venerdì 3 febbraio 2012

LA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE

Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene... infatti, il bene che voglio non lo faccio... Chi mi libererà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Romani 7:18, 24, 25

Nel giardino di Eden, l'albero della conoscenza del bene e del male era proibito. L'uomo, seb­bene fatto a somiglianza di Dio, è un essere limitato. Quando ha disubbidito, con l'illusio­ne di diventare come Dio, ha conosciuto il bene e il male, ma senza la capacità di com­piere sempre il bene e senza l'energia di evita­re sempre il male. Per questo è colpevole.
Ma Dio non ha abbandonato la sua creatura. La rivelazione che ha dato di Se stesso, fin dai tempi più remoti, doveva proprio servire a spingere l'uomo verso il bene, a ridargli la pos­sibilità di avere comunione col suo Creatore, se si fosse uniformato ai suoi pensieri e avesse ubbidito alle sue leggi.
La Parola scritta, venuta in seguito, è stata ed è tuttora una luce per l'essere umano, una guida indispensabile e insostituibile. Ma orizzonti straordinariamente più vasti nella conoscenza di Dio si sono aperti con la venuta di Cristo che ci ha rivelato l'amore di Dio per la sua creatura decaduta e il suo piano di salvezza "per grazia, mediante la fede" (Efesini 2:5). Chi crede al sacrificio di Cristo ha ora la possibilità di entrare con Dio in una relazione vivente ed eterna.
L'apostolo Paolo scriveva ai credenti della città di Filippi: "Prego... perché possiate apprezzare le cose migliori... ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio" (Filippesi 1:9-11).

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