venerdì 27 gennaio 2012

OGNI PROMESSA E' SI E AMEN

Di tutte le buone parole che il Signore aveva dette alla casa d'Israele non una cadde a terra: tutte si compirono. (Giosuè 21:45)


Quello che Dio promette, mantiene, sempre. Tutto quello che aveva detto a Mosé si compì, dall'esodo dall'Egitto all'arrivo alla terra promessa. Ogni promessa dei Signore è una certezza che si realizza nella vita di chi crede in Lui e ha fede che la Sua paro­la è verità. Certo non è facile credere in mezzo alle difficoltà, quando sembra che il mondo ci crolli addosso. Quando tutto ci appare oscuro e privo di significato. Quando non riusciamo a dare un senso alle cose che ci avvengono attorno. Spesso a parole riusciamo a dire di avere fede e di fidarci di Dio, ma all'atto pratico veniamo meno perché non vediamo umanamente una via d'uscita alla nostra situazione. In quei momenti solo la nostra devozione al Signore può venirci incontro.
Il nostro carattere, il nostro modo di essere possono essere un ostacolo alla realizzazione delle promesse di Dio nella nostra vita. Per ricevere bisogna credere. Spesse volte Gesù, durante il suo ministero terreno, disse a chi gli chiedeva qualcosa: "Ti sia fatto secondo la tua fede..." Chiediamo a Dio di accrescerci la fede, sapendo che la fede riesce a smuovere le montagne e la fede ci conduce a Lui.

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GESÙ È VIVENTE

Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture... fu seppellito... fu risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture. 1 Corinzi 15:3, 4

Dopo che ebbe sofferto, si presentò viven­te (agli apostoli) con molte prove; facen­dosi vedere da loro per quaranta giorni, parlando delle cose relative al regno di Dio. Atti 1:3


Chi legge con attenzione la Bibbia deve ricono­scere che questa racchiude numerose e precise prove della risurrezione di Gesù. Innanzi tutto, la sua tomba era vuota. Lo confermano gli amici di Gesù, e i suoi stessi nemici non l'hanno potuto negare, tanto che si sono impegnati a far cre­dere al popolo che i suoi discepoli avevano rubato il corpo mentre le guardie dormivano. Al mattino della risurrezione, le fasce, che avevano avvolto il corpo di Gesù, e il sudario, erano rima­sti nella tomba. Erano come la crisalide ormai inutile dalla quale la farfalla era appena uscita. Questo ha convinto l'apostolo Giovanni, testi­mone oculare del fatto: egli "vide e credette" (Giovanni 20:8).
In seguito, il Signore risuscitato fu visto varie volte. Si è presentato almeno una decina dì volte ai suoi discepoli, "ai testimoni prescelti da Dio" (Atti 10:41) e ha parlato loro per quaranta giorni (Atti 1:3). E questo li ha trasformati. La sua morte li aveva lasciati impauriti, abbattuti, sconcertati, ma dopo la sua risurrezione eccoli pieni di gioia, di forza, di coraggio, per l'azione dello Spirito Santo che Gesù aveva promesso di mandare quando fosse ritornato in cielo. Né la prigione, né la tortura, né la minaccia di morte poterono influire sulla loro convinzione che il Signore era realmente risuscitato.
Ancora oggi, tutti i cristiani autentici possono attestare che Gesù è vivente. Senza averlo visto, l'hanno incontrato per fede ed Egli è diventato la forza della loro vita. Oggi ancora il Signore lo si incontra leggendo il Vangelo e credendo alle sue parole. Voi, l'avete incontrato?

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mercoledì 25 gennaio 2012

SCONFIGGERE LO SCORAGGIAMENTO

Quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile. Isaia 40:30-31

Non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacen­do, il nostro uomo interiore si rinno­va di giorno in giorno. 2 Corinzi 4:16

Perché perseverare nella fede? Perché continuare a basare la propria vita sulle cose che non vedia­mo? Queste domande potrebbero, un giorno o l'altro, venire alla mente di un credente. Special­mente quando si è attanagliati dalla sofferenza, la fede viene messa a dura prova (1 Pietro 1:7). Dio permette la prova perché è utile proprio a dimostrare che la fede è solida e ben fondata.
In quei momenti, lo scoraggiamento è in aggua­to, ed è un'arma temibile in mano al diavolo; resistiamogli perseverando nella lettura della Bibbia. Molti versetti dei Salmi sono incorag­gianti; per esempio: "Solo in Dio trova riposo l'a­nima mia; da lui proviene la mia salvezza. Lui solo è la mia rocca e la mia salvezza... Io non potrò vacillare... Da lui proviene la mia speranza" (Salmo 62:1-2, 5). E ancora: "Il SIGNORE è il baluardo della mia vita; di chi avrò paura?" (Salmo 27:1). Anche quando vacillo, Lui è ugual­mente al mio fianco.
Come lottare contro lo scoraggiamento? Non tenendoci mai un peccato sulla coscienza, per­ché il diavolo lo utilizzerebbe per farci crollare, ma confessando senza indugio tutte le nostre colpe a Dio. Egli è sempre pronto a perdonarci. Se ci è possibile, poi, cerchiamo di risolvere qual­siasi motivo di inimicizia e d'incomprensione col nostro prossimo.
Affidiamoci a Dio ed Egli agirà, perché ha sempre l'ultima parola sul male. Egli è colui che fortifica, che "dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato" (Isaia 40:29). Egli conosce "le angosce dell'anima mia", diceva il salmista (Salmo 31:7).

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Il SIGNORE è colui che ti protegge


Canto dei pellegrinaggi.
Salmi 121:1-8

Alzo gli occhi verso i monti...
Da dove mi verrà l'aiuto?

Il mio aiuto vien dal SIGNORE,
che ha fatto il cielo e la terra.

Egli non permetterà che il tuo piede vacilli;
colui che ti protegge non sonnecchierà.

Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà.
Il SIGNORE è colui che ti protegge;
il SIGNORE è la tua ombra;
egli sta alla tua destra.

Di giorno il sole non ti colpirà,
né la luna di notte.

Il SIGNORE ti preserverà da ogni male;
egli proteggerà l'anima tua.

Il SIGNORE ti proteggerà, quando esci e quando entri,
ora e sempre.

martedì 24 gennaio 2012

Fanne prima una piccola schiacciata per me e portamela...

UNA LEZIONE
DÌ AMMINISTRAZIONE


La lezione della vedova il cui vaso della fa­rina e l'orciuolo dell'olio erano quasi vuoti, è divenuta realtà per me.
Una malattia in famiglia ed un prolungato sciopero sul posto di lavoro di mio marito ave­vano prosciugato i nostri risparmi. Quando mio marito riprese a lavorare, il primo stipen­dio se ne andò tutto per pagare i conti arre­trati ed acquistare una piccola quantità di ali­mentari di prima necessità.
Quando andammo al culto quella domeni­ca, non avevamo niente per l'offerta ad ecce­zione di poche monete nella mia borsetta - in tutto poco più di un dollaro. Mentre i fratelli si avvicinavano per raccogliere l'offerta, ero indecisa se dare quelle monete o no perché ne avevamo tanto bisogno.
Sentii un senso di colpa e mi ricordai le pa­role di Elia alla vedova: «Fanne prima una piccola schiacciata per me e portamela; poi ne farai per te e per il tuo figliuolo» (1 Re 17:13).
«Prima, PRIMA, prima». Questa parola mi rimbalzava nella mente.
Sperai che nessuno sentisse il suono delle monete mentre le mettevo sul vassoio dell'of­ferta: così poco da dare, ma ora troppo da te­nere per me.
Mangiammo scarsamente per tutta quella settimana. Un po' di verdura e degli avanzi furono sufficienti a fare un pasto appena de­cente quella domenica, anche se inferiore al nostro normale tenore.
Ero ancora imbarazzata per aver dato così poco nell'offerta. Cosa avrebbero pensato di noi gli altri?
Fui sorpresa di trovare una scatola di car­ne in uno scaffale il giorno dopo. Credevo di aver già consumato l'ultima scatola. Fu un pa­sto frugale ma sufficiente.
E così seguitò, un giorno dopo l'altro. Mi accorgevo di avere sempre qualcosa con cui preparare un pasto - un solo pasto. Non la­sciavamo mai la tavola con fame.
Verso la fine della settimana decisi di fare dei biscotti ma mi ricordai con disappunto che proprio quella mattina avevo vuotato il barat­tolo dello zucchero per la colazione. Avevo con cura dosato la porzione di ciascuno attor­no alla tavola e ce ne era stato giusto abba­stanza per ciascuno: il vaso era vuoto. Per­ciò, niente biscotti.
Prima di uscire dalla cucina detti un'ulti­ma occhiata agli scaffali e trovai una scatola
nuova di zucchero, della stessa marca e peso di quello che usavo sempre. Da dove venisse non lo sapevo.
Mentalmente pensai: «l'epoca dei miracoli è passata. Non accadono nel 20' secolo». E tuttavia la voce dello Spirito mi sussurrava «Fanne prima una piccola schiacciata per me... il vaso della farina non si esaurirà e l'or­ciuolo dell'olio non calerà...».
I pochi spiccioli dati nell'offerta erano la mia «manciata di farina»; come la vedova non ne aveva di più così anch'io. Come la vedova aveva dato tutto ciò che aveva, anch'io ave­vo dato tutto quello che mi restava. Ma c'era una notevole differenza: quello che io avevo dato era il modesto avanzo di una lauta bu­sta paga.
Sapevo di aver invertito l'ordine dei valo­ri. La decima del Signore doveva venire pri­ma e poi i nostri impegni personali.
Ma i nove decimi dello stipendio sarebbero stati sufficienti quando l'intera somma non era abbastanza? Questo l'avrei scoperto da sola.
Così feci dei biscotti di tutte le forme con gli appositi stampini.
Il giorno prima del successivo stipendio mi trovai davanti gli scaffali completamente vuo­ti. Guardai dietro ai vasi, negli armadietti ma non trovai nulla di commestibile: solo spezie, chiodi di garofano, lievito e simili.
Mi ricordai dell'improvvisa apparizione del­lo zucchero. Se lo avessi appena immaginato! Forse nella mia tensione mi era sfuggito in un primo tempo quello che avevo davanti agli occhi!
Mi sentii sprofondare pensando all'effetto che questo avrebbe avuto sui nostri figli, ai quali avevo dato testimonianza della appari­zione dello zucchero, e dì come il Signore sta­va provvedendo ai nostri bisogni giornalieri. Così lavai i pochi piatti e corsi fuori della cu­cina cercando qualcosa da fare per arrestare le lacrime che mi venivano. Volevo dimenti­care questa settimana come uno vuol dimen­ticare un brutto sogno.
Mi misi con energia a riordinare la casa: aprii un cassetto dell'armadio per togliere le pieghe ad alcuni foulard che avevo riposto un po' in fretta e ad un tratto un foglietto ver­de un po' accartocciato mi cadde in terra. In­curiosita lo raccolsi: oh!, no, non può essere. È una banconota da 5 dollari.
Nel mio cuore sorse un coro di Alleluia e sentii ancora le parole: «Fanne prima una schiacciata per me... il vaso della farina non si esaurirà e l'orciuolo dell'olio non calerà...».
Questa esperienza è divenuta una pietra mi­liare nel mio cammino cristiano. Feci una de­cisione definitiva: avremmo dato al Signore per primo la Sua parte. Avremmo pagato la decima ponendo fiducia nel Signore per prov­vedere ai nostri bisogni.
Dopo tutto Gli restituiamo soltanto una parte di ciò che è Suo sin dal principio (vedi
I Cron. 29:14).
Non abbiamo più avuto bisogno di un sol­do di quanto era dovuto al Signore. Spesso do qualcosa di più della decima ricordando­mi che la Scrittura parla di «decime e offerte».
Credevo non avesse importanza quanto io davo; bastava dare qualcosa. Davo quello che mi conveniva. Se eravamo un po' a corto, ri­mandavo a una prossima occasione.
Ora so che la Bibbia è esplicita sulla por­zione che dobbiamo dare al Signore. Alcuni dicono che non ce la fanno a pagare la decima. Io non ce la faccio a NON pagarla!
Saranno i nove decimi sufficienti a fare quello che farebbe l'intera somma? No, faran­no ben di più, l'ho scoperto io stessa. Dio ono­ra la Sua Parola: si prende cura dei Suoi fi­gliuoli obbedienti.
Jenny Cuttler trad. R.Rossi
Tratto da Risveglio Pentecostale 08-09 1984 

lunedì 23 gennaio 2012

I nuovi cieli e la nuova terra Apocalisse 21:1-8



1 Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più.
2 E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
3 Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio.
:4 Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».

