti, Dio che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti i credenti salvati, discorso molto importante perché Gesù stesso nella preghiera sacerdotale del capitolo 17 di Giovanni prega per questa unità, una chiesa divisa non può essere la chiesa Gesù vuole Alla luce di questo, dobbiamo impegnarci a conservare l'unità dello Spirito perché facciamo parte dello stesso corpo. Siamo eternamente legati gli uni agli altri, con Gesù Cristo come capo del corpo. Ora il brano di oggi inizia a spiegarci come Cristo dà a ciascun credente una misura diversa di grazia. Egli dà a ciascuno la grazia giusta per le prove e l'incarico che quel credente riceverà durante la vita. Tu, o credente, ricevi da Cristo esattamente ciò che ti serve per vivere vittoriosamente la vita che Dio ti dà per operare al meglio. Tutti siamo chiamati all'opera e al combattimento, Dio ci fornisce l'equipaggiamento necessario per portare frutto. Grazie a Dio per questo! Romani 12:3-6 1Pietro 4:10-11. Ciascuno ha ricevuto un dono diverso in base alla grazia di Dio che è stata data a ciascun credente. Quel brano dichiara che siamo amministratori di questa grazia. In altre parole, Dio dà a ciascuno una certa quantità di grazia e ognuno è responsabile di adoperare quella grazia per la gloria di Dio, mettendo al servizio degli altri il dono che ha ricevuto.

-v.8- "Per questo è detto" l'espressione "per questo" è il tratto di congiunzione tra il verso setto e l'otto, al verso otto Paolo cita il verso 18 del salmo 68 che dice letteralmente «Salito in alto, egli ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini». Nel verso sette abbiamo visto che Gesù ha dato a noi la grazia intesa come doni per svolgere appieno l'incarico ricevuto, la pienezza dello Spirito. La domanda non fatta ma insita è: a quale titolo Gesù può elargire dei doni? La risposta è nel versetto del salmo citato da Paolo, Egli ha vinto, ha fatto prigione il diavolo, il peccato e la morte, è asceso al cielo ed è alla destra del Padre. Condurre in cattività dei prigionieri descrive la pratica che, al tempo della Bibbia, era tipica della fine di una guerra. In tante antiche culture, quando un generale tornava vittorioso dopo una guerra, entrava nella sua città con una grande processione in cui c'erano i prigionieri che egli aveva sconfitto. Questa processione serviva per mostrare a tutti la sua vittoria su questi prigionieri che spesso erano stati re e uomini potenti prima che egli li avesse sconfitti. È bello vedere in tutto ciò il nostro Signore Gesù che ascende al cielo come il trionfatore, ha combattuto la sua battaglia e ora si gode il suo meritato trionfo alla destra del Padre.

-v.9- "Ora, questo «è salito»" Gesù è salito perché prima di salire era disceso. Era disceso nelle parti più basse della terra. Da dove è disceso e qual è il senso di “le parti più basse della terra?” Gesù Cristo è sceso in terra dal cielo, dove era pieno di gloria. Cioè, Gesù è Dio, è sempre stato in cielo con il Padre, pieno di gloria come il Padre. Poi, al momento stabilito da Dio, si è spogliato della Sua gloria per prendere la forma di servo e la forma di un uomo al fine di compiere la salvezza, che è l'opera che il Padre gli aveva dato da fare. Leggiamo di questa Sua umiliazione che lo portò al ruolo più basso, cioè alla morte di croce. Questo sembra essere il significato delle parole “disceso nelle parti più basse della terra” Filippesi 2:5-11. Dopo aver compiuto la salvezza, quando ha subito l'ira di Dio sulla croce, il che ha rappresentato il punto più basso della Sua incarnazione, il punto più basso della terra, Gesù è risuscitato e poi è salito in cielo. In Filippesi 2 leggiamo che Dio lo ha sovranamente innalzato e Gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome.

-v.10- "È lo stesso che è salito" Consideriamo la grandezza della verità che è contenuta alla fine del v.10 dove dice che Gesù Cristo riempie tutte le cose. Gesù Cristo è salito al di sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose. Quando Gesù Cristo era sulla terra, si limitava ad essere in un posto alla volta. Ora, pur essendo in cielo nel Suo corpo glorificato, Egli è presente qui sulla terra in Spirito. In Matteo 18:20 Gesù dichiara: “Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Gesù riempie la Chiesa, riempie l'universo, riempie tutto ciò che Dio gli ha dato da fare. In questo vediamo la divinità di Gesù Cristo. Solo Dio può riempire tutte le cose.

