sabato 20 luglio 2024

QUELLI CHE HANNO TIMORE DEL SIGNORE MALACHIA 3: 16 -18

 


 “Allora quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l'un l'altro; il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato; un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il Signore e rispettano il suo nome.  «Essi saranno, nel giorno che io preparo, saranno la mia proprietà particolare», dice il SIGNORE degli eserciti; «io li risparmierò, come uno risparmia il figlio che lo serve. Voi vedrete di nuovo la differenza che c'è fra il giusto e l'empio, fra colui che serve Dio e colui che non lo serve”.

Se nei capitoli precedenti si fa risaltare i discorsi di coloro che non temono il Signore, in questi pochi versetti vengono fatti risaltare coloro che invece lo temono, senza però mettere l’accento su cosa essi si dicono, ma evidenziando solamente ciò che il Signore pensa di costoro e cosa ha riservato per loro.

 1)     L’attenzione di Dio per i giusti

Al v. sedici abbiamo letto, come risposta a coloro che mettevano in dubbio l’amore, l’onore e la santità del Signore, che coloro che temono il Signore “…. si sono parlati l'un l'altro”, e già questo dovrebbe darci un grande insegnamento, infatti quanto è importante che i figli di Dio stiano insieme, che si parlino, che condividano le loro esperienze spirituali, i momenti di gioia, la sapienza che Dio ha dato tramite lo S. Santo, in Ebrei 10:25 troviamo scritto: “non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno”. È da mettere in risalto ciò che Dio fa’ in questa circostanza, infatti abbiamo letto sempre al v. sedici: “il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato”. Se il Signore è attento a ciò che dicono gli empi (v. 13-15), tanto più la scrittura ci fa comprendere quanto il nostro Dio è attento a ciò che i giusti dicono tra di loro. Come abbiamo prima accennato, non ci viene riferito gli argomenti di discussione, ma possiamo certamente ipotizzare che parlassero della grandezza di Dio, del suo grande amore, della sua grande benignità e del come fare al meglio la sua meravigliosa volontà, non trascurando il reciproco sprone; tutto ciò suscita l’attenzione del nostro Signore, infatti abbiamo letto “… il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato”, come a dire che non si è perso neanche una sillaba di ciò che i giusti si dicono tra di loro ed ha apprezzato.

Salmi 94:9 “Colui che ha fatto l'orecchio forse non ode? Colui che ha formato l'occhio forse non vede?”

2Re 6:11-12 “Questa cosa turbò molto il cuore del re di Siria, che chiamò i suoi servitori, e disse loro: «Fatemi sapere chi dei nostri è per il re d'Israele». Uno dei suoi servitori rispose: «Nessuno, o re, mio signore! ma Eliseo, il profeta che sta in Israele, fa sapere al re d'Israele persino le parole che tu dici nella camera dove dormi»”.

 2)     Un libro in memoria dei giusti

Sempre al verso sedici troviamo scritto che in conseguenza di ciò che abbiamo puntualizzato prima, Dio ha fatto scrivere un libro: “un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il Signore e rispettano il suo nome”. È importante puntualizzare come prima cosa quando dice che questo libro viene scritto davanti a Lui, in sua presenza, come a dire che ha vegliato su ogni parola che veniva scritta su quel libro affinché non fosse dimenticato nessun particolare, Dio non vuole che nulla sia dimenticato di ciò che i suoi figlioli fanno e dicono di buono. Inoltre, è importante fare risaltare la finalità di questo libro, infatti aggiunge “per conservare il ricordo di quelli che temono il Signore”. Il mondo dimentica i suoi eroi, l’uomo è dimentichevole ma Dio no! Ogni uomo, ogni donna che ama il Signore e fa la sua volontà temendolo, egli trascrive il suo nome in questo libro affinché il suo nome sia rispettato. Marco 14:6-9 “Ma Gesù disse: «Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre. Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l'unzione del mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei»”.

Apocalisse 20:12-15 “E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e l'Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e l'Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco”.

 3)     Il futuro dei giusti

Dio ha un piano per questi giusti, essi saranno, nel giorno che Dio ha preparato,  la sua proprietà particolare, affinché tutti possano costatare e vedere come Dio vede le cose: “vedrete di nuovo la differenza che c'è fra il giusto e l'empio ….” Infatti ecco cosa Dio pensa del popolo suo: 1Pietro 2:9 “Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa; voi, che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia”.

Quando Dio dice “saranno la mia proprietà particolare” ha proprio in mente ciò che afferma in  1Pietro 2:9 “una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato”.

Noi siamo quella proprietà che Dio si è scelta: Giovanni 15:16 “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia”.

Noi siamo quella proprietà che gli è costata: Isaia 53:11 “Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce, e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità”.

Noi siamo quella proprietà particolare per cui sta lavorando, infatti al v. 2 del cap. 4 leggiamo cosa il Signore ha preparato per questo popolo di giusti:

  1. a)  spunterà il sole della giustizia,
  1. b)  la guarigione sarà nelle sue ali;
  1. c)  voi uscirete e salterete, come vitelli fatti uscire dalla stalla.

In atti cap. 3 vi è descritta la guarigione dello zoppo della porta bella e già da subito vediamo realizzate queste promesse che sono state scritte.

   CONCLUSIONE

Quanto abbiamo detto deve riempirci di gioia in quanto noi siamo il suo popolo, la sua proprietà particolare su cui la sua attenzione è rivolta, Dio sta lavorando alacremente per noi, per darci un futuro glorioso, continuiamo ad avere fiducia in Lui, perché Lui non ci lascia e non ci abbandona, ma ci ama e ci corregge per il nostro bene.

A Dio sia la gloria

sabato 26 agosto 2023

Le domande della Samaritana Giovanni 4;1- 26

 


COME MAI TU CHE SEI GIUDEO …

  La domanda della donna scaturisce dalla sorpresa che ha quando Gesù le chiede un po’ di acqua per dissetarsi: «Dammi da bere» , e in effetti non sembra tanto fuori luogo considerando che le relazioni tra Giudei e Samaritani non erano delle migliori, la stessa scrittura ci svela che le relazioni tra di loro erano inesistenti  o sarebbe meglio dire che i Giudei non avevano nessuna relazione con i Samaritani proprio a causa di punti di vista diversi su Dio e come servirlo, «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». Ancora oggi, alla stessa stregua di quella donna, tanti oggi si pongono domande simili, come mai Gesù viene a chiedere proprio a me qualcosa, come mai mi sta rivolgendo la sua attenzione? La risposta che Gesù da alla donna è la stessa che da ad ogni uomo: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva». Gesù è colui che ci chiede qualcosa per poterci offrire in cambio qualcosa di migliore:

a)            Gesù è colui che ci chiede un po’ di fede per vedere le opere grandi che Lui può fare nella nostra vita “Il Signore disse: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: "Sradicati e trapiantati nel mare", e vi ubbidirebbe” Luca 17:6.

b)            Gesù è colui che ci chiede di rinunciare a qualcosa per darci la vita eterna. “E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna” Matteo 19:29

c)            Gesù è colui che ci chiede un po’ di ospitalità per farci eredi di un regno eterno. Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste”  Matteo 25:34-35.

  Gesù vuole darci tutto questo a patto che impariamo a conoscerlo e a riconoscerlo come il Messia, il Salvatore, Lui non fa distinzione nell’uomo, non guarda al colore della pelle o a quale parte della società facciamo parte, non fa distinzione fra peccatori grandi e piccoli perché tutti abbiamo bisogno della sua grazia salvifica.

 

SEI TU PIÙ GRANDE DÌ GIACOBBE …

a)         Alla risposta di Gesù, una nuova domanda sorge spontanea alla donna, La donna gli disse: «Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest'acqua viva?Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?»”. D’altro canto, guardando dal punto di vista della donna non possiamo non darle un minimo di ragione per i dubbi che espone visto e considerato che effettivamente Gesù non aveva ne secchia e ne acqua con Lui; tuttavia Gesù non stava dicendo nessuna bugia in quanto parlava di acqua spirituale, dell’acqua della vita. La donna chiede “sei più grande di Giacobbe”, si Gesù non solo è più grande di Giacobbe ma è più grande di qualunque  altro personaggio esistito sulla terra. Ancora oggi molti si chiedono:

b)         Ma questo Gesù è più grande di Mosè, di Maometto, di Buddha, di Mahatma Gandhi, di …, si Gesù è più grande di tutti i grandi della terra perché è l’unico vero figlio di Dio dimostrando questa grande verità sulla croce, infatti Egli solo è morto e poi risuscitato“Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome …”  Filippesi 2:7-11.

c)         Il suo insegnamento è superiore agl’insegnamenti dei grandi maestri della terra? Si il suo insegnamento è di gran lunga superiore perché non è un semplice uomo ma Dio fatto carne:

-                E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” Giovanni 1:14.