:5 E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse:
6 «Ogni cosa è compiuta. Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita.
7 Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio.
8 Ma per i codardi, gl'increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda».

IL TAMARINDO DI ABRAAMO Genesi 21:22-34
























Abraamo a Beer-Sceba
34 In quel tempo Abimelec, accompagnato da Picol, capo del suo esercito, parlò ad Abraamo, dicendo: «Dio è con te in tutto quello che fai. 23 Giurami dunque qui, nel nome di Dio, che tu non ingannerai me, né i miei figli, né i miei nipoti; ma che userai verso di me e verso il paese dove hai abitato come straniero la stessa benevolenza che io ho usata verso di te». 24 Abraamo rispose: «Lo giuro». 25 Poi Abraamo fece delle rimostranze ad Abimelec a causa di un pozzo d'acqua di cui i servi di Abimelec si erano impadroniti con la forza. 26 Abimelec disse: «Io non so chi abbia fatto questo; tu stesso non me l'hai fatto sapere e io non ne ho sentito parlare che oggi». 27 Abraamo prese pecore e buoi e li diede ad Abimelec; e i due fecero alleanza.
28 Poi Abraamo mise da parte sette agnelle del gregge. 29 E Abimelec disse ad Abraamo: «Che cosa significano queste sette agnelle che tu hai messe da parte?» 30 Abraamo rispose: «Tu accetterai dalla mia mano queste sette agnelle, perché ciò mi serva di testimonianza che io ho scavato questo pozzo». 31 Per questo egli chiamò quel luogo Beer-Sceba, perché entrambi vi avevano fatto giuramento. 32 Così fecero alleanza a Beer-Sceba. Poi Abimelec, con Picol, capo del suo esercito, si alzò e se ne tornarono nel paese dei Filistei. 33 E Abraamo piantò un tamarindo a Beer-Sceba e lì invocò il nome del SIGNORE, Dio dell'eternità. 34 Abraamo abitò molto tempo come straniero nel paese dei Filistei.

Abraamo aveva risolto positivamente i diverbi con Abimelec, ora fra i due vi era un accordo di pace, il pozzo che Abramo aveva scavato e che era divenuto oggetto di contesa, ora era riconosciuto come proprietà di Abramo, insomma tutto andava per il meglio e quindi Abramo decide di piantare a Beer-Seba un albero, un tamarindo e dice la scrittura che li invocò il nome del Signore. Il tamarindo, detto anche “dattero dell’India”,  è un albero da frutto tipico delle zone tropicali, in particolare dell'India, come ci suggerisce il nome stesso, appartenente alla famiglia delle Papillonacee, una famiglia di leguminose. La pianta del tamarindo è molto imponente, alta fino a 30 metri e larga fino a 7 metri di diametro, con una chioma folta di foglioline verdi, disposte a file di 10 opposte le une alle altre, i fiori sono bianchi striati di giallo e rosso.  Proprio l’imponenza di questo albero ci fa dedurre che sotto l’albero, Abraamo trovava il posto migliore dove appartarsi e invocare il nome del Signore, una sorta di luogo appartato dove pregare Dio. Tutto questo ci deve fare riflettere che quando si ottiene la pace in una determinata situazione o luogo, il credente deve crearsi li un luogo appartato per ringraziare e lodare il Signore perché nella pace il Signore è disposto ad accettare la nostra lode e il nostro ringraziamento. Detto questo dobbiamo chiederci :
         a) Vi è pace attorno a noi? “Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini” Romani 12:18.
         b) Stiamo buttando le basi affinché chi ci sta attorno voglia vivere in pace con noi? “Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione” Romani 14:19”.
         c) Ci siamo mai chiesti perché il nostro Dio è anche chiamato “l’Iddio di pace”?
             -  Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d'amore e di pace sarà con voi” 2Corinzi 13:11.
             -  Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti” Giovanni 14:27.
             -  “Or il Dio della pace sia con tutti voi” Romani 15:33. Amen.
        d)  Abbiamo piantato il nostro tamarindo?
Da ciò che abbiamo detto sorgono spontanee delle riflessioni:

1) QUANDO PIANTARE IL NOSTRO TAMARINDO?
Piantare simbolicamente il nostro tamarindo significa avere lottato per la pace ed averla ottenuta prima nel nostro cuore. Ciò vuol dire anche avere desiderato profondamente la pace attorno a noi  Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio” Matteo 5:9. Non possiamo dire che abbiamo pace con Dio quando poi non desideriamo vivere in pace con coloro che ci stanno attorno. Gesù ci insegna il metodo per eccellenza per vivere in pace con tutti, ((PERDONA)). Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”  Matteo 18:21-22…. “Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello»” Matteo 18:35. Creare un’oasi di pace vuol dire lavorare per essa, desiderarla ad ogni costo, combattere per essa, essere disposti anche a sacrificare il nostro orgoglio e anche qualcos’altro al fine di raggiungerla. Solo allora giunge il momento che possiamo piantare il nostro tamarindo.

