"In Cristo Gesù,
nostro Signore, abbiamo la libertà e l'accesso a Dio" (Efesini 3:12)
Si dice che una regione ai confini dell'antica Roma, ogni
volta che era attaccata dal nemico, chiedesse a Roma di venire in suo aiuto.
Roma puntualmente le rispondeva di unirsi all'Impero Romano, in quel modo
nessun nemico avrebbe osato più attaccarla. Ma la piccola regione, molto fiera
di sé, rispondeva sempre: "Vogliamo essere autonomi. Non desideriamo
perdere la nostra identità".
C'era un giovane, innamorato di sé stesso. I suoi genitori
erano benestanti e il ragazzo aveva tutto. L'unica restrizione era che, finché
viveva sotto il tetto paterno, doveva adattarsi al regolamento della casa. Un
giorno il ragazzo decise di abbandonare la casa. Raccolse qualche vestito e
tutto il denaro possibile e, a mezzanotte, sparì.
Mentre ebbe denaro, ebbe amici; ma quando il denaro finì,
perse gli amici, e si ritrovò nella miseria più assoluta.
Un giorno, lavando i piatti in un ristorantino, si ricordò
che a casa di suo padre aveva di tutto, e per un momento pensò di ritornarci.
Che cosa fare? Adattarsi alle restrizioni o morire di fame con la sua
indipendenza?
La lezione è chiara. Per orgoglio, la regione ai confini di
Roma veniva sconfitta. Per lo stesso motivo, il giovane ricco moriva di fame.
Quale legge vige qui? La legge della dipendenza. Lo vogliamo o no, dipendiamo
dal favore del Creatore. Quando cerchiamo di fare come vogliamo, noi perdiamo
la libertà.
Dio non è un despota, Egli è un Padre che vuole il meglio
per i figli. Ritorniamo a
casa, non respingiamo l'aiuto divino!
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