-v.11- "è Lui che ha dato" Negli ultimi versetti di Efesini, abbiamo letto di come Gesù Cristo è disceso sulla terra per compiere la nostra salvezza ed ha distribuito doni agli uomini. Noi siamo i beneficiari di quei doni, doni che portano frutto per tutta l'eternità. Però, in quel brano, non abbiamo visto quali sono questi doni. In questo versetto iniziamo a vedere quali sono questi doni, doni tramite i quali Cristo Gesù ci cura perfettamente. Vogliamo conoscere questa cura per trovare gioia in essa, per essere più riconoscenti e per avvalerci pienamente della cura che Cristo ha per noi. Gesù Cristo ha elargito doni alla Sua Chiesa e questi doni sono uomini, uomini incaricati di essere Apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori. Quando pensiamo agli uomini che ci curano, ricordiamo che essi sono doni elargiti da Cristo e quindi è Cristo che ci cura tramite loro. Poi, per chi si trova in uno di questi ruolo (e, come vedremo, i ruoli che ci sono oggi sono prevalentemente quello di evangelista e di pastore-dottore), deve ricordare che la Chiesa appartiene a Cristo e il nostro ruolo è un ruolo delegato, non un ruolo che appartiene a noi. La gloria va e deve andare solo a Cristo Gesù nostro Signore! Prima di tutto, notiamo che Cristo ha dato alcuni come apostoli ed altri come profeti. Come vedremo, questi uomini, gli apostoli e i profeti, sono stati usati da Cristo proprio in quel primo periodo per porre fondamento alla Chiesa, la Chiesa da cui noi abbiamo udito e ricevuto il Vangelo, ovvero la Chiesa di cui siamo stati fatti parte Efesini 2:20 1Corinzi 3:10-11.
"Apostolo" La parola Apostolo vuol dire: uno mandato. Gli apostoli erano gli uomini, scelti direttamente da Gesù Cristo stesso, che avevano ricevuto il loro insegnamento direttamente da Cristo e, poi, dovevano essere testimoni oculari di Cristo risuscitato, in modo da poter essere testimoni della Sua risurrezione Atti 1:21-22. Sappiamo che anche Paolo era un Apostolo. Egli è stato scelto direttamente da Gesù Cristo e ha visto Gesù risorto, quando Gesù è apparso a Lui. Il suo insegnamento Paolo lo ha ricevuto direttamente da Cristo. Leggiamo le sue parole in 1Corinzi 15:3-8, in cui egli parla del fatto che Cristo Gesù è apparso anche a Lui, come agli altri Apostoli. Gli Apostoli sono stati usati da Cristo per fondare la Chiesa, non solo qualche chiesa locale, ma la Chiesa in sé, la Chiesa universale.
"I profeti" I profeti, insieme agli apostoli, sono stati usati da Cristo come fondamento della Chiesa. Questi profeti avevano un ruolo importante nella Chiesa primitiva, ovvero nella Chiesa prima che fosse scritto il Nuovo Testamento. È chiaro che il loro ruolo era secondario a quello degli apostoli, tuttavia era un ruolo importante e, insieme agli apostoli, Cristo ha fondato la Chiesa sul loro ministero. Il mistero di Cristo, ovvero il Vangelo, fu dato alla Chiesa per mezzo della rivelazione agli apostoli e ai profeti. È a loro che Cristo ha rivelato le verità del Vangelo, quel Vangelo che noi abbiamo oggi nel Nuovo Testamento, quel Vangelo che Dio ha usato per salvare anche noi Gentili e darci la vita eterna in Gesù Cristo. Apostoli e profeti sono personaggi di spicco nella costruzione della chiesa primitiva. Coll'andar del tempo vediamo che queste figure scemano nella chiesa universale fino al punto di scomparire del tutto, non sappiamo se perché la chiesa ha perso l'unzione iniziale o perché in realtà non servivano più. È anche probabile che non li vediamo in modo eclatante come al tempo degli apostoli in quanto quello era un gruppo di uomini che avevano la responsabilità di formare con l'aiuto dello S. Santo la chiesa nascente, uomini scelti personalmente da Gesù.
"Gli evangelisti" Consideriamo ora la vita e il ruolo degli evangelisti. Come dono agli uomini, Cristo ha dato certi Suoi servi come evangelisti. Leggiamo 1Timoteo 1:18-19, 4:6, 11-16 per comprendere come deve essere un evangelista. In realtà, questa descrizione si applica anche ai pastori-dottori. L'opera di evangelista è un buon combattimento che egli fa per la gloria di Dio. Deve avere fede e buona coscienza, ovvero, in altre parole, deve vivere in tal modo da essere un esempio che gli altri possono seguire. Inoltre deve essere ben nutrito dalla Parola di Dio, curando per primo se stesso. Vediamo anche che l'evangelista ha un ruolo di autorità, una autorità che gli è stata delegata perché la Chiesa appartiene a Gesù Cristo. Cristo dirige il Suo popolo tramite gli uomini che Egli stesso ha stabilito e ha donato. L'evangelista, doveva adoperarsi e dedicarsi interamente all'opera di Dio così come emerge dal verso 15-16.
"Pastori e dottori o insegnanti" L'evangelista e, dopo di lui, i pastori-dottori, devono insegnare la Parola di Dio in modo corretto, il che richiede grande diligenza 2Timoteo 2:15. La parola qui tradotto come “studiati” vuol dire applicarsi con diligenza. Perciò, un evangelista, come anche un anziano, deve applicarsi con diligenza per capire ed insegnare rettamente la Parola della Verità, la Parola di Dio. Non basta insegnare come uno pensa sia corretto, non basta insegnare alla buona, Cristo vuole che la Sua Parola sia insegnata con cura, affinché le pecore sappiano bene di Lui e comprendano come camminare nella via giusta. Così il Suo gregge sarà ben curato e adeguatamente protetto. Un'altra esortazione da parte di Paolo a Timoteo in cui riconosciamo quanto la Parola di Dio è centrale nella cura delle pecore si trova in 2Timoteo 4:1-2. Uno che cura le pecore di Dio deve predicare la Parola e insistere su quelle verità al tempo giusto e al tempo meno opportuno, ovvero, sia che venga accolto bene, sia che non venga accolto bene. Deve predicare la Parola per riprendere, rimproverare, esortare. Deve fare tutto questo con ogni pazienza perché non sempre le persone vorranno sentire. E deve anche esortare con ogni dottrina, in altre parole, le esortazioni devono essere sempre basate sulle dottrine della Parola di Dio. Ricordiamoci che i pastori-dottori appartengono alla Chiesa locale e adempiono il loro ministero in quella Chiesa. Nel Nuovo Testamento troviamo che questi stessi uomini vengono chiamati anche vescovi e pure anziani. Quindi, se un brano parla di anziani o parla di vescovi o parla di dottori, esso fa riferimento agli stessi uomini, uomini che Gesù Cristo ha dato per curare la Chiesa locale. a parola che rendiamo con il termine di pastori è una parola greca che vuol dire uno che cura il gregge e provvede protezione, guida e cibo; vuol dire anche chi governa, nel senso di guidare e dirigere il popolo curato da lui; nel suo significato c'è l'idea che le pecore seguono la sua guida e lo riconoscono come tale. Invece, la parola greca che viene tradotta dottori è la parola “didaskalos”, da cui deriva la nostra parola didattica. Essa descrive uno che insegna. Questa parola viene usata come titolo per Gesù circa 40 volte nel Nuovo Testamento, in quanto Egli è il vero Maestro. Insegnare vuol dire trasmettere conoscenza, fare capire, istruire. Vuol dire aiutare altri a capire e conoscere qualcosa.

-v.12- "Per il perfezionamento dei santi" Che cos'è questo perfezionamento dei santi? È molto importante capire questo concetto perché esso riguarda la nostra crescita. La parola perfezionamento è la traduzione di un sostantivo che viene dal verbo Greco che vuol dire “mettere a posto, allestire, corredare, equipaggiare”. In altri termini, questo verbo indica il fornire tutto il necessario per fare funzionare bene e mettere a posto ogni parte. Perciò, nel piano di Dio, gli evangelisti e i pastori-dottori si impegnano per aiutare i credenti ad arrivare alla maturità, ad essere ben forniti in ogni campo della vita in modo da poter crescere bene e vivere per il Signore, esercitando i loro doni spirituali per il bene comune.
"in vista" Evangelisti e pastori-dottori, abbiamo visto che lavorano in sinergia con lo S. Santo per aiutare il credente ad arrivare alla maturità. Lo scopo? Lo scopo è di far arrivare i fedeli maturi all'opera del ministero e all'edificazione del corpo di Cristo. Ogni credente ha da Dio almeno un dono che serve per l'edificazione degli altri credenti. I pastori-dottori si impegnano al perfezionamento dei santi, aiutando ogni credente ad essere al suo posto, preparato adeguatamente a svolgere il suo ministero per il bene comune. Sono i marinai che fanno l'opera necessaria sulla nave affinché essa vada avanti, ma il loro operato dipende da quegli uomini che li dirigono e dirigono il tutto affinché i marinai stessi si trovino al posto giusto al momento giusto e compiano il lavoro giusto. Solo così la nave potrà proseguire bene verso il porto. Cristo ha stabilito la Chiesa in modo simile all'esempio riportato.
In che cosa consiste l'opera del ministero? Principalmente, l'opera del ministero è l'utilizzo dei doni spirituali per il bene comune, opera che poi dà i suoi frutti per l'edificazione del corpo. Infatti, il versetto 12 dichiara proprio questo. L'opera del ministero risulta preziosa quando ogni credente utilizza i doni spirituali per il bene comune, sotto la guida di Cristo per mezzo dello Spirito Santo. I doni spirituali sono manifestazioni dello Spirito Santo. Cioè, Egli opera per mezzo di noi credenti. Notate bene che lo scopo di questo è l'utilità comune. Lo scopo dei doni spirituali è di promuovere il bene di tutto il corpo. Tali doni non servono per farne un uso personale. L'opera del ministero è quella che porta all'edificazione del corpo di Cristo. Gli evangelisti e i pastori e dottori si impegnano per il perfezionamento dei santi, in modo che i santi compiano l'opera del ministero usando in modo appropriato i doni spirituali per l'utile comune; risultato, realizza magnificamente l'edificazione del corpo di Cristo.

