Nacqui nella Provincia di Salerno, nel 1938, da famiglia cattolica romana e, quindi, fui educato secondo detta religione. All'età di nove anni, sfortunatamente, incontrai un padre francescano, il quale pose speciale attenzione su di me e, per attirarmi, mi dava cioccolatini e caramelle. Un giorno, mi recai a visitare il Convento, che, in seguito, frequentai giornalmente. Quando il padre testè menzionato fu trasferito in altro Convento, a Cava (Salerno), anch'io volli seguirlo. A quel tempo, avevo solo dodici anni. Fu in quest'ultimo Convento che cominciai a servire e là anche dormivo. Dopo cinque anni di duro lavoro in questo Convento, i superiori decisero di mettermi il saio e cosi non vestii più in borghese. Dopo alcuni mesi che indossavo l'abito monacale,
il « Padre Guardiano » decise di mandarmi alla « cerca » di offerte. Dopo ancora due anni di questo lavoro, fui trasferito al Convento di Tramonti (Salerno), per iniziare .l'anno canonico; cioè « il Noviziato », che durò un anno.Durante questo periodo, siccome il Convento si trovava in bisogno, ci mandavano alla « cerca » e raccoglievamo vino, grano, patate, etc. Mentre facevo « il Noviziato » i miei genitori venivano a trovarmi, ed ogni volta dicevo loro che non mi sentivo di fare quella vita, ma essi mi ripetevano che era un privilegio essere un Monaco e vivere nel Convento e, quindi, mi dicevano d'aver pazienza, di resistere alle
tentazioni del mondo e che nel futuro, stando ancora in Convento, la mia fede sarebbe stata fortificata. Finito il periodo di « Noviziato », fui trasferito al Convento di Nocera Superiore (Salerno). Durante tutti questi anni, passando da Convento a Convento, mai ho sentito la pace e la sicurezza della Salvezza; anzi mi sentivo uno schiavo infelice, triste e disperato.
Un giorno, recandomi in città, venni investito in pieno da una macchina; perdetti i sensi e fui trasportato d'urgenza in Ospedale. Quando ripresi coscienza, mi domandai : « Se fossi morto, ove sarebbe andata la mia anima? Nelle condizioni in cui vivevo e mi trovavo, certamente la mia anima sarebbe stata dannata per sempre nelle fiamme dell'inferno ».
In Convento, tre volte la settimana, facevamo gli « Esercizi della disciplina ». Ad una certa ora della sera, si spegneva la luce ed ognuno, per 15 minuti, si batteva col « cordiglio » bianco che cingeva i nostri fianchi. Alle volte, nel buio, v'erano alcuni, che cominciavano a battere gli altri invece che se stessi. Questi esercizi, nell'800, lasciavano addolorati e sanguinanti quelli che li praticavano.
Nel mese di Maggio, trovandomi a Nocera Superiore ( Salerno), fui mandato alla « cerca » per raccogliere moneta per la festa di S. Antonio di Padova. Dopo la raccolta delle offerte, giunto il giorno della festa, chiesi al Padre Guardiano : « Come mai facciamo tante grandi feste e diamo tanti onori e glorie a S. Antonio e a tutti i santi, mentre a Gesù, Colui che si sacrificò per noi sulla croce, non dedichiamo proprio nulla? ». Egli rispose che tutto ciò che facevamo per S. Antonio e per gli altri santi valeva per il Signore. Dopo un breve tempo di meditazione, egli, rivoltosi, mi guardò fortemente dicendomi che non voleva più sentire certe domande, perché non erano buone.