2) PERCHÉ PIANTARE IN NOSTRO TAMARINDO?
Il tamarindo, come abbiamo accennato all’inizio, rappresenta quel luogo appartato dove il credente va a cercare la faccia di Dio per un’intima comunione per invocare il suo nome. Infatti proprio per la sua grandezza, l’albero era ed è in quei posti certezza di un luogo riparato dalla calura del sole, una sorta di oasi nel deserto dove potersi rilassare e da soli o in compagnia di altri e godere della frescura che l’albero garantisce. Il mondo in cui viviamo è una sorta di deserto in cui la mancanza dell’acqua della vita di Dio si vede e si sente. Ecco perché dobbiamo cercare con l’aiuto di Dio di creare attorno a noi un’oasi di vita e in essa piantare il nostro tamarindo. perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Poiché chi serve Cristo in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione Romani 14:17-19. La presenza del tamarindo ci garantisce ombra, frescura, ed anche frutto buono da consumare. In più esso ha anche tante proprietà terapeutiche. Questo ci ricorda un altro albero descritto in apocalisse “In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l'albero della vita. Esso dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell'albero sono per la guarigione delle nazioni” Apocalisse 22:2.
Inoltre, proprio perché è un albero imponente, esso diventa anche punto di riferimento anche per altri che sono in cerca di oasi e di ristoro, ecco perché la sua presenza diventa essenziale e vitale.

3) DOVE PIANTARE IL NOSTRO TAMARINDO?
Espresso quanto detto, urge chiarire che la figura del tamarindo rappresenta l’anticipazione e realizzazione visibile del regno di Dio in terra. Detto ciò, comprendiamo dove dobbiamo piantare il nostro tamarindo o oasi di pace. In primo luogo nel nostro cuore, perché è la che il regno di Dio deve crescere per primo, ma non solo, infatti anche nella nostra casa esso deve sviluppare e crescere ed è normale pensare che nella casa dei figli di Dio ci sia la pace del Signore e un’oasi di ristoro per tutti i famigliari e quanti altri stanno attorno. In ultimo, ma non meno importante “la chiesa”, essa è l’oasi per eccellenza dove ogni credente deve desiderare potere andare e stare, dove realizzare la pace interiore ed esteriore, dove potersi nutrire spiritualmente e poter dissetare la propria sete spirituale.
      -   La chiesa è il luogo dove potersi riparare come ci si ripara all’ombra dell’albero dal caldo delle tribolazioni e persecuzioni di questo mondoperò non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato” Matteo 13:21.
      -    La chiesa è importante anche perché è colonna e sostegno della verità affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” 1Timoteo 3:15
      -   Nell'adunanza dei santi è piacevole stare“Ecco quant'è buono e quant'è piacevole che i fratelli vivano insieme!” Salmi 133:1



CONCLUSIONE
34 “Abraamo abitò molto tempo come straniero nel paese dei Filistei”.
Ringraziamo il nostro Dio che ci sta dando pace, che possiamo godere dell’acqua del pozzo del nostro Dio, che possiamo piantare il nostro tamarindo e cercare la faccia del nostro Dio e invocare il suo nome, ma non dimentichiamo che in questo mondo siamo sempre degli stranieri, la nostra patria ora è il regno di Dio e là vogliamo vivere. Abraamo visse da straniero nel paese dei filistei, noi viviamo da stranieri in questa società al fine di raggiungere ed ottenere la cittadinanza celeste “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore” Filippesi 3:20.
A Dio sia la gloria.

          ACETO GIACOMO

"NO FUTURE!"

Io provo forse piacere se l'empio muore? dice il Signore, Dio. Non ne provo piuttosto quando egli si conver­te dalle sue vie e vive?  Ezechiele 18:23

Avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.  1 Giovanni 5:13


"Nessun futuro!" È così che certi giovani scrivono sui muri il loro disagio e la loro angoscia.
"Nessun futuro"? Se guardiamo il mondo che ci circonda, sembrerebbe proprio così, perché die­tro le quinte, il mondo è diretto da un capo
bugiardo e omicida, il diavolo; sapendo di essere condannato senza appello, all'inferno, trascina il mondo con sé.
"Nessun futuro"? No, un futuro c'è, se dirigete i vostri sguardi verso l'alto. Un avvenire di vera felicità è assicurato a colui che si volge verso Dio e verso il suo Figlio Gesù Cristo. Egli dona fin da subito la pace, la gioia e il soccorso nelle diffi­coltà. Egli dà un senso alla nostra vita e ci dà una speranza che è una certezza assoluta. Egli non è mai cambiato e mai cambierà. Solo Gesù libera veramente. Lui solo riempie il cuore d'amore, di un amore infinito, dell'amore di Dio.
Non dite mai più: nessun futuro. Non cercate più di stordirvi, ma gustate la nuova vita che riceve­rete credendo al Signore. Non parliamo di una religione, ma di un Salvatore che vi ama. Egli ha per voi dei "pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza" (Geremia 29:11). Aprite il vostro cuore e ditegli: "Il mondo non mi offre nulla; non sono altro che un pecca­tore con il cuore vuoto; io mi affido a te". Egli vi farà entrare nella famiglia di Dio e voi scoprirete che il futuro di Dio non è la vaga promessa di un paradiso dopo la vita presente, ma è la pace e la felicità che possiamo conoscere fin da oggi, in una relazione viva e personale con il Signore Gesù. Volgetevi a Lui per conoscerlo.

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sabato 21 gennaio 2012

Sei stanco....? Lui ti da forza!


Isaia 40:27-31


27 Perché dici tu, Giacobbe
e perché parli così, Israele:
«La mia via è occulta al SIGNORE
e al mio diritto non bada il mio Dio?»


28 Non lo sai tu? Non l'hai mai udito?
Il SIGNORE è Dio eterno,
il creatore degli estremi confini della terra;
egli non si affatica e non si stanca;
la sua intelligenza è imperscrutabile.

29 Egli dà forza allo stanco
e accresce il vigore a colui che è spossato.

30 I giovani si affaticano e si stancano;
i più forti vacillano e cadono;

31 ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze,
si alzano a volo come aquile,
corrono e non si stancano,
camminano e non si affaticano.

Non hai ancora capito...?

Non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligen­za spirituale. Colossesi 1:9


Il versetto di oggi ci parla di ciò che l'apostolo Paolo chiedeva a Dio nelle sue preghiere per quei credenti; ma anche noi abbiamo bisogno del Suo aiuto per conoscere a fondo i Suoi pen­sieri. Non illudiamoci di aver capito tutto della Bibbia, e non scoraggiamoci se alcune verità ci sono ancora un po' oscure o se delle persone, fedeli al Signore e desiderose di comprendere, giungono in certi casi a conclusioni diverse. Paolo scriveva: "Se in qualcosa voi la pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella" (Filippesi 3:15). Resta il fatto che "ora conosciamo in parte e in parte profetizziamo... ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro"; "ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte sarà abolito... allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfetta­mente conosciuto" (1 Corinzi 13:9-12). ).
La donna Samaritana, al pozzo di Sicar, si era molto stupita che Gesù, uomo Giudeo, chie­desse da bere a lei, una donna samaritana. "Come mai?" aveva detto. Ma non appena il Signore si manifestò per quello che era, il Mes­sia, "il Salvatore del mondo" (v. 42), le sue per­plessità e la sua titubanza scomparvero.
Pietro aveva reagito bruscamente quando il Signore gli si era avvicinato per lavargli i piedi. "Non mi laverai mai i piedi!", aveva detto. E possiamo comprenderlo. Come accettare che il Signore, il Messia, il Figlio del Dio vivente, si abbassi ai piedi dei suoi discepoli con l'umiltà di un servo? "Tu non sai ora quello che faccio, ma lo capirai dopo" (Giovanni 12:5-7).
La donna ebbe subito le risposte giuste; per Pietro c'è voluto più tempo, ma alla fine anche lui ha compreso, e molto bene.

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venerdì 20 gennaio 2012

A UN PASSO DALLA MORTE

Dio parla una volta, e anche due, ma l'uomo non ci bada. Giobbe 33:14

Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori! Ebrei 4:7


Il 26 dicembre del 2004, un'onda anomala ha fatto centinaia di migliaia di vittime nel Sud-Est Asiati­co. Le immagini di quel terribile cataclisma hanno commosso il mondo intero. Tra i sopravissuti, molti hanno visto morire dei membri della loro famiglia, degli amici, dei vicini di casa... Parecchi altri sono stati veramente a un passo dalla morte.
Può darsi che un giorno anche noi abbiamo sfio­rato la morte, in un incidente o in una catastrofe scampata per un soffio. In quel momento, in cui eravamo così vicini a compiere l'ultimo nostro passo sulla terra, saremmo stati in grado di dare una risposta positiva alla domanda posta da Giobbe nel suo libro: "Il mortale spira, e dov'è egli?" (Giobbe 14:10)? ci viene svelato da Gesù nel Vangelo secondo Luca (16:19-31), nella parabola che racconta la situazione di due uomi­ni dopo la loro morte: uno dei due si trova in un luogo di felicità, mentre l'altro in un luogo di tor­menti. Nella Bibbia Dio distingue i credenti, che dopo la loro morte vanno ad "abitare con il Signo­re" (2 Corinzi 5:8), dai non credenti che un giorno dovranno affrontare "la morte seconda" cioè lo stagno di fuoco (Apocalisse 21:8; 20:15). La Bibbia è molto chiara a questo riguardo. Per tutti quelli che nel corso della loro vita terrena non sí saran­no riconosciuti peccatori davanti a Dío, rifiutando così la sua grazia, la morte non sarà altro che l'ini­zio dell'attesa terribile di quel giudizio eterno.
Oggi la bontà di Dio ci spinge a venire a lui per mezzo della fede nell'opera del suo Figlio Gesù Cristo (2 Corinzi 5:20).

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giovedì 19 gennaio 2012

QUANTE VOLTE VOGLIAMO CONTINUARE A SBAGLIARE?

"Gesù disse loro: non errate voi per questo, che non conoscete le Scritture ne la potenza di Dio?" (Marco 12:24)

"Commettere errori è umano!" Questa è la formula con la quale spesso ci si giustifica per colpe o sbagli più o meno voluti. Alcuni sbagli ed errori possono essere riparati altri mai, perché sono irreversibili. Un fungo raccolto per errore anche in mezzo a quelli buoni può provocare l'avvelenamento di un'intera famiglia.
Un errore in un sorpasso può provocare uno scontro frontale tra due vetture in velocità. Un errore nei calcoli di resistenza di una diga, può significare la rottura disastrosa della stessa. (chi ha qualche anno in più ricorderà la tragedia del Vajont). Vi sono errori giudiziari che condannano innocenti e liberano colpevoli, errori nella scelta del coniuge che portano a matrimoni e unioni travagliate. Molti errori simili hanno conseguenze tristi e imprevedibili. Essi compromettono la vita, la salute, la reputazione, la sorte di tantissime persone. Ma l'errore più tragico in assoluto è quello che consiste nell'ingannare se stessi sullo stato della propria anima e immaginarsi un Dio indul­gente,che comprenderà le nostre giustificazioni per gli errori com- messi e della "buona fede" e sorvolerà sul comportamenti della nostra vita che non rispecchiano non solo la Parola di Dio ma anche la nostra coscienza. Un gravissimo errore anche questo,poiché il Signore dice il contrario nella Sua Parola che è la Verità. Questa Parola è il nostro solo riferimento per rettificare gli errati pensieri degli uomini e sottometterci agli inviti d'amore di Dio per scampare alla dannazione certa per chi sbaglierà anche in questo!

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IL DEBOLE E’ IL FORTE

Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato in carne... è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato credu­to nel mondo, è stato elevato in gloria.
I Timoteo 3:16
(Gesù) fu crocifisso per la sua debolez­za; ma vive per la potenza di Dio. 2 Corinzi 13:4


Il grande mistero dell'incarnazione - Dío diven­tato uomo nella persona di suo Figlio Gesù Cri­sto - attira anche lo sguardo degli angeli (versetto citato). Volsero il loro sguardo verso la terra, e in Lui videro la divinità onnipotente unita a un'umanità perfetta, totalmente dipendente da Dio. Colui che ha creato i cieli e la terra e tutto ciò che essi contengono, è quel bambino coricato in una mangiatoia! Il suo amore per l'uomo pecca­tore lo ha spinto a prendere forma umana, ma senza peccato. Inoltre, Gesù, il principe della vita, ha accettato volontariamente di passare per la morte; ha lasciato la sua vita per gli uomini affinché potessero essere liberati dalle conse­guenze del peccato e della morte. È forse sor­prendente che tali cose siano state oggetto del­l'ammirazione degli angeli? Ciò che è incredibile, piuttosto, è l'indifferenza degli uomini di fronte a tali realtà. Essi danno solo uno sguardo distratto sia a quella mangiatoia sia alla croce del Golgota, e limitano il loro interesse a questo mondo, nella speranza di ricavarne ricchezza, disprezzando le ricchezze incomparabili di Cristo. Che follia!
Dio avverte: "Che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?" (Marco 8:36). Caro lettore, fermati e ascolta! È per te che Gesù è sceso dal cielo, è per te che ha sofferto il supplizio della croce. Egli ha subìto al tuo posto il giudizio che i tuoi peccati meritavano. Come puoi essere indifferente di fronte a tanto amore? Sarebbe un'ingiuria fatta a Dio che ha dato suo Figlio per te; sarebbe mandare la tua anima alla perdizione eterna.

