venerdì 28 ottobre 2011

SAZIATO DALLE BRICIOLE...


Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.
Matteo 5:6

Nel racconto della vita di John Williams, mis­sionario nelle isole dei mari del Sud, troviamo una storia singolare.
In un villaggio in cui era da poco arrivato il missionario, viveva un uomo gravemente menomato; riusciva a spostarsi soltanto sulle ginocchia perché una grave malattia gli aveva
paralizzato mani e piedi. Era lontano dalla sta­zione missionaria e non aveva mai potuto andarci, eppure era un credente felice.
Un giorno Williams, mentre attraversava il vil­laggio, vide quell'uomo trascinarsi fino a lui, e lo sentì dire, tutto gioioso: "Sii benvenuto, ser­vitore di Dio, tu che hai portato la luce in que­sto paese oscuro! Noi ti dobbiamo la parola della riconciliazione!" Parlandogli, il missiona­rio notò che l'uomo conosceva bene le dottri­ne essenziali dell'Evangelo, e che Gesù Cristo era il suo Salvatore. Gli chiese dove aveva imparato tutto questo. L'invalido rispose: "Ma da te! Nessun altro mi ha portato la buona notizia della salvezza!"
Williams non ricordava di averlo incontrato alla stazione missionaria. L'uomo allora gli spiegò il suo segreto: "Quando la gente torna­va dalla predicazione, mi trascinavo fin sulla strada e chiedevo a tutti di raccontarmi quello che avevano ascoltato. Uno ricordava una cosa, un altro un'altra. Poi, io ho raccolto tutte quelle briciole cadute dalla tavola di Dío, e così ho trovato la salvezza e la pace nel Signore Gesù".
"Appena ho trovato le tue parole, io le ho divo­rate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore" (Geremia 15:16).

La certezza del perdono


Ci possono essere alcuni peccati dei quali un uomo non può nemmeno parlare, ma non c'è peccato che il sangue di Gesù Cristo non possa perdonare. 
                                      H. Spurgeon

CHE COS'È CHE TI SPINGE A CREDERE?

(Dio dice:) "Io sono l'alfa e l'o­mega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuita­mente della fonte dell'acqua della vita". Apocalisse 21:6

"Che cos'è che ti spinge a credere?" mi chiese un'amica. Vi confesso che non mi ero mai posta questa domanda. Per me la fede non è un'opzione, o una scelta da fare in mezzo a tante, ma è una relazione con Colui che è il fondamento della mia vita. Io credo perché Dio esiste e si è rivelato.
La fede è legata alla libertà, alla responsabilità e alla dignità dell'uomo. Nessuno è obbligato a credere. Credere o non credere in Dio è un fatto personale, ma che condiziona il nostro futuro eterno.
Che cosa mi spinge a credere? Senza Dio la mia vita sarebbe assurda. Nonostante la soddisfa­zione passeggera che può derivare dalle mie azioni, sono obbligata a riconoscere che subi­to dopo sarei di nuovo invasa da un senso di inutilità, se non avessi la fede e la speranza in "un'ancora dell'anima, sicura e ferma" (Ebrei 6:19).
Poiché credo in Dio, riconosco che il senso della vita si trova solo in Lui; né io, né gli altri, né la società sono sufficienti a questo scopo. "Se possiamo udirle, tutte le cose dicono: Non siamo noi che ci siamo creati, ma colui che dimora in eterno" (Sant'Agostino).
Poiché ho creduto in Gesù, "so in chi ho cre­duto", come diceva l'apostolo Paolo (2 Timo­teo 1:12), e so che sono "passata dalla morte alla vita" (Giovanni 5:24). Dio non ci obbliga, ma ci invita a farlo, perché rifiutare di credergli significa disubbidirgli ed esporsi inevitabil­mente al suo giudizio.

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LA MINIERA ALLAGATA

Da questo abbiamo cono­sciuto l'amore: egli (Gesù) ha dato la sua vita per noi. 1 Giovanni 3:16

Renato si distingueva dai suoi compagni mina­tori per il suo comportamento e per il suo modo di parlare. Ma loro lo consideravano un debole e lo schernivano. "Lascia perdere la tua religione, è roba da femminucce", gli ripeteva­no continuamente.
Il giorno dell'incidente Renato stava lavorando in fondo al pozzo dell'ascensore, quando un rumore di acqua, sempre più forte, gli fece capire la gravità della situazione: la miniera si stava riempiendo d'acqua. Egli poteva ritorna­re in superficie ma avrebbe lasciato morire i suoi compagni che non erano pronti ad incon­trare Dio! Lì vicino c'era un giovane minatore; Renato lo spinse nell'ascensore dicendogli: "Va' presto a dire che andiamo a rifugiarci in fondo alla galleria di destra". Poi corse a rag­giungere gli altri compagni di lavoro e li avver­tì del pericolo imminente invitandoli a seguir­lo con i loro picconi. Tutti insieme scavarono una stanza sopraelevata dove si rifugiarono in attesa dei soccorsi.
Soltanto cinque giorni più tardi vennero rag­giunti dai soccorritori e portati in salvo. Molti di loro furono toccati dall'atteggiamento del giovane credente, dalla sua totale fiducia in Gesù Cristo, dal suo altruismo mostrato in quei giorni di attesa angosciante, e si rivolsero al Salvatore. "Credevo che la religione fosse adatta solo per i deboli — disse uno di loro — ma se la Bibbia può spingere un timido a rischiare la propria vita per parlarci del Salvatore, signi­fica che essa è veramente il libro di Dio".
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