Filippesi
4:4 Rallegratevi
sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.
2Corinzi
13:11 Del
resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati,
abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d'amore e di pace sarà
con voi.
Filippesi
3:1
Del resto, fratelli miei, rallegratevi
nel Signore. Io non mi stanco di scrivervi le stesse cose, e ciò è garanzia di
sicurezza per voi.
La parola rallegratevi ha come
significato intrinseco l’azione di rendere allegro se stesso. In effetti,
qualcuno dirà ma di cosa dobbiamo rallegrarci in questo mondo? Tante sono le
notizie che ci bombardano e ci tolgono la gioia, ma il vero cristiano deve
imparare a rallegrarsi, a vivere una vita gioiosa e piena di allegrezza. Come
fare ?dobbiamo imparare a riconoscere quei valori spirituali che ci rendono
ottimisti sia per quanto riguarda la vita materiale ma principalmente quanto
riguarda la vita spirituale. Ricordiamoci che uno dei frutti dello S. Santo è
appunto l’allegrezza: Galati 5:22
“Ma il frutto dello Spirito è: carità,
allegrezza, pace, lentezza all'ira, benignità, bontà, fedeltà, mansuetudine,
continenza” (vers. Diodati), dove per allegrezza viene tradotta anche come
gioia. Pertanto è comprensibile che se lo Spirito di Dio abita in noi, è certo
che anche l’allegrezza deve albergare nella nostra vita. Non è possibile essere
cristiani veri, nati di nuovo e essere pessimisti, musoni, piagnoni e
quant’altro distingua chi ancora non ha realizzato la vera vita in Gesù. Ecco
alcune cose che devono procurarci allegrezza:
1) CONFIDARE
IN DIO.
Nel Salmo 5:11 troviamo scritto: “Si
rallegreranno tutti quelli che in te confidano; manderanno grida di gioia per
sempre. Tu li proteggerai, e quelli che amano il tuo nome si rallegreranno in
te”,
e da questo versetto troviamo la prima verità da fare risaltare “dobbiamo
imparare a confidare in Dio”. Confidare in Dio vuol dire incominciare ad avere
fede in Lui, vuol dire anche incominciare a fidarsi di Lui anche se tutto ciò
che ci attornia porta all’evidenza che tutto stia andando a rotoli.
Ricordiamoci della calma che aveva l’apostolo Paolo quando tutto gli diceva che
sarebbe stato fatto prigioniero e portato a Roma: Atti
21:10-14
“Eravamo là da molti giorni, quando scese
dalla Giudea un profeta, di nome Agabo. Egli venne da noi e, presa la cintura
di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo:
"A Gerusalemme i Giudei legheranno così l'uomo a cui questa cintura
appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani"». Quando udimmo
queste cose, tanto noi che quelli del luogo lo pregavamo di non salire a
Gerusalemme. Paolo allora rispose: «Che fate voi, piangendo e spezzandomi il
cuore? Sappiate che io sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire
a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». E, poiché non si lasciava
persuadere, ci rassegnammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore»”. Ma
sempre nel versetto 11 del salmo 5 è detto anche che coloro che amano il nome
di Dio si rallegrano; quanto è importante amare Dio per potersi rallegrare,
infatti è scritto:
Romani
8:28
“Or sappiamo che tutte le cose cooperano
al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”,
comprendendo che se amiamo Dio, tutte le cose cooperano al nostro bene e
pertanto non possiamo non aspettarci altro che giustizia da parte del Signore.
2)
ANDARE
ALLA CASA DEL SIGNORE.
Nel salmo 122:1 è scritto: “Mi son
rallegrato quando m'hanno detto: «Andiamo alla casa del Signore”; da
questo versetto possiamo far emergere un’altra grande verità: andare nella casa
del Signore procura felicità. Andare alla casa del Signore vuol dire avere
desiderio d’incontrarlo, di stare con Lui, di voler condividere del tempo col
nostro Signore. Stare alla sua presenza vuol dire nutrire la nostra anima e il
nostro spirito col cibo spirituale della sua mensa. Il salmista afferma che al
solo sentirsi dire “Andiamo alla casa del
Signore” gli ha procurato allegrezza, e questo deve essere il sentimento di
ogni buon cristiano, gioire al pensiero di andare nel posto dove si trova Dio.