-v.13- "Fino a che tutti giungiamo" Quando i credenti fanno l'opera del ministero, il corpo viene edificato. Che cosa produce l'edificazione? L'edificazione produce credenti maturi. In questo verso Paolo ci descrive che cos'è un credente maturo, menzionando tre aspetti della maturità. I tre componenti della vera maturità cristiana sono: l'unità della fede, la piena conoscenza del Figlio di Dio e divenire un uomo perfetto alla misura della statura della pienezza di Cristo.
"Unità della fede" Il primo aspetto della vera maturità è l'unità della fede. In questo contesto, come in altri, la parola fede si riferisce alle verità del Vangelo. Quindi un aspetto della maturità è di essere veramente uniti ad altri, legati insieme intorno alla verità del Vangelo. La Bibbia parla spesso di questa unità nella verità. Esiste una fede unica, ovvero, un Vangelo unico, come abbiamo letto già in Efesini 4:5. Leggiamo Filippesi 2:2 Romani 15:5-6 1Corinzi 1:10.
"Piena conoscenza del Figlio di Dio" Il secondo aspetto della vera maturità è l'unità della conoscenza del Figlio di Dio. Il cuore della vita cristiana è di conoscere veramente Gesù Cristo. La vera vita cristiana non è una dottrina, non è una religione, non è un servizio che uno rende; la vera vita cristiana consiste nel conoscere Gesù Cristo e di essere uniti a Lui Filippesi 3:7-14. La vera maturità cristiana consiste nel conoscere sempre di più Gesù Cristo, una conoscenza che avviene solamente quando riconosciamo e confessiamo i nostri peccati. Più uno conosce Gesù Cristo, più è unito con altri credenti che Lo conoscono davvero. Quindi la vera maturità consiste nell'unità della fede e nell'unità della conoscenza del figlio di Dio.
"All'altezza della statura perfetta di Cristo" il terzo aspetto della vera maturità è l'unità della fede, consiste nel crescere sempre di più in modo da diventare un uomo perfetto, secondo quella perfezione che è conforme alla misura della statura della pienezza di Cristo. In altre parole, la vera maturità consiste nell'assomigliare sempre più a Gesù Cristo. Chi conosce veramente Gesù Cristo, assomiglia sempre di più a Gesù Cristo. Infatti, Efesini 1:4 ci dichiara quale sarà il fine della salvezza, quando Dio avrà compiuto la Sua opera in tutti i credenti. Quando Dio completerà la Sua opera in noi, saremo santi ed irreprensibili davanti a Lui nell'amore e, perciò, saremo come Gesù Cristo. La maturità in sé non consiste in quanto uno conosce la Bibbia, non è quanto uno è impegnato nel servire il Signore, né dipende dai risultati apparenti che uno ha nel suo ministero, tutte cose certamente importanti, uno può essere molto impegnato nel servire il Signore per motivazioni sbagliate e non essere quindi un credente maturo, tutto ciò non serve a niente se non assomigliamo sempre più a Gesù Cristo.

-v.14- "Affinché non siamo più come bambini" Quando Dio ci salva, la nostra vita cristiana ha inizio e noi siamo come bambini nella fede. Come tali, non siamo maturi, non siamo in grado di proteggere noi stessi e siamo gravemente esposti a brusche cadute perché ci sono tanti pericoli, proprio come quelli elencati in questo verso. Per non cadere, abbiamo bisogno di crescere nell'assomigliare sempre di più a Cristo. Finché restiamo bambini nella fede, possiamo essere sballottati e trasportati lontani dalla Verità, da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per la loro astuzia, che usa insidie di errore per farci cadere.
"Venti di dottrina" Tanti uomini propongono falsi insegnamenti 2Pietro 2:1 Matteo 24:11 Atti 20:29-30 2Timoteo 4.3. Spesso, le dottrine sbagliate possono sembrare giuste perché si riesce a trovare qualche versetto che sembra confermarle e sostenerle, se non viene studiato insieme ad altri brani o esaminato correttamente nel contesto nel quale esso è collocato. Quindi, serve crescere anzitutto per non essere sballottati da ogni vento di dottrina.
"Frode degli uomini" Esiste anche la frode degli uomini, uomini che sviano le persone con motivazioni malvagie Tito 1:10. Un guadagno può essere economico, può essere un guadagno di potere o di una vita in cui uno cerca di essere importante o stimato dagli altri. Ci sono tanti guadagni disonesti che si possono cercare insegnando le cose di Dio. Certamente, Dio ci insegna che l'operaio è degno della sua paga ma non deve mai farlo per la paga.
"Astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore" Se non cresciamo, corriamo anche il pericolo di restare vittime dell'astuzia che mira a farci errare. Questo pericolo è connesso ai vari venti di dottrina che vengono pure usati dagli uomini che cercano di frodare spacciando, con grande astuzia, gli errori per verità. Spesso non è facile riconoscere l'errore come errore. Esso può assomigliare moltissimo alla Verità e, senza un attento esame ed un meticoloso confronto con la Verità, non verrà riconosciuto come tale (esempio i funghi).

-v.15- "Seguendo la verità nell'amore" Quindi, cresciamo per assomigliare di più a Gesù Cristo quando diciamo la Verità con Amore! La crescita in Cristo è fondata sulla Verità, questa è una verità assoluta perché biblica. Non possiamo crescere ad immagine di Cristo senza un solido e crescente fondamento nella Verità. Indubbiamente comprendiamo che la conoscenza intellettuale da sola non ci fa crescere. Si può conoscere la Verità senza camminare in Essa. Però, conoscere la Verità, insieme ad un cuore tenero e aperto, che ti porta a camminare in quella Verità, è fondamentale per crescere. Senza la Verità, i buoni propositi saranno sviati perché solo la Verità può proteggerci dagli errori,dalle dottrine sbagliate e dalla frode degli uomini. In
Atti 20:17-27 Paolo non solo aveva spiegato e insegnato le basi delle Verità di Dio a questi credenti, ma aveva spiegato loro tutto il consiglio di Dio, le Verità di Dio che riguardano ogni aspetto della vita. Quanta della Verità di Dio ci serve? Per crescere, non ci basta una parte della Verità di Dio, ci serve tutto il consiglio di Dio. Qual è la Verità che dobbiamo dire nell'Amore? La Verità è la Verità di Cristo! Gesù Cristo è la Verità! La Sua Parola è Verità. Dobbiamo sentire la Verità, giorno dopo giorno, ovvero, come credenti, dobbiamo riempire le nostre conversazioni con la Verità, la Verità di Dio. Le Verità servono per farci crescere, le Verità servono per farci restare nella via giusta, le Verità servono per proteggerci da tutti gli errori e gli inganni che ci sono, alcuni dei quali sono stati menzionati esaminando i versetti precedenti. Quindi abbiamo bisogno di essere cibati di una dieta ricca ed equilibrata delle Verità di Dio. Dove troviamo queste Verità? Chiaramente, esiste una fonte sola di Verità: la Parola di Dio Colossesi 3:16-17.
"nell'amore” Che cosa vuol dire “dire la Verità nell'Amore”? Per quanto è importante dire la Verità l'uno all'altro, è anche importante dire la Verità nell'Amore. La Verità non è un martello con il quale si percuote. La Verità non è qualcosa di cui vantarsi, né qualcosa con la quale si può vincere gli altri. Per quanto è importante dire la Verità l'uno all'altro, è anche importante dire la Verità nell'Amore. La Verità non è un martello con il quale si percuote. La Verità non è qualcosa di cui vantarsi, né qualcosa con la quale si può vincere gli altri. Dio vuole che diciamo sempre la Verità, ma che la diciamo nell'Amore, desiderando il bene della persona e la gloria di Dio. Quando dobbiamo annunciare il Vangelo a persone che si trovano sulla via della perdizione, dobbiamo avere un grande amore per loro e un grande desiderio che vengano salvati. Quando dobbiamo rimproverare o ammonire un credente che è caduto nel peccato, dobbiamo avere un profondo desiderio di vederlo di nuovo in piedi spiritualmente Matteo 18:15. Per quanto è pericoloso dire la Verità senza l'Amore, è anche un grave pericolo di cercare di amare senza la Verità. Infatti, non esiste vero Amore senza la Verità. Vedere qualcuno sbagliare e aiutarlo a riconoscere il suo sbaglio per poter tornare nella via della Verità è un atto di grande Amore Giacomo 5:19-20.
"Cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo" Quando diciamo la Verità nell'Amore, questo ci porta a crescere in ogni cosa verso Cristo, la vera crescita è sempre una crescita verso Cristo, una crescita in cui si assomiglia sempre di più a Gesù Cristo. Una crescita in cui uno conosce sempre di più della Verità ma non assomiglia di più a Cristo, non è una vera crescita. Una crescita in cui uno si impegna di più, magari con grandi sacrifici, ma non assomiglia di più a Gesù Cristo, non è una vera crescita. La vera crescita è una crescita in ogni cosa, in ogni campo della vita, in ogni aspetto del carattere, verso Gesù Cristo, Colui che è il Capo del corpo.

