martedì 13 settembre 2011

Un esempio nel servizio del Signore


Siamo nel nord della Russia. In una camera ingombra di vecchi mobili, c'è una donna attempata, semicoricata e semiseduta su un divano, incapace di fare il minimo movimento se non di alzare la mano destra lentamente e a scatti.
Davanti a lei, su un tavolino, una macchina da scrivere.
Per tutto il giorno, e sovente fino a notte fonda, ella batte i tasti con il suo dito ancora valido. Traduce in russo, in lettone, in lituano delle porzioni della Bibbia e di libri evangelici. Ed ella prega sia per quelli che scrivono che per quelli che leggono quei messaggi. Suo marito credente, credente fedele, è sempre vicino a lei per voltare una pagina, per porgerle un foglio o per accomodarle un cuscino.

Ci dice, "Dio ha le sue ragioni per permettere quest'infermità. La polizia segreta sorveglia tutti gli altri credenti della città. Ma, sapendo che mia moglie è malata da tanto tempo, non si preoccupa di lei e nessuno sa quello che fa. Ci lasciano tranquilli. Io raccolto i dattiloscritti e li consegno ai nostri fratelli che li fanno circolare".

Quella credente ha ormai terminato il proprio servizio. Ha lavorato fino al minuto che ha preceduto il momento di lasciare questo luogo di sofferenza, scrivendo col suo dito per la gloria di Dio. Non ci fa vergogna? Noi che disponiamo di tutte le nostre membra, come le impieghiamo?

RIGENERATI PER GENERARE di DAWSON TROTMAN

 COME DIVENIRE PADRI SPIRITUALI

La ragione per cui non facciamo giungere questo Evangelo agli estremi termini della terra è perché esso non è abbastanza potente in noi.
Ventitrè anni fa incontrammo un ma­rinaio nato di nuovo e spendemmo un po' di tempo con lui, mostrandogli il metodo di generare spiritualmente. Ci volle tempo, molto tempo. Non fu una cosa frettolosa, trenta minuti di esortazioni in un culto, e un frettoloso arrivederci con l’invito di rivederci an­cora. Spendemmo molto tempo insieme. Prendemmo cura dei suoi proble­mi e gli insegnammo non soltanto di ascoltare la Parola di Dio e di legger­la, ma di studiarla. Gli insegnammo di riporla nel cuore come una freccia, co­sì che lo Spirito di Dio avrebbe po­tuto alzare quella freccia dal suo cuo­re e metterla sulle sue labbra per poter colpire l'anima dell'uomo che egli cer­cava di condurre a Cristo.
Egli trovò un certo numero di ra­gazzi sulla sua nave,

DIO È BUONO

Disprezzi le ricchezze della sua bontà? Romani 2:4
La sua bontà dura in eterno. Salmo 136:1

Una vicina di casa, alla quale da bambino face­vo dei piccoli servizi, mi diceva spesso: "Dio ti ricompenserà, piccino!" Ma quando incontra­va una difficoltà esclamava anche: "Che cosa ho fatto al buon Dio?"
Dio è buono, ma in che cosa vediamo la sua bontà e come l'apprezziamo? Ognuno può
scoprire la bontà di Dio nella natura perché "la terra è piena della benevolenza del SIGNORE" (Salmo 33:5). Ma la sua bontà si è manifestata in modo particolare proprio quando noi erava­mo lontani da lui: "Eravamo... ribelli, travia­ti... vivendo nella cattiveria e nell'invidia... Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore e il suo amore per gli uomini sono stati manifesta­ti, egli ci ha salvati" (Tito 3:3-4).
"Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non ricono­scendo che la bontà di Dio ti spinge a ravvedi­mento?" (Romani 2:4). Dio non costringe nes­suno ad amarlo, ma la sua bontà ci deve far riflettere. La sua liberazione è per quelli che riconoscono di averne bisogno, che si pentono delle loro colpe e si rivolgono a Lui che offre il pieno perdono. "Considera dunque la bontà e la severità di Dio" (Romani 11:22).
"Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.... Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiu­ta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui" (Giovanni 3:16, 36). "Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?" (Ebrei 2:3).

edizioni il messaggero cristiano - www.messaggerocristianoit

"Un culto domenicale il pastore pregò per gli analfabeti..."


Ho conosciuto il Signore circa quattro anni fa. Come dicevano gli al­tri, la mia natura è sempre stata ab­bastanza mite, ma una serie di fatti dolorosi rese il mio cuore duro come una pietra. Specialmente per essere stata tradita da una amica, ero divenu­ta crudele fino al punto di portarmi sempre un coltello appresso, sia per di­fendermi che per eventualmente ferirla. Ero dunque dominata da una forza malefica. Altre sventure contribuirono ad avvelenarmi l'esistenza: un figlio gravemente malato e un marito semi-paralitico.
Ho una sorella che per prima mi parlò di un « Dio vivente ». Mi opposi alla sua testimonianza, ma un giorno, che ero più disperata del solito, gridai a questo « Dio vivente » che si rivelasse e che mettesse fine alla mia angoscia. Non so cosa mi sia accaduto, ma da quel giorno i miei occhi cessarono di piangere lacrime di dolore. Consigliata da alcuni familiari, mi recai al paese di mia sorella, S. Ferdinando, per qualche giorno di riposo. Naturalmente mia so­rella mi accompagnò al culto della chiesa cristiana pentecostale delle As­semblee di Dio: