E Gesù disse loro: lo sono il pane della vita chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete" (Giovanni 6.35)
Era il 1816. La fanteria spagnola aveva accerchiato un pugno di patrioti dell'Alto Perù. Il soldato Pedro Loayza, vedendo la situazione, gridò: "Io non mi do al nemico!" E si lanciò dal precipizio. Anche il comandante Eusebio Lira stava per lanciarsi, ma alcuni secondi prima del lancio José Sacre, musicista della banda dell'esercito disse: "È da sciocchi morire così!". Decisero perciò di dar fuoco al pendio della montagna. Grazie al vento, le fiamme si estesero in direzione delle file nemiche, e in pochi minuti respinsero i nemici che li assediavano.
In 2 Re è narrata una storia alquanto simile. Samaria era assediata dai Siri, e Israele stava morendo di fame. Quattro lebbrosi, in quarantena fuori dalla città, non avendo niente da perdere, decisero di passare nell'accampamento dei Siri. Scoprirono che Dio li aveva anticipati ammazzando i Siri e disponendo un banchetto per loro. Più tardi andarono al palazzo del re per avvisarlo dell'accaduto. Inizialmente il re pensò che si trattasse di una trappola, ma uno dei suoi ministri gli consigliò di credere al racconto dei lebbrosi, dato che non aveva più niente da perdere.
La lezione che c'insegnano queste due storie è che non abbiamo niente da perdere se prendiamo l'iniziativa di rischiare. E se questo vale per le cose fisiche, non varrà di più per quelle spirituali? Satana, il nostro nemico mortale, ha assediato la nostra vita col fine di farci morire di una fame spirituale. Ma Dio lo ha già sconfitto con la vittoria che Suo Figlio Gesù ha ottenuto morendo sulla croce per i nostri peccati. Per fare nostra quella vittoria, è necessario che d'ora in poi il pane di vita alimenti il nostro essere.
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