-                “Tre giorni dopo lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri: li ascoltava e faceva loro delle domande; e tutti quelli che l'udivano, si stupivano del suo senno e delle sue risposte” Luca 2:46-47.

-                Ancora oggi Gesù ci sta offrendo l’acqua della vita, ma è necessario comprendere a pieno il suo messaggio o finiremo per fare lo stesso errore della donna «Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere». Gesù è venuto per offrirci qualcosa di speciale di unico e di spirituale, non confondiamo la sua offerta spirituale con cose materiali e corruttibili perché egli non è uno qualunque ma il figlio di Dio.

 

I NOSTRI PADRI HANNO ADORATO …

   Gesù vedendo l’incapacità della donna ad afferrare il suo messaggio, fa un passo oltre, dimostra che Lui non è un semplice uomo che la sta prendendo in giro, le rivela alcuni particolari della sua vita che come straniero non avrebbe dovuto sapere, a questo punto lei lo riconosce come un profeta “Signore, vedo che tu sei un profeta”. Qui scatta l’ultima domanda della donna I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare”, certamente la domanda è interessante ma in essa vediamo il furbo tentativo di spostare il piano della discussione dal suo privato ad un’infruttuosa diatriba spirituale fra Giudei e Samaritani, ma Gesù è l’unico che può dare la giusta risposta e squarciare il velo dell’ignoranza umana infatti la sua risposta fa cadere le ultime resistenze della donna “Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità”.

   Ancora oggi uomini e donne si perdono in ragionamenti vani e in discussioni senza fine ponendo domande faziose e infruttuose al fine di non confrontarsi con la verità di Dio, ma Gesù ha una risposta ad ogni domanda e sa fare tacere ogni bocca faziosa perché lui è verità “Ora sappiamo che sai ogni cosa e non hai bisogno che nessuno ti interroghi; perciò crediamo che sei proceduto da Dio” Giovanni 16:30.

 

CONCLUSIONE

Nel breve dialogo tra Gesù e la donna un grande passo avanti era stato fatto, la donna lo riconosceva come profeta, ma ancora un altro passo importante doveva essere fatto, doveva riconoscerlo come il Messia il Cristo e l’opportunità arriva dall’ultima barriera che la donna innalza:  «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa», la risposta di Gesù arriva immediata e travolgente: : «Sono io, io che ti parlo!». Gesù era proprio il Messia promesso ed era la proprio di fronte a lei, non restava altro da fare che riconoscerlo per quello che Lui affermava di essere. Possa ogni uomo riconoscere questa grande verità e cogliere la grande occasione che Gesù ci rivolge.

 

sabato 29 ottobre 2022

ABDIA ….“un servitore del Signore”

 


“Molto tempo dopo, nel corso del terzo anno, la parola del SIGNORE fu rivolta a Elia, in questi termini: «Va', presèntati ad Acab, e io manderò la pioggia sul paese». Elia andò a presentarsi ad Acab. La carestia era grave in Samaria. (3)E Acab mandò a chiamare Abdia, che era il sovrintendente del palazzo. Abdia era molto timorato del SIGNORE; e quando Izebel sterminava i profeti del SIGNORE, Abdia aveva preso cento profeti, li aveva nascosti cinquanta in una spelonca e cinquanta in un'altra, e li aveva nutriti con pane e acqua. Acab disse ad Abdia: «Va' per il paese, verso tutte le sorgenti e tutti i ruscelli; forse troveremo dell'erba e potremo conservare in vita i cavalli e i muli, e non avremo bisogno di uccidere parte del bestiame». Si spartirono dunque il paese da percorrere; Acab andò da una parte e Abdia dall'altra. Mentre Abdia era in viaggio, gli venne incontro Elia; e Abdia, avendolo riconosciuto, si prostrò con la faccia a terra, e disse: «Sei tu il mio signore Elia?» Quegli rispose: «Sono io; va' a dire al tuo signore: Ecco qua Elia». Ma Abdia replicò: «Che peccato ho mai commesso, ché tu dia il tuo servo nelle mani di Acab perché egli mi uccida? 1 re 18:1-16

 

Come si capisce dal titolo, parleremo di questo personaggio di nome Abdia, sovrintendente del palazzo del re Acab. Personaggio marginale nella storia raccontata, ma da cui possiamo trarne fuori degli esempi di comportamento sobrio e coerente che ognuno di noi può e deve prendere come modello. Prenderemo tre aspetti di quest’uomo, il primo ci viene dal suo nome, il secondo è la scrittura stessa che ce lo suggerisce, il terzo dal suo comportamento.