-v.16- "Da lui tutto il corpo ben collegato" La vita e la salute del corpo derivano totalmente dal capo. Non esiste alcun'altra fonte da cui attingere per questo fine. Quindi non esiste crescita se non siamo strettamente connessi, ovvero legati, al Capo, cioè a Gesù Cristo. Perciò, se nel nostro cammino cristiano siamo impegnati, se abbiamo una buona dottrina, se facciamo le cose giuste ma non siano ben connessi al Capo, non cresceremo! Un credente non può crescere e non può neanche sopravvivere, se non è ben connesso a Cristo.
"Ben connesso" In secondo luogo, tutto il corpo deve essere unito insieme. La forza vitale che riceviamo da Cristo, che è la fonte della nostra crescita, non arriva direttamente e individualmente ad ogni credente. Piuttosto essa arriva al tutto il corpo e passa attraverso i credenti, in modo che arriva a ciascuno tramite gli altri. Per questo tutti i membri del corpo devono essere ben uniti insieme. Cari fratelli e sorelle, dobbiamo capire che la crescita non è qualcosa che uno può cercare per conto proprio. La crescita arriva quando siamo ben connessi a Cristo e siamo ben uniti insieme. Ogni parte ha un ruolo diverso, di certo importante e, senza il contributo di ogni parte, qui chiamata giuntura, il corpo non cresce bene. Ogni membro del corpo è essenziale ed ha un compito importante. Quindi il corpo cresce mediante il contributo di ogni giuntura. Tu hai bisogno degli altri e gli altri hanno bisogno di te!
"Nella misura del vigore di ogni singola parte" Nel Greco, la parola vigore è la parola che vuol dire opera, efficienza e, nel Nuovo Testamento, viene usata solamente per indicare un potere sovrumano che opera. Quindi, la frase “il vigore di ogni singola parte”, potrebbe essere tradotta anche come: “nella misura dell'opera (o efficienza) della potenza di Dio all'opera in ogni singola parte”. In altre parole, la crescita dipende dal contributo di ogni membro, utilizzando l'opera che Dio compie tramite quel membro. Cristo provvede tutto ciò che serve per il corpo, ovvero, l'insieme di tutti i credenti, perché esso edifichi se stesso nell'Amore. Non esiste altro modo per il corpo di crescere, se non la via stabilita da Cristo, via che produce poi la crescita del corpo unito, nell'Amore.

Vers. 17-32 Spogliarsi del vecchio uomo e rivestirsi dell'uomo nuovo
Da questo versetto in avanti, il libro inizia ad approfondire il discorso di come si deve camminare in modo conforme alla nuova vita di un figlio di Dio, vivificato e riconciliato con Dio. Chi è stato salvato dalle tenebre non deve più vivere come prima. Da questo punto in avanti, l'Epistola agli Efesini ci parla del nuovo modo di vivere.

-v.17- "Dunque io dico e attesto nel Signore" In questo verso Paolo parla di quello che era il nostro cammino, prima che Dio ci salvasse. Quanto è importante ricordare quello che eravamo, per non vedere con orgoglio coloro che conducono ancora quel tipo di vita e per ricordare e tenere a mente quanto quella fosse una vita sbagliata e che conduceva alla morte. È da notare che Notate che quello che Paolo dichiara qui, lo attesta nell'autorità di Gesù Cristo, il Signore: è una dichiarazione molto importante e solenne. Non ubbidire a questo insegnamento è disubbidire a Gesù Cristo stesso. Qui Paolo ci esorta a non camminare più come eravamo soliti fare nella vecchia vita. In altre parole, non dobbiamo vivere più come in passato, non dobbiamo comportarci più come prima, non dobbiamo pensare nel modo che pensavamo prima. Questi versetti ci dichiarano che, senza Dio, i ragionamenti della mente umana sono vanità. In altre parole, per quanto possano sembrare saggi, per quanto gli uomini possano approvare gli uni gli altri nei loro ragionamenti, senza la luce di Dio, i pensieri più alti della mente dell'uomo sono vanità e non portano alcun vero frutto. Promettono tanto, sembrano grandiosi, ma non danno nulla di vero valore Romani 1:20-22.

-v.18- "Con l'intelligenza ottenebrata" È importante capire che gli uomini senza Dio sono ottenebrati, sono stolti senza rendersene conto. Vivono pensando di capire tante cose ma, in realtà, sono uomini ciechi, che non vedono la luce della Verità di Dio. Questa era anche la nostra triste condizione prima che Dio ci salvasse. Se una persona non si è veramente ravveduta e non ha creduto in Gesù Cristo come Salvatore e Signore, allora, agli occhi di Dio, la religione di quella persona non vale nulla perché sta credendo con l'intelligenza ottenebrata (i farisei) e non col cuore redento.

"Ignoranza e indurimento del cuore" Il versetto 18 dichiara che questa condizione terribile è dovuta all'ignoranza che è in loro e all'indurimento del loro cuore.In Romani 1:20-22, leggiamo che, pur avendo conosciuto Dio tramite la creazione, non Lo hanno però glorificato né Lo hanno ringraziato come Dio. Per questa ragione, per questo indurimento del loro cuore, sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore si è ottenebrato. Chi rifiuta la luce che Dio dà nella creazione, la rivelazione di Lui attraverso il creato, si trova ancora di più nelle tenebre, ovvero nell'ignoranza spirituale, a causa del suo cuore indurito. L'uomo rifiuta la luce, rifiuta il perdono, rifiuta la vera vita perché il suo cuore è duro, è indurito dal peccato.

-v.19- "Essi, avendo perduto ogni sentimento"
Questo indurimento di cuore che produce una vita estranea a Dio porta ad essere insensibili, porta a mancare quella coscienza spirituale che permette di evitare il peccato. Più passa il tempo che uno rifiuta la luce e più egli diventa insensibile. La parola “insensibile” vuol dire che non sente più dolore o vergogna. Infatti, vediamo nella società in cui viviamo che gli uomini peccano senza sentirsi aggravati da un senso di colpa o di vergogna. Peccano e poi dormono tranquilli. La loro coscienza è addormentata.
"Abbandonati alla dissolutezza" La parola “dissolutezza” vuol dire peccare senza freni. Non essendo sensibili alla realtà di Dio, non riconoscendo il giudizio, gli uomini si abbandonano alla dissolutezza, peccano come vogliono. Non hanno il freno del timore di Dio, non hanno il freno dello Spirito Santo in loro, non hanno il freno della promessa dell'eternità con Dio e il desiderio di vederLo glorificato durante la loro vita qui su questa terra. I loro traguardi sono qui, in questo mondo, in questa vita e, perciò, il peccato è visto come un modo o un mezzo per trovare qualche soddisfazione qui e adesso. Gli uomini scelgono tanti modi diversi di peccare, chi in una cosa e chi in un'altra. Però, senza Dio, tutti gli uomini scelgono il peccato e commettono ogni impurità con insaziabile bramosia. Questo non vuol dire che ogni singolo uomo commette ogni impurità, ma significa che l'insieme degli uomini senza Dio commette ogni tipo di impurità, ovvero, peccati di tutti tipi, come vediamo intorno a noi. Infatti vediamo peccati che riguardano la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Vediamo falsa religione, occultismo e ogni tipo di malvagità. Agli occhi di Dio, un Dio santo e puro, tutti i peccati sono forme di impurità. Perciò, gli uomini senza Dio, essendo diventati insensibili, non hanno più freni, commettono ogni tipo di peccato, ogni tipo di impurità con insaziabile bramosia, ovvero con grande desiderio. Gli uomini senza Dio vivono per i loro peccati.

-v.20- "Ma voi non è così" Non è così che avete conosciuto Cristo. Voi non siete più nelle tenebre, voi non siete più ignoranti di Dio, voi non siete più insensibili. Chi ha Cristo Gesù, è una nuova creatura, conosce la Verità, è stato liberato dalla vita di peccato. Cioè, se uno è un vero credente, vuol dire che Dio gli ha aperto il cuore per dare vero ascolto a Cristo e costui ha imparato da Cristo. Uno crede, uno vede la Verità perché Dio gli apre il cuore! Atti 16:14 Luca 24:45 2Corinzi 4:6.

-v.21- "Se pure gli avete dato ascolto" Come dichiara il v.21, chi dà ascolto a Cristo Gesù viene ammaestrato in Lui; in altre parole, Dio fa sì che la persona venga ammaestrata nella Verità che riguarda Gesù Cristo e la salvezza per mezzo di Lui. Quando non c'è questo, non c'è ancora la vera salvezza. Il credente non può dire io ho ascoltato tutto il consiglio della parola di Dio e nella pratica non esserci nessun principio di rinnovamento.

-v.22- "Avete imparato" se c'è qualcuno che ci ha insegnato, il risultato è che se siamo stati attenti abbiamo imparato l'insegnamento impartitoci. Qual è l'insegnamento? Dio insegna al credente a spogliarsi dell'uomo vecchio, cioè ad abbandonare la condotta di prima. L'uomo vecchio aveva un comportamento incentrato sul peccato. Chi è in Cristo Gesù, chi è salvato, non deve più vivere così. Deve piuttosto vivere e camminare in novità di vita.
"Che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici" L'uomo vecchio si corrompe seguendo le passioni ingannatrici o come traduce il Diodati per mezzo delle concupiscenze della seduzione. La vita di peccato è una vita in cui uno si autodistrugge, si corrompe, cammina nella via che porta alla perdizione eterna. Un tale uomo segue la sua concupiscenza, che lo seduce, lo inganna. La nostra concupiscenza è così, ci promette tante cose, attirandoci verso il peccato, dicendoci che non ci farà del male ma, piuttosto, del bene. Però tutto ciò è una amara menzogna. Il peccato non ci fa mai alcun vero bene, non può mai veramente soddisfarci, nonostante le sue grandi promesse. Prima che Cristo ci salvasse, tutti noi seguivamo la nostra propria concupiscenza ed essa ci portava verso la rovina eterna. Consideriamo il termine: la concupiscenza della seduzione. Sarebbe facile pensare che si tratti principalmente dei peccati più visibili, come la fornicazione, l'ubriachezza e altri peccati palesi della carne. E, certamente, questi peccati sono una forma di concupiscenza. Però, ci sono altri peccati che potrebbero sembrare meno gravi e che, in realtà, possono sedurci anche molto di più. Per esempio, c'è il peccato dell'ambizione, il desiderio di farsi grande, il desiderio del successo, il desiderio di credersi importante o bravo. In fin dei conti, in modo subdolo, questo è un desiderio di voler ricevere gloria anziché darla al solo che ne è degno e a cui appartiene, cioè a Dio. Questa è una forma di concupiscenza che seduce notevolmente. Infatti, tutto quello che riguarda la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, è una concupiscenza che seduce e promette di darci cose buone quando, in realtà, ci porta solo del male. Per esempio, la concupiscenza degli occhi, il vedere e il volere, è tanto diffusa nella nostra società ed è vista come una cosa normale e buona. Quanto facilmente uno cade nell'inganno di cercare soddisfazione nelle cose! Questo peccato inganna facilmente, diventa idolatria e ci allontana da Dio, l'Unico che può soddisfare il nostro cuore. Pensiamo poi alla superbia della vita. Facilmente uno pensa molto a se stesso. Nella propria mente, l'essere umano vuole vedersi grande o bravo o bello o intelligente o furbo o in gamba. Il punto importante di questo discorso è che la persona cerca la sua soddisfazione, almeno parzialmente, in come vede se stessa e, delle volte, in come gli altri la vedono. Questo è quello che spinge certi uomini ad andare in palestra cercando non tanto di stare meglio in salute quanto di modellare il proprio corpo in modo da renderlo più seducente secondo i modelli che la società ed i mass-media propongono costantemente. Questo è, in ugual misura, quello che spinge tantissime donne a voler sembrare più giovani di quello che sono e a dare molta importanza all'apparenza fisica e alla bellezza. Questo è quello che spinge numerosissime persone a volere un certo tipo di macchina o a volersi vestire in un certo modo o a desiderare una certa casa. Queste persone stanno pensando eccessivamente a loro stesse e finiscono così per trascurare la cosa più importante, cioè il loro rapporto con Dio. La superbia della vita spinge l'uomo a vedersi importante o bravo o bello o forte o qualcosa di simile che lo faccia emergere e lo distingua dalla massa. E, in questo modo, anziché avere il cuore interamente fissato sulla gloria di Dio, nella sua mente l'uomo si innalza, delle volte su un piedistallo piccolo, delle volte su un piedistallo grande, ma si innalza, anziché abbassarsi davanti alla gloria di Dio. Dobbiamo spogliarci di quella vecchia vita, di quel vecchio uomo, di quel vecchio modo di pensare e di vivere, per essere rinnovati nello spirito della nostra mente.

-v.23- "Rinnovati nello spirito della vostra mente" La vita di un vero cristiano è una vita in cui lo spirito della mente viene rinnovato. Viene rinnovato secondo la Verità di Dio, è rinnovato dal vecchio modo di pensare ad un nuovo modo di pensare. È rinnovato sostituendo i ragionamenti ingannevoli e seduttrici con la Verità. La Bibbia parla spesso di questo rinnovamento della mente Romani 12:1-2 Colossesi 3:10 Romani 8:6 1Pietro 1:13.

-v.24- "E a rivestire l'uomo nuovo" È importante comprendere che essere rivestiti dell'uomo nuovo è un frutto dell'essere rinnovati nello spirito della nostra mente. Non c'è altro modo per essere rivestiti dell'uomo nuovo, se non solamente quello di essere rinnovati nella nostra mente. Questo riguarda il modo in cui vediamo la vita, noi stessi, il divertimento, gli altri, i soldi, il lavoro e ogni altro aspetto della vita. Dobbiamo rinnovare il modo di pensare e di ragionare in ogni campo della vita, secondo le Verità di Dio!
Un vero credente non può e non deve vivere più come nella vecchia vita. Non deve vedere più la vita come la vedeva prima. Ora, in Cristo, essendo stato illuminato, un credente deve vedere tutto alla luce della Verità di Dio. E così, essendo rinnovato nello spirito della mente, egli sarà rivestito dell'uomo nuovo. Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo in tutto, riempiendo la nostra mente con le Verità di Dio, anziché con i ragionamenti dell'uomo naturale. Solo allora saremo rivestiti dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella Giustizia e nella Santità della Verità.

-v.25- "Bandita la menzogna" A questo punto del brano, iniziando dal v.25, si passa dal principio all'applicazione. In questi versetti e quelli se seguono, Dio ci dà dei comandamenti specifici di come spogliarci del vecchio uomo e vestirsi del nuovo uomo. Dobbiamo mettere da parte ogni menzogna e, piuttosto, parlare con verità! La frase "Bandita la menzogna" o come traduce il Diodati “mettere da parte la menzogna” è la stessa parola in greco che troviamo nel v.22 tradotta come “spogliarvi”. Una parte dello spogliarci del vecchio uomo consiste nello spogliarci di ogni forma di menzogna. Per camminare come veri credenti, dobbiamo togliere ogni forma di menzogna dalla nostra vita e dire sempre la verità. A chi dobbiamo dire la verità? Al prossimo. Chi è il nostro prossimo? Gesù usa la stessa parola nella parabola del buon samaritano in Luca 10, nella quale è chiaro che il prossimo è qualsiasi persona con cui abbiamo a che fare. Perciò questo comandamento riguarda i nostri rapporti con tutte le persone che incontriamo nella nostra vita. Dobbiamo dire la verità a tutti. Dobbiamo parlare con verità perché il nostro Signore, Gesù Cristo, parla con verità, anzi, ancor di più, Egli è la Verità. Ricordiamoci che la menzogna è contraria alla verità, la menzogna è contraria a Dio ed è il contrario della giustizia.
"perché siamo membra gli uni degli altri" perché siamo chiamati a dire sempre la verità? Perché siamo membra gli uni degli altri. A livello umano, siamo tutti discendenti di Adamo. In quel senso, siamo tutti creature di Dio. Poi, fra noi che siamo stati salvati, siamo tutti figli di Dio, membri dello stesso corpo.

