martedì 13 settembre 2011

"Un culto domenicale il pastore pregò per gli analfabeti..."


Ho conosciuto il Signore circa quattro anni fa. Come dicevano gli al­tri, la mia natura è sempre stata ab­bastanza mite, ma una serie di fatti dolorosi rese il mio cuore duro come una pietra. Specialmente per essere stata tradita da una amica, ero divenu­ta crudele fino al punto di portarmi sempre un coltello appresso, sia per di­fendermi che per eventualmente ferirla. Ero dunque dominata da una forza malefica. Altre sventure contribuirono ad avvelenarmi l'esistenza: un figlio gravemente malato e un marito semi-paralitico.
Ho una sorella che per prima mi parlò di un « Dio vivente ». Mi opposi alla sua testimonianza, ma un giorno, che ero più disperata del solito, gridai a questo « Dio vivente » che si rivelasse e che mettesse fine alla mia angoscia. Non so cosa mi sia accaduto, ma da quel giorno i miei occhi cessarono di piangere lacrime di dolore. Consigliata da alcuni familiari, mi recai al paese di mia sorella, S. Ferdinando, per qualche giorno di riposo. Naturalmente mia so­rella mi accompagnò al culto della chiesa cristiana pentecostale delle As­semblee di Dio:
là incontrai il Signore. Uscii da quella sala con uno strano pe­so sul cuore, così che appena giunta a casa, mentre gli altri si mettevano a tavola, io mi rinchiusi in una stanza a pregare e allora quella tremenda op­pressione mi lasciò e il Signore entrò meravigliosamente nel mio cuore.
Tornai alla mia residenza di Milano completamente trasformata. I familiari e il vicinato non mi riconoscevano più. La mia casa fu ripiena di canti cristia­ni, quei pochi che avevo imparato a S. Ferdinando, mentre prima rintronava di canzoni mondane, Fu appunto cantando un inno cristiano che una credente fu attirata verso la mia casa e mi conobbe permettendomi così di ve­nire a conoscenza di una chiesa delle Assemblee di Dio a Milano che io igno­ravo completamente.
Così mi trovai tra i figliuoli di Dio. Ogni culto era per me una gioia e una mortificazione, perché non sapevo né leggere e né scrivere e così, pur apren­do la Bibbia e l'innario, io dovevo fin­gere di leggere e di cantare. Ma in un culto domenicale il pastore pregò per gli analfabeti, credendo che il Signore avrebbe provveduto. Anch'io a casa pregai intensamente il Signore di aiu­tarmi a superare quella dolorosa umilia­zione, perché volevo cantare le sue lodi e conoscere la sua parola. Così un bel giorno, dopo aver pregato ed essere stata particolarmente riempita di gioia, quasi provando me stessa, aprii le pa­gine dell'innario e mi sembrò di rico­noscere i segni che mi si presentavano sotto gli occhi e osai pronunciarli a voce alta. Mi stupii e chiesi ad un mio figliolo se quel che mi stava accadendo corrispondesse ad una realtà ed egli mi rispose che io leggevo. Emozionata al massimo, ma dubbiosa che mio figlio mi avesse mentito per pietà, corsi da una vicina di casa, aprii l'innario e ri­petei l'esperimento. La vicina mi con­fermò che leggevo proprio quel che c'e­ra scritto. Glorificai il Signore con un cuore che mi scoppiava dalla gioia: rispondendo al mio desiderio, Lui mi aveva miracolosamente insegnato a leggere speditamente e a capire quel che leggevo.
Inoltre voglio raccontare che soffri­vo di un'ernia ombelicale e di un'ernia inguinale che mi facevano molto tribo­lare e che andavano sempre più aggravandosi per gli sforzi che giorno e notte compivo per sollevare il corpo quasi inerte del mio compagno. Ma una not­te, mentre non mi riusciva di prendere sonno, pregando il Signore che mi bat­tezzasse di Spirito Santo, sentii su di me una musica meravigliosa e una dol­cissima presenza di Dio. Il fatto si ripe­té tre volte poi mi addormentai pro­fondamente. Il mattino dopo mi sve­gliai tardi e balzai dal letto dovendo sbrigare delle faccende urgenti all'uffi­cio postale. Mi lavai in fretta, mi vestii e corsi fuori. Avevo ancora in me la dolcezza dell'esperienza fatta la notte precedente, mi sentivo particolarmente leggera mentre camminavo in fretta per la strada. La causa di tanta leggerezza la scoprii quando passando istin­tivamente la mano sulle mie ernie mi accorsi che erano letteralmente scom­parse: quella ombelicale era più grossa di un'arancia!
Il Signore quella notte mi aveva guarita! Gloria al suo Nome!
Anche il mio compagno si è conver­tito ed è stato recentemente battezzato. Il suo cuore è sempre pieno di gioia nonostante la sua infermità che il Si­gnore è comunque potente di guarire. Il Signore è vivente! Alleluia!
A lui tutta la gloria e la mia rico­noscenza.

MARIA FERRANTE

Articolo tratto da Risveglio Pemtecostale (Dicembre 1980)

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