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domenica 15 gennaio 2012

NON C'È POSTO PER GESÙ?


Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome. Giovanni 1:10-12

Fin dalla sua nascita, non c'è stato posto per Gesù. Nell'albergo di Betlemme non c'era posto per accogliere quella giovane donna incinta, che arrivava da un lungo viaggio.
Maria dà alla luce Gesù: dove verrà coricato il neonato? In una mangiatoia! È così che il Figlio dì Dio è stato accolto sulla terra. Era un'offesa per Dio, ma Lui non ha giudicato quella gente. Anzi, poco dopo degli angeli apparvero ai pastori per annunciare loro "una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi... è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore" (Luca 2:10-11). Il segno della venuta di Dio nel nostro mondo è proprio quel picco­lo bambino coricato in una mangiatoia...
Passano più di trent'anni e Gesù è in cammi­no verso Gerusalemme. Manda dei messi per preparargli un alloggio in un villaggio della Samaria, ma l'atteggiamento degli abitanti di quel luogo fu ostile: "Quelli non lo ricevette­ro". Gesù, rifiutato, non rispose con rabbia, come gli suggerivano due dei suoi discepoli, ma scelse umilmente di andare in un altro vil­laggio (Luca 9:51-56).
Anche noi dobbiamo chiederci: Che posto occupa Gesù nella mia vita? Gli ho chiuso la porta, oppure l'ho ricevuto con gioia nel mio cuore? E adesso che bisogna accettare Gesù con fede, perché un giorno ciascuno di noi sarà giudicato da Dio esclusivamente con questo criterio: Quando ti è stato presentato il Vangelo, hai creduto nel Signore Gesù, oppure lo hai rifiutato?

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Ciò che Dio vuole trovare in noi.

Isaia 58:1 «Grida a piena gola, non ti trattenere,
alza la tua voce come una tromba;
dichiara al mio popolo le sue trasgressioni,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.

2 Mi cercano giorno dopo giorno,
prendono piacere a conoscere le mie vie,
come una nazione che avesse praticato la giustizia
e non avesse abbandonato la legge del suo Dio;
mi domandano dei giudizi giusti,
prendono piacere ad accostarsi a Dio.

3 "Perché", dicono essi, "quando abbiamo digiunato, non ci hai visti?
Quando ci siamo umiliati, non lo hai notato?"
Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate i vostri affari
ed esigete che siano fatti tutti i vostri lavori.

4 Ecco, voi digiunate per litigare, per fare discussioni,
e colpite con pugno malvagio;
oggi, voi non digiunate
in modo da far ascoltare la vostra voce in alto.

5 È forse questo il digiuno di cui mi compiaccio,
il giorno in cui l'uomo si umilia?
Curvare la testa come un giunco,
sdraiarsi sul sacco e sulla cenere,
è dunque questo ciò che chiami digiuno,
giorno gradito al SIGNORE?

6 Il digiuno che io gradisco non è forse questo:
che si spezzino le catene della malvagità,
che si sciolgano i legami del giogo,
che si lascino liberi gli oppressi
e che si spezzi ogni tipo di giogo?

7 Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame,
che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo,
che quando vedi uno nudo tu lo copra
e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne?

8 Allora la tua luce spunterà come l'aurora,
la tua guarigione germoglierà prontamente;
la tua giustizia ti precederà,
la gloria del SIGNORE sarà la tua retroguardia.

9 Allora chiamerai e il SIGNORE ti risponderà;
griderai, ed egli dirà: Eccomi!
Se tu togli di mezzo a te il giogo,
il dito accusatore e il parlare con menzogna;

10 se tu supplisci ai bisogni dell'affamato, e sazi l'afflitto,
la tua luce spunterà nelle tenebre,
e la tua notte oscura sarà come il mezzogiorno;

11 il SIGNORE ti guiderà sempre,
ti sazierà nei luoghi aridi,
darà vigore alle tue ossa;
tu sarai come un giardino ben annaffiato,
come una sorgente la cui acqua non manca mai.

12 I tuoi ricostruiranno sulle antiche rovine;
tu rialzerai le fondamenta gettate da molte età
e sarai chiamato il riparatore delle brecce,
il restauratore dei sentieri per rendere abitabile il paese.

13 Se tu trattieni il piede dal violare il sabato,
facendo i tuoi affari nel mio santo giorno;
se chiami il sabato una delizia
e venerabile ciò che è sacro al SIGNORE;
se onori quel giorno anziché seguire le tue vie
e fare i tuoi affari e discutere le tue cause,

14 allora troverai la tua delizia nel SIGNORE;
io ti farò cavalcare sulle alture del paese,
ti nutrirò della eredità di Giacobbe tuo padre»,
poiché la bocca del SIGNORE ha parlato.

COSA VUOI CHE SIA UN MILLIMETRO?