 

1)      ABDIA, ….  servitore del Signore.

Il nome Acab, significa “UN SERVITORE DEL SIGNORE”, e questo ci fa comprendere che la famiglia di provenienza era una famiglia che conosceva il Signore. Questo, anche se è un dettagli importante, nello stesso momento potrebbe voler dire poco se lui stesso non aggiungesse alla fine del v. 12 “ Eppure il tuo servo teme il SIGNORE fin dalla sua giovinezza”! detto ciò comprendiamo che quest’uomo era un servitore del Signore di nome e di fatto. Ciò deve farci riflettere su una semplice ma grande verità : Il Signore vuole credenti che non lo siano solo di nome ma di fatto. Questo servo di Dio, infatti, come lui stesso racconta ( e non lo fa per vantarsi) nel momento del bisogno e del pericolo, mette al sicuro ben cento profeti del Signore nascondendoli alla follia omicida della reggina Izebel, a costo della sua stessa incolumità. Il panorama del cristianesimo che ci si propone dinanzi ai nostri occhi oggi, non è dei più floridi, in quanto ci sono tanti credenti che vivono ai margini della chiesa, non facendo niente di tangibile per l’opera di Dio. Le scuse sono tante e per la maggior parte anche valide, ma non so se potrebbero reggere al vaglio della luce del Signore. Dio vuole un popolo impegnato in prima linea, disposto a darGli non il superfluo ma quello che costa  “Ma il re rispose ad Arauna: «No, io comprerò da te queste cose per il loro prezzo e non offrirò al SIGNORE, al mio Dio, olocausti che non mi costino nulla». Davide comprò l'aia e i buoi per cinquanta sicli d'argento; costruì là un altare al SIGNORE e offrì olocausti e sacrifici di riconoscenza. Così il SIGNORE fu placato verso il paese, e il flagello cessò d'infierire sul popolo” (2Samuele 24:24-25). I grandi servitori di Dio, compresi quelli che rimangono nell’ombra dell’anonimato, sono quelli che sono disposti a sacrificare qualcosa della loro vita, per la Sua opera. Non aspettiamoci risvegli o piogge di nuova pentecoste, fino a quando il nostro essere cristiani è ricco di debolezza abulica, e fino a quando la tiepidezza sarà la quotidianità espressa con una lode stanca e incapace di superare le barriere che il nemico ci pone quotidianamente davanti. Forse è giunto il momento di cominciare a gridare al Signore con tutte le nostre forze, di incominciare a fare digiuni e preghiere, di rivedere alcune nostre posizioni che davamo per scontate. Forse è giunto il momento che rompiamo l’ampolla del prezioso olio profumato, per spargerlo ai piedi di Gesù (Luca 7:37-38), l’ampolla dell’adorazione.

 

2)      ABDIA, …. uomo molto timorato del Signore.

