venerdì 11 novembre 2011

Da Buddha alla vera Luce


Sebbene nel cantone svizzero dove sono nato, il Vallese, il vino scorre a fiumi, io avevo sete! Ero assetato di conoscere la vita e il suo senso, di capire la verità e lo scopo della mia esistenza. Cercavo di placare questa mia sete con la lettura dei filosofi, gli “amanti della sapienza”, secondo l’etimologia.
Ma più leggevo, più ero confuso. Ogni autore affrontava nuove questioni e contraddiceva il suo predecessore. Anche quando iniziai la carriera lavorativa, mi perseguitavano le domande primordiali dell’origine della vita, del suo senso e della vita dopo la morte.
Nel novembre del 1987, quando lavoravo nel settore di borsa di una banca ginevrina, arrivò il crollo finanziario. Tutto d’un colpo mi fu chiaro che il denaro non offre alcuna sicurezza, così decisi di smettere e di abbandonare tutto: il mio posto di lavoro, la mia casa, i miei amici.
Le uniche cose che ancora possedevo erano una borsa da viaggio, un biglietto aereo per Hong Kong, il passaporto, un assegno turistico … e tanto tempo per riflettere.
Dopo la scoperta dei filosofi, volevo cominciare a studiare le religioni e non dai libri, ma direttamente sul posto. Così feci la conoscenza dell’islam, dell’ebraismo e dell’induismo, ma fu il buddismo ad incantarmi maggiormente.
Pieno di entusiasmo, cominciai a partecipare alle lezioni che il Dalai Lama teneva a Darmsala, nel nord dell’India. Mi feci iniziare alla meditazio e da monaci giapponesi, coreani e tibetani.

Di nuovo in Svizzera dopo quattro anni di viaggi, decisi di diventare monaco buddista zen e di stabilirmi in un convento a Kwangju nella Corea del Sud. Ma poi, un viaggio in treno di una decina di minuti da Ginevra a Nyon, dove volevo sentire un concerto, cambiò completamente la direzione della mia vita.
In quei dieci minuti dell’anno 1991, ricevetti un sorriso ed un libro da un’attraente ragazza filippina, che in seguito diventò mia moglie e mi regalò una deliziosa figlioletta. Comunque il tutto non andò proprio così velocemente!
Durante quel viaggio, prima che ci accomiatassimo, la ragazza mi diede il libretto “La nostra fede cristiana” di John Stott e mi disse che avrebbe assolutamente sapere che ne pensavo del contenuto. Così, ci scambiammo l’indirizzo e io le augurai un buon viaggio di ritorno nella sua patria.
Quell’incontro fu l’inizio di una corrispondenza epistolare che durò tre anni. La giovane filippina mi presentò la Bibbia gradualmente e io iniziai a leggerla; volevo essere onesto dal punto di vista intellettuale! Ed ecco il risultato: non andai più in Corea del Sud.
Nel 1994, io e la mia corrispondente ci incontrammo a Ginevra e, una domenica mattina, lei mi portò in una chiesa evangelica. Alla fine del servizio di culto, il coro cantò “Amazing Grace” di John Newton, che comincia con il verso: “Stupenda grazia, che dolce quel suono che ha salvato un miserabile come me! Ero perduto, ma ora sono stato ritrovato; ero cieco, ma ora vedo”. Non so se mi toccarono più le parole o la musica, ma facevo fatica a trattenere le lacrime.
Con la sua intelligenza limitata, l’uomo cerca di avvicinarsi a Dio con i propri mezzi e con i propri sforzi, mentre Dio, nella sua infinita saggezza, è venuto dall’uomo nella persona di Gesù. Da noi, egli aspetta una cosa sola: che crediamo! Che grazia sconvolgente!
Dopo aver girato tutto il mondo per trovare il senso della vita, l’ho compreso nella mia patria, dove ho scoperto Gesù e il suo messaggio.
Dominique Zenklusen

Nessun commento:

Posta un commento