Era la stagione delle piogge e viaggiavamo per la prima
volta verso Lo Ping Hsien. Era un'epoca veramente brutta per viaggiare. I
nostri vestiti erano bagnati fino a gocciolare e per giorni e notti non
conoscemmo che cosa volesse dire sentirsi asciutti. Dopo tre anni di un viaggio
simile i nostri cocchieri ci suggerirono di fermarci e di prenderci un giorno
di riposo.
Generalmente parlando i giorni di riposo non vengono così
presto, ma tutto questo doveva avvenire nella provvidenza di Dio. Ci fermammo
alla locanda di un luogo chiamato Si Tsong. Al piano terreno erano sistemati i
bufali acquatici, i buoi e tutti gli altri animali. Noi stavamo al secondo piano, al di sopra della
nostra testa c'erano i piccioni e intorno alla stanza vi erano delle casse da
morto in attesa del giorno 'fortunato" per la sepoltura. Topi e pulci
infestavano il pavimento e l'acqua gocciolava dal tetto. Era un luogo
tutt'altro che desiderabile per abitarvi.
Ci trattenemmo la notte, e la mattina successiva, appena
terminate le nostre devozioni, sentimmo qualcuno che saliva in fretta le
scale: era un cinese vestito poveramente, il che denotava trattarsi di un
contadino. Si fermò un momento sulla porta, poi si inchinò cerimoniosamente,
dicendo in cinese: "Vi auguro pace, Pastor Ho".
"Io pure vi auguro pace, signore," risposi
"come mai conoscete il mio nome?" "Vi ho conosciuto
precedentemente" mi disse. Io replicai: "Dove mi avete conosciuto?
Siete stato a Kuming? Siete mai stato a Lu-Nan?" "No, non sono mai
stato in quelle località." "Se non siete mai stato in nessuno di quei
luoghi, come mi avete conosciuto prima d'ora?" "Vi dirò, signore,
come vi ho conosciuto e dove", disse. "Alcuni anni fa mia madre venne
in questo luogo a comprare ortaggi , generi alimentari,ecc. e, mentre era qui,
trovò qualcuno che le vendé una Bibbia. Sui suoi piccoli piedi fasciati
ricoperse le quattro miglia fino al nostro villaggio e quando arrivò a casa mi
disse: Figliuolo, ho qui un libro che ci porterà a Dio e ci mostrerà la via del
cielo." Risposi a mia madre che non sapevo leggere. Essa disse:
"Questa è una cosa della massima importanza; devi imparare a leggere
perché dobbiamo essere certi che andiamo in cielo".
Continuando la sua testimonianza disse: "Andai nella
strada e trovai un uomo che mi insegnò a leggere. Mentre leggevo, fui convinto
di peccato. Il carico divenne sempre più pesante finché non potei più portarlo.
Non sapevo pregare perché non avevo mai sentito una preghiera. Non sapevo come
dare il cuore al Signore, perché non avevo avuto mai nessun ammaestramento.
Non sapevo come adorare, perché non ero stato mai in nessun culto. Ma mi
inginocchiai e chiesi a Dio di salvarmi, se quel libro era la verità.
Improvvisamente, mentre pregavo il peso del peccato sparì e la mia gioia fu
grande.
La persecuzione cominciò subito. Vennero i soldati della
città e mi dissero che dovevo andare nuovamente al tempio del villaggio ad
adorare i vecchi idoli ma io risposi loro che non lo avrei mai fatto, perché
ora, quale credente del Signor Gesù, avrei adorato Lui e Lui solo. Mi portarono
al luogo ove vengono inflitte le frustate. Mi frustarono, ma io avevo ancora
Cristo nel cuore. Poi, mentre pregavo e vegliavo davanti al Signore, la Sua
gioia si impossessò in me in un modo glorioso.
Un giorno, mentre pregavo, la mia stanza sembrò riempirsi di
una potenza strana e meravigliosa. La luce era risplendente e all'improvviso mi
accorsi che, nella mia gioiosa adorazione del Signore, parlavo in una lingua
che non avevo mai studiato.
"Pastore," disse volgendosi verso di me, "va
bene questo?"