Mentre gli anni passavano in Convento, la vita si faceva sempre più difficile per me, mi sentivo così disperato che non potevo nè volevo più andare avanti. Alle volte mi veniva il pensiero di terminare questa vita, altre volte dicevo : « Signore, sarebbe meglio la morte, che continuare a vivere così ». Un giorno, stando nella mia cella, mi domandai: « Se non ho trovato pace, gioia e salvezza in questi Conventi che il popolo chiama «Luoghi Santi», ove Dio può essere trovato meglio che altrove e, quindi, può essere trovata la tranquillità, la liberazione dal peccato e tutto ciò che l'anima agogna; dove, poter cercare e trovare queste felicità tanto predicate »?.Conclusi che non esisteva nulla, e che tutto ciò che si diceva erano soltanto parole. Ma Dio, il Quale conosceva le latebre del mio cuore e le parti più recondite della mia anima e vedeva la completa tristezza della mia vita era là, pronto a soccorrermi e liberarmi, ma io non Lo vedevo nè Lo conoscevo. Lui sapeva che il giorno della mia salvezza stava per giungere ed Egli stesso preparò ogni cosa pel mio bene.
All'età di 28 anni. per la prima volta, udii parlare della Salvezza dell'anima. Una mia sorella, col suo marito, stando a lavorare a Wuppertal, Germania, ricevettero la testimonianza della Salvezza e si convertirono al Signore. Essi. venendo una volta l'anno in Italia, mi vennero a trovare al Convento e mi dissero che brancolavo nelle tenebre e nella menzogna religiosa e che avevo bisogno di conoscere la Verità ed essere salvato. Mi dicevano che, benché fossi monaco, e pur vivendo in un « santo luogo », così chiamato dal popolo, pure ero un'anima perduta.
Più mi parlavano e più mi sentivo infelice e disperato perché, in realtà, ciò che dicevano era verità. Cominciai a realizzare più che mai che tutto ciò che avevo fatto in quei 15 anni di vita monastica non era valso proprio a nulla, anzi mi sentivo e mi trovavo più dannato che mai. Benché comprendessi che tutto ciò che mi dicevano era vera, pure non feci loro comprendere le condizioni disperate della mia anima. Essi, con la Bibbia alla mano, mi dissero che Gesù aveva ordinato : « Non chiamate alcuno sopra la terra vostro padre; perché uno solo è vostro Padre, cioè quel che è nei Cieli » ( Matt. 23:9). La Bibbia dice di non confessare i propri peccati all'uomo, ma a Dio direttamente, il Quale solo può perdonare (Marco 2 :7 ). Anzi vi è una maledizione per coloro che confessano i loro peccati all'uomo. Infatti, il profeta Geremia dice : « Maledetto l'uomo che si confida nell'uomo ». Il re Davide dice: « Io confesserò le mie trasgressioni al Signore e Tu, (Signore), hai rimesso l'iniquità del mio peccato » (Sal. 32:5). La Bibbia dice di non farsi scultura nè immagine alcuna, mentre noi avevamo le statue e ci inginocchiavamo ad esse. La Parola di Dio dice che il Vicario di Cristo non è il Papa con tutto il suo sfarzo, lusso, la sua servitù d'ogni genere e le sue ricchezze enormi, ma lo Spirito Santo (Giov. 14:16. 17). La Bibbia dice che non v'è che un solo Mediatore, ed anche un solo Avvocato tra l'uomo e Dio, cioè: Gesù Cristo ( 1 Tim. 2:5, e 1 Giov. 2:1). Mentre noi ci eravamo fatti milioni di santi per nostri avvocati e mediatori, compresa Maria, la corredentrice, senza la quale, addirittura non si può essere salvati. Insomma, mi fecero notare che tra gli insegnamenti della Chiesa Romana e la Sacra Bibbia v'era una grande voragine! Dopo il nostro incontro, rientrai in Convento tutto turbato, sconvolto e rivoluzionato completamente nell'anima e nello spirito. Vedevo chiaramente che la Bibbia aveva ragione e non i dogmi del Papa e della nostra Chiesa! Mia sorella e suo marito tornarono in Germania, ma non mancarono di mandarmi degli opuscoli nelle lettere per illuminarmi di più e convertirmi a Cristo. Tra i tanti trattati che ricevetti da loro, ne ricordo uno distintamente: La testimonianza del fratello G. Levantino, ex-Monaco francescano, convertitosi a Mettmann, Germania. Dopo la lettura del suo trattato, fui molto illuminato ed incoraggiato a lasciare il Convento e la Chiesa di Roma per sempre e convertirmi a Cristo, mio Salvatore!