-v.26- "Adiratevi e non peccate" Questo comandamento viene dal Salmo 4:4. Ognuno di noi conosce, per esperienza, che cos'è l'ira: è un'agitazione della propria mente che può colpirci quando si percepisce un vero o un presunto pericolo, una ferita o un'offesa. Spesso è accompagnata dal desiderio di vendetta anche se la vendetta in sé non è necessariamente una parte dell'ira. L'ira può essere giusta, così come può essere un peccato. In quali casi è giusta l'ira?
L'ira può essere giusta quando è per una motivazione giusta e quando è vissuta secondo i principi di Dio. L'ira è giusta quando è per la gloria di Dio e per il bene degli altri, senza interessi personali Giovanni 2:13-17. La giusta ira non è il risultato di un'offesa contro la nostra persona stessa ma, piuttosto, fa parte di un desiderio di difendere l'onore di Dio e del Suo popolo. Anche in questi casi è importante che quell'ira non vada oltre i limiti stabiliti. Per esempio, essa non deve mai portarci a cercare vendetta. Per esempio, nell'Epistola di Giuda, leggiamo la dichiarazione dell'angelo Michele contro Satana Giuda 1:8-9. La vendetta appartiene a Dio solo Ebrei 10:30.
L'ira può essere un peccato quando è una reazione a qualche offesa personale o a qualcosa che non è veramente grave, oppure quando va oltre quello che è giusto e ci porta ad esagerare nel modo in cui reagiamo oppure ancora quando abbiamo peccato in qualcosa e, invece di adirarci contro noi stessi e il nostro peccato, ci arrabbiamo contro le circostanze o contro qualcun altro, per esempio, contro chi ci parla del nostro peccato. Ci sono tanti altri casi in cui la nostra ira è peccato. Per esempio, se qualcuno fa qualcosa contro di te e tu ti arrabbi, quella è un'ira peccaminosa, dovuta al tuo orgoglio. Quando ti arrabbi per qualcosa che non è di vera importanza eterna, stai peccando. La reazione all'ira non deve andare oltre i principi stabiliti da Dio. Quindi, perdere il controllo, parlare con cattiveria, disprezzare e cose simili sono tutte evidenze che la tua ira è arrivata al punto da partorire peccato. In quei rari casi in cui l'ira è giusta, si può comunque cadere nel peccato se si serba l'ira nel proprio cuore per troppo tempo "il sole non tramonti sopra la vostra ira". Un'ira che si porta avanti giorno dopo giorno è peccato e diventa come un tumore nell'anima. Contamina il cuore e fa molto male.

-v.27- "E non fate posto al diavolo" Quando noi abbiamo il peccato dell'ira nella nostra vita, stiamo lasciando la possibilità al diavolo di farci tanto male con conseguente alquanto disastrose. Il nostro peccato non confessato è come una porta aperta che permette a Satana accesso alla nostra vita per farci del male. Solamente quando camminiamo in santità e in novità di vita siamo al sicuro. Quindi, applicando questo al discorso dell'ira, ogniqualvolta abbiamo un'ira sbagliata, un'ira che è peccato, stiamo dando luogo a Satana. È per tale ragione che, in questo versetto, Dio ci comanda di non peccare quando ci adiriamo e di non lasciare agire una giusta ira oltre il giorno in cui essa è maturata nella nostra vita. Vivendo così non daremo luogo al diavolo.

-v.28- "Chi rubava non rubi più" Questo versetto parla del dare anziché rubare. Questo comprende ogni forma di rubare. Anzitutto, comprende ovviamente quel rubare che è anche riconosciuto come tale dalla società ed è punibile secondo la legge dello Stato. Ma comprende anche altre forme di rubare che sono più o meno accettate dalla società. Per esempio, non pagare tutte le tasse è un modo di rubare. Non lavorare con costanza è rubare al proprio datore di lavoro perché egli paga il suo dipendente anche nel tempo in cui non sta veramente lavorando. Similmente, un datore di lavoro che non paga ai suoi dipendenti una giusta cifra, oppure non paga al giorno stabilito, sta rubando. Un cliente che non paga per un servizio o un prodotto sta rubando. Uno che vende un prodotto che è meno buono di quanto egli aveva fatto sembrare sta rubando. Come vedete, possiamo rubare in tanti modi diversi. Chi è un figlio di Dio deve smettere di rubare. Non deve rubare in alcun modo. Come nuove creature, dobbiamo rinunciare ad ogni forma di rubare, sia a quelle che la società condanna, sia a quelle che la società accetta. Un credente non deve rubare più. Bisogna non solo togliere il vecchio, ma mettere il nuovo al suo posto. In questo caso, bisogna non solo rigettare ogni forma di furto, ma mettere il nuovo al suo posto. Al posto di rubare dobbiamo rivestirci della pratica del vivere in modo tale da poter aiutare chi è nel bisogno. In altre parole, dobbiamo lavorare, affaticandoci, per poter avere abbastanza per i nostri bisogni e anche di più, in modo cioè da poter dare a chi è nel bisogno.
"Ma si affatichi" Il versetto dichiara che bisogna affaticarsi. In Genesi 3, dopo che Adamo ed Eva avevano peccato, Dio dichiarò ad Adamo che avrebbe mangiato col sudore del suo volto. Nel piano di Dio, il lavoro richiede fatica. Uno sceglie di rubare per avere di più senza doversi affaticare. Ma camminare con Dio vuol dire essere pronto ad affaticarsi, non solo il minimo possibile, ma anche più del necessario, in modo da guadagnare più del necessario, per poter dare a chi è nel bisogno. Questo è indice di una vera trasformazione del proprio cuore. Prima si cercava di evitare le fatiche, ora, per amore del prossimo, ci si affatica più del necessario!
"Onestamente con le proprie mani" È importante che un credente faccia solamente lavori che possono essere considerati buone opere secondo il metro di Dio. La maggior parte dei lavori sono onesti. Tuttavia ci sono lavori in campi che promuovono il peccato oppure sono peccati in sé. Per esempio, ci sono lavori in certi settori o ambienti che sono pieni di peccato, come, per esempio, varie forme di divertimento che implicano immoralità o l'essere disonesti. Un credente non dovrebbe lavorare in quei settori. Se un lavoro è fatto per promuovere l'orgoglio, esso non rappresenta una buona opera ed è quindi da rigettare. uno degli scopi principali per cui dobbiamo affaticarci è per poter avere di che aiutare coloro che stanno nel bisogno. Nel mondo ci sarà sempre chi è nel bisogno, il fatto che ci affatichiamo per aiutare quelle persone ci aiuta a capire se abbiamo veramente l'amore di Dio in noi. Impegniamoci a vivere in novità di vita. Questo non è facile perché vuol dire rinunciare alla carne. Vuol dire andare contro corrente. Però, questa è la via di un vero credente.