Fui lieto di aver incontrato questo fedele prima di qualcun
altro che gli avrebbe potuto dire che i "linguaggi", non sono per i
nostri giorni. Gli dissi: "Certo che va bene. Continuate. Che cos'altro vi
avvenne"
Egli prosegui: "Non sapevo quale fosse il giorno
destinato all'adorazione. A casa mia abbiamo solo tre stanze: in una stanno gli
animali e in un'altra dormiamo. Mi rimane una sola stanza, cioè quella di
mezzo, e di quella ho formato la cappella. Alcuni hanno creduto e sono venuti
al Signore.
Cominciai a pregare Iddio che avesse mandato qualcuno da noi
per aiutarci, ammaestrarci e battezzarci. mentre pregavo, un giorno il Signore
mi disse: "Chao, ho visto le tue lacrime, ho udito le tue preghiere ed ho
esaudito il grido del tuo cuore. Ti mando uno che ti aiuti. Quand'egli verrà
non sarà un cinese, ma sarà uno straniero. Si chiamerà: Ho Yuin Kwang. E'
così?"
"E' esatto", risposi, quello era infatti il mio
nome cinese che significa "Luce di pace dalle nubi".
Continuò: "Poi vidi voi, signore, vestito come siete
ora, con quella maglia marrone a righe gialle. Da quel giorno ho atteso
ansiosamente la vostra venuta, e quando oggi intesi dire che qui c'era uno
straniero, sono venuto in gran fretta per vedere se era il mio Pastore".
A questo punto mia moglie ed io piangevamo e piangeva pure
Waung I Hsioh, perché avevamo trovato un figliuolo di Dio che non era mai stato
in un culto, che non aveva mai udito una preghiera, che non aveva mai udito un
cantico.
Gli dissi: • "Volete un té? Volete dell'acqua calda per
lavarvi i piedi?" Con uno sguardo sprezzante e quasi con sarcasmo rispose:
"Té? Acqua per lavarmi i piedi? Il té lo posso bere a casa e mi posso pure
lavare i piedi a casa. Non mi è stato mai insegnato come adorare. Adesso
adoriamo il Signore."
A questo punto l'uomo si era seduto. Mia moglie ed io ci
alzammo e cominciammo a cantare un cantico cinese: "Il cielo è la mia
casa". Mentre cantavamo si radunò una folla. Cantammo nuovamente
quell'inno e cercammo di insegnare a cantare al fratello Chao, ma fu inutile,
perché per tanti anni aveva cantato solamente le nenie idolatre usate dai
cinesi. Intanto la locanda si era riempita, non so quante centinaia di persone
erano venute, il locale era stipato e così era il cortile e la strada, presi
quindi la mia Bibbia cinese e predicai.
Poi ci alzammo per pregare. Mentre pregavamo,
improvvisamente lo Spirito del Signore si posò sul fratello Chao ed egli tremò
come una foglia al vento. Poi, come se la potente cascata del Niagara fosse
scaturita all'improvviso, cominciò a parlare in una lingua che non comprendevo,
non era cinese e nemmeno inglese. Doveva essere la lingua del cielo perché egli
non parlava a me ma a Dio. Sotto l'unzione dello Spirito Santo, pregando
"come lo Spirito gli dava", questo caro figlio di Dio che non aveva
mai udito un altro pregare, ci trasportò fuori dalla Cina e fuori da noi
stessi. Ci trovammo all'improvviso nella sala del Trono di Dio sull'ali della
preghiera di un uomo al quale Iddio solo aveva insegnato a pregare.
Ora sapevamo perché Iddio ci aveva messo così a cuore quella
parte della Cina, sapevamo perché andavamo in quella direzione nonostante che
il visto del nostro passaporto non dicesse che potevamo andare fin la, sapevamo
perché, nonostante i ladroni ed altri impedimenti, andavamo verso Lo Ping: li
c'era un Cornelio che aveva pregato finché noi, come ai tempi antichi, fossimo
stati guidati verso di lui. Iddio aveva risposto al suo grido e gli aveva
mandato aiuto. Quell'aiuto era venuto attraverso il mezzo umano. Noi siamo le
Sue mani noi siamo i Suoi piedi, noi siamo la Sua voce, Egli non ne ha altri
all'infuori dei nostri. Da:
"Pentecostal Evangel"
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