Ormai convinto anch'io, come lo fu G. Levantino, che abbisognavo di Salvezza più che di religione, cominciai a manifestare segni di voler abbandonare il Convento. Il Padre Guardiano, saputo della mia intenzione, fece di tutto per farmi rimanere. Cercarono di non farmi più uscire dal Convento, perché avevano paura ch'io fuggissi. Vedendo che ero deciso a tutto, mi dissero che per lasciare il Convento avevo bisogno d'un permesso speciale dal « Padre Generale », che sta a Roma. Un bel giorno, mentre tutti pensavano ch'io fossi chiuso nella mia cella, fuggii precipitosamente per non tornarvi più. Arrivai a casa, dopo essermi riposato un poco, mi svestii del saio monacale e, tempestivamente, presi il treno per Roma. Devo confessare che, mentre attendevo alla stazione di Roma il treno per venire in Germania, avevo una grande paura di essere ripreso ed allora la mia fine sarebbe stata segnata per sempre. Ma il Buon Dio vegliava su me! Appena conobbi che mi trovavo sul territorio tedesco, l'anima mia sospirò di gioia, sapendo che mi trovavo in una nazione ove c'è libertà e, quindi, mi sentivo tranquillo. Arrivai ad incontrare mia sorella e suo marito il 13 novembre, 1966. Nel medesimo giorno, a casa dei miei, vennero a trovarmi i fratelli più vecchi della comunità di Wuppertal, con loro v'era il pastore, Fr. F. Cammarata. Tutti i fratelli mi accolsero con amore e fecero il possibile affinché io stessi tra loro felice. Essi mi aiutarono molto nelle mie necessità materiali, ma ciò che fecero di più fu di aiutarmi a conoscere Cristo, il Salvatore. Dopo poco più d'un mese che mi trovavo in Germania, con la comunità di Wuppertal, partecipammo al culto speciale che fu tenuto nella città di Bonn ( capitale della Germania), il gennaio 1967. Quando il Missionario, Fr. P. Vozza finì il sermone, fece l'appello a tutti coloro che volevano accettare Gesù, come loro personale Salvatore, e fu là che anch'io, incoraggiato, andai avanti con gli altri peccatori per ricevere Gesù e farlo mio per sempre.
La mia gioia fu grande quando visitai la chiesa di Mettmann, ove fui invitato a rendere pubblica la mia testimonianza cristiana. Ho già espresso il desiderio di voler essere battezzato in acqua da adulto, onde dimostrare a tutti che sono veramente felice e libero3 di servire e seguire Gesù tutti i giorni della mia vita.
A tutti coloro che avranno occasione di leggere la mia testimonianza voglio dire di leggere la Bibbia e di pregare su di Essa; lo Spirito Santo guiderà anche loro nella Verità ed alla Salvezza.
Sto pregando pei miei ex-confratelli del convento molti dei quali innocenti, perché non hanno mai sentito il Messaggio della Salvezza, affinché anch'essi, in qualche maniera, possano trovare la felicità, la libertà e la Salvezza che io ho trovato in Cristo, il Signore! A tutti i miei nuovi fratelli in fede, voglio dire: Pregate per me, affinché anch'io divenga un potente araldo del Vangelo di Cristo e portare molte anime smarrite alla Verità!
Ometto il mio nome, per non attirare inutili persecuzioni sui miei genitori.
Vostro umile fratello, al servizio del Divin Maestro. - SALVATORE
« ex monaco francescano »
Tratto da Risveglio pentecostale Marzo1967
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