venerdì 16 settembre 2011

LA NOSTRA LUCE

Gesù parlò loro di nuovo, dicen­do: "Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". Giovanni 8:12

Istintivamente non amiamo il buio. Il bambino piccolo ha paura dell'oscurità. A volte ci vuole molto tempo e molta fermezza da parte dei genitori perché il figlio si abitui a dormire al buio. Al malato che soffre d'insonnia fa piace­re tenere accesa una tenue luce. Ad ogni età si saluta con gioia l'arrivo di un chiaro mattino.
"La luce è dolce ed è cosa piacevole agli occhi vedere il sole" (Ecclesiaste 11:7). Durante un'epidemia di peste, che infieriva al Cairo nel 1907, un uomo ricco faceva illuminare la sua casa per tutta la notte, sperando di evitare la malattia; ma
la luce non poté difenderlo con­tro la spietata visitatrice e anche lui morì.
Ma vi sono altre tenebre, le tenebre morali, quelle della lontananza da Dio. Sono le più tra­giche, eppure l'incredulo vi si compiace. "Chiunque fa cose malvagie non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte" (Giovanni 3:20). Venire alla luce vorrebbe dire accettare che le proprie "opere malvagie" siano messe in evidenza, ma la coscienza turbata spinge l'uomo a nascondersi, come fece Adamo in Eden. Chi è senza Dio cerca spesso di far tacere la propria coscienza abbandonan­dosi a piaceri effimeri. È uno che, essendo della notte, vive nella notte.
Ma i credenti non sono più della notte, ma del giorno. Paolo scriveva ai credenti di Tessaloni­ca: "Voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri" (1 Tessalonicesi 5:5-6).

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