venerdì 26 agosto 2011

Cesare Malan

 L'avventura della fede di un giovane predicatore

Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.Romani 5:10 

«Quando fui consacrato predicatore nella Chiesa di Ginevra, ero nella più completa igno­ranza della verità dell'Evangelo. Mi ricordo, ad esempio, di aver terminato così una delle mie predicazioni: 'Considerare le virtù che avrete acquisito vi aprirà senza difficoltà la strada per acquisirne delle nuove; la sensazione dei vostri progressi riempirà il vostro cuore di una dolce
speranza. Sarà così che, accrescendo ogni gior­no il vostro prezioso tesoro, con il quale si acquista l'immortalità, vedrete giungere, pieni di ineffabile emozione, l'ora felice in cui rimet­terete nelle mani del Creatore la vostra anima ornata di virtù.

Un giorno andai a predicare in Svizzera nella chiesa di un villaggio del cantone di Vaud. All'uscita, il pastore mi si avvicinò con un aspetto triste e serio, e mi disse: 'Il suo messag­gio non è cristiano, e spero che i suoi ascolta­tori non lo abbiano capito!' Queste severe parole mi fecero riflettere su ciò che significa essere un vero cristiano. Ma solo due o tre anni più tardi cominciai a capire la giustificazione per fede, senza le opere. Fino ad allora non avevo neppure idea di questa giustizia di Dio della quale possono beneficiare solamente quelli che credono in Gesù. Io ero allora nell'ignoranza più totale, eppure predicavo e non provavo il minimo disagio. Dicevo quello che sentivo con tutto l'impeto e l'esuberanza della giovinezza, ma parlavo di un Dio e di un Salva­tore che ancora non conoscevo! Non predicavo altro che la morale della ragione.»

LA SUA CONVERSIONE
«Una sera, leggevo con un amico il capitolo 5 della Lettera di Paolo ai Romani. Questa lettu­ra produsse in me una viva impressione, parti­colarmente il versetto 10 (citato in testa al foglietto). In un'altra occasione, in classe, mentre gli alunni svolgevano un compito, lessi il capitolo 2 della lettera agli Efesini, e giunsi a questo versetto: "È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio". Queste parole mi sem­brarono chiare, inconfutabili e ne restai così colpito che dovetti uscire nel cortile della scuola, esclamando con gioia: "Sono salvato! Sono salvato!" Paragonerei volentieri la mia conversione all'immagine di un bambino risvegliato dal bacio di sua madre. Non posso ripensare a quel periodo senza esaltare la tenera compas­sione del Signore che mi ha risparmiato i timo­ri, i turbamenti e i penosi dubbi che tanti cri­stiani attraversano prima di giungere alla pace che dona la vera fede.» (Cesare Malan)
Quella di Cesare Malan fu, a quanto pare, una conversione pacata, tuttavia essa segnò il radi­cale inizio di una nuova vita. Prima della sua conversione, Malan era certamente un giovane religioso, di una sana moralità, dal comporta­mento leale e volto al bene. Ma egli cercava di stabilire la propria giustizia sulle sue buone opere senza capire che è Dio che rende giusto chiunque crede nel Signore Gesù. Allora, egli ha potuto servire Dio predicando il vero Van­gelo; e sì è comportato sempre con rettitudine, non per diventare giusto, ma per riconoscenza verso di Lui che lo aveva reso giusto!

UNA NUOVA CREATURA
Quando Malan si convertì, realizzò la salvezza che Dio gli donava come se fosse stata compiuta proprio per lui, personalmente. Prima della conversione, faceva affidamento sulle proprie virtù senza conoscere veramente la grazia di Dio; ma Dio si rivelò a lui come il "Dio di grazia". Grazie alla fede egli ebbe una nuova nascita, e divenne, nel vero senso della parola, una nuova creatura, completamente e assolu­tamente nuova. Non si trattò del coronamento delle opere religiose di un uomo che si è dato da fare per meritare il favore divino, ma l'amo­re di Dio in azione, che viene a noi e ci salva. "Ciò non viene da voi; è il dono di Dio": queste parole della Scrittura, che confermano la gra­zia di Dio, hanno fatto di Cesare Malan un campione della libertà che si ha in Cristo.
In seguito alla sua conversione, incontrò molta opposizione e ostilità, in particolare da parte del mondo religioso. Ma lui restò fedele alla sua chiamata, quella di "proclamare la libera e gratuita grazia di Dio". Scrisse decine e decine di cantici che esaltano l'amore e la misericor­dia del nostro Salvatore. Queste parole sono la traduzione di parte di un suo cantico.

Grande Dio, noi t'adoriamo! O Tu la cui clemenza
in seno alla nostra notte ha fatto brillare il giorno.
Nel nostro cuore, il tuo amore ha posto per sempre
la tua pace ineffabile, dono della tua immensa grazia.

Nessun commento:

Posta un commento