Tommaso gli disse: "Signore, noi non sappiamo dove vai; come dunque possiamo conoscere la via?" Gesù gli disse: lo sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e
l'avete visto" (Giovanni 14:5, 6)

L'esercito dipendeva da fucili calibro 7 millimetri modello 1912. Non aveva munizioni per quelle armi e il capo della spedizione militare fu incaricato di portarle dalla Francia. Prima dell'attacco alle forze nemiche, spartirono le munizioni tra tutti i soldati, ma risultò che non erano di 7 millimetri, bensì di 8 millimetri. I soldati cercarono di mettere le cartucce nel caricatore, ma si accorsero che queste non vi entravano. Il maggiore fece rapporto al generale sulla situazione estremamente grave ma il generale rispose: "Maggiore, che cosa vuole che sia un milli­metro?!" Forse quest'aneddoto della nostra storia contemporanea può sembrare spiritoso, ma in un certo senso ci fa pensare all'essere umano che è pro­prio come quelle munizioni. Quando l'apostolo Tommaso domandò a Gesù: "Signore, come possia­mo conoscere la via?", Gesù gli rispose: "Io sono la Via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me". Con ciò Gesù ci fece cono­scere il requisito indispensabile per entrare nel cielo. Quel requisito è come il calibro di 7 millimetri, mentre il cielo è come il fucile, L'unico mezzo per ottenere l'entrata in cielo è Gesù Cristo. L'unica chiave. che apre la porta del cielo è Gesù. Di che calibro sono le "pallottole" con le quali stiamo cer­cando dì entrare in cielo? Se non corrispondono alla misura esatta prescritta da Dio, non ci servirà a niente tutto il nostro impegno. Non pensiamo di essere bene accolti nel giorno del giudizio se diciamo: "Ma, Signore, cosa vuoi che sia un millimetro?"!

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sabato 14 gennaio 2012

SERVITORI DELL'ALTISSIMO


"Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo". Luca 1:31-32

(Gesù disse:) "Vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io... Se sapete queste cose, siete beati se le fate". Giovanni 13:15, 17

Il tempo stabilito da Dio era giunto, e finalmen­te il Messia promesso stava per entrare nel Mondo. L’angelo Gabriele appare a Maria e le annuncia che sarà proprio lei a portare in grem­bo il Figlio di Dio. Maria è comprensibilmente titubante perché è vergine. Allora l'angelo le rivela il piano divino: "Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà del­l'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dío" (Luca 1:35).
Che cosa meravigliosa essere degli strumenti che adempiono í disegni di Dio! E Maria, con la sua sottomissione e la sua devozione, è stato uno di quelli. Cari credenti, come Maria era pronta a compiere la volontà del suo Signore, anche noi abbiamo il privilegio di far parte dei piani di Dio. In che modo ci mettiamo a sua disposizione? È ben visibile il nome di Cristo nella nostra quotidianità? Ci applichiamo con gioia a "fare le opere buone, che Dio ha prece­dentemente preparate affinché le pratichia­mo"? (Efesini 2:10). Certo, il privilegio di Maria è toccato solo a una donna nella storia dell'uma­nità; ma ognuno di noi, ogni giorno, in qualun­que luogo e situazione si trovi, ha il privilegio di onorare il proprio Salvatore, il Figlio di Dio venuto sulla terra per espiare i nostri peccati e per offrire a chiunque crede in lui la vita eterna. Che il Signore ci dia di essere maggiormente zelanti nel ricercare la sua volontà per com­pierla in favore dei bisognosi, per l'evangelizzazione e alla gloria del Signore.

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lunedì 9 gennaio 2012

IL CENTURIONE AI PIEDI DELLA CROCE


Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, visto il terremoto e le cose avvenute, furono presi da grande spavento e dissero: "Veramente, costui era Figlio di Dio".
Matteo 27: 54

Gesù è messo in croce, e un centurione dell’esercito romano è incaricato di controllarlo. È là perché il suo dovere lo obbliga, per impe­dire che i suoi discepoli vengano a liberare il loro Signore. Così, egli si trova faccia a faccia con Gesù. Alla fine di quelle tre ore terribili, "visto il terremoto e le cose avvenute", udito il suo gran grido che ha dimostrato che Egli era ancora in pieno possesso delle sue forze, il centurione esclama: "Veramente, costui era Figlio di Dio" (Matteo 27:54; Marco 15:39), e ancora: "Veramente, quest'uomo era giusto" (Luca 23:47).
Questo soldato, pur abituato alla guerra e alla sofferenza degli uomini, ha visto la malvagità di tutti nei confronti di Gesù; ha assistito, per dovere, alla sua crocifissione, ma Dio non aveva permesso quella circostanza invano. Egli ha visto le tenebre stendersi su tutto il paese, ha visto il terremoto; ha sentito le sette frasi pronunciate dal Signore sulla croce, ha udito la promessa fatta al brigante pentito e la preghiera "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Di fronte a questi avvenimenti, il suo cuore è toccato; egli rico­nosce Gesù come il Figlio di Dio, e con la sua bocca lo confessa (Romani 10:10).
Caro lettore, non essere indifferente di fronte alla morte del Figlio di Dio!

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domenica 8 gennaio 2012

CONOSCERE CRISTO


                    CONOSCERE CRISTO                              Efesini 4:17-24

 17 Questo dunque io dico e attesto nel Signore: non comportatevi più come si comportano i pagani nella vanità dei loro pensieri, 18 con l'intelligenza ottenebrata, estranei alla vita di Dio, a motivo dell'ignoranza che è in loro, a motivo dell'indurimento del loro cuore. 19 Essi, avendo perduto ogni sentimento, si sono abbandonati alla dissolutezza fino a commettere ogni specie di impurità con avidità insaziabile.
20 Ma voi non è così che avete imparato a conoscere Cristo. 21 Se pure gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verità che è in Gesù, 22 avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; 23 a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente 24 e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità.

