Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce(Gesù), affinché tutti credessero per mezzo di lui. Giovanni 1:7
martedì 9 ottobre 2012
UNA PICCOLA COREANA
Questa è la storia di Cristina, una piccola bambina coreana; è una storia patetica, come ve ne sono molte, che fa parte delle tragedie umane lasciate dalla guerra. Per meglio dire, la vita della piccina sarebbe stata una tragedia se Iddio non fosse intervenuto a suo favore con una serie di circostanze provvidenziali.
Era la primavera dell'anno 1955. i soldati americani facevano buona guardia su tutta la linea, avvertendo nell'aria un armistizio inquieto. Una mattina, un giovane soldato entrò nel mio ufficio con una richiesta urgente.
« Capitano », egli disse, « pocanzi mi son trovato a passare davanti ad un villaggio ed ho veduto alcuni bambini coreani gettare del fango su una bambina bionda. Non mi sono potuto fermare perché andavo di fretta, ma forse qualcun altro potrebbe andare a vedere.
Saltai sulla « jeep » e mi diressi verso il villaggio. Trovai subito la bambina. Era coperta di fango, impaurita. Sollevai quella piccola forma esile, ed ella mi gettò le braccia al collo e si strinse a me, come per ricevere protezione e comprensione.
La portai alla nostra base dove alcuni soldati ed io stesso la lavammo; in un pacco pervenutoci trovammo un vestitino blu adatto per lei, dei calzini dello stesso colore ed un paio di scarpine bianche; trovammo finanche un nastro rosa per i suoi capelli.
Cristina era una delle bambine più belle che avessimo mai visto!
Dopo di che, cercammo d'individuarne la mamma nel villaggio. Da lei apprendemmo una storia patetica, eppure tanto comune in Corea. Il padre della piccina era un soldato dell'esercito americano che era ripartito per gli Stati Uniti prima ancora che la bimba venisse al mondo. La vita della piccola Cristina aveva subito fin dai primi giorni un continuo ostracismo da parte degli altri bambini del villaggio. il futuro non le si presentava radioso. La madre ci disse che aveva sempre sperato che un giorno qualcuno sarebbe venuto e l'avesse aiutata a trovare una casa per la sua piccola, nella quale ella avrebbe potuto avere maggiori opportunità. Fu d'accordo a lasciare a me questa responsabilità.
Portai Cristina a Seul, la capitale della Corea, sperando di poterla sistemare in qualche orfanotrofio fino a che non avrei trovato una casa accogliente per lei. Ma, un luogo dopo l'altro, tutti rifiutarono di accogliere la mia petizione. I direttori tutti sostennero che i lineamenti differenti della piccola non sarebbero stati ben accettati dagli altri bambini.
Verso la mezzanotte il mio autista ed io ci trovavamo ancora a girovagare nelle strade oscure di Seul. Non avevamo trovato nessuno luogo dove fossero disposti a tenere la piccola fino a che non avessimo trovato per lei una casa cristiana che l'avesse adottata. La piccola testina bionda riposava fra le mie braccia e tutto il suo futuro dipendeva da me e dalla casa che sarei riuscito a trovarle; e questo pensiero mi dava apprensione. Pensai: « Questa è una creatura di Dio; Egli la ama nello stesso modo come a-ma tutti coloro che ha creato ».
Volgendo gli occhi al cielo, in quel momento della notte, nel vedere le stelle rilucenti sopra di me, il mio cuore riprese animo. Esclamai: O Signore, pongo il destino di questa piccina nelle tue mani ». Tutto il mio cuore era nelle parole di questa preghiera silenziosa che elevai in Alto: « O Dio, io so che Tu puoi aiutarmi a trovare la casa che Tu desideri ch'ella abbia! ».
Dopo un poco la nostra « jeep » passò davanti ad una casa dalle cui indicazioni comprendemmo che si trattava di una casa di missionari americani. La domestica che ci venne ad aprire ci disse che i missionari non erano in casa e che sarebbero ritornati la mattina seguente. Comunque, lasciammo a lei la bambina e scrivemmo un biglietto ai missionari, dicendo che saremmo tornati a riprenderla il mattino dopo.
