01/01/2008
Rivolgo
questa mia, a tutti i giovani della Comunità.

Grazie al
"talento" di cui Dio mi aveva dotato (allora pensavo fosse merito
mio), qualche anno più tardi, avevo guadagnato una posizione di tutto prestigio
come dirigente responsabile in una grossa azienda parastatale, mantenendo però
sempre il mio spirito combattivo in favore degli operai che coinvolgevo
attivamente nella gestione dell'azienda con apprezzabili risultati già a breve
termine.
Il manager
alternativo era nato e questi ero io! Sempre più convinto delle mie possibilità
e delle mie capacità, uomo adulato ed onorato, realizzai e mi convinsi che il
diritto alla proprietà di una casa, fosse cosa sacrosanta anche per chi viveva
di puro stipendio.
Ecco il
costruttore di case in cooperativa! Quasi cinquecento appartamenti costruiti in
dieci anni. Orgoglio, gloria, potere, compiacimento, questi erano i sentimenti
che nutrivo. Realizzai, in poco tempo, d'essere il centro dell'universo in cui
tutto dipendeva da me, d'essere il più bravo, cui ogni metodo e mezzo era
permesso pur di raggiungere gli scopi che assieme ai collaboratori mi ero
prefisso.
Il maligno,
con la sua subdola arguzia, era già entrato in me! Aveva, per poco prezzo,
acquistato la mia anima, ma il piano che Dio aveva per me, era già iniziato.
Alleluia!
Alla fine
degli anni novanta, alle cinque di una mattina, davanti allo sgomento ed allo
sconforto di mia moglie e dei miei figli, fui letteralmente prelevato dalla
"Digos" e portato nella Casa Circondariale di Via Spalato a Udine,
con l'accusa d'associazione per delinquere e concorso in truffa aggravata ai
danni della Regione. Rimasi per tre mesi in carcerazione preventiva, periodo in
cui si svolsero le indagini preliminari. Seguì il processo di primo grado con
una condanna detentiva a sette anni confermata poi nel processo d'Appello. Fu
il periodo più buio della mia vita.
Le mie
vicissitudini personali e quelle dei miei collaboratori, comparivano ogni
giorno, a grossi titoli, sui quotidiani. Ero senza lavoro, ma i miei figli, pur
se "all'indice di tutti", mi erano sempre vicini, assieme ai
pochissimi amici fedeli che ancora osavano pubblicamente palesarmi la loro
amicizia.
Fu allora
che compresi che "il fine non giustifica i mezzi"!
Miei
carissimi, anche se lo scopo finale è lodevole, bisogna pur sempre rispettare
le regole imposte dalla società in cui viviamo, perché questo fa parte dei
"Principi d'Autorità" che Dio ha stabilito sulla terra, al pari di
quelli della famiglia, del lavoro e della Comunità cui apparteniamo!
"La
sapienza consiste nella scelta dei fini migliori e nell'uso dei mezzi più
appropriati per raggiungerli (Watson). Questo era ora il mio nuovo motto.
La Corte di
Cassazione "ridusse" la mia pena a cinque anni, derubricando la
truffa nei confronti dei soci, come non avvenuta, avendo, gli stessi,
beneficiato dell'assegnazione in proprietà dell'immobile. Si delineava così la
possibilità della revisione del processo stesso, con ulteriore notevole riduzione
della pena, ed il fatto d'essere incensurato avrebbe forse anche potuto
evitarmi la carcerazione. I quotidiani di allora evidenziarono questo come una
gran vittoria per me e per il mio team. Dio però non la pensava proprio così!.
Voleva per Sé quel figlio scellerato ed indegno sì, ma amato all'inverosimile!
Sia fatta sempre la Sua volontà! Grazie o Signore!
Il 26
febbraio 2002, alle ore 17, davanti all'ufficio dove lavoravo, fui
inaspettatamente prelevato dalla "Digos" e condotto nelle carceri di Via
Spalato per scontare in via definitiva la mia condanna a cinque anni.
Stranamente, poiché fisicamente mi sentivo in perfetta salute, fui alloggiato
in una cella dell'infermeria carceraria. Pensavo (allora), fosse stata un'idea
del Magistrato, ma non era così! Fu un miracolo di Dio che aveva predisposto
tutto per ritrovare questo figlio infame ed indegno!
Rimasi nella
cella, disteso per tre giorni sulla branda, completamente vestito e senza
toccare cibo. Qualche giorno più tardi, il mio compagno di disavventura,
padovano d'origine, m'invitò a scendere con lui in una sala colloqui per
presentarmi al Pastore della Chiesa Evangelica, (aveva compilato e firmato lui
stesso, a mia insaputa, la domandina occorrente).
E' così che
conobbi Malcolm, l'uomo che Dio aveva posto sulla mia strada!
Per prima
cosa mi abbracciò, mi chiese se avessi un qualche bisogno personale e s'informò
sulle condizioni della mia famiglia. Leggemmo, poi, qualche versetto della
Bibbia ed uno in particolare colpì il mio cuore: "Fratelli, che dobbiamo
fare?" E Pietro disse a loro: "Ravvedetevi e ciascuno di voi sia
battezzato nel nome di Gesù Cristo!" (Atti 2:37-38).
Tutto mi era
avverso. Avevo perso parte della famiglia, molti dei miei amici, la dignità e
la libertà, avevo in sostanza perso tutto! Ecco la risposta dell'uomo di Dio
alla domanda. "Cosa faccio adesso?" "Ed io, Franco, cosa dovevo
fare ora?". "Ravvediti, cambia il tuo cuore, nel nome di Gesù
Cristo". Lui, il Re, il Figlio di Dio, fattosi uomo, povero tra i poveri,
umile tra gli umili, bistrattato da tutti, è morto sulla croce per salvare me,
figlio Suo, scellerato ed indegno.
Mi ritirai
nella mia cella, e nel buio della notte pensai di recitare qualche preghiera.
Era questa un'abitudine dell'infanzia che avevo abbandonato da molto tempo.
M'inginocchiai davanti al letto, ma mi resi conto d'aver dimenticato le parole.
Alzai gli occhi nel tentativo di rammentarle, quando, all'improvviso, m'invase
l'animo una sensazione che non avevo mai provato prima. Era come se un essere
infinito ed onnipotente, che tutto conosceva, mosso dal più profondo e tenero
interesse per me, mi rivelasse la Sua pietà ed il Suo amore. I miei occhi nulla
vedevano, né alcun segnale le mie orecchie percepivano, ma io avevo la piena
certezza che "Colui che non conoscevo", mi si avvicinava, per la
prima volta, teneramente, nella pienezza del Suo amore. Piansi a lungo e con
lacrime cocenti. Quando riaprii gli occhi, mi sentii pervaso da qualcosa che
non avevo mai sperimentato prima. La pace di Dio, che mi aveva trasformato in
una notte, mi colmò. E' vero, la sofferenza, permessa da Dio, serve a formarci,
anzi, a trasformarci.
Il giorno
seguente, il mio primo pensiero fu quello di trovare una Bibbia. Mi fu portata
da mio figlio al primo colloquio e da allora è diventata la mia lettura
quotidiana.
Oggi, il mio
motto, anzi, la mia vita, si riconosce nelle parole di Gesù: "Io sono la
via, la verità e la vita" (Gv. 14:6).
Cari, che
Gesù sia sempre presente nella vostra vita, poiché Lui solo è la verità e la
via che porta alla salvezza ed alla pace.
Auguro a voi
ed alle vostre famiglie un felice e prospero anno nuovo, e fraternamente mi
dispongo.
Vs. Franco