-v.29- "Nessuna cattiva parola …" o come traduce il Diodati " parola malvagia ". Anche qui Dio ci comanda di togliere il vecchio e sostituirlo con il nuovo! La parola qui tradotta come “cattiva o malvagia” è una parola che vuol dire marcio, putrefatto ed anche corrotto da qualcuno e non più adatto per essere usato, logorato. Vuol dire anche di qualità povera, pessimo, disadatto per uso, indegno. Troviamo la stessa parola tradotta come “quello non buono” in Matteo 13:48, che racconta dei pescatori che tirano a riva la rete piena di pesci e dividono quelli buoni da quelli non buoni Matteo 13:48. Capendo questo, possiamo capire che le parole malvagie sono parole non buone, parole che non portano alcun bene, parole che non servono, parole che non glorificano Dio e non edificano gli altri. Capendo la definizione della parole qui tradotta come “malvagie”, possiamo capire che si tratta non solo di parole malvagie secondo il metro comune, ma anche di parole che non servono Matteo 12:36. Questo non vuol dire che bisogna parlare solamente delle cose di Dio. Si possono certamente affrontare altri discorsi che glorificano Dio ed edificano gli altri. Possiamo parlare di tante cose, però, sia il contenuto che il modo di parlare dovrebbe portare gloria a Dio. Invece, qualunque parlare che è spinto dall'orgoglio o dall'egoismo o che tratta un discorso che non è puro o che parla del peccato in modo da non condannarlo, rappresenta un parlare con parole malvagie, parole corrotte, parole che non servono, parole cattive.
"Ma se ne avete qualcuna buona" Prima di tutto, dobbiamo imparare a usare parole buone. La parola greca tradotta come “buona” è “agathos”, la quale rappresenta una parola molto ricca che vuol dire buono e che indica qualcosa di buona costituzione o natura, qualcosa di utile, salutare, una cosa eccellente, distinta. Quindi, le parole che dobbiamo dire, anziché essere malvagie, devono essere buone, devono essere utili, devono portare del bene. Il versetto continua e dichiara che le parole che diciamo, oltre ad essere buone, devono portare all'edificazione. Cosa vuol dire edificare? Edificare vuol dire fortificare, rendere più stabile e nel, contesto cristiano, aiutare a diventare di più come Gesù Cristo. Le nostre parole dovrebbero fare questo nella vita delle persone con cui parliamo. Le nostre parole dovrebbero sempre aiutare chi ci ascolta a vivere di più alla gloria di Dio. In tal senso, le nostre parole dovrebbero aiutare le persone a riconoscere e ad abbandonare i loro peccati per permettere loro di vedere di più di quanto già fanno che Gesù Cristo è il vero tesoro.
"Secondo il bisogno" Cosa vuol dire pronunciare parole che edificano secondo il bisogno? Una parola da noi detta può essere in assoluto una parola buona, una parola che edifica, ma quello che scegliamo per pronunciarla potrebbe essere il momento sbagliato per farlo. È anche per questa ragione che abbiamo molto bisogno della guida e del discernimento che provengono solo dallo Spirito Santo.
"ditela, affinché conferisca grazia" Le nostre parole possono essere degli strumenti, dei veicoli, dei mezzi che portano la grazia di Dio ad altre persone. Che grande privilegio è questo! Noi possiamo portare la grazia di Dio agli altri tramite le nostre parole. Quando consideriamo il fatto che eravamo nemici di Dio, morti nei nostri peccati, e che ora possiamo portare la Sua grazia ad altri, non possiamo non meditare di quale immenso privilegio godiamo adesso!

-v.30- "Non rattristate lo Spirito Santo" o come traduce il Diodati "non contristate … ".Possiamo tenere segrete certe cose agli altri, ma nulla è segreto allo Spirito Santo. Perciò, ogni nostro peccato rattrista lo Spirito Santo che è in noi perché Egli è presente ogni volta che pecchiamo. Ogni nostro peccato, in pensieri, azioni e parole, è commesso in presenza dello Spirito Santo. Per capire quanto è terribile contristare lo Spirito Santo, dobbiamo capire meglio quanto siamo preziosi per Lui e quanto Egli ci ama, infatti, in Efesini 3, Paolo pregò che possiamo conoscere di più l'amore di Dio che supera la conoscenza.. Dobbiamo considerare di più quanto grande è il Suo amore per noi. È proprio a causa del Suo grande amore per noi che i nostri peccati Lo rattristano. Se siamo veramente salvati, dentro di noi, abbiamo un forte desiderio di dare piacere e gioia a Dio, anziché rattristarLo. Noi amiamo Dio, perché Dio ha amato noi per primo.
"Siete stati suggellati" Iniziamo considerando la verità che siamo stati suggellati con lo Spirito Santo, se siamo veramente salvati. Per capire il significato di questa verità, è necessario capire che, nel mondo antico, un proprietario metteva il suo sigillo personale, il suo marchio, su quello che possedeva e che era importante per lui. Con il sigillo, egli rendeva assolutamente chiaro che quell'oggetto apparteneva a lui e a lui solo. Nel momento in cui Dio Padre ci salva, Egli mette lo Spirito Santo in noi, come sigillo. Perciò, il fatto che noi siamo stati suggellati con lo Spirito Santo di Dio vuol dire che Dio ci considera preziosi, vuol dire che siamo i suoi. Se leggiamo in Atti 20:28 e 1Pietro 2:9 comprendiamo che lo Spirito Santo in noi è il modo in cui Dio dimostra che noi siamo i Suoi, che Egli ci ha acquistato a caro prezzo.
"La caparra" Quando Dio dona lo Spirito Santo ad una persona, al momento della salvezza, lo Spirito diventa il sigillo ed è anche la caparra della piena redenzione di quel credente. In altre parole, lo Spirito Santo è la garanzia che Dio porterà a compimento l'opera della salvezza che ha iniziato in noi Efesini 1:12-14. Il fatto che siamo stati sigillati con lo Spirito Santo, che è la caparra della piena redenzione, vuol dire che ogni vero credente ha lo Spirito Santo in sé. Chi non ha lo Spirito Santo, non è ancora salvato. Uno ha lo Spirito Santo dal momento della sua personale salvezza. Tenete a mente che essere sigillato con lo Spirito Santo e avere lo Spirito Santo non è la stessa cosa di essere ripieni dello Spirito Santo. Paolo parla della pienezza dello Spirito in Efesini 5. Ogni credente è sigillato con lo Spirito Santo ed ha lo Spirito Santo, ma non sempre siamo ripieni dello Spirito Santo. Dio volendo, vedremo di più riguardo a questo argomento quando arriveremo a commentare Efesini 5.
"Il Giorno della Redenzione" Che cos'è questo giorno della redenzione? È il giorno che ogni vero credente dovrebbe desiderare profondamente! È quel giorno quando saremo liberati dalla nostra carne, saremo liberati da ogni tristezza e afflizione, da ogni disprezzo e persecuzione da parte degli uomini. In quel giorno saremo liberati da ogni tentazione da parte di Satana, da parte del mondo e dalla nostra stessa carne. Quando consideriamo quello che sarà il giorno della redenzione, riconosciamo che non c'è nulla in questa vita e in questo mondo che è minimamente paragonabile a quel giorno. E noi siamo stati sigillati con lo Spirito Santo per quel giorno. Ecco perché è giusto per ogni vero credente desiderare ardentemente il giorno della redenzione. Ecco perché la Bibbia parla di amare l'apparizione di Gesù Cristo, che è il nostro Redentore. Il giorno della redenzione è il giorno in cui saremo uniti con Gesù Cristo! Per chi non è sigillato con lo Spirito Santo, il giorno della redenzione sarà un giorno di giudizio, l'inizio di un'eternità di tormento, sarà un giorno in cui ogni speranza cadrà per sempre.