Anche se come titolo della meditazione abbiamo messo “conoscere Cristo”, in realtà avremmo dovuto mettere  “imparare Cristo”; nella frase originale del verso 20 infatti, la parola conoscere è una parola aggiunta e quindi la lettura risulterebbe così “Ma voi non è così che avete imparato Cristo”,infatti, seguitando la lettura, al v.22 continua dicendo “avete imparato per quanto concerne la vostra condotta …”, questo avete imparato è consequenziale all’aver imparato Cristo. Cristo  Gesù viene equiparato a una materia scolastica che bisogna studiare e imparare. È chiaro che detta così sembra riduttiva, in quanto Gesù è molto di più di una semplice materia scolastica, ma bisogna comprendere che, come dice alla fine del v.21, in Gesù vi è la verità da apprendere “secondo la verità che è in Gesù”, e questo in accordo con quanto dice Gesù di se stesso:
       - Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” Giovanni 14:6
-    “Voi avete mandato a interrogare Giovanni, ed egli ha reso testimonianza alla verità Giovanni 5:33.
È chiaro quindi che c’è una verità che bisogna conoscere e di conseguenza imparare per il bene della nostra vita spirituale. Qual è la verità da scoprire in Gesù?  Una sola, la sua santità che deriva dal fatto che Gesù non è un semplice uomo, ma Dio fatto carne. Infatti troviamo scritto:
            -   perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità” Colossesi 2:9,  
            -   Chi di voi mi convince di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?” Giovanni 8:46.
<!        -    Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” Ebrei 12:14,  
            -    poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo» 1Pietro 1:16.
Detto questo, è importante ora comprendere come arrivare a questa santità nella nostra vita, perché il concetto è tutto li, se conosci (impara) Cristo, impara la sua santità e la applichi nella tua vita, quindi è importante capire ciò che l’apostolo Paolo ci vuole dire, chiaramente sospinto dallo S. Santo, nei versetti che seguono.

1)  SPOGLIARSI
Al v. 22 troviamo scritto che bisogna spogliarsi del vecchio uomo – avete imparato per quanto concerne la vostra condotta di prima a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici”.
La prima cosa che dobbiamo imparare, se vogliamo SANTITA’, è quella di spogliarsi del vecchio uomo e quando si parla di vecchio uomo, si parla di vanità di pensieri, di intelligenza ottenebrata, di estraneità alla vita di Dio per colpa di ignoranza e indurimento del cuore, di perdita di ogni sentimento, di abbandono alla dissolutezza, di desideri incontenibili nel compiere atti immorali. L’insieme di tutte queste pseudo qualità, ci fanno comprendere che non possiamo cercare di educare il vecchio uomo, ma che bisogna agire in modo più radicale, bisogna spogliarsi, togliere via, allontanare da noi, in quanto esso è sempre incline alla corruzione
 “che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici”. Lo stesso apostolo Paolo nell’epistola ai Romani, usa delle parole più forti e incisive – “Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù” Romani 6:11. È chiaro che i verbi spogliarsi e morire vogliono illustrare tangibilmente ciò che occorre iniziare nella vita del credente e cioè una vera conversione e un progressivo allontanamento da quella che è la triste realtà prima di conoscere Cristo. Gesù con la sua vita pratica e con i suoi insegnamenti ci ha lascito un esempio da studiare e da mettere in pratica - “Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme. Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno” 1Pietro 2:21-22.


2)  RINNOVATI
Al v. 23 parla di rinnovamento – a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente”. Come subito appare dal verso citato, non basta uno spogliamento del vecchio uomo, ma è importante che ai vecchi modi di pensare e di fare che man mano vengono allontanati, subito intervenga un risanamento, come a dire che dopo avere svuotato un contenitore dal contenuto putrido, intervenga una necessaria sanificazione che garantisca un’igiene appropriato e garantisca che ciò che vi verseremo dopo non prenda le sozzure del contenuto che abbiamo svuotato. Deve intervenire un’insostituibile rinnovamento che garantisca la qualità duratura della conversione. In altre parole dobbiamo essere rinnovati nel modo come pensiamo, nel modo come parliamo, nel modo come interagiamo con il prossimo, nel modo come ci approcciamo al nostro Dio. Il rinnovamento parte dall’interno dell’uomo, nello spirito della nostra mente perché da la parte ogni  peccato, e perché è proprio li che il peccato si è annidato ed è sviluppato. La nostra mente è quel terreno fertile che ora deve subire una radicale trasformazione, non più opere della carne peccaminose, ma frutto meraviglioso di una mente rinnovata in Cristo; è come se prendessimo un terreno adibito alla coltura della droga per farne un frutteto delizioso. Ricordiamoci che nella mente nasce ogni concupiscenza, e la concupiscenza è l’origine di ogni peccato Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” Giacomo 1:15. Comprendiamo quindi l’importanza di un rinnovamento interiore, esso è garanzia di una potenziale conoscenza della volontà di Dio – “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” Romani 12:2.

3)  RIVESTIRE
Al v. 24 conclude con il concetto di rivestire – e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità”.L’opera di Dio per l’uomo è un’opera completa, Egli non lascia mai le cose a metà ma sa portarle a termine. La scrittura, come abbiamo visto, ci parla di spogliarsi, poi di rinnovamento e se si fosse fermata qui, sarebbe stata sicuramente insufficiente, certamente incompleta, ma ringraziamo il nostro Dio che appunto nella sua infinita sapienza ha prestabilito che ogni cosa giunga a completamento, infatti dice e aggiunge che abbiamo bisogno come ultimo passaggio di sostituire il vecchio uomo con l’uomo nuovo, uomo che è creato ad immagine di Dio. E come per miracolo quell’immagine che Dio aveva voluto per noi e che avevamo perso nella notte dei tempi, viene di nuovo ristabilita nella nostra vita - “Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra»” Genesi 1:26. Se lasciamo agire in noi l’uomo nuovo, avremo la certezza che essendo stato creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità”, anche noi nel nostro modo di pensare e di operare, lo faremo secondo la giustizia e la santità di Dio, che procedono dalla sua verità. Giustizia e santità sono un binomio che da oggi in poi non devono mancare, con il suo aiuto, nella nostra nuova vita.
Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione” Colossesi 3:12-14

CONCLUSIONE
“Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati” Efesini 5:1.  La conclusione di questa efficace opera di Dio nella nostra vita è in una trasformazione in figli suoi amati, pertanto è comprensibile perché il nostro comportamento deve somigliare in tutto e per tutto al nostro Padre celeste, ed ecco come mai le parole Siate dunque imitatori di Dio”, dobbiamo sforzarci di operare come opera il nostro Padre celeste perché Lui ci ha trasformato e ci ha fatto rivestire il nuovo, ora possiamo gridare al mondo intero che veramente siamo figli di Dio.

A Dio sia la gloria                                                                  ACETO GIACOMO