Sempre al v.3 viene detto di Abdia:  “Abdia era molto timorato del SIGNORE”. È molto significativo quel molto, come a dire che non basta essere timorati dal Signore ma che bisogna esserlo molto. Certamente comprendiamo che non tutti possono raggiungere le alte vette dell’essere molto timorati, ma almeno dovremmo sforzarci di attuare il minimo richiesto ad ogni credente. Domandiamoci, cosa vuol dire essere timorati di Dio? Certamente comprendiamo che non vuol dire avere paura, ma sostanzialmente avere rispetto verso Dio e tutto ciò che lo riguarda. Un uomo timorato è colui che è scrupoloso nell’onestà, moralmente irreprensibile, rigoroso nella coscienza, rispettoso verso Dio e la sua santità, che fa di tutto per piacere a Dio e non agli uomini. Un uomo molto timorato, è un uomo che non usa mezze misure, ma che è pronto a donarsi totalmente per il Signore e la sua opera. Ricordiamoci che il nostro entusiasmo per il Signore e l’ opera sua, deve essere di gran lunga superiore all’entusiasmo dei nemici dell’evangelo, perché se non è cosi non otterremo nessuna vittoria, e il nemico avrà sicuramente la meglio sulla nostra vita spirituale. Un Pietro, un Paulo, uno Stefano, e tanti altri grandi martiri della fede, non avrebbero mai conquistato la corona della gloria, se non fossero stati disposti a essere “molto” timorati dal Signore, se non fossero stati disposti a mettere Dio al primo posto, a discapito anche della loro stessa vita. Domandiamoci, quanto amiamo veramente Dio e l’opera sua? Quanto siamo timorati del Signore, se veramente lo siamo? Quanto siamo disposti ad osare per il Signore? Quanto siamo disposti a sacrificare per il Signore? Forse è giunto il momento che lasciamo veramente le reti per seguire veramente Gesù (Luca 5:10-11), o forse dobbiamo renderci conto che fino a quando restiamo seduti al nostro banco delle imposte (Luca 5:27), non stiamo ubbidendo prontamente alla chiamata di Gesù.

 

3)      ABDIA, …. Uomo fedele a Dio.

Di quest’uomo viene detto anche che era sovrintendente del palazzo del re Acab e della reggina Izebel. Questi due personaggi risaltano nel panorama biblico per la loro malvagità e per le molteplici azioni scellerate contrarie ad ogni legge divina. Chiediamoci, ma cosa ci fa un uomo molto timorato di Dio, al fianco di soggetti simili?

Non sarebbe stato meglio allontanarsi da loro per meglio servire il Signore. Sicuramente pensiamo anche noi che forse sarebbe stato meglio così, ma dobbiamo renderci conto che un fedele servitore di Dio, le è in ogni momento, in ogni luogo e in ogni situazione, a volte come una palma solitaria nel deserto di questo mondo, ma sicuramente utile a Dio. Non possiamo trincerarci dietro inaccettabili  scuse come non ho tempo, non mi trovo nell’ambiente giusto, o nessuno attorno a me mi aiuta, per restare indifferenti e immobili, di fronte al dilagare del male. C’è un’opera da svolgere che sei chiamato a fare e solo tu puoi farla, nessun’altro può svolgerla al tuo posto. Elia ha fatto ben altro e con grande potenza, ma Abdia era chiamato a fare qualcosa di differente, in modo meno appariscente, ma pur sempre gradito a Dio. Ogni uomo di Dio si distingue sempre per qualcosa quando si dispone per il Signore, sia nelle grandi che nelle cose piccole, ma sicuramente preziose agli occhi Suoi. Forse sei il solo cristiano nel tuo posto di lavoro? La Dio ti chiama ad essere un uomo fedele. Forse stai soffrendo perché sei il solo convertito nella tua famiglia, la il Signore ti chiama ad essere un uomo fedele. Caro fratello, se l’esempio di Abdia ti sembra poco , pensa allora a Giuseppe alla corte di faraone (Genesi 41:41); oppure Daniele alla corte del re Nebucadnetsar (Daniele 2:48); Mardoccheo dietro la porta del re Assuero (Ester 2:19); i santi del Signore nella casa di Cesare (Filippesi 4:22). Pensi forse che Dio ti abbia affidato ben poca cosa? Dio dice: “Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore”(Matteo 25:21).

 

   CONCLUSIONE

Qualcuno forse penserà che dopotutto questo Abdia non era un grande esempio da seguire, in quanto nella storia descritta egli mostra un nonché di paura all’ordine del profeta Elia. Ricordiamoci che essere uomini di Dio non vuol dire essere super uomini con super poteri, ma normali uomini con tutte le limitazioni che ci accompagnano. Anche il grande Elia ad un certo punto fugge quando Izebel lo perseguita minacciandolo di morte ( 1 Re 19: 1-3). Pertanto ricordiamoci che anche con le nostre debolezze, siamo chiamati ad essere fedeli e timorati servitori di Dio. Forse non vedrai quanto la tua umile e riservata testimonianza servirà allo sviluppo del Suo Regno, ma stanne certo che sicuramente lo sarà, come lo fu l’ubbidienza di Abdia all’ordine di Elia (1Re 18:16) , preludio alla potente manifestazione di Dio sul monte Carmelo. A Dio sia la gloria.