-v.31- "Via da voi ogni …" Il brano inizia dichiarando: “sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, clamore e maldicenza.” Notate specificamente la parola ogni. Chi cammina in Cristo non deve lasciare spazio nella sua vita per alcuna di queste cose. Non basta togliere la maggioranza di queste cose, bisogna togliere completamente ogni forma di questi atteggiamenti e comportamenti.
"Amarezza" In sé, l'amarezza non è un comportamento, piuttosto è qualcosa che è nascosta nel cuore. L'amarezza è un veleno che sta nel cuore e che produce cattivi frutti nella nostra vita. L' amarezza ci coglie quando fissiamo i nostri pensieri sugli aspetti negativi di qualcuno o qualcosa. Ogni persona ha aspetti negativi ed avere amarezza verso qualcuno vuol dire scegliere di pensare agli aspetti negativi di quella persona o del nostro rapporto con lei, magari a causa di un torto o di una delusione subita. Pertanto, anziché fissare i nostri pensieri sulle cose per cui possiamo ringraziare Dio riguardo ad un'altra persona, finiamo per convogliarli su quello che di negativo vediamo in lei. Questo avviene talvolta in conseguenza di qualche episodio che, come si è soliti dire, ci ha amareggiati o delusi. Spesso finiamo così per tenere nascosti dentro al cuore i motivi che ci hanno amareggiati, anziché magari discuterli con l'altra persona per chiarire ogni cosa con lei alla luce del sole e rimuovere dal nostro cuore, con l'aiuto di Dio, ogni radice di questo veleno mortale che è l'amarezza. L'amarezza è dunque un veleno che porta ad avere un cuore in cui regnano le tenebre anziché la luce Ebrei 12:14-15.
"Cruccio" Il cruccio è l'ira del cuore esternata nelle azioni e nelle parole. Il cruccio è fare e dire cose cattive e porta ad accendersi contro l'altra persona. L'amarezza e l'ira che sono e restano nel cuore producono il cruccio. Il cruccio è un grave peccato, un peccato da confessare ed abbandonare completamente.
"Ira " L'essere irati è soprattutto un atteggiamento del cuore. Spesso l'ira produce azioni o parole cattive, ma la parola qui usata riguarda più un atteggiamento del cuore. Avere ira è il contrario di perdonarsi gli uni gli altri. È facile avere ira nel cuore, ma non è per questo che essa rappresenta un peccato di minor peso. Se tu hai ricevuto il perdono in Gesù Cristo, devi riconoscere la tua ira come peccato e confessarlo in modo da esserne perdonato e purificato.
"Clamore" Oltre all'amarezza, l'ira e il cruccio, dobbiamo anche togliere dalla nostra vita ogni clamore. La parola qui tradotta come clamore ha a che fare con il gridare, con l'alzare la voce, col parlare con cattiveria, cercare di ferire con le parole, disprezzare con le parole. È quello che spesso si fa durante un litigio. È un modo di parlare guidato dalla carne, cioè dalla cattiveria nel cuore. Questo è un grave peccato, un peccato che non deve avere spazio nella vita di un vero credente. Dobbiamo parlare in un modo che conferisce grazia, anziché recare danno e ferire.
"parola offensiva" o come traduce il Diodati maldicenza. La parola greca tradotta qui come maldicenza è blasfemia. Essa descrive un modo di parlare in cui si cerca di danneggiare o il nome o la reputazione di un altro. Mentre il clamore è un parlare in modo cattivo VERSO qualcuno, la maldicenza è parlare male DÌ qualcuno. Quando non siamo d'accordo con qualcuno, è facile gettare parole di maldicenza per cercare di spuntarla su di lui! Allontaniamo da noi ogni genere di maldicenza! La maldicenza è il frutto di una forma, anche nascosta, di odio e porta a dire male di una data persona. Essa rappresenta un tentativo di fare del male con le parole e deriva da un cuore malvagio, ragion per cui non deve esistere nella vita di un vero credente. Parlare male di qualcuno, criticare qualcuno, lamentarsi di qualcuno o tacere quando si potrebbe dire qualcosa di buono per contraddire qualcosa di falso è maldicenza. Se noi non controlliamo la nostra lingua, se siamo maldicenti, stiamo camminando nelle tenebre. In questo caso, non importa quante belle parole diciamo di Dio, non importa quanto siamo impegnati con le opere buone; se parliamo con maldicenza abbiamo le tenebre nel cuore e non la luce. Abbiamo bisogno di confessare questo grave peccato per essere perdonati e purificati, in modo che possiamo rivestirci dell'uomo nuovo.
"ogni sorta di cattiveria" o come traduce il Diodati "con ogni malizia". Arriviamo ora all'ultimo dei peccati che figurano in questo elenco e che dobbiamo togliere dalla nostra vita, vale a dire la malizia. La malizia è la radice di tutti gli altri peccati fin qui elencati. Essa è legata all'odio e ad un cuore predisposto a pensare il male anziché il bene. Essa consiste nel nutrire nel proprio cuore della cattiveria contro qualcuno. La malizia è qualcosa di terribile perché può rimanere nascosta nel cuore per molto tempo finché non viene fuori attraverso qualche comportamento peccaminoso, spesso con poco preavviso. Però, anche mentre è ancora nascosta nel cuore, contamina terribilmente la persona e fa sì che quella persona contamini altri. Chi è un vero figlio di Dio ha bisogno di riconoscere e confessare ogni malizia che si cela nel suo cuore. Anche se è invisibile agli uomini, essa è visibile a Dio ed è da confessare.

-v.32- "Siate invece" In questo versetto Dio ci dà un elenco delle qualità da mettere al posto dei peccati che abbiamo appena discusso e che vanno rimossi totalmente.
"Benevoli" La parola qui tradotta con benigni è “crhstÒj” (chrêstos),la quale rappresenta un aggettivo che vuol dire virtuoso, buono, mite, piacevole ed è il contrario di aspro, duro o amaro. Perciò essa ha a che fare con il cuore ed il carattere di una persona. Dunque, l'essere benigno riguarda una disposizione del cuore nei confronto degli altri. È un cuore che ama gli altri, un cuore che vuole il loro bene e che trova gioia negli altri! È un cuore pronto ad impegnarsi per essere una benedizione per gli altri ed è un cuore che è pieno di bontà verso gli altri, gentile e dolce nei loro confronti 1Pietro 3:8 Filippesi 2:1-5. Dio ci comanda di essere benevoli così come Egli è benevolo verso di noi.
"Misericordiosi" La parola misericordiosi traduce qui il termine “eusplagchnos” (cuore tenero, un buon cuore) che NON è la parola solita che viene tradotta come misericordia. Piuttosto questa parola descrive un cuore tenero, un cuore molto legato agli altri, un cuore che soffre quando gli altri soffrono e che gioisce quando gli altri gioiscono. È questo un cuore pieno di bontà verso gli altri. Non è solo il nostro comportamento che è importante, ma molto di più lo è lo stato del nostro cuore che è poi quello che stimola e produce un comportamento giusto. È possibile avere un comportamento giusto che viene però da un cuore pieno di peccato. Ciò che Dio ci comanda è di avere un cuore buono. Notate che dobbiamo essere misericordiosi gli uni verso gli altri, ovvero dobbiamo esserlo verso tutti e non solo verso coloro con i quali andiamo d'accordo Luca 6:32-35. Facilmente vogliamo bene a quelli che vogliono bene a noi, ma anche i peccatori fanno così. Dio ci comanda di avere misericordia, ovvero bontà verso tutti indistintamente, anche verso coloro che ci hanno fatto del male peccando contro di noi.
"perdonandovi a vicenda" Dobbiamo perdonare, perdonare come Dio perdona noi in Cristo Gesù! Dobbiamo perdonare perché noi siamo stati perdonati da Dio. Dobbiamo capire che perdonare non è qualcosa di facoltativo ma rappresenta una parte fondamentale della vita di un vero credente Matteo 6:14-15. Visto che dobbiamo perdonare, perché ci è così difficile in certi casi farlo? Qual è la chiave che ci permetterà di perdonare in quei casi in cui ci sembra impossibile? Un vero credente è pronto a perdonare gli altri, perché è ben cosciente del prezioso dono del perdono che egli stesso riceve da Dio! Dobbiamo ricordare quanto siamo già stati perdonati e che continuiamo ad essere perdonati. In questo modo possiamo perdonare gli altri. Un vero credente deve perdonare gli altri, ricordando il suo perdono, Marco 11:25 Colossesi 3:13 Matteo 18:21-35. Il perdono che noi abbiamo ricevuto è molto più costoso del perdono che dobbiamo dare. Meditando su questo, possiamo perdonare e lasciare la vendetta a Dio.
 

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