UNA LEZIONE
DÌ AMMINISTRAZIONE
La lezione della vedova il cui vaso della farina e l'orciuolo dell'olio erano quasi vuoti, è divenuta realtà per me.
Una malattia in famiglia ed un prolungato sciopero sul posto di lavoro di mio marito avevano prosciugato i nostri risparmi. Quando mio marito riprese a lavorare, il primo stipendio se ne andò tutto per pagare i conti arretrati ed acquistare una piccola quantità di alimentari di prima necessità.
Quando andammo al culto quella domenica, non avevamo niente per l'offerta ad eccezione di poche monete nella mia borsetta - in tutto poco più di un dollaro. Mentre i fratelli si avvicinavano per raccogliere l'offerta, ero indecisa se dare quelle monete o no perché ne avevamo tanto bisogno.
Sentii un senso di colpa e mi ricordai le parole di Elia alla vedova: «Fanne prima una piccola schiacciata per me e portamela; poi ne farai per te e per il tuo figliuolo» (1 Re 17:13).
«Prima, PRIMA, prima». Questa parola mi rimbalzava nella mente.
Sperai che nessuno sentisse il suono delle monete mentre le mettevo sul vassoio dell'offerta: così poco da dare, ma ora troppo da tenere per me.
Mangiammo scarsamente per tutta quella settimana. Un po' di verdura e degli avanzi furono sufficienti a fare un pasto appena decente quella domenica, anche se inferiore al nostro normale tenore.
Ero ancora imbarazzata per aver dato così poco nell'offerta. Cosa avrebbero pensato di noi gli altri?
Fui sorpresa di trovare una scatola di carne in uno scaffale il giorno dopo. Credevo di aver già consumato l'ultima scatola. Fu un pasto frugale ma sufficiente.
E così seguitò, un giorno dopo l'altro. Mi accorgevo di avere sempre qualcosa con cui preparare un pasto - un solo pasto. Non lasciavamo mai la tavola con fame.
Verso la fine della settimana decisi di fare dei biscotti ma mi ricordai con disappunto che proprio quella mattina avevo vuotato il barattolo dello zucchero per la colazione. Avevo con cura dosato la porzione di ciascuno attorno alla tavola e ce ne era stato giusto abbastanza per ciascuno: il vaso era vuoto. Perciò, niente biscotti.
Prima di uscire dalla cucina detti un'ultima occhiata agli scaffali e trovai una scatola
nuova di zucchero, della stessa marca e peso di quello che usavo sempre. Da dove venisse non lo sapevo.
Mentalmente pensai: «l'epoca dei miracoli è passata. Non accadono nel 20' secolo». E tuttavia la voce dello Spirito mi sussurrava «Fanne prima una piccola schiacciata per me... il vaso della farina non si esaurirà e l'orciuolo dell'olio non calerà...».
I pochi spiccioli dati nell'offerta erano la mia «manciata di farina»; come la vedova non ne aveva di più così anch'io. Come la vedova aveva dato tutto ciò che aveva, anch'io avevo dato tutto quello che mi restava. Ma c'era una notevole differenza: quello che io avevo dato era il modesto avanzo di una lauta busta paga.
Sapevo di aver invertito l'ordine dei valori. La decima del Signore doveva venire prima e poi i nostri impegni personali.
Ma i nove decimi dello stipendio sarebbero stati sufficienti quando l'intera somma non era abbastanza? Questo l'avrei scoperto da sola.
Così feci dei biscotti di tutte le forme con gli appositi stampini.
Il giorno prima del successivo stipendio mi trovai davanti gli scaffali completamente vuoti. Guardai dietro ai vasi, negli armadietti ma non trovai nulla di commestibile: solo spezie, chiodi di garofano, lievito e simili.
Mi ricordai dell'improvvisa apparizione dello zucchero. Se lo avessi appena immaginato! Forse nella mia tensione mi era sfuggito in un primo tempo quello che avevo davanti agli occhi!
Mi sentii sprofondare pensando all'effetto che questo avrebbe avuto sui nostri figli, ai quali avevo dato testimonianza della apparizione dello zucchero, e dì come il Signore stava provvedendo ai nostri bisogni giornalieri. Così lavai i pochi piatti e corsi fuori della cucina cercando qualcosa da fare per arrestare le lacrime che mi venivano. Volevo dimenticare questa settimana come uno vuol dimenticare un brutto sogno.
Mi misi con energia a riordinare la casa: aprii un cassetto dell'armadio per togliere le pieghe ad alcuni foulard che avevo riposto un po' in fretta e ad un tratto un foglietto verde un po' accartocciato mi cadde in terra. Incuriosita lo raccolsi: oh!, no, non può essere. È una banconota da 5 dollari.
Nel mio cuore sorse un coro di Alleluia e sentii ancora le parole: «Fanne prima una schiacciata per me... il vaso della farina non si esaurirà e l'orciuolo dell'olio non calerà...».
Questa esperienza è divenuta una pietra miliare nel mio cammino cristiano. Feci una decisione definitiva: avremmo dato al Signore per primo la Sua parte. Avremmo pagato la decima ponendo fiducia nel Signore per provvedere ai nostri bisogni.
Dopo tutto Gli restituiamo soltanto una parte di ciò che è Suo sin dal principio (vedi
I Cron. 29:14).
Non abbiamo più avuto bisogno di un soldo di quanto era dovuto al Signore. Spesso do qualcosa di più della decima ricordandomi che la Scrittura parla di «decime e offerte».
Credevo non avesse importanza quanto io davo; bastava dare qualcosa. Davo quello che mi conveniva. Se eravamo un po' a corto, rimandavo a una prossima occasione.
Ora so che la Bibbia è esplicita sulla porzione che dobbiamo dare al Signore. Alcuni dicono che non ce la fanno a pagare la decima. Io non ce la faccio a NON pagarla!
Saranno i nove decimi sufficienti a fare quello che farebbe l'intera somma? No, faranno ben di più, l'ho scoperto io stessa. Dio onora la Sua Parola: si prende cura dei Suoi figliuoli obbedienti.
Jenny Cuttler trad. R.Rossi
Tratto da Risveglio Pentecostale 08-09 1984
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