È vero che ogni posto è buono per incontrarsi con Lui, infatti si può essere da
soli nel posto più sperduto della terra e avere la gioia di incontrarsi con il
proprio Dio, ma ancor più bello è andare a incontrarlo la dove c’è la radunanza
dei santi. Un cristiano che va in chiesa solo per dovere è un cristiano
immaturo, un credente che non sente il desiderio di trovarsi dove si loda il
Signore è irresponsabile e non potrà mai gioire della presenza di Dio e non
sarà sicuramente un cristiano allegro. Nel Salmo 84:10 è detto: “Un giorno nei tuoi
cortili val più che mille altrove. Io preferirei stare sulla soglia della casa
del mio Dio, che abitare nelle tende degli empi”, oggi a differenza di
quanto affermato, è tanto se ci viene in mente di venire una volta la domenica
in chiesa e non vediamo l’ora che tutto sia finito per tornare ai nostri affari
e trascorrere gli altri mille altrove. Comprendiamo che non è quello che si
aspetta il Signore dai suoi figlioli, Lui vuole che andiamo con gioia alla sua
casa e che usciamo con rinnovata allegrezza per aver saziato l’anima nostra.
Nel salmo 23 Davide asserisce al v. 6 “Certo,
beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò
nella casa del Signore per lunghi giorni” affermando che da per scontato
l’abitare nella casa del Signore per un tempo molto lungo, perché alla sua
presenza c’è bene e bontà e ancora al v. 5 ci dice che Dio imbandisce una
tavola per noi.
3)
OTTENERE
SALVEZZA
Un giorno, dice la scrittura, che
i settanta discepoli mandati da Gesù per i villaggi ad annunziare la sua
prossima visita, quando tornarono erano tutti esultanti perché anche i demonio
arano stati sottoposti alla loro autorità, ma Gesù subito li interrompe
dicendo: Luca 10:20 “Tuttavia, non
vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i
vostri nomi sono scritti nei cieli»”, affermando così che l’avere i nostri
nomi scritti nei cieli è motivo di allegrezza. Se è vero che il giorno più
triste è stato quando l’uomo decise di allontanarsi dal suo creatore ora
comprendiamo che il giorno più allegro è quando l’uomo decide di tornare sui
suoi passi e riavvicinarsi al suo Dio. Dio ha fatto di tutto per riportarci a
Lui, alla sua gloria, all’ubbidienza, alla vita eterna e questo gli è costato
tanto, ma il risultato lo ricompensa di ogni sacrificio. Ricordiamoci la
parabola del figlio prodigo, il padre gioì al ritorno del figlio e per
esternare e coinvolgere tutti nella sua allegrezza decide di fare festa. Un
giorno in cielo faremo festa col nostro Signore perché noi siamo quei figlioli
che sono ritornati a Lui.
L’apocalisse ci parla di tempi
futuri, di battaglie epiche, di vittorie entusiasmanti, di eredità che il
nostro Dio ha preparato per noi, il suo popolo, pertanto abbiamo di che gioire,
di rallegrarci per ogni giorno che passiamo in sua compagnia su questa terra
perché è un giorno in meno nell’attesa del ritorno di Gesù.
CONCLUSIONE
Mi piace ricordare e concludere
questa meditazione con Davide che tutto allegro danza a tutta forza d’avanti
all’arca del Signore che finalmente ritornava al suo posto, in mezzo al popolo
di Dio:
2Samuele
6:13-14
“Quando quelli che portavano l'arca del
SIGNORE ebbero fatto sei passi, egli immolò un bue e un vitello grasso. Davide
era cinto di un efod di lino e danzava a tutta forza davanti al Signore”.
2Samuele
6:20-22
“Come Davide tornava per benedire la sua
famiglia, Mical, figlia di Saul, gli andò incontro e gli disse: «Bell'onore si
è fatto oggi il re d'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve dei
suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!»Davide rispose a Mical: «L'ho
fatto davanti al SIGNORE che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua
casa per stabilirmi principe d'Israele, del popolo del SIGNORE; sì, davanti al
SIGNORE ho fatto festa. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò umile
ai miei occhi; ma da quelle serve di cui parli, proprio da loro, sarò
onorato!»”
Non perdiamo l’occasione di fare
festa davanti al nostro Dio che ancora oggi ci dice “RALLEGRATEVI”.
A Dio sia la gloria.
GIACOMO
ACETO
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