venerdì 19 agosto 2011

LA ROSA BIANCA



La storia che stiamo per raccontare ci è pervenuta da un evangelista in­glese, le cui parole cercheremo di ri­produrre con la massima fedeltà.
Una sera, alla fine dell'estate, percor­revo lentamente una riva del Tamigi, per recarmi alla sala dove dovevo pre­dicare. Il mio passo era stato rallen­tato da uno strano presentimento, e ad un certo punto mi fermai addirittura per guardare l'acqua tranquilla, pensando ai secoli di storia ed ai dram­mi di cui quelle rive erano state testi­moni. Quanti hanno conosciuto la pace dì Dio, fra quelli che hanno percorso queste rive? mi domandavo.

Mentre mi voltavo per proseguire, la mia attenzione fu attratta d'improv­viso da una giovane donna che si era alzata da uno dei banchi vicini all'ac­qua e si avvicinava decisa alla riva. Qualcosa nel suo atteggiamento mi dava un freddo al cuore. Mi avvicinai a lei.
— Scusi — cominciai tranquilla­mente. Ella si drizzò nervosa, gettan­do intorno uno sguardo selvaggio, co­me se cercasse di fuggire. Era vestita a lutto, e ciò metteva in maggiore evidenza la bellezza pallida e dura del suo volto. I suoi occhi, pieni della pro­fondità dolorosa dei disillusi, colpivano anche chi era abituato ad incontrarsi ogni giorno, in una sala missionaria di Londra, coi più poveri derelitti della città.
— Voglia permettere ad uno stra­niero di parlarle — le dissi. — Sono un ministro dell'Evangelo, e sto andando alla sala di riunione che si trova là, nella prima strada. Lei è oppressa e turbata...; non vorrebbe venire al cul­to questa sera? Là potrebbe trovar ri­poso in Qualcuno che è pronto a dive­nire Suo amico.
All'udire la parola « ministro » l'e­spressione del suo volto mutò, e la donna disse indignata:
-- Non voglio venire alla sua riunio­ne; non voglio saperne della sua reli­gione. Mi lasci stare.
Qualche ora prima mi avevano of­ferto una magnifica rosa bianca. Seb­bene non avessi l'abitudine di portar fiori all'occhiello, avevo sentito che dovevo accettarla e portarla. Ed ora, seguendo un impulso che non capivo, presi la rosa dal risvolto della mia giac­ca e la porsi alla donna. Era uno strano gesto, ma non osai disobbedire a quel­lo che riconoscevo essere l'impulso del­lo Spirito.
-- Vuole accettare questa rosa bian­ca? — le chiesi con dolcezza. — Forse potrà essere per lei un simbolo che le ricorderà che possiede amici che po­tranno aiutarla, se vorrà un giorno venire nella sala delle riunioni.
La donna si trasse indietro come se l'avessi schiaffeggiata. Sentimenti di­versi si combattevano in lei.
— No..., no! — disse ansando. Poi te­se la mano, prese la rosa, e vidi lacrime nei suoi occhi. Dovevo andare, ma le ricordai la sala e le chiesi di venire.
Al termine della predica, vidi nel­l'angolo in fondo alla sala la giovane alla quale avevo parlato sulla riva. Ella si alzò di colpo e venne avanti. Comin­ciò a parlare, esitando, ma poi continuò decisa, senza curarsi degli sguardi cu­riosi che l'uditorio le rivolgeva.
— Ho udito l'invito di venire a Gesù, e voglio venire a Lui. Crede che Egli possa salvare una peccatrice come me? — domandò con voce strozzata —Stavo per finirla nel fiume, stasera, perché non potevo continuare ancora a vivere come ho vissuto da cinque anni in qua. Ero pronta a gettarmi giù, quando quel signore mi ha parlato e mi ha chiesto di venir qui. Ho rifiu­tato villanamente, e allora egli mi ha dato questa rosa bianca. Prima non la volevo, ma poi ho dovuto prenderla. Somigliava alla rosa che mia madre mi aveva dato quando lasciai la casa cinque anni fa. Era il suo fiore prefe­rito. Prendendo questa rosa stasera, ho udito di nuovo la sua voce di allora, quando mi disse: « Ellen, figlia mia, abbandoni tua madre contro la sua volontà, per entrare in un mondo di peccato e, ho paura, in una vita di peccato. Quando sarai lontana e vedrai una rosa bianca, ricordati che il dono che tua madre ti fa adesso sarà seguito dalle sue preghiere per il ritorno a casa della sua bambina. Né giorno né notte cesserò di pregare Iddio perché tu torni salva a casa. Questa rosa bianca e pura mi ha fatto rientrare in me stessa, stasera. Ho capito che dove­vo trovare la strada, se essa è aperta
per me. C'e Qualcuno che mi aiuterà, mi hanno detto. Credete che Egli vorrà accettare una peccatrice come me?
Non era difficile rispondere a quella domanda. « Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unico Figlio affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna ». (Giov.3:16). Lessi anche Isaia 1/18: « Quan­d'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatta, diventeranno bianchi co­me la neve; quando fossero rossi co­me la porpora, diventeranno come la lana ».
Ella ascoltava attentamente. Poi, scoppiando in singhiozzi, cadde in gi­nocchio. Si rialzò « una nuova crea­tura » in Cristo. Il suo primo desiderio fu di ritornare a casa da sua madre.
Gli anni sono passati, ma quella che fu strappata al suicidio si rallegra an­cora nel Cristo, ed è sempre piena di zelo nel testimoniare della potenza del Cristo nel salvare.

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