Molto presto, il giorno successivo, tornai a prendere Cristina e la portai alla direzione della Casa del Fanciullo. La signora direttrice ascoltò con attenzione e simpatia la mia storia; e, quando ebbi terminato, ella mi consegnò una lettera dicendomi: « Questa lettera è giunta proprio questa mattina. E' di un cristiano che vive in Oregon, il quale desidera venire in Corea per adottare alcuni orfani. Se volete, potete scrivergli direttamente.
L'uomo della lettera era Harry Holt. Gli scrissi. Nel frattempo, Dio mi diede grazia di trovare un rispettabile orfanotrofio dove Cristina poté stare. Dopo pochi giorni mi giunse la risposta della Signora Holt che mi diceva che suo marito era partito per la Corea poco prima che la mia lettera arrivasse. Mi diede indicazioni dove avrei potuto trovarlo.
Quando incontrai il Signor Holt in Seul, ed ebbi l'opportunità di parlargli, mi apparve chiaro che egli era proprio l'uomo che Dio aveva mandato in risposta alla mia preghiera per Cristina. L'amore del Signor Holt per Cristina fu spontaneo. Quand'ella lo vide per la prima volta sembrò spaventata; comunque, sentì subito che quell'uomo gentile le voleva bene e che desiderava aiutarla; protese le braccine e gli circuì il collo.
Il Signor Holt rimase in Corea diversi mesi per sistemare le carte di adozione per Cristina ed altri bambini che aveva deciso di adottare. Quando ritornò ad Oregon con i suoi bambini dei giornali e delle riviste parlarono di lui e diedero pubblicità alla cosa.
Molte volte dopo quel giorno ormai lontano che raccolsi la piccola Cristina dal fango, ho pensato alla bontà di Dio che ha permesso che fossi là ad aiutare, nel mio piccolo, una Sua piccola creatura a trovare una casa accogliente e cristiana. Dopo d'allora, sono stato felice di cooperare allo sviluppo del programma del Signor Holt che ha portato all'adozione di quasi 2.500 bambini orfani.
Parlando con il Signor Holt in Corea e più tardi nel corrispondere con lui, appresi qualche altra cosa che ha fatto chiaro davanti ai miei occhi la guida meravigliosa di Dio in questa storia. Fu per me significativo il fatto che presso a poco allo stesso tempo che io prendevo cura di Cristina, sottraendola alle cattiverie degli altri bambini, il Sig. Holt si trovava nel lontano Oregon intento ad arare con un trattore il suo terreno. Da molto tempo sentiva la chiamata di Dio di prendere cura degli orfani coreani, ma quel giorno il peso sul suo cuore sembrava essere aumentato. Egli vide come in una visione una piccina bionda che gli stendeva le mani.
Nello scrivermi questo, il Sig. Holt mi diceva: « Il Signore mi aveva mostrato la piccola Cristina; ed io penso di avervi già detto che sapevo con esattezza come fossero i suoi lineamenti e la sua figurina prima ancora di averla vista. Per molto tempo l'ho avuta fissa davanti ai miei occhi, mentre spingevo il trattore ed anche quando ero coricato sul mio letto. E' ancora incredibile per me come il Signore mi abbia mostrato questa piccola bambina quando era tanto lontana da me e come Egli abbia usato voi e me per portarla nella mia casa. Non potevo quasi credere ai miei occhi quando voi me la presentaste: era la bambina che avevo sempre avuto nella mente e che avevo conosciuto da molto tempo. Infatti, era stata proprio lei a spingermi a venire in Corea: ero venuto a cercarla.
Da allora, naturalmente, l'opera si è estesa, e molti bambini sono stati salvati, grazie alla piccola Cristina, di cui il Signore si è servito per farmi venire in Corea ».
Oggi Cristina è contenta insieme agli altri sette orfani coreani che gli Holts hanno deciso di adottare e che formano una famiglia felice. I bambini vivono in una meravigliosa atmosfera cristiana, in una casa agiata e sono allegri e soddisfatti.
Una piccola bambina perseguitata che stende le braccine per ricevere amore e protezione . . . Alcuni soldati americani che si sentono spinti ad aiutarla . . . Una preghiera accorata: « O Signore, io so che tu puoi aiutarmi a trovare una casa per questa piccina ». Un agricoltore che, spingendo l'aratro, presta ascolto alla voce di Dio . . . Tutte queste cose hanno avuto la loro importanza per portare felicità e gioia e amore non soltanto ad una piccola bambina, ma a centinaia di altri bambini.
Capitano Talmadge F